Kiwi, un uccello per leoni ed agnelli

 

Quei lustrascarpe con la laurea, di cui parlava l’editoriale di Centonove la scorsa settimana, non conoscono la storia di William Ramsey e del suo lucido “Kiwi”. Perché la racconto? Perché se un giovane fa un corso di formazione dovrebbe incontrare un professore come Malley che gli dicesse: «Sai, i professori non sono insegnanti, sono venditori. Io vendo te a te stesso». Prima del 1906 le scarpe si pulivano con una mistura di cera d’api fatta in casa: inconsistente per durata e inefficace alla pioggia. William aprì a Melbourne una fabbrichetta di disinfettanti e detergenti, lucidi e creme. Ma voleva migliorare; così mise insieme una miscela di nafta, lanolina, cera, gomma arabica e un colorante. La nafta, insolubile, evapora mentre il lucido asciuga e indurisce, conservandone però la brillantezza. La lanolina invece resiste all’acqua, lasciando al lucido la sua consistenza oleosa; fino alla stesura completa del prodotto rallenta l’evaporazione della nafta, rendendo l’aspetto della pelle perfettamente uniforme. Quando milioni di stivali dei soldati europei stipati in trincea necessitarono, nel fango, di un lucido in scatola, veloce da applicare e funzionale, il lucido “Kiwi” riuscì a donare colore e lucentezza alla pelle, proteggendo, se non altro, le scarpe. Ramsey, obietterebbe qualcuno, era un imprenditore! Occorre mettersi in testa che ognuno è sempre l’imprenditore di sé stesso, anche se vuole aprire un negozio di pasta fresca o fare l’avvocato. Invece, dice ancora il professor Malley, «voi studenti volete stare il più lontano possibile dal mondo reale. E gli stronzi ci campano sulla vostra apatia. Ci elaborano le strategie, valutano quante volte riusciranno a farla franca» (dal film “Leoni per agnelli”, 2007).

HERITAGE – 100NOVE n.05 del 2 febbraio 2017

About the author: Sergio Bertolami