Piacenza – La Madonna Sistina di Raffaello rivive a Piacenza

Piacenza – Chiesa di san Sisto – Dal 24 aprile al 31 ottobre 2021
La Madonna Sistina di Raffaello rivive a Piacenza Storia dell’opera e del monastero di san Sisto

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L’esposizione conduce i visitatori alla scoperta del monastero benedettino e del suo patrimonio artistico a partire dal celebre dipinto che ritorna virtualmente nella città per la quale fu realizzato.

Piacenza, Chiesa di San Sisto, coro leggio

Dal 24 aprile al 31 ottobre 2021, la Madonna Sistina di Raffaello ritorna nella chiesa del monastero di San Sisto a Piacenza, il luogo per il quale fu commissionata.
Raffaello, infatti, ricevette l’incarico da papa Giulio II nel 1512; il capolavoro rimase a Piacenza fino al 1754, quando fu ceduta dai monaci piacentini al Grande Elettore Augusto III di Sassonia per 25.000 scudi romani. Da allora si trova nella galleria reale dei dipinti di Dresda.
L’esposizione propone un’esperienza dinamica ed esperienziale che permette al visitatore d’immedesimarsi, condividere e vivere la storia del luogo e dei capolavori pensati per questo spazio.
Il percorso introduce alla scoperta del complesso religioso a partire dal cosiddetto “appartamento dell’abate”, per la prima volta aperto al pubblico; qui inizia un allestimento museale che descrive le vicende del monastero, dalla sua fondazione imperiale (nel secolo IX) ai cambiamenti intervenuti in epoca moderna.
La narrazione evidenzia i complessi rapporti che contrapposero, per tutto il medioevo, il potere religioso (incarnato dal vescovato piacentino) e il potere politico rappresentato dal monastero. Una sfida che avrebbe condizionato tutto il successivo sviluppo urbanistico della città.
Nel vestibolo sono ricostruiti i ritratti virtuali di quattro figure di rilievo che influenzarono la vita del monastero quali la fondatrice Angilberga, moglie dell’imperatore carolingio Ludovico II, che ne divenne badessa dall’882 all’889, Gandulfus, l’abate che resse il monastero dal 1180 (fedele al vescovo di Piacenza e obbediente all’imperatore Federico II), l’architetto piacentino Alessio Tramello, tra i più attenti e dotati allievi del Bramante, che tra il 1499 e il 1511 eresse la nuova chiesa e il grande chiostro e l’imperatrice Margherita d’Austria, figlia di Carlo V e duchessa di Piacenza e Parma, che qui volle essere sepolta.
Dall’appartamento dell’abate alla preziosa biblioteca monastica; qui sarà presentata una copia del XVIII sec. del testamento di Angilberga, proveniente dalla biblioteca Palatina di Parma, e la copia digitale del Salterio di Angilberga a.d. 827.
In un secondo ambiente è illustrata la Regola monastica attraverso la sua organizzazione interna, i compiti dei monaci, la vita liturgica e, all’interno della cappella per la preghiera, si possono ammirare i preziosi elementi liturgici di proprietà della chiesa fin dalla sua edificazione.
Il percorso prosegue quindi nella chiesa, con la descrizione del suo patrimonio artistico e con una sosta nel trionfale coro ligneo realizzato a partire dal 1514 dagli intagliatori parmensi Giovan Pietro Pambianchi e Bartolomeo Spinelli, che presenta una successione di meravigliose tarsie riproducenti l’“armonia delle arti”. I visitatori possono accomodarsi negli stalli del coro per essere virtualmente calati in un momento della vita religiosa, ovvero la recita serale dei vespri che avveniva al cospetto del capolavoro di Raffaello.
Nella cripta, si ripercorre la vita avventurosa della Madonna Sistina e la formazione di una fama mondiale, attraverso una ricostruzione cronologica che muove dal contesto storico-socio-politico romano e piacentino, entro il quale l’opera fu commissionata e realizzata.
Il percorso in cripta inizia con l’osservazione dell’originaria collocazione nel presbiterio progettato dal Tramello ricostruito attraverso la realtà aumentata, indossando visori VR.
La storia piacentina iniziata nel 1512 con la committenza di papa Giulio II per onorare la memoria dello zio, papa Sisto IV della Rovere, durò 240 anni, fino al 1754, quando, per ripianare gli ingenti debiti che il monastero aveva contratto, fu ceduta ad Augusto III di Sassonia grande collezionista di capolavori.
Nel transetto sinistro della cripta si ricostruisce la trattativa e la vendita dell’opera, con i protagonisti della vicenda.
L’esposizione prosegue documentando attraverso copie di opere e volumi sfogliabili dal pubblico come, dopo l’arrivo a Dresda, il quadro sia divenuto meta di pellegrinaggi laici in nome di un ideale di grazia e di bellezza che attraversa, acquisendo sempre più importanza, le epoche del neoclassicismo, del romanticismo e persino del positivismo ottocentesco, fino alla filosofia e alla letteratura novecentesche.
La Madonna Sistina diventa immagine di riflessione per cristiani e di venerazione per cattolici ortodossi; immagine di studio per filosofi, poeti e letterati. Dalla metà del Settecento a oggi ne hanno scritto i maggiori autori europei a partire da Winckelmannn, Herder, Goethe, Novalis, Hegel, Schopenhauer, Nietzsche, Freud, Steiner, Herzen, Dostoevskij, Tolstoj e Bulgakov; fino al cuore buio del Novecento dove incontra il pensiero di Walter Benjamin, Ernst Bloch, Martin Heidegger.
La Madonna “di Dresda” sarà fonte di ispirazione per le avanguardie come testimoniano le opere di Schwitters, Dalì, Picasso, fino a Andy Warhol.
La mostra si chiude con la proiezione, nella sagrestia monumentale, del docufilm YOU. Story and glory of a masterpiece diretto da Nicola Abbatangelo e sceneggiato da Giovanni Maddalena. Si tratta della ricostruzione di tutte le peregrinazioni dell’opera di Raffaello calandole all’interno della vicenda personale di Brandon, un fotografo americano a cui viene chiesto lo scatto perfetto della Madonna, cercando il quale metterà profondamente in discussione se stesso.

Per l’occasione, viene messo in evidenza il passaggio sotterraneo di collegamento tra la chiesa e Palazzo Farnese che inizia alla base dello straordinario scalone elicoidale che disimpegna l’intero complesso monastico.
L’iniziativa, inserita tra gli eventi ufficiali per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio, è curata da Manuel Ferrari, Eugenio Gazzola e Antonella Gigli, con contenuti multimediali di Twin Studio, promossa dalla Diocesi di Piacenza e Bobbio, in collaborazione con il Comune di Piacenza, la Fondazione di Piacenza e Vigevano, il 2° Reggimento Pontieri dell’Esercito italiano, con il patrocinio del MiBACT, dell’Associazione Musei Ecclesiastici Italiani, della Provincia di Piacenza, di Piacenza Musei in Rete.
La mostra si avvale del contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano e del sostegno della Regione Emilia-Romagna – Istituto Beni Culturali e della Camera di Commercio di Piacenza.
L’iniziativa è parte del programma di Piacenza 2020/21, il ricco calendario di eventi culturali, promosso dal Comune di Piacenza, dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, dalla Diocesi Piacenza-Bobbio, dalla Camera di Commercio di Piacenza, in linea con il tema scelto: “Crocevia di culture”.

IMMAGINE DI APERTURA – Piacenza, Chiesa di San Sisto, volta navata laterale

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