Massimo Fini – Quando, su Photo, mise a confronto 20 sederi femminili

 

Dice bene Massimo Fini, al quale divertiti dedichiamo il FLIP di oggi, giorno di riposo: «Scrivere di eros è difficilissimo. Anche grandi autori che si sono cimentati nel romanzo erotico hanno dato esiti deludenti. Forse il migliore lo ha scritto una donna, Violette Leduc Teresa e Isabella: è la storia omosessuale di due ragazze adolescenti, non c’è una sola parola cruda ma, forse proprio per questo, la tensione è altissima». Violette Leduc, meno conosciuta in Italia che in Francia, è scrittrice di spicco, amica di Maurice Sachs e di Simone de Beauvoir, che la sostennero con tutti i mezzi affinché scrivesse, incidendo sul conformismo dei suoi anni. Anche Fini spezza il conformismo, quando, a modo suo, si presenta come «il più polemico dei polemisti italiani». L’estratto, che presentiamo, pubblicato da Cinquantamila.it, è spassoso ed “erotico” nel modo giusto. Parla di un articolo nato per caso e che ha reso famoso il suo autore, almeno fra le sue amiche alle quale piace fargli analizzare le proprie piacevolezze anatomiche. Lo rammentiamo pure noi, quell’articolo, ma a differenza, noi ricordavamo solo le parti anatomiche e non l’autore che le descriveva. Massimo Fini lo conosciamo meglio come giornalista e scrittore, a cominciare dal suo saggio più recente: La modernità di un antimoderno. Ora Marsilio ha raccolto i suoi libri più autobiografici in Confesso che ho vissuto, dal quale prendiamo spunto. Sono settantaquattro anni densi di esperienze ed anche eccessi: whisky, sigarette, sesso e querelle. Così compare nella intervista rilasciata al Corriere della Sera e che riportiamo di seguito. Buona lettura domenicale.

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MASSIMO FINI (Cremeno, 19 novembre 1943) è un giornalista, saggista e attivista italiano. È stato una delle firme più note de L’Europeo negli anni 1970-1990, de Il Giorno negli anni 1980 e de L’Indipendente negli anni 1990, ritenuto un profondo conoscitore dello scenario internazionale. È nato a Cremeno, in provincia di Lecco. Il padre, Benso Fini, pisano, era giornalista della «Nazione». La madre, Zinaide Tubiasz, era nata nella Russia zarista in una ricca famiglia di religione ebraica (Fini ha affermato di essere “tecnicamente” ebreo, anche se non si sente tale) che, dopo aver perso tutto con l’avvento del regime comunista, aveva scelto l’esilio in Lituania. Dal Paese baltico la famiglia aveva mandato Zinaide a studiare all’Università di Parigi. A Parigi si era rifugiato Benso Fini dopo l’avvento del regime fascista in Italia, e i due si erano conosciuti nella capitale francese. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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MARSILIO EDITORI

Confesso che ho vissuto

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