Catania: Paesaggi Aperti fa tappa al Quartiere Antico Corso

Sabato 30 marzo 2024 ore 10.00 | Coro di Notte Monastero dei Benedettini (Piazza Dante)

Nuove azioni per restituire l’identità e stimolare la rigenerazione culturale dei territori

Si accendono i riflettori sul Quartiere Antico Corso, focus della seconda tappa del progetto Paesaggi Aperti a Catania organizzato dall’Istituto Nazionale di Architettura con la rappresentanza territoriale IN/Arch Sicilia. L’evento “Catania Antico Corso – il punto sui progetti” – che si svolgerà sabato 30 marzo 2024 ore 10:00 presso il Coro di Notte del Monastero dei Benedettini a Piazza Dante – è co-organizzato dall’Associazione Officine Culturali, con il supporto dell’Ordine e della Fondazione degli Architetti PPC e il patrocinio del Comune di Catania. 

Paesaggi Aperti mira a sviluppare un modello multidisciplinare di formazione e trasferimento di conoscenze per implementare le comunità di patrimonio sfruttando la complessa rete di relazioni fisiche, economiche e sociali locali con pratiche collaborative nel paesaggio. Il progetto – ispirato al pensiero del sociologo Danilo Dolci – si basa su comunicazione, partecipazione ed empowerment delle comunità. Tra gli obiettivi del progetto c’è restituire il senso d’identità e d’appartenenza attraverso una organica strategia e la rigenerazione dei territori interessati, a partire dagli aspetti culturali e sociali, prima ancora che fisici.

L’evento coinvolgerà gli stakeholders del processo di trasformazione del Quartiere Antico Corso: enti pubblici, enti di ricerca e associazioni parteciperanno a un confronto costruttivo e condiviso sui processi di trasformazione del quartiere.

Antico Corso Catania

Dopo i saluti istituzionali e l’introduzione tematica di IN/Arch Sicilia affidata a Mariagrazia Leonardi presidente dell’Istituto Nazionale di Architettura IN/Arch Regione Sicilia, Sebastiano D’Urso del DICAR dell’Università di Catania, Lucia Pierro consigliere di IN/Arch Sicilia, i relatori presenteranno i progetti e le strategie sinora messe in atto. Sarà illustrato il pensiero dell’arch. Giancarlo De Carlo testimoniato da Monica Mazzolani MTA Associati – Giancarlo De Carlo Associati che con lui lavorò a Catania. Saranno protagoniste anche le ipotesi successive sviluppate a seguito delle Legge Regionale 13 del 2015 esposte da Ignazio Lutri Urbanista e consigliere IN/Arch Sicilia. Parteciperanno ai lavori Giuseppe Messina e Eleonora Bonanno (Ordine e Fondazione Architetti PPC Catania). Interverrà lo Studio Guicciardini & Magni sul Museo dell’Etna. A seguire si terrà una tavola rotonda coordinata da Ignazio Lutri, che vedrà coinvolti gli attori del processo e gli stakeholders: Regione Sicilia, Città di Catania, Università di Catania, Ordine e Fondazione degli Architetti PPC della Provincia di Catania, Comitato Popolare Antico Corso APS/ETS. Il seminario si concluderà con gli interventi di Franco PortoLucia Pierro e Giovanni Fiamingo (IN/Arch Sicilia). I lavori saranno moderati da Mariagrazia Leonardi.

Sabato con la seconda tappa di Paesaggi Aperti si avvia un Laboratorio sociale di mappatura dei bisogni della comunità che si svolgerà nelle giornate del 20 e del 27 aprile 2024 con il supporto di Officine Culturali e del Comitato Popolare Antico Corso: le attività saranno orientate ad alimentare ulteriormente il confronto con la produzione di un documento di sintesi e saranno perfezionate a giugno con la realizzazione di un workshop progettuale sugli spazi interstiziali di collegamento ai grandi interventi previsti.


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Roma: presentazione del progetto Accademia OL3D 

Assessora C. Pratelli e M. D’Angelo
Il 26 marzo a Roma è statro presentato il progetto Accademia OL3D
Hard Digital Skills: formazione gratuita e certificata per giovani con disabilità o in condizioni di fragilità sociale

Promuovere, attraverso corsi specializzati e gratuiti, una occupabilità “qualificata” e “certificata” delle persone tra i 18 e i 35 anni con disabilità appartenenti alle categorie protette e con fragilità sociale, in stato di disoccupazione. È l’obiettivo del progetto Accademia OL3D di Abili Oltre APS, realizzato con il contributo della Fondazione Prosolidar e la partnership di AICA (Associazione Italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico), presentato oggi a Roma, presso l’Emeroteca del Ministero della Cultura, in una conferenza stampa.  

