Dolce far niente – Chi l’ha detto?

Sembra derivi nientedimeno che da Plinio il giovane, il quale nel lib. VIII delle Epistole (ep. 9), scrisse: «Olim non librum in manus, non stilum sumpsi; olim nescio quid sit otium, quid quies, quid denique illud iners quidem, iucundum tamen nihil agere,nihil esse». Il passo latino è davvero stimolante. Plinio dice: “È un pezzo che non ho letto, né scritto un verso. È un pezzo che non so cosa sia né ozio, né quiete, né infine quel neghittoso sì, ma pur beato non fare e non essere nulla”. Ma cosa distoglie Plinio dalle sue abitudini di studioso? Semplice, gli amici, perché prosegue: “Tante sono le faccende degli amici, le quali né lo studio mi permettono, né il ritiro. Poiché non vi è studio così importante, che per esso non si debba trascurare il debito dell’amicizia, la cui religiosa osservanza degli studi medesimi è comandata”.

Anche Cicerone (De oratore, lib. II, cap. 24) pensava che: Nil agere delectat (È piacevole il non far nulla). Ma il rimprovero di godere del Dolce far niente, rivolto spesso agli italiani, soprattutto ai meridionali, è poi giusto? Scriveva Pasquale Villari a tal proposito nelle Lettere meridionali (2a ediz., Torino, 1885, a pag. 48): «Io non voglio tralasciar di notare che questa gente così male compensata, è tra quelle che in Europa lavorano di più. Ricordo di aver letto una tale osservazione in un’inchiesta inglese fatta per ordine di lord Palmerston. Ho conosciuto anche un tedesco, occupato molto nella escavazione delle miniere, il quale, essendo andato a passare alcuni mesi di riposo nelle campagne napoletane, mi disse un giorno a Firenze: — Il Dolce far niente degli Italiani, almeno là dove io sono stato, è una calunnia atroce. Sarebbe impossibile piegare il nostro contadino o il nostro operaio ad un lavoro così duro e prolungato, come quello che fanno i vostri contadini —».


Dolce far niente.

Plinio

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.

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