Giovanni Costa – Donne che portano fascine a Porto d’Anzio

Donne che portano fascine a Porto d’Anzio, 1852, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Roma

IL DIPINTO

Donne che portano fascine a Porto d’Anzio è un dipinto di Giovanni Costa, detto Nino (1826-1903), datato 1852 e conservato a Roma, alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea. Giovanni Costa ci racconta la genesi di questa pittura: «Dopo una nottata piovosa, alla mattina, mentre si apriva il cielo, vidi delle donne che avevano sulla testa strani fardelli che poi conobbi essere radiche di alberi delle quali caricavano una barca. Ne ebbi una grande impressione e cominciai il quadro che fu compiuto nel 1852.»

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Giovanni Costa ritratto da Frederic Leighton

L’ARTISTA

Giovanni Costa, detto Nino (Roma, 15 ottobre 1826 – Marina di Pisa, 31 gennaio 1903), è stato un pittore, militare e politico italiano. Esponente di punta della pittura romana dell’Ottocento, ha contribuito al diffondere delle idee naturalistiche anche tra i membri del movimento pittorico dei macchiaioli. È ricordato anche per aver partecipato attivamente alle campagne garibaldine del 1848-49 e del 1859. Il padre di Giovanni, Gioacchino, era originario di Santa Margherita Ligure. A Roma aveva trovato lavoro prima presso un cordaro e poi in un lanificio. Il proprietario del lanificio, tal Lera, vedendolo operoso lo finanziò per 6000 scudi per iniziare una attività di fabbricante di “borgonzoni”[1]in cui anche il Lera era socio. Le stoffe prodotte erano fatte tingere da un tintore, Andrea Chiappi. Gioacchino si innamorò della figlia di questi, Mariuccia, e ne ottenne la mano. La coppia ebbe 16 figli, di cui dodici raggiunsero l’età adulta. Nel tempo la famiglia si stabilì a Trastevere, nei pressi della chiesa di san Francesco a Ripa. L’edificio fu progettato dal secondogenito Filippo Costa. La famiglia raggiunse una discreta posizione di agiatezza. Durante la giovinezza Nino Costa riceve un’educazione di impostazione classica, rimane affascinato dall’arte del medioevo e del rinascimento e si dedica alla pittura frequentando, sempre nella città natale Roma, intorno al 1848, lo studio del Camuccini, quello del Coghetti e infine quello di Podesti e del Clerici. Ha però una propensione per la natura e per la pittura dal vero che lo allontanano da questi artisti, intrinsecamente legati alle esperienze neoclassica e romantica.

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