I Nottambuli di Hopper icone della solitudine e dell’alienazione

Nighthawks (I nottambuli) è una delle immagini più note dell’arte del XX secolo. Il dipinto raffigura un locale aperto tutta la notte nel quale tre clienti sono assorti ciascuno nei propri pensieri. Edward Hopper, che lo ha dipinto, ha riferito che Nighthawks è stato ispirato da «un ristorante sulla Greenwich Avenue di New York, dove due strade si incontrano». Tuttavia, possiamo considerare questa immagine come una icona universale e senza tempo, che trascende il luogo particolare che ha ispirato l’autore. Nella scheda dell’opera, conservata nelle collezioni moderne dell’Art Institute of Chicago leggiamo: «La comprensione di Hopper delle possibilità espressive della luce che gioca su forme semplificate conferisce al dipinto la sua bellezza. Le luci fluorescenti erano appena entrate in uso nei primi anni Quaranta e il ristorante aperto tutta la notte emette un bagliore inquietante, come un faro all’angolo buio di una strada». Noi spettatori ci troviamo fuori dal locale, separati dai tre clienti e dal barista intento nel suo lavoro. Il fronte vetrato ci isola dall’ambiente interno. Hopper ha addirittura eliminato ogni riferimento all’ingresso cosicché, pur attratti dalla luce del locale, volutamente rimaniamo esclusi dalla scena. I nottambuli, così poco comunicativi, sembrano separati e lontani non solo l’uno dall’altro, ma anche da noi spettatori.

Hopper stesso, trovandosi a commentare il dipinto, ha risposto che per la figura femminile dai capelli rossi ha posato come modella Jo, sua moglie, e per i due personaggi maschili ha ritratto sé stesso. Ha inoltre messo in evidenza di non avere mai intenzionalmente voluto rimarcare il senso di isolamento umano che da tutti viene attribuito al quadro, pur riconoscendo che «probabilmente, ma inconsciamente, stavo dipingendo la solitudine di una grande città». La critica d’arte Sarah Kelly Oehler, presidente Field-McCormick, nell’articolo che segue fornisce una notizia che molti disconoscono. Nighthawks è stata la risposta di Hopper a una delle più grandi crisi della sua generazione: il bombardamento di Pearl Harbor il 7 dicembre 1941 e l’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale. Temendo un possibile attacco nemico, i newyorkesi furono sottoposti a vere e proprie esercitazioni di blackout notturno e a disposizioni sul mantenimento di luci soffuse negli spazi pubblici. A Hopper piaceva passeggiare giorno e notte, ma di certo la sua esperienza nella città oscurata dal momento di crisi deve essere stata molto diversa dal solito ed emotivamente coinvolgente.

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