Il critico d’arte dalla «vita infinita»… o quasi

 

Gillo Dorfles è morto il 2 marzo 2018 all’età di 107 anni. Personalità eccelsa del Novecento, pittore, critico d’arte, autore di libri importanti per la conoscenza delle espressioni artistiche moderne e contemporanee, è stato tra i fondatori del Movimento per l’arte Concreta, Per ricordarlo, presentiamo un Videoritratto realizzato in occasione della laurea ad honorem in Disegno Industriale del 2001, da Moviedesign Lab, Dipartimento INDACO, Facoltà del Design, Politecnico di Milano.

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Leggiamo anche ’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo a febbraio, per il Corriere della Sera: «Le partite a bocce con Svevo e quella rottura con Montale».

 

 

Tutte le tendenze nell’arte contemporanea

 

L’arte contemporanea non va confusa con i lavori dell’arte moderna, nonostante le tendenze e i movimenti si possano direttamente riferire al modernismo. Molte delle direzioni dell’arte moderna sono coinvolte nell’esplorazione base della pittura, per esempio del colore, del colpo di pennello e della tela di canapa. Il filosofo e critico d’arte Arthur Danto ha asserito che il modernismo (inteso come storia dell’arte stessa) è arrivato alla sua fine con la realizzazione delle scatole Brillo di Andy Warhol, le quali hanno funzionato come arte stessa nonostante fossero altamente distinguibili dalla loro controparti della realtà. Queste sculture quindi hanno segnato la fine tra oggetti d’arte e oggetti non artistici.

Si tratta di un fenomeno che ha avuto nello studio e nella ricerca su sé stesso parte importante della sua realtà. Lo studio degli strumenti artistici spesso innovativi e l’uso degli stessi senza altro fine hanno caratterizzato molta parte di ciò che possiamo definire arte contemporanea.

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L’elenco dei movimenti artistici suddivisi per decadi


L’arte di oggi raccontata dai più grandi esperti

 

L’espressione arte contemporanea si riferisce al corpo di movimenti e tendenze artistiche sorte nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale, anche se questa periodizzazione non sempre viene (o può essere) rigorosamente rispettata.

L’arte creata o rappresentata dalla fine del modernismo è alcune volte chiamata arte postmoderna, tuttavia postmodernismo si può riferire sia al contesto storico che all’approccio estetico utilizzato; per di più molti lavori di artisti contemporanei non presentano quegli elementi chiave che caratterizzano l’estetica postmoderna, l’aggettivo contemporanea può quindi essere preferito perché più inclusivo. Come nelle ricerche critiche di altre discipline comunque, il termine contemporaneo indica che il periodo di interesse e di studio in oggetto non ha esaurito le sue spinte propulsive ma che, invece, sono ben vive nel presente e proprio per questo di difficile definizione.

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Pittura Italiana del Novecento

 

«Forse nessuna mappa potrà contemplare mai la disomogeneità di questo “secolo breve” e troppo veloce in cui decine e decine di movimenti, di sperimentazioni, di stili, si sono avvicendati, accavallati, schiacciati ed esauriti a volte in un tempo sufficiente solo a lasciare piccole e superficiali impronte nella storia». Si esprime così il risvolto di questo libro pieno di atmosfere e tensioni pittoriche, attraverso le opere e dei più grandi artisti che il Novecento ha saputo esprimere. Sono tanti e sono questi: De Pisis, Morlotti, Gnoli, Festa, Morandi, Pirandello, Guttuso, Severini, Sironi, Tozzi, Baj, Campigli, Lanfranco, De Chirico, Corsi, Levi, Mafai, Mondino, Sassu, Minguzzi, Maccari, Boetti, Dadamaino, Bonalumi, Colombo, Fabbri, Fontana, Balla, De Luigi, Colla, Veronesi, Reggiani, Radice, Magnelli, Afro, Vedova, Perilli, Sanfilippo, Tancredi, Romiti, Accame, Chiari, Nigro, Accardi, Scanavino, Capogrossi, Turcato, Dorazio, Scialoja, Novelli, Uncini, Crippa, Burri, Manzoni, Moreni, Rotella, Schifano, Merz, Brindisi, Angeli, De Dominicis, Depero, Casorati, Birolli, Ligabue, Rosai, Licini, Tadini, Carrà.

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Le riviste di moda tra il 1950 e il 1960

 

Sfogliamo, leggiamo, apprezziamo le nostre vecchie riviste di moda, in questo lavoro di laurea descritte e analizzante attraverso diversi aspetti. Anzitutto la rappresentazione dell’ambiente moda, la maniera in cui viene restituito al largo pubblico e come tale pubblico lo percepisce attraverso la stampa. Quindi, la raffigurazione della donna, perché le modelle delle riviste dovrebbero rappresentare le differenti connotazioni del pubblico femminile. Infine, l’obiettivo principale: la grafica dominante nel periodo prescelto e i diversi linguaggi, grafici e fotografici. Il periodo è esattamente quello tra gli anni ‘50 e ’60, durante i quali, chi confezionava una rivista incollava manualmente le immagini su di una gabbia grafica, affiancandole ai testi. A differenza di oggi, dove l’impaginazione si avvale dei sistemi digitali e dei software più sofisticati, forse non tutto risultava perfetto. Emergeva, in ogni modo, una qualità sorprendente. Perché queste pubblicazioni, così lontane dai nostri tempi e dagli strumenti per realizzarle, hanno comunque accompagnato la vita di tutti giorni del pubblico femminile e ne hanno fatto crescere gusto e aspettative.

