Giovanni Fattori – In vedetta

In vedetta, 1872, Valdagno, collezione Marzotto

IL DIPINTO

In vedetta, o Il muro bianco, è un dipinto a olio su tela del pittore macchiaiolo Giovanni Fattori, realizzato nel 1872 e conservato in una collezione privata di Valdagno. Nel dipinto è raffigurata una scena di vita militare in cui tre soldati effettuano la ronda di vigilanza, immobili sotto il sole implacabile di un primo pomeriggio estivo. Il primo cavaliere, collocato in primo piano ma decentrato sulla destra, proietta la sua ombra sulla bianca parete retrostante. Il muro interrompe bruscamente la linea dell’orizzonte e presenta una geometria perfetta, sulla quale si struttura l’intero apparato prospettico del dipinto: si tratta del motivo essenziale della composizione, che generalmente è costituita da pochi altri elementi, quali il cielo, la pianura arida color ocra e gli uomini a cavallo. Vi troviamo, infatti, altri due cavalieri, collocati all’estremità più lontana del muro (quasi come se volessero proseguirne idealmente la prospettiva), che cavalcano rispettivamente un cavallo bianco e uno nero. La composizione, completata da un cielo azzurro-violaceo e da un’arida pianura color ocra, è sostenuta da una grande staticità derivante dalla sapiente scansione dei volumi e dal bilanciamento degli spazi.

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Autoritratto, 1884, Galleria d’Arte Moderna, Firenze

L’ARTISTA

Giovanni Fattori (Livorno, 6 settembre 1825 – Firenze, 30 agosto 1908) è stato un pittore e incisore italiano. È considerato tra i maggiori pittori italiani dell’Ottocento e tra i principali esponenti del movimento dei Macchiaioli. Giovanni Fattori è considerato uno dei più sensibili esponenti del movimento dei Macchiaioli. Egli iniziò a informare i primi personali orientamenti artistici quando, a partire dagli anni Cinquanta dell’Ottocento, iniziò a frequentare il Caffè Michelangiolo di Firenze, animato da «una classe di giovani [artisti], i quali erano divenuti nemici dei professori accademici: guerra all’arte classica!». Fattori, mostrandosi insofferente alla pittura accademica e ai temi storico-celebrativi da essa prediletti, aderì quasi fisiologicamente alla macchia, una nuova tecnica pittorica ed espressiva legata con la poetica naturalistica. Lo scopo di Fattori, infatti, era quello di instaurare una pittura di ‘impressione’ modulando i volumi e le lontananze non più con il tradizionale chiaroscuro, bensì con la giustapposizione omogenea di campiture di colore accordate tra di loro in base al «tono», al «valore» e al loro conveniente «rapporto» (come spiegò egli stesso). Questa prassi aveva i suoi presupposti nelle dinamiche della percezione visiva: la presenza delle macchie, infatti, è giustificata dal fatto che l’occhio umano è colpito solo dai colori, che con le loro brusche interruzioni descrivono i contorni degli oggetti. Per questo motivo il reticolo disegnativo di Fattori non contemplava l’utilizzo di linee di contorno (assenti, tra l’altro, anche nella realtà).

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