Moderata da Elisabetta Salvatorelli, Relazioni esterne di Abili Oltre APS, la conferenza stampa – con il Patrocinio dell’Assessorato alla Scuola, Formazione e Lavoro di Roma Capitale – ha visto la partecipazione dell’Assessora Claudia Pratelli; di Marino D’Angelo, presidente di Abili Oltre APS, motore dell’iniziativa; di Giancarlo Durante, presidente della Fondazione Prosolidar; di  Lidia Gattini, Direttore editoriale di Zai.net, Media Partner insieme a Radio Zai del Progetto OL3D e di Antonio Piva, presidente di AICA che ha sottoscritto un accordo di collaborazione con Abili Oltre che riguarda anche il progetto Accademia OL3D.

Progetti come questo sono molto importanti per la nostra città. Con Abili Oltre abbiamo peraltro in cantiere un Protocollo proprio sul terreno della promozione della formazione e dell’inserimento occupazionale delle persone con disabilità, tassello fondamentale della nostra azione, che passa sia attraverso la rete dei nostri 9 CFP che attraverso la Delibera sugli appalti riservati alle cooperative di tipo B. In generale, si tratta di quel lavoro cui siamo chiamati come Istituzione per attuare a pieno l’articolo 3 della nostra Costituzione, vale a dire contribuire a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona e la sua partecipazione alla vita economica e sociale del Paese.”, ha dichiarato Claudia Pratelli, assessora alla scuola, formazione e lavoro di Roma Capitale.

La rivoluzione digitale, a seconda di come sarà orientata, potrà determinare per l’Umanità dinamiche di benessere e pari dignità od acuire quelle di esclusione e contrasto. È di tutta evidenza come le nuove tecnologie digitali siano in grado di colmare i vuoti di abilità fisiche e intellettive delle Persone, e con ciò restituire loro pari dignità ed opportunità personale e lavorativa“, ha evidenziato Marino D’Angelo, presidente di Abili Oltre APS. “Lavorare perché il progresso includa e non escluda significa in primo luogo mettere in grado le persone di utilizzare consapevolmente gli strumenti digitali, a cominciare dalle fasce sociali deboli. Accademia Ol3D è un luogo di questo Futuro“.

Prosolidar è lieta di sostenere l’associazione di promozione sociale Abili Oltre anche in questo nuovo progetto rivolto a persone con disabilità ed esprime particolare apprezzamento per le finalità di questa iniziativa che mira ad agevolare l’inserimento al lavoro di persone con fragilità sociale“, ha dichiarato Giancarlo Durante, Presidente della Fondazione.

Gli fa eco Antonio Piva, Presidente di Aica: “La collaborazione di AICA nel Progetto Accademia OL3D rappresenta un pilastro fondamentale nel nostro cammino verso l’inclusione digitale e lavorativa. AICA è onorata di affiancare Abili Oltre in questa iniziativa, che pone le competenze digitali al centro dello sviluppo personale e professionale delle persone con disabilità e fragilità sociale. Attraverso la formazione e le certificazioni digitali AICA, tra cui ICDL, ci impegniamo a costruire un futuro in cui l’accesso alle opportunità digitali sia un diritto universale per tutti”.

Formazione gratuita e certificata

Il Progetto formativo è partito il 1° marzo scorso e durerà per questo primo avvio fino al 31 dicembre 2024. Tre le  direttrici: erogare formazione nell’area delle competenze digitali configurata sui bisogni professionali di aziende pubbliche e private ed attestata da certificazione ICDL; orientare al lavoro digitale presso gli Istituti Secondari di Secondo Grado; agevolarel’inserimento lavorativo attraverso segnalazione per l’assunzione anche  ai sensi della legislazione sul lavoro protetto. La formazione riguarda le Hard Digital Skills, competenze digitali di base e intermedie: dalle attività più semplici (conoscenza e uso di strumenti hardware e software e dei principali sistemi operativi) fino alle abilità per compiti connessi all’attività lavorativa con approfondimento sulla comunicazione online e l’archiviazione digitale. Obiettivo del Corso promuovere attivamente l’inclusione lavorativa delle e dei partecipanti attraverso il conseguimento della CERTIFICAZIONE ICDL (Certificazione Internazionale Alfabetizzazione Digitale), un insieme di certificazioni che attestano, a livello nazionale e internazionale, il possesso di competenze informatiche a diversi gradi di specializzazione. In Italia dal 1997 ICDL è riconosciuta come certificazione trasversale nel mondo del lavoro e nella pubblica amministrazione, tanto quanto nelle imprese private. In ambito scolastico permette il riconoscimento di crediti formativi. ABILI OLTRE APS è Test Center qualificato da AICA (Associazione Italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico) per il rilascio delle certificazioni ICDL.

