Dal reggigiornale delle Kaffeehaus al digital newspaper holder

Quante volte è capitato di vedere poltrone e tavolini di un bar occupati da habitué seduti comodamente intenti a leggere il quotidiano infilato in un reggigiornale. Capita soprattutto in quei piccoli edifici immersi nel verde lussureggiante di aristocratici parchi e giardini settecenteschi, come le Kaffeehaus, sorte apposta per sorbire in tutta tranquillità caffè e cioccolata in tazza, secondo la moda dell’epoca. Per scorrere le pagine di un giornale senza sgualcirle non si poteva fare a meno di quell’asta magica che vide luce più di due secoli fa nelle sale da caffè della Germania, dell’Austria, della Svizzera. Si diffuse soprattutto sul finire del XIX secolo e dall’inizio del successivo se ne brevettarono molteplici modelli. In definitiva da allora il design non è mutato molto, consistente due lunghe aste, in legno, in vimini, in ottone, che assicurano la piega del giornale da sfogliare. Senza questo bizzarro, quanto elegante, attrezzo, leggere un quotidiano sarebbe poco maneggevole e forse anche noioso.

In un Club per gentiluomini, un gentleman legge il “Lancet” (ma senza utilizzare il reggigiornale), un amico afferma che è noioso e gli suggerisce di fare un gioco. Incisione su legno di C. Keene, 1883.

Registrato all’ufficio brevetti nel 1907, il portagiornale in legno di faggio Odenwald ha goduto sempre di una popolarità ininterrotta. Si basa su due lunghe aste di legno che scorrendo una sull’altra si aprono, svelando le bullette alle quali assicurare le pagine. Il suo meccanismo di bloccaggio è a chiusura automatica.

La versione ideata dal falegname Fritz Hahne, è in catalogo col nome di Primus, composto da due listelli di legno che aprendosi svelano dei chiodi fissati alla barra di legno superiore, utili a perforare il giornale quando è chiuso. In questo modo le pagine sono tenute saldamente da chiodi, mentre i listelli sono assicurati contro l’apertura involontaria con una vite di bloccaggio. Il portagiornale è poi munito in testa da un gancio, aperto o chiuso, per appenderlo al muro. La ditta, fondata nel 1924, è a gestione familiare e ancora oggi continua a produrre questi oggetti in legno di abete in diversi colori, venduti quasi esclusivamente agli editori di quotidiani tedeschi, svizzeri, austriaci e olandesi con su inciso il nome della testata.

Esiste però un modello di reggigiornale, realizzato in salice, legno e metallo che non necessariamente deve assomigliare ad un bastone. È quello di Thomas Poganitsch, un cestaio viennese, che ha rilevato gli strumenti e le macchine dal fornitore di portagiornali delle caffetterie locali, il quale cessato l’attività all’età di novanta anni gli ha svelato come realizzare e ripensare il modello tradizionale.

Recentemente, tuttavia, il designer Kuno Prey ha ideato un nuovo reggigiornale che a differenza dei modelli precedenti esclude che le aste possano nascondere parte del testo. Infatti, i fogli del quotidiano sono tenuti insieme da tre aste (due in legno e una in metallo) a sezione circolare in grado di ammorsare sia riviste che quotidiani. Il nuovo modello disegnato da Pray è prodotto da Alessi dal 1996.

Oggi c’è di più. Per pubblicizzare l’edizione digitale della Neue Zürcher Zeitung, sono stati realizzati dei classici portagiornali in legno dotati di pannelli LED, con schede programmate per ricevere feed RSS tramite un trasmettitore a infrarossi. Si possono trovare in caffè, bar e ristoranti, con le notizie più aggiornate rispetto ai giornali cartacei. Miracoli dell’informatica.

IMMAGINE DI APERTURA  – Il reggigiornale del designer Kuno Prey per Alessi

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