Il Simbolismo: le influenze dei Preraffaelliti

 

In Gran Bretagna durante l’età vittoriana (a metà del XIX secolo), nacque, si sviluppò e si concluse, la corrente dei Preraffaelliti. Ebbe origine esattamente nel 1848, dalle opere di Johann Heinrich Füssli e William Blake, che a loro volta sostenevano la pittura romantica. È l’icona dell’Inghilterra dell’Ottocento e della sua società borghese e dei suoi valori. Il mondo artistico coincide con le tematiche e lo stile dei Nazareni e del purismo pittorico. Ad importare in Inghilterra questi riferimenti fu Ford Madox Brown, che, in un viaggio a Roma, nel 1845, entrò in contatto con essi.

Fu il famoso critico inglese John Ruskin, a valorizzare e promuovere il movimento dei Preraffaelliti, a partire dal 1851, quando si aprì un dibattito sulle colonne dei giornali britannici tra il critico e Charles Dickens, che scriveva sul Times. Ruskin indicò, la come arte veramente moderna, per poi comporre un saggio apposito dal titolo, per l’appunto, Preraphaelitism, dove si confrontano tecnica e stile con quella di William Turner. I Preraffaelliti vanno messi in rapporto con il lavoro dello scrittore inglese Oscar Wilde, artista decadentista. Figlia del suo tempo, la corrente preraffaellita si può ascrivere, dunque nel più generale decadentismo e da esso fino al simbolismo. L’influenza della loro pittura giungerà, addirittura, al movimento dell’Art Nouveau, di inizio Novecento.

Gli storici dell’arte considerano il fondatore del movimento il pittore Dante Gabriel Rossetti, tra gli altri: William Trost Richards, William Hunt, Ford Madox Brown, John Everett Millais, Edward Burne-Jones, ed il grande William Morris, fondatore successivamente delle Arts and Craft (che vedremo in seguito).

Il termine esatto è Confraternita dei Preraffaelliti. Esso ha origine dall’opposizione dei pittori al lavoro svolto da Raffaello Sanzio, colpevole, a loro dire, di aver dato origine all’Accademismo a lui successivo. Essi, quindi avevano come riferimento gli artisti precedenti a Raffaello, virtuosi operatori di un mondo nostalgico, quanto immaginario. In realtà, i Preraffaelliti contestavano gli stilemi accademici a loro contemporanei, affermazione della società borghese. Essi cercavano di raggiungere l’essenza di vita, arte, e bellezza al di fuori dalle “regole” artistiche, vigenti allora. Ecco quindi estrarre dalla cultura riferimenti colti, come i contenuti biblici (episodi della Bibbia, in particolare, l’Annunciazione), danteschi, leggendari e storici. Nel loro mix trova spazio anche il riferimento a William Shakespeare. Di questo colpirono la loro fantasia i drammi di Re Lear, il Macbeth e l’Amleto, dove prevale la figura tragica ed emblematica di Ofelia. L’ispirazione shakespeariana e altri temi di storia inglese trovano interpretazione e causa nel loro forte patriottismo e nazionalismo.
La pittura di paesaggio, pur svolta, non trova grande eco all’interno del movimento. Ciononostante questo genere ispirerà i pittori francesi successivi della scuola di Barbizon (Corot). Da rilevare, invece, è la particolare attenzione dei Preraffaelliti nei confronti della figura femminile, probabilmente più evocatrice di quella maschile. Il mondo al femminile verrà ripreso dalla successiva corrente Art Nouveau, che la declinerà con sinuose fanciulle, fiori, volute e rameggiati, divenendo linguaggio caratterizzante della corrente ed espressione artistica.

Eppure alcuni di essi (ad esempio, Ford Madox Brown), raccontarono anche la loro società contemporanea. È svolto, infatti, il tema spinoso dell’emigrazione verso altri continenti, in particolare verso l’Australia, in cerca di occupazione. Tant’è che viene sviluppato anche il tema del lavoro stesso, nel quadro della rivoluzione industriale, la borghesia e le manchevolezze del nascente capitalismo. Questi fattori erano visti come causa della volgarizzazione e decadenza dei costumi e dell’arte moderna.

 

ENCICLOPEDIA TRECCANI: PRERAFFAELLISMO

VIDEO SUI PRERAFFAELLITI:
Preraffaelliti l’utopia della bellezza
Preraffaelliti: l’utopia della bellezza

Fonte dell’immagine: JOHN WILLIAM WATERHOUSE – I’m half-sick of shadows, said the Lady of Shalott 

 

 

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