Perché OL3D

Il lavoro è un diritto per tutte e tutti ed è fondamentale per la piena realizzazione di donne e uomini e per la loro autonomia. Il bacino di giovani con disabilità certificata che dopo la fine del percorso educativo scolastico finiscono in un limbo di attesa e di emarginazione è già vastissimo e certamente si allargherà in maniera esponenziale se non si agisce da subito per orientare l’innovazione digitale all’inclusione ed alla valorizzazione della diversità. L’innovazione digitale è, anche qui, un’opportunità da cogliere per allineare le fasce sociali deboli e con disabilità ad uno skill professionale ormai indispensabile per vivere e lavorare. 



Comunicazione OL3D
e-mail: ufficiostampa.ol3d@gmail.com
info: abilioltre@gmail.com | www.ol3d.it

Al via “MASTERPIECE. Sulle tracce della meraviglia”, la nuova Docu-serie di Raffaele Quattrone

MASTERPIECE backstage. Raffaele Quattrone – Foto di Filippo de Majo
MASTERPIECE
Sulle tracce della meraviglia
 
Dal 7 aprile 2024, ogni domenica alle ore 11.00
“Documentando, Archivio del documentario italiano”
www.documentando.org

Al via “MASTERPIECE. Sulle tracce della meraviglia”, la nuova Docu-serie condotta da Raffaele Quattrone che dal 7 aprile 2024, ogni domenica alle ore 11.00 andrà in onda in anteprima su “Documentando. Archivio del Documentario Italiano”, la piattaforma digitale di conservazione e visione dei documentari italiani, ad accesso libero senza restrizioni territoriali, ideata dall’Associazione D.E-R Documentaristi Emilia Romagna Aps in collaborazione con Emilia-Romagna Film Commission e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Dopo questa anteprima, la trasmissione sarà trasmessa su una rete nazionale.

Attraverso un linguaggio semplice e coinvolgente, la Docu-serie si presenta come un viaggio alla scoperta dell’arte contemporanea internazionale con il coinvolgimento di numerosi importanti artisti provenienti da tutto il mondo quali Shirin Neshat, Imran Qureshi, Bertozzi & Casoni, Michelangelo Pistoletto, Vanessa Beecroft, Jeff Koons, Alberto Di Fabio, Mona Hatoum, Marinella Senatore e Anri Sala, che hanno collaborato direttamente con Quattrone alla scrittura degli episodi. Nato in piena pandemia, in un periodo nel quale era vietato spostarsi, “MASTERPIECE. Sulle tracce della meraviglia” è un’esplorazione del panorama artistico contemporaneo più recente, con i piedi piantati in Italia ed in particolare a Roma in quanto realtà ancora attuali, capaci di influenzare presente e futuro.

Masterpiece backstage – Foto di Filippo De Majo

La Docu-serie è composta da un primo episodio introduttivo, che anticipa le avventure dei protagonisti visibili nelle cinque puntate successive, per un totale di sei episodi. Qui di seguito i titoli:

Identità è Libertà. Libertà è Identità (Shirin Neshat e Imran Qureshi)

Responsabilità (Bertozzi & Casoni e Michelangelo Pistoletto)

Desiderio e modelli sociali (Vanessa Beecroft e Jeff Koons)

Spazi e luoghi (Alberto Di Fabio e Mona Hatoum)

Trasformazione (Marinella Senatore e Anri Sala)

Attori come Stefano Paiano, Giulia Santullo, Arianna Sarghini e Carola Tangari, definiti Amici di Masterpiece e guidati da Raffaele Quattrone in qualità di curatore/presentatore, iniziano un viaggio alla scoperta della meraviglia attraverso la pratica artistica di dieci artisti internazionali.

La meraviglia è il sentimento di stupore e sorpresa suscitato da una cosa o da una situazione nuova, straordinaria o inattesa. È vista storicamente come un aspetto importante della natura umana essendo in particolare collegata alla curiosità e alla spinta all’esplorazione intellettuale.

(Philip Fisher, Wonder, the Rainbow and the Aesthetics of Rare Experiences, 2003).

Mescolando linguaggio cinematografico, televisivo e documentaristico le puntate prevedono una breve anteprima presso l’Hotel de la Ville, gioiello di Rocco Forte Hotels ed iconico palazzo settecentesco che svetta in cima a Trinità dei Monti, ispirato proprio al Grand Tour. In questo hotel i protagonisti, che idealmente qui vivono, si preparano al tema della puntata insieme a Christopher DiCas, aspirante assistente di Fabrizio Caramagna che veste i panni del ricercatore di meraviglie ed ha scritto le citazioni interpretate dallo stesso DiCas. Da lì, utilizzando una bici – simbolo di libertà, emancipazione femminile, sostenibilità ambientale – interamente fatta a mano, realizzata ad hoc da Scatto Italiano, nel primo episodio i protagonisti raggiungono Rhinoceros, il Palazzo delle arti ideato da Alda Fendi e progettato da Jean Nouvel, con una vista spettacolare sul Palatino e sull’Arco di Giano restituito da Fendi alla città con l’illuminazione del premio Oscar Vittorio Storaro. Dal secondo episodio in poi il cast raggiunge la Real Academia de España, un iconico polo culturale posto sul Gianicolo con una vista mozzafiato sulla capitale, un luogo che da 150 anni è ancora oggi contemporaneo e continua ad ospitare operatori culturali internazionali, organizzando mostre, convegni e concerti con entrata gratuita. Un originale mix tra passato, presente e futuro.

