Musumeci sa cos’è l’identità siciliana, ma fa finta di non saperlo

di Sergio Bertolami

Nei giorni scorsi il Governatore Musumeci ha dichiarato di non sapere cosa sia l’identità siciliana, asserendo che nessuno lo sa. In verità, sarebbe bene che parlasse per sé. Vorrei però aiutarlo, per fargli scoprire che anche lui, sotto sotto, ne è consapevole, anche se preferisce non affrontare i termini autentici del dibattito. Richiamando alla memoria un po’ di storia, gli chiederei di pronunciare la parola “ciciri”. Ve la ricordate la guerra del Vespro? Quei terribili novant’anni occorsi per conquistare l’autonomia dagli Angioini? Quando i siciliani incontravano un sospetto, gli mostravano un pugno di ceci e gli chiedevano di pronunciare la parola “ciciri”. Se fosse stato un francese avrebbe risposto “sisiri”. Forse Musumeci non ha associato l’episodio al fatto che la lingua è uno dei tanti segni identitari ed è legata alla cultura di un popolo.

Non è immaginabile che Musumeci disconosca del tutto cosa sia l’identità, neppure nella sua accezione più ampia. Lo ha dimostrato egregiamente, dal momento che ha conferito ad Alberto Samonà la delega di “Assessore regionale ai Beni culturali e della Identità siciliana”. Scelta ineccepibile dal suo punto di vista, perché il neoassessore è sostenuto da una cultura di destra; ineccepibile soprattutto in quanto è persona che ha costruito la propria appartenenza politica attraverso un percorso identitario più vicino a quello del Governatore, piuttosto che a quello di Salvini. Che ora militi nella Lega Nord, poco importa. Poco importa, naturalmente per Musumeci!

Tuttavia, fuori da ogni fraintendimento, chi nei giorni scorsi ha sostenuto che Musumeci dovesse fare scelte differenti, a mio avviso, non capisce un cecio di pragmatismo politico, che prescinde dall’etica, dai sentimenti e dalle questioni di principio. Cercherò di spiegarlo a quanti, da posizioni di sinistra, mormorano per trovare ogni pretesto e screditare l’assessore fresco di nomina. L’unica vera caduta ideologica, Alberto Samonà l’ha commessa quando pur avendo brillantemente superato le “parlamentarie on line”, si è visto a suo dire estromesso dall’elenco dei candidati al Senato del M5 Stelle. È chiaro che neanche Samonà, in quel caso, aveva capito cosa fosse essere identitario ad un gruppo politico. Lui, con il suo veleggiare con la barra tutta a dritta, non era certo un timoniere affidabile agli occhi del capitano Di Maio. Ecco invece perché è stato accolto a braccia aperte nella Lega di Salvini, ed ecco perché ora il premio gli viene consegnato dalle mani di Musumeci, riconoscente agli alleati.

Per meglio esemplificare il concetto di identità, ricorro al “principio di non contraddizione” espresso da Aristotele. Vi prego di seguirmi. “A” non può essere “non A”, cioè B. Se disponiamo su di un tavolo delle mele verdi, l’unica mela rossa, capitata per caso in quell’insieme, non è una mela verde. Ciò non toglie che sia pur sempre una mela, ma anche un bambino capirebbe che è una mela di una differente qualità e quindi di differente gusto. Fuori di metafora, l’assessore Samonà, organico all’attuale governo regionale di destra, non è escluso a priori che possa dimostrarsi un intellettuale capace di espletare il compito affidatogli. La maggior parte dei lettori sa che è organico colui che sceglie da che parte stare. Quindi, salvo un breve momento di smarrimento pentastellato, l’assessore alla Cultura ha sempre scelto la sua parte politica a destra e svolgerà a destra il suo ruolo in virtù della propria scienza e coscienza.

Meravigliano però quanti, già da questa mattina, hanno ammainato i vessilli da combattimento issati nei giorni precedenti con tanta animosità: nella speranza, dicono, che l’assessore sappia valorizzare il patrimonio siciliano, espressione della identità isolana. Ciò che mi pare sia stato sottovalutato è un importante principio di ottica. Il principio della “polarizzazione per riflessione”. Mi spiego, abbiate pazienza. La luce (che permette di vedere ogni elemento naturale col suo proprio colore) può essere polarizzata anche in conseguenza di un fenomeno di riflessione. Se provate a guardare, anche semplicemente uno specchio d’acqua chiara, attraverso un filtro polarizzatore come sono degli occhiali da sole, la luce riflessa dalla superficie diventerà più forte o più debole ogni volta che si cambierà posizione. Ciò poiché, anche inconsapevolmente, si è fatto ruotare il filtro polarizzatore e quindi l’angolo di polarizzazione. I fisici lo chiamano angolo di Brewster.

Cosa voglio dire con questo? Voglio dire che l’assessore guarderà le problematiche col filtro polarizzatore della sua parte politica. Quindi anche le cose più chiare, come l’acqua, assumeranno una tonalità differente. Una tonalità che animerà la discussione e renderà complessa e articolata l’interazione politica. Perciò, chi fuori dai giochi si limita semplicemente a sperare e a chattare finirà col morire disperato, se non assumerà una coscienza politica costruttiva. Vale ricordare e comprendere da subito che, come diceva Nietzsche, «Non ci sono fatti ma solo interpretazioni».

IMMAGINE DI APERTURA – Foto di Mike Mike da Pixabay  

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