A domare i nostri roghi può aiutarci Camilleri

 

Il caldo asfissiante, l’acqua razionata, gli incendi dolo(ro)si, mi inducono a scrivere una nota un po’ più leggera, come quel ricciolo di cenere che si è posato sulla mia scrivania. Molti sentenziano: più che “arrestare” occorrerebbe “arrostire” gli insensati piromani che mandano in fumo ettari di bosco. Quale giusta legge del contrappasso. Potremmo rivolgerci a Lullina – dico io – la “picciliddra” che, strada strada con il nonno, ascolta le incredibili favole inventate apposta per lei. Questa mattina, però, Lullina è svagata e pensosa. Ha sognato un nanetto di giallo vestito, che le ha rivelato la formula magica per dissolvere qualcheduno nel nulla: «Si dicono sette parole mammalucchigne e si sparisce». Lullina muore dalla voglia di fare una prova. Pensate se, mentre pronuncia le sette magiche parole, gli incendiari sparissero in una fiammata al solo sfregare la loro minuscola capocchia di fiammifero. Non è certo questo uno dei tre finali alternativi che Andrea Camilleri ha imbastito per “Magarie”, il suo recente “racconto di incantesimi e magia” col quale torna a suscitare la curiosità dei bambini. Ma in tal senso potrebbe concepire un ulteriore epilogo, attento com’è ai guai amari della sua Sicilia. Camilleri ha pubblicato l’edizione illustrata di questa storia, riguardo alla quale rivelava nella passata edizione: «Scrissi la prima favola della mia vita tre anni fa e non per i nipoti, come la mia vantata e felice condizione di nonno potrebbe far pensare. Me la “commissionò” una cooperativa di detenuti ed ex detenuti: mi venne chiesta, espressamente, una favola amara. Io scrissi “la magarìa”. In un certo senso ci pigliai gusto e così, di tanto in tanto, mi capita di comporne qualcuna». Non ho letto la nuova versione, ma quella vecchia sì. Parola mia, vi posso assicurare che, quanto i roghi nostri, è amara assai.

About the author: Sergio Bertolami