Lucca: Pianeta città. Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900-2021

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Tra l’estate e l’autunno la Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti di Lucca propone una mostra insolita e interdisciplinare. Come affermano il presidente Alberto Fontana e il direttore Paolo Bolpagni, “si profila un periodo di sperabile riassestamento e di ripresa dopo la terribile epidemia da SARS-CoV-2. Alla luce di quanto avvenuto, la scelta di programmazione della Fondazione Ragghianti è stata di tornare alle sorgenti della nostra civiltà, del modo che l’uomo ha elaborato per il proprio vivere in comune: la città. E di farlo riferendoci in maniera speciale allo strumento privilegiato di trasmissione della conoscenza: il libro. La collezione di Italo Rota si è rivelata una miniera cui attingere per creare percorsi di senso che partono alle radici della contemporaneità, ossia negli anni iniziali del XX secolo. Ne è nata una mostra multidisciplinare, scaturita dall’incontro e dal dialogo tra competenze differenti, che unisce svariati saperi e consente esplorazioni affascinanti e scoperte. Una sorta di archivio dell’immaginario visivo legato alla dimensione urbana, unificato dalla prospettiva estetica”.

Pianeta città

Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900-2021

Lucca, Fondazione Ragghianti, 9 luglio – 24 ottobre 2021

Curatori: Aldo Colonetti, Italo Rota

Aroldo Bonzagni Verso San Siro [Milano] 1910-1911
tempera, grafite e inchiostro di china su cartoncino 16,2 × 38,5 cm
Courtesy Matteo Maria Mapelli Arte Moderna e Contemporanea

“Pianeta città. Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900-2021”, in programma dal 9 luglio al 24 ottobre 2021 a Lucca negli spazi espositivi della Fondazione Ragghianti, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, la sponsorizzazione di Banco BPM e la sponsorizzazione tecnica di SAIB, è dunque un’esposizione inerente al tema della città e della trasmissione della conoscenza, analizzato prevalentemente attraverso gli innumerevoli pezzi della collezione, eccezionale e unica, dell’architetto Italo Rota, tra i più noti progettisti del nostro tempo.

“L’intento – prosegue Bolpagni – è di creare un racconto del Novecento e del primo ventennio del nuovo millennio attraverso la visione della città, la sua rappresentazione nelle arti e nel cinema e l’evoluzione dell’oggetto libro. Da una parte ripercorrendo lo sviluppo dell’idea di città, da quella immaginata da Antonio SantElia negli anni Dieci fino all’architettura attuale della megalopoli; dall’altra analizzando come sia cambiato il nostro modo di trasmettere la conoscenza, fino alle evoluzioni contemporanee e al cambiamento del nostro modo di pensare, con lo sviluppo di una modalità di ragionamento ipertestuale e intertestuale, ma con la permanenza del libro, rivelatosi ancora attuale e vivo nella sua dialettica tra la carta stampata e il digitale”.

Il concept della mostra è stato ideato da Paolo Bolpagni con Aldo Colonetti, filosofo e studioso di architettura e design e con lo stesso Italo Rota, in condivisione con un comitato scientifico nel quale sono rappresentate le differenti discipline coinvolte: la storia dell’arte, il cinema, la geografia economica, l’architettura, l’urbanistica. Il comitato scientifico ha individuato alcuni temi cardinali per la definizione dei contenuti della mostra ed è composto, oltre che da Bolpagni, Colonetti e Rota, da Gianni Canova, storico del cinema e rettore dell’Università IULM di Milano, da Daniele Ietri, geografo ed economista e professore ordinario alla Libera Università di Bolzano, da Francesco Careri, studioso di urbanistica e arte urbana e professore associato all’Università degli Studi Roma Tre, da Eleonora Mastropietro, documentarista e geografa e ricercatrice all’Università degli Studi di Milano, e da Alessandro Romanini, critico ed esperto di videoarte, docente all’Accademia di Belle Arti di Carrara e presidente del Comitato scientifico della Fondazione Ragghianti.

“La mia collezione – racconta Italo Rota – è stata raccolta secondo una ricerca incrociata con il mio lavoro e si basa su interessi precisi che vanno alla radice dei problemi e sono scavi nel sapere del XX secolo. Dopo quarant’anni di collezionismo e lavoro intrecciati si tratta di un archivio di beni comuni rispetto al tema città, che nell’insieme servono per immaginare il futuro. Per il visitatore la mostra è un invito a riflettere sul modo in cui vivremo: il presente di oggi è fatto dai lavori del passato. Uno slogan potrebbe essere: «Se tutto questo vi ha interessato, nulla sarà più come prima»”.

La mostra – afferma invece Aldo Colonettiè un viaggio dentro le ‘cose’, sospeso tra testimonianze ‘alte’, i documenti originali delle grandi utopie del Novecento, dal Bauhaus alla controcultura californiana degli anni Sessanta da un lato, e la cronaca dall’altro lato, che viene dal ‘basso’: manifesti, oggetti comuni, il tutto intrepretato e messo in scena attraverso il modello epistemologico di Aby Warburg, dove la storia dell’arte è intesa in quanto comparazione antropologica. Al centro sta la città come esperienza fisica, nella quale ciascuno è abitante e protagonista del cambiamento: ‘Pianeta città’ è un percorso, fisico e mentale, dove ciascuno troverà un pezzo della propria storia, senza dimenticare, come scriveva il poeta greco Alceo, che «le città sono gli uomini»”.

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