La “rivoluzione industriale” dei motori a vapore

 

A BARI
A Bari (Puglia), nel 1870, Giuseppe Avella, apre il suo pastificio. Questo è dotato di 5 torchi idraulici della potenza di 16 cavalli vapore, la cui costruzione si deve alla C.T.T Pattison di Napoli. Quindi, un’altra fabbrica all’avanguardia presente nel Mezzogiorno. Lo sviluppo rallentato, soprattutto imprenditoriale, condizionò, comunque il mercato barese. Contemporaneamente, ad Avella, infatti, Filippo Giove, imprenditore barese, la cui colpa era solo quella di essere proprietario di un mulino meccanizzato, venne messo sotto convocato dalla commissione di inchiesta per l’industria, per il periodo tra il 1860 ed il 1870. Lo stesso Filippo Giove ci attesta la qualità del grano duro coltivato in Basilicata, un potenziale enorme per lo sviluppo di mulini e pastifici.
Uno scritto del 1895, ci riporta la presenza, sempre nella provincia di Bari, di 120 pastifici, di cui, però, solo 16 sono dotati di attrezzature azionate da forza motrice a vapore.
Quello che manca, oltre all’imprenditorialità, sono i capitali e le associazioni di industriali, che battano la concorrenza, “per cui l’industria non può perfezionarsi” (Filippo Giove). Se rari sono i pastifici industriali, ancora meno sono le associazioni di imprenditori della pasta, che uniscano le proprie risorse finanziarie, per rendere forte l’azienda. Un esempio di questa possibilità è il pastificio “Montrone-Travaglio”, di Bari, che venne costituito da 10 pastai uniti in cooperativa, nel 1887. Tutto lo stabilimento era ricco di una macchina a vapore da 30 cavalli. In esso lavoravano 50 operai e raggiungeva una produzione di 20 quintali di pasta al giorno. I suoi prodotti coprivano l’intero mercato italiano, ma parte della produzione era anche destinata all’esportazione. Era ancora esistente alla data del 1912.

A NAPOLI
Lentamente, ma progressivamente, la “rivoluzione industriale” dei motori a vapore investe, nello stesso periodo, anche Napoli. A Torre Annunziata e Gragnano appaiono i primi pastifici a motore. Da un testo contemporaneo, che analizza lo sviluppo delle industrie della pasta nella provincia, sappiamo che a Gragnano vi erano 3 pastifici e 11 a Torre Annunziata, mossi da motori a vapore o a gas.

A MILANO

Lo sviluppo del settore, viene investito da nuove invenzioni. Nel pastificio Tommasini di Milano, ad esempio, le macchine vengono azionate da elettricità prodotta
da un alternatore che gira mosso da una motrice a vapore. Ma non basta. Tommasini inventa e brevetta un sistema per ottenere un’essicazione artificiale perfetta. Infatti, il suo stabilimento è in grado di produrre, nel 1898, ben 300 quintali di pasta ogni giorno.

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