MASTERPIECE still da video
Piero-Passaro regista Alberico Bartoccini direttore della fotografia

In questo percorso, Quattrone – che ha scritto il progetto con il supporto di Alessandro Moreschini e Livia Savorelli – ha coinvolto Piero Passaro come regista ed ideatore del progetto visivo, Bad Toast Production per la produzione esecutiva, Francesco Quiriconi per le musiche originali e poi Espoarte, Contemporary Art Magazine, Hotel de la Ville (Rocco Forte Hotels), ikonoTV, Associazione Nazionale Sociologi Dipartimento Emilia Romagna e la Real Academia de España en Roma, oltre ad una serie di realtà italiane portatrici della filosofia del Made in Italy nel mondo e di riviste di arte contemporanea che hanno accettato di diventare media partner dell’iniziativa, tra le quali Art a part of cult(ure), Artapp, Artuu, Magazine, Exibart, Frammenti Rivista, Insideart, Yogurt Magazine, Segno. Puoi accedere alla visione andando sul sito www.documentando.org oppure direttamente dall’app tramite smartphone e tablet.


INFORMAZIONI UTILI
TITOLO: MASTERPIECE. Sulle tracce della meraviglia
TIPOLOGIA: Docu-serie (programma documentaristico)
PUNTATE: 5 puntate + 1 puntata di lancio
DOVE SI PUO’ VEDERE: “Documentando, Archivio del documentario italiano”, piattaforma digitale di conservazione e visione dei documentari italiani, ad accesso libero senza restrizioni territoriali. Puoi accedere alla visione andando sul sito www.documentando.org oppure direttamente dall’app scaricabile gratuitamente su App Store e Google Play, tramite smartphone e tablet.
 
QUANDO: dal 7 aprile 2024, ogni domenica alle ore 11.00
FORMATO: 4k
LINGUA: Italiano
PRESENTATORE: Raffaele Quattrone
AUTORI: Raffaele Quattrone con il supporto di Alessandro Moreschini e Livia Savorelli
CAST: Christopher DiCas, Stefano Paiano, Giulia Santullo, Arianna Sarghini, Carola Tangari
ARTISTI COINVOLTI: Vanessa Beecroft, Bertozzi e Casoni, Alberto Di Fabio, Mona Hatoum, Jeff Koons, Shirin Neshat, Michelangelo Pistoletto, Imran Qureshi, Anri Sala, Marinella Senatore
REGISTA: Piero Passaro
PRODUZIONE ESECUTIVA: Bad Toast Production
LUOGHI DI REGISTRAZIONE: Hotel de la Ville, Real Academia de España en Roma, Rhinoceros
 
CARTELLA STAMPA: www.masterpieceofficial.art/press-area
 
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Progetto KAVE – L’ecosistema della Pietra di Aurisina

Cave della Pietra di Aurisina
Progetto KAVE – L’ecosistema della Pietra di Aurisina 
PIETRE DI PARAGONE. KAMEN E L’ARTE DEL PAESAGGIO

Seminario aperto a tutti in lingua italiana

5 aprile 2024, dalle 17.30
Circolo Culturale Sloveno Igo Gruden, Aurisina n. 89 – Duino Aurisina (TS)

A conclusione del Progetto KAVE – L’ecosistema della Pietra di Aurisina / Verso il Museo Diffuso delle Cave e della Pietra, realizzato con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia per la promozione del patrimonio geologico e della geodiversità (L.R. 15/2016), il Comune di Duino Aurisina – Devin Nabrežina propone un importante seminario dal titolo “Pietre di paragone. Kamen e l’arte del paesaggio“, in programma venerdì 5 aprile, dalle 17.30, al Circolo Culturale Sloveno Igo Gruden, Aurisina n. 89 – Duino Aurisina (TS). Il seminario è aperto a tutti, fino a esaurimento posti. Informazioni e programma completo saranno disponibili sul sito https://museokamen.eu/ ).

Obiettivo dell’evento è raccontare, in primo luogo al territorio, la ri-scoperta e la ri-nascita culturale della pietra di Aurisina, grazie al progetto KAMEN- Museo Diffuso delle Cave e della Pietra di Aurisina / Muzej nabrežinskega kamna in kamnolomov e ai numerosi festival e rassegne che ruotano attorno a questo meraviglioso elemento. Attraverso il confronto tra testimonial del mondo artistico, imprenditoriale, enogastronomico e scientifico-naturalistico e di referenti di ecomusei già avviati – moderati dalla giornalista Martina Vocci – verranno raccolti spunti e suggestioni per condividerli con la comunità locale di Aurisina e del Carso affinché possano immedesimarsi in questa ri-nascita e immaginarne il futuro.

