Eccovi Messina città senza veli

 

Le vie dei Tesori quest’anno si possono percorrere anche da noi. A Palermo sono apprezzate già da dieci anni. Pertanto, grazie al volenteroso assessore Carlo Vermiglio al quale la commedia politica non ha concesso di giungere alla scadenza naturale del mandato; grazie a tutta la Soprintendenza di Messina, a Orazio Micali soprintendente, a Mirella Vinci responsabile del procedimento; grazie soprattutto ai volontari che spendono tempo e competenze a vantaggio dei visitatori di questa città che, malgrado le sciagure, di tesori ne ha tanti per comprovare la propria identità. «Devastata dal terremoto del 1908 è rinata spezzata, dolente, ma ancora viva»: si legge così nel dépliant illustrativo dove sono elencati i 28 monumenti da visitare. Rievocano il vecchio tessuto all’interno del nuovo, che dopo un secolo tanto nuovo non è più. Sapete cosa c’è di buono in tutto questo? Che per due weekend il cuore di Messina batte all’unisono e tutti avvertono di vivere flash di memorie che appartengono anche alla propria storia personale allacciata a quella collettiva. Da Montalto o dai Forti lo sguardo spazia sullo Stretto e ti domandi perché non venirci più spesso. Torni al MuMe per esplorare in un dipinto i tratti di pennello e fissare negli occhi i guizzi di luce su di un panneggio. Entri nelle chiese del circuito ammirando gli altari delle navate laterali tralasciati duranti i riti domenicali. Approfitti per visitare villa Cianciafara o De Pasquale o Sanderson, e rammentare poi che una miriade di altre ville coronano la città. Ascolti nel Rifugio Cappellini il rintronare delle fortezze volanti che nel ’43 hanno reso Messina una città fantasma. E finalmente pensi che non puoi lasciare che tutto questo possa andare perduto per disinteresse, se non fosse per poche, pochissime, pregevoli persone che questa città la amano davvero.

Pubblicato su 100NOVE n. 36 del 21 settembre 2017

About the author: Sergio Bertolami