Teresa Lazzaro: Non dimentichiamo le farfalle di Bullenhuser Damm

Nella giornata della memoria un messaggio di Giuseppe Marchetti Tricamo alla professoressa Teresa Lazzaro, autrice del libro “Venti farfalle e una nuova primavera” edito da Experiences.

Le due sorelle Bucci con al centro il loro cuginetto Sergio De Simone, il bimbo italiano ucciso a Bullenhuser Damm.

di Giuseppe Marchetti

È la pagina più crudele e feroce della storia recente dell’umanità questa che vi viene raccontata. La più scellerata, infame e intollerabile, non perché non ce ne siano state altre – ancora più intrise di atrocità di cui sono zeppi quegli anni bui, nei quali il mondo smarrì la ragione – ma perché quella di Bullenhuser Damm riguarda venti piccoli innocenti, venti vite appena sbocciate, venti farfalle pronte a levarsi in volo per vivere la loro primavera – dice Teresa Lazzaro ­- ma caduti nella rete dell’orco nazista.

Sognavano, quei piccoli, di perdersi nel bosco incantato delle fiabe, volevano offrire il loro sorriso al mondo, come dice Sergio De Simone (il primo bambino arrivato ad Auschwitz) nei toccanti versi di Teresa Lazzaro “volevo essere il bimbo sorridente di un dipinto”. Ma tutto gli fu negato. Furono traditi. Furono ingannati. “Chi vuol vedere la mamma faccia un passo avanti” gli dissero, per convincerli ad offrirsi ma, invece di ritrovare il tepore e l’amore di un abbraccio, diventarono cavie di esperimenti aberranti.

Si prova una stretta al cuore nel leggere le parole vibranti di memoria e i versi teneri e struggenti di Teresa Lazzaro. Sì, professoressa Lazzaro, mantieni l’impegno che manifesti in chiusura di questo tuo libro, quando dici: “Bullenhuser Damm è dentro di me. Non smetterò mai di raccontare quanto accaduto”. Sì, non smettere. Séguita nella tua testimonianza, continua a ridestare la memoria degli adulti e a sollecitare la giovane sensibilità dei tuoi studenti perché, per concludere con un pensiero di Primo Levi, “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.

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