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I pionieri della grafica dell’ultimo trentennio

 

Si parte dall’epoca di Toulouse-Lautrec e si arriva all’epoca della grafica digitale, che diviene elemento definitivo di cesura rispetto al passato. Nel 1984, infatti, compare il primo Macintosh. Dice l’autore del testo: «Se da un lato la nuova tecnologia porta un progresso e una maggiore rapidità, nonché la possibilità nella produzione di artefatti comunicativi, allo stesso tempo riscontriamo un chiaro ritorno alle origini, ad una cosiddetta “grafica libera“. Molti sono gli autori considerati in questo testo. Enumeriamo: Milton Glaser, Seymour Chwast, Wolfgang Weingart, Paula Scher, Rudy VanderLans e Zuzana Licko (Emigre), April Greiman, Neville Brody, David Carson , Stefan Sagmeister, John Maeda. Attraverso il profilo creativo di questi artisti, pionieri di una grafica fuori dalle regole e attraverso il loro background e le loro opere, è possibile ripercorrere momenti importanti e avvincenti della modernità dei nostri tempi.

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Per studiare i mezzi di comunicazione digitale

 

Nell’editoria, nel packaging, nelle trasmissioni televisive, nelle interfacce computerizzate e nella pubblicità, la progettazione grafica è un anello di collegamento di grande importanza che unisce chi trasmette l’informazione a chi la riceve. Tale legame ha permesso la nascita, lo sviluppo, il trionfo della civiltà moderna, caratterizzata da una comunicazione visiva di massa, in cui la grafica ha fornito uno dei linguaggi più eloquenti. Per questo motivo il libro analizza i contesti storici, le motivazioni stilistiche, le ragioni metodologiche e le tecniche progettuali, create ed usate nelle diverse epoche artistiche in un interessante discorso sia visivo che concettuale.

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Per concepire oggetti e contesti

 

Il corso di storia del design IED, condotto dal professore Leonardo Rossano, ha concepito, grazie anche alla buona volontà della studentessa Luana Leo, questo particolare libro che passo passo ripercorre la storia del design nelle sue variegate sfaccettature. Possiamo trovarvi nozioni sulla scuola scandinava e il design organico, l’industria al design negli Stati Uniti, la scuola di Ulm, Il design italiano del secondo dopoguerra, quindi gli anni ‘60 e i maestri del design italiano, nonché gli anni ‘70, il post moderno, il design giapponese, quello minimalista, per approdare finalmente al design dello star system. Ogni momento storico mette in luce i protagonisti e le proposte da loro progettate. Vale la pena di leggere, per un ripasso generale.

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L’iconoclastia nell’Arte contemporanea 

 

Un tema affascinante, quello dell’iconoclastia. Anni di storia condensati in poche pagine: dagli esordi legati ai contrasti religiosi ai successivi sviluppi protrattisi fino all’arte di oggi. Il lavoro si sviluppa in due sezioni. Nella prima sono esposti i fattori che hanno portato all’iconoclastia nel tempo. Nella seconda ci si concentra sugli artisti e sulle opere contemporanee che l’hanno adottata come percorso espressivo. Ma che cos’è l’iconoclastia? La parola, di origine greca, significa specificatamente “distruzione dell’immagine”. Solitamente distruzione di un’immagine sacra. Occorre, però,  esaminare connotazioni ben più articolate, connesse al tempo e al simbolo. Il tempo, in quanto deteriora fisicamente ogni immagine realizzata. Il simbolo, poiché le immagini incarnano idee che spesso suscitano una volontà di cancellazione dalla memoria, così da non lasciare più traccia di quanto si è voluto tramandare nel tempo. Distruggere sembra, perciò, non essere un atto creativo; cosa centra, quindi, con la creazione artistica? Lo scopriremo leggendo; ma basti pensare che i bambini, per imparare a fare qualcosa, hanno sempre distrutto i propri giocattoli. Alla luce di questo, forse l’iconoclastia può essere considerata, ripensata, immaginata, sotto ottiche artistiche del tutto alternative.

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In Sicilia, dialoghi possibili tra arte e moda

 

Il saggio è la tesi di laurea di Valentina Smiriglia (AA 2012-2013) e si intitola “CONTEMPORANEO SICILIANO. Dialoghi possibili tra arte e moda nel solco di Carla Accardi”. A chi sa poco o nulla di arte contemporanea può interessare, in quanto costituisce una panoramica sullo stato di fatto. Ad esempio, quali sono le istituzioni museali presenti sul territorio siciliano, le quali si interessano delle più recenti produzioni artistiche? E quali sono gli artisti? Attraverso tratti sintetici, l’autrice traccia una rassegna critica della contemporaneità. Particolare attenzione è dedicata, poi, a Carla Attardi, la “signora dell’astrattismo”, i cui tratti espressivi sono fonte di ispirazione per portare a compimento il progetto finale d’esame, come per ogni tesi che si rispetti. Questo, per chi sa poco o nulla, dicevamo. Mentre, invece, chi sa molto di più ha due scelte: la prima, saltare a piè pari la lettura; la seconda, rispolverare ogni angolo di memoria, perché alla fine qualche cosa di intrigante salta sempre fuori.

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