Cave della Pietra di Aurisina

I lavori saranno aperti dai saluti istituzionali dell’Assessore con delega alla cultura, sport, istruzione, turismo, politiche sociali, politiche giovanili del Comune di Duino Aurisina, Marjanka Ban, e dell’Assessore regionale alla difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile della Regione Friuli Venezia Giulia, Fabio Scoccimarro.
Seguirà un’introduzione dell’Associazione Casa C.A.V.E. – Contemporary Art Visogliano / Vižovlje Europe, che ha affiancato per un anno l’Amministrazione comunale nello sviluppo del progetto, e un intervento di Sara Famiani, guida naturalista e divulgatrice di Estplore su “La pietra come elemento del paesaggio da un punto di vista turistico e della conoscenza del territorio, sentieri e visite guidate Cave”.
Il seminario proseguirà con le esperienze dell’imprenditore Tommaso Pizzul della Cava Romana e dell’operatrice culturale e museale Emanuela Uccello. Seguiranno gli interventi del Presidente del Consorzio Culturale del Monfalconese (gestore dell’Ecomuseo Territori – genti e memoria tra Carso e Isonzo), Davide Iannis e del Direttore dell’Ecomuseo delle acque del Gemonese di Gemona del Friuli, Maurizio Tondolo.

Dopo una degustazione del vino “Kamen” (in sloveno “Pietra”, derivante dalla macerazione e fermentazione dell’uva in tini in pietra) dell’azienda agricola Zidarich, illustrato da Liliana Savioli, il seminario proseguirà con una relazione dell’Esperto di promozione del territorio, GAL Carso – Las Kras – Trieste, Enrico Maria Milic. Le conclusioni saranno a cura del Direttore del Servizio geologico della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimo Zanetti.


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di Aldo Poduie e Federica Zar
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UNGARETTI POETA E SOLDATO Il Carso e l’anima del mondo – Spettacolo teatrale di e con Marco Goldin

Antonella Ruggiero (foto di Piero Biasion)
UNGARETTI POETA E SOLDATO
Il Carso e l’anima del mondo
 
Lo spettacolo teatrale

Spettacolo teatrale di e con Marco Goldin
Musiche originali al pianoforte Remo Anzovino
Canta Antonella Ruggiero
Letture Gilberto Colla
Tromba solista Diego Cal
Animazioni e montaggio Alessandro Trettenero

5 tappe in Friuli Venezia Giulia con Goldin, Anzovino, Ruggiero per il grande poeta Ungaretti.

Il tour teatrale dal 10 al 23 aprile toccherà Gorizia, Tolmezzo, Monfalcone, Udine e Pordenone.

Ungaretti poeta e soldato. Il Carso e l’anima del mondo“, spettacolo teatrale di e con Marco Goldin, percorrerà, in cinque tappe, il Friuli Venezia Giulia. Questo il calendario delle rappresentazioni: 10 aprile: Gorizia, Teatro Comunale “Giuseppe Verdi”; 11 aprile: Tolmezzo, Teatro Comunale “Luigi Candoni”; 16 aprile: Monfalcone, Teatro Comunale “Marlena Bonezzi”; 17 aprile: Udine, Teatro nuovo “Giovanni da Udine”; 23 aprile: Pordenone, Teatro Comunale “Giuseppe Verdi”. Unica tappa fuori regione, quella del 15 aprile, a Treviso, al Teatro Comunale “Mario Del Monaco”, come omaggio alla città natale di Marco Goldin.

L’ingresso per tutte le date è gratuito, come voluto dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dai Comuni di Gorizia e Monfalcone che la tournée teatrale sostengono. Prenotazione obbligatoria su biglietto.lineadombra.it.

Il popolare critico, negli 80 minuti dello spettacolo, ripercorrerà la storia di Giuseppe Ungaretti sul Carso, tra letteratura, storia, luoghi e pittura. Tema cui, dal 26 ottobre 2024 al 4 maggio 2025, sarà dedicata una originalissima doppia mostra a Gorizia, Museo Civico di Santa Chiara e, in parallelo, “Da Boccioni a Martini. Arte nelle Venezie al tempo di Ungaretti sul Carso”, a Monfalcone, nella Galleria Comunale d’arte contemporanea.

Tornando allo spettacolo, il prologo sarà affidato alla voce straordinaria di Antonella Ruggiero, superba interprete di tre canzoni i cui testi sono stati scritti da Marco Goldin su musiche di Remo Anzovino. Questi brani (due dei quali inseriti nel prologo) serviranno a far entrare lo spettatore nel mezzo del racconto teatrale. Ciò avverrà attraverso l’espediente narrativo di una madre che in brevi scene, che corrispondono alle canzoni, si rifarà alle lettere, immaginarie, che il figlio le manda dai luoghi delle battaglie sul Carso. 

