Pasquale Persico: Non è possibile avvantaggiare solo una parte del Paese

 

In queste pagine presentiamo alcuni degli interventi al Convegno del 7 settembre 2018 presso la Stazione Marittima del porto di Napoli in occasione della presentazione del libro “Per la Macroregione de Mediterraneo occidentale” dei professori Renato D’Amico e Andrea Piraino (Franco Angeli, editore). L’appuntamento è stato organizzato da Paolo Pantani, presidente emerito di Acli Beni Culturali, Stanislao Napolano, presidente dell’Associazione Carlo Filangieri, Giordano Editore e quotidiano online Il Denaro.it.

 

>>> Intervento di Pasquale Persico

Il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, apre all’ipotesi di costituzione di una Macroregione del Mediterraneo Centro Occidentale. L’esponente del Governo ne parla durante la conferenza stampa di anticipazione del Rapporto Svimez, la notizia potrebbe avere implicazioni politiche importanti, perché il dibattito serio sulla nascita delle Macroregioni (quella del Mediterraneo centro occidentale ed quella Orientale) presuppone una modifica costituzionale sulle competenze delle le Regioni e delle le aree vaste, riorganizzate per il raggiungimento di una nuova efficacia della governance interistituzionale, in una visione federalista degli Stati Uniti d’Europa.
Ma, a parte la difficoltà di avviare in Europa una riforma politica che rafforzi l’Euro e la politica fiscale, la stessa Ministra Lezzi sottovaluta quanto bolle in pentola nelle commissioni parlamentari o in stanze più ristrette per delineare e soddisfare la richiesta di alcune regioni del Nord compresa L’Emilia e Romagna, di più autonomia e di più competenze a partire dalla istruzione.
I criteri di riassegnazione delle risorse prevedono un tacito accordo che invece di riconoscere una equità e comparabilità degli standard di infrastrutture e servizi, parta dallo stato attuale per cristallizzare l’attuale divario e sancire che i diversi livelli di qualità e quantità degli standard sono anche una misura del tipo di domanda che viene dalla popolazione.
Pertanto, le regioni che hanno una capacità fiscale maggiore possono diminuire il loro contributo alle altre regioni per il solo fatto che anch’esse devono migliorare le performance dei propri standard di servizi. Esse devono attingere al loro risparmio fiscale. Si cristallizza, così, il divario e non tengo conto che è tutto il sistema paese che deve essere messo in recupero della produttività totale dei fattori e che al Mezzogiorno deve essere data la possibilità di partecipare al gioco delle nuove autonomie e delle nuove competenze.
Ecco, se la Ministra è consapevole, la battaglia costituzionale potrebbe avere una prospettiva per la politica del riequilibrio dell’efficacia della governance delle regioni e delle aree vaste e del Mezzogiorno in particolare, che invece a breve diventerà la ferita profonda per la incapacità del sistema Italia di affrontare il divario nord- Sud così come delineato da Giannola nel rapporto Svimez.
La raccomandazione da fare, allora, è quella di non continuare ad ipotizzare la doppia produttività e la doppia politica dei redditi tra nord e sud dell’Italia e dell’Europa, ma ispirarsi al principio della cipolla come organizzazione sociale sana. Quando è sana la cipolla può essere tagliata guardando alla sua omogeneità come principio che rasserena sull’esito della sua efficacia. Per il Paese è un modo per dire che non è possibile pensare di poter avvantaggiare ancora solo una parte di esso lasciando marcire l’altra parte, questa visione sarebbe miope e di breve respiro culturale, e come la cipolla puzzerebbe di marcio anche durante il cucinare.

 

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