Una madre che aspetta in Calabria, davanti al mare, il ritorno di quel figlio dalla guerra. Dalla Calabria perché una parte preponderante dei commilitoni di Ungaretti, nella sua brigata Brescia (diciannovesimo reggimento, definito il “reggimento calabrese”), provenivano proprio da lì e comunque dal meridione d’Italia.

L’intento registico di Goldin non è di puntare, in questa parte dello spettacolo, sulla tragicità della guerra, e piuttosto sugli aspetti di liricità diffusa colti nel paesaggio, a cominciare da quello stellato notturno e dal mare. Aspetti che insieme hanno a che fare con la memoria e la sperata previsione di un diverso futuro.

Marco Goldin (foto di Simone Di Luca)

Marco Goldin racconterà quindi sul palcoscenico la storia del soldato Giuseppe Ungaretti dal momento del suo arrivo al fronte alla fine del 1915. Remo Anzovino ha scritto le musiche originali e le eseguirà dal vivo al pianoforte, mentre Gilberto Colla leggerà, nei momenti a ciò riservati, in una sorta di ansa sinuosa, alcune delle poesie de Il porto sepolto, libro che sarà parte importante di tutta l’azione teatrale, tra fisicità e spirito.

Come in tutti gli spettacoli di Marco Goldin – e si ricordi solo a titolo di esempio quello recente, assai fortunato, sugli ultimi giorni di Van Gogh con le musiche di Battiato – una parte fondamentale l’avrà l’aspetto visivo, con le strabilianti animazioni e i montaggi curati da Alessandro Trettenero, su uno schermo di 6×3 metri che dominerà il palcoscenico.

Parte visiva che comprenderà tante tracce storiche, tra filmati d’epoca e fotografie. Ma poi immagini di enorme suggestione appositamente girate negli ultimi mesi con i droni sul Carso, e lungo l’Isonzo, nelle varie stagioni dell’anno, così da collocare dal punto di vista geografico la storia di Ungaretti poeta e soldato proprio sul Carso, tra le trincee della prima linea, sul monte San Michele, e la retrovia.

Questi veri e propri mini-film contemporanei verranno spesso associati ai quadri che dodici pittori italiani hanno dipinto, dopo avere percorso e ripercorso, nello scorso autunno, i sentieri tra il San Michele e l’Isonzo, sulle tracce del grande poeta. Dedicati quindi, quegli stessi quadri, proprio ai luoghi di Ungaretti sul Carso, come si vedrà nelle mostre dell’autunno 2024 a Gorizia e Monfalcone.

Poi naturalmente nello spettacolo si farà ricorso a immagini dello stesso Ungaretti, sia sue fotografie storiche, sia disegni e quadri che sempre quei pittori hanno realizzato. Tutto questo armonizzato in un linguaggio, insieme tecnologico e poetico, di continue transizioni, animazioni e movimenti di camera anche all’interno delle opere dipinte, attraverso la mano sapiente di Alessandro Trettenero. 

Nello spettacolo teatrale ci saranno quindi parti di puro racconto, parti di racconto accompagnato dalla musica, così come accadrà per le letture delle poesie, poi anche parti di musica in solo, suonata da Remo Anzovino su un nuovissimo Steinway gran coda. Con la partecipazione anche di Diego Cal, con la sua tromba.

Il finale sarà una sorpresa di fortissima suggestione.


Info: www.lineadombra.it 
 
Ufficio Stampa:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499
Rif. Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net

Venezia e il numero 10 al centro del concept di InspiringPR 2024

Svelato il concept grafico ideato da Matteo Baldan per la decima edizione del Festival delle Relazioni Pubbliche di FERPI, organizzata da FERPI Triveneto a Venezia, alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, sabato 18 maggio.

C’è Venezia nel concept della decima edizione di InspiringPR. La Serenissima, che anche quest’anno ospiterà il Festival delle Relazioni Pubbliche nelle sale affrescate della Scuola Grande San Giovanni Evangelista sabato 18 maggio, è di ispirazione all’immagine grafica.
Spiega il socio Matteo Baldan da diversi anni ideatore dei concept di InspiringPR: “Venezia è il turchese delle acque che incontra il giallo ocra, l’arancio e il rosso dei ponti e delle casette a due o tre piani che costeggiano irregolari i canali e le calli. Con la tavolozza della Serenissima abbiamo colorato forme da cui in negativo affiora il numero 10, ossia in numero dell’edizione del festival e il numero di parole su cui quest’anno si concentreranno gli interventi degli speaker“.

Per celebrare il decennale di InspiringPR, promosso da FERPI e organizzato dalla delegazione del Triveneto in collaborazione con i ragazzi di UniFERPI Padova e Gorizia, saranno 10 i concetti esplorati da 10 speaker d’eccezione. Ciascuno interpreterà una delle seguenti parole: Responsabilità, Accoglienza, Intelligenze, Attenzione, Curiosità, Fantasia, Speranza, Prospettiva, Generosità Autenticità.

Anche quest’anno, Il Festival si propone come un evento unico nel panorama delle Relazioni Pubbliche: un momento di incontro, di networking e d’ispirazione aperto non solo a chi lavora nei diversi ambiti della comunicazione e delle imprese, ma anche a chi, seppur non del settore, influenza sensibilmente la professione.

InspiringPR premierà, inoltre come da tradizione, la campagna/azione di relazioni pubbliche che si è distinta nel periodo tra il 1° maggio 2023 e il 1° aprile 2024 per la sua particolare capacità di “ispirazione”. Per partecipare alla nuova edizione di InspiringPR Award le iscrizioni devono pervenire entro il 10 aprile 2024, inviando le candidature via e-mail a: award@inspiringpr.it.  Possono aderire le campagne/azioni di relazioni pubbliche realizzate in Italia e all’estero da aziende, enti pubblici, organizzazioni profit e non profit, agenzie di comunicazione e liberi professionisti. Il regolamento completo è su inspiringpr.it/award.

Con il rinnovato supporto della famiglia e di Mindshare Italia, InspiringPR conferma anche il premio studio “È il digitale, bellezza!”in memoria di Adriana Ripandelli, una delle prime persone in Italia ad aver profondamente creduto nella rivoluzione digitale, investendo forza e professionalità in progetti innovativi che hanno illuminato d’ispirazione i propri settori. Il premio è rivolto agli studenti delle Università italiane (corsi di laurea triennale o magistrale nei settori Comunicazione, Relazioni Pubbliche, Marketing, Digital Media ed Economia Aziendale) ed è dedicato a un’innovativa tesi di laurea con focus specifico sulla comunicazione digitale, discussa dal 1° maggio 2023 al 1° aprile 2024.  Il vincitore, che sarà premiato durante InspiringPR, si aggiudicherà un premio di 2.000 euro e uno stage post-laurea in Mindshare Italia della durata di sei mesi, con rimborso spese e ticket, da iniziare entro sei mesi dall’aggiudicazione del premio nella sede di Milano. Per partecipare è necessario inviare il materiale (1 copia digitale in pdf, un breve abstract di massimo 1 cartella di testo, voto conseguito e riferimenti completi di contatto), entro e non oltre il 10 aprile 2024, all’indirizzo e-mail: premiostudio@inspiringpr.it. Per maggiori informazioni sul premio è possibile consultare inspiringpr.it/premio-studio-adriana-ripandelli.

Tutte le informazioni sulla decima  edizione del Festival sul sito web http://www.inspiringpr.it e sui canali ufficiali dell’evento in FacebookLinkedInInstagramTwitter e YouTube.


FERPI – Federazione Relazioni Pubbliche Italiana – rappresenta da oltre 50 anni in Italia i professionisti della Comunicazione e delle Relazioni Pubbliche, persone che ogni giorno ne fanno un mestiere e un tema di ricerca, studio e insegnamento. FERPI è impegnata per valorizzare la professione dei comunicatori presso i pubblici di riferimento, supportare la crescita professionale dei soci e non solo con qualificati percorsi di formazione, offrire un aggiornamento costante sulle mutazioni in atto grazie anche al confronto internazionale, promuovere la cultura della sostenibilità, partecipare attivamente al dibattito pubblico intorno alle policy del lavoro, della società civile, della democrazia.


Contatti stampa:
Federica Lago                                                                                                                                    
+39 348 8964870
Mail: press@inspiringpr.it
Diana Daneluz
Mail: dianadaneluz410@gmail.com

L’intervento realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure. Riqualificata anche la chiesa di San Lorenzo

  1. Rosso Fiorentino, Deposizione di Cristo dalla Croce, San Sepolcro, Chiesa di San Lorenzo.
    Immagine in luce diffusa del dipinto prima del restauro.
  2. Rosso Fiorentino, Deposizione di Cristo dalla Croce, San Sepolcro, Chiesa di San Lorenzo.
    Immagine in luce diffusa del dipinto durante il restauro, al termine della pulitura e in fase di stuccatura.
  3. Rosso Fiorentino, Deposizione di Cristo dalla Croce, San Sepolcro, Chiesa di San Lorenzo.
    Immagine in luce diffusa del dipinto dopo il restauro.
  4. Rosso Fiorentino, Deposizione di Cristo dalla Croce, San Sepolcro, Chiesa di San Lorenzo.
    Immagine in luce diffusa di un particolare del dipinto durante l’intervento di pulitura.
  5. Rosso Fiorentino, Deposizione di Cristo dalla Croce, San Sepolcro, Chiesa di San Lorenzo.
    Immagine in Ultravioletto di un particolare del dipinto durante l’intervento di pulitura.
  6. Rosso Fiorentino, Deposizione di Cristo dalla Croce, San Sepolcro, Chiesa di San Lorenzo.
    Immagine riflettografica IR (1600 nm) di un particolare del dipinto.

Ha fatto ritorno a Sansepolcro la preziosa pala della Deposizione di Cristo, capolavoro cinquecentesco di Rosso Fiorentino, che aveva lasciato sette anni fa il capoluogo valtiberino per essere sottoposto a un importante restauro divenuto ormai improrogabile, affidato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

Com’è nato il restauro

Il progetto per il restauro della tavola di Rosso Fiorentino nasce in occasione della grande mostra “Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della ‘maniera’” ospitata nel 2014 a Palazzo Strozzi a Firenze. In tale occasione, la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro con la Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo facevano notare la grande sofferenza della pellicola pittorica. La principale criticità era dovuta ai numerosissimi sollevamenti diffusi sull’intera superficie, causati dall’estrema rigidità del supporto ligneo, rigidità dovuta a un precedente intervento di restauro, avvenuto probabilmente tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 dopo il terremoto che colpì Sansepolcro nel 1789. Infatti a seguito di questa calamità furono aggiunte cinque traverse in legno di pioppo avvitate sul supporto, che hanno ostacolato i naturali movimenti del legno, e le forze così scaturite si sono ripercosse sul fronte del dipinto creando i sollevamenti. Al termine della mostra l’opera fece ritorno a Sansepolcro nel 2015 e grazie alla disponibilità dell’Opificio delle Pietre Dure a far eseguire il restauro nei propri laboratori e alla volontà manifestata dall’Ufficio Beni Culturali della Diocesi, furono avviate dalla Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo le procedure tra le istituzioni coinvolte. Il 20 gennaio 2016 il delicato dipinto fu movimentato in sicurezza presso il laboratorio di restauro della Fortezza da Basso di Firenze.

Il restauro

Come consueto per l’Opificio l’intervento è stato preceduto da una diagnostica completa ed approfondita che ha permesso di conoscere tecniche esecutive e materiali presenti, tanto originali che di restauro.

In primo luogo si è intervenuti sulla struttura, con la rimozione meccanica dell’ammannitura e delle cinque traverse non originali. Dopo aver completato il risanamento del tavolato le due traverse originali sono state rifunzionalizzate mediante un sistema a molle che asseconda, controllandoli, i naturali movimenti del legno. Si è poi proceduto al restauro degli strati pittorici. Prima di poter effettuare la fermatura del colore è stata necessaria una prima pulitura degli spessi strati di vernice non originale. Conclusa la fermatura la pulitura, complessa e delicata, è stata condotta a più riprese: l’opera presentava molte patinature, ridipinture a coprire una superficie molto compromessa in quanto abrasa da puliture aggressive di antichi restauri (le abrasioni interessavano più di ¼ della superficie pittorica); erano presenti anche molte sgocciolature e ritocchi alterati. Le lacune, dovute per la maggior parte a pratiche devozionali, non erano fortunatamente di grandi dimensioni e comunque compromettevano parti figurative importanti. Su di esse, dopo aver effettuato la stuccatura e il ricollegamento materico della superficie, è stata eseguita l’integrazione cromatica mediante selezione, mentre le diffuse abrasioni sono state abbassate di tono mediante leggere velature.

Il restauro, le cui tempistiche sono state dettate oltre che dalla complessità dell’intervento anche e soprattutto dalla pandemia, si è concluso nel maggio 2023.

“Il complesso intervento di restauro ha permesso di restituire la completa leggibilità a un testo fondamentale nello svolgimento della pittura della prima Maniera italiana – spiega Sandra Rossi, Direttore del Settore di restauro dei dipinti mobili, Opificio delle Pietre Dure -. Le indagini sulla tecnica pittorica dell’artista ne hanno, infatti, rivelato l’espressività e la modernità fuori dal comune: una pennellata caratterizzata da un tratteggio incrociato continuamente spezzato, quasi grafico. Sono emersi, inoltre, interessanti dettagli operativi come l’utilizzo della tecnica detta ‘al risparmio’ che, lasciando intenzionalmente a vista il fondo cromatico bruno, lo rende elemento figurativo. Il restauro ha, infine, svelato commoventi dettagli, come la presenza di una piccola margherita in primo piano, da tempo non più visibili a causa delle precarie condizioni di conservazione della pellicola pittorica”.

“È un momento di grande soddisfazione – dice mons. Andrea Migliavacca, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro – il ritorno a Sansepolcro della Deposizione di Cristo di Rosso Fiorentino perché è il frutto di un lavoro in sinergia di diversi enti, in particolare l’Opificio delle Pietre Dure, la Soprintendenza, il Comune di Sansepolcro, la Diocesi, la parrocchia, l’associazionismo e tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita di questo evento e di questo recupero. È motivo di soddisfazione e anche significativo perché viene ricollocato in prossimità della Settimana Santa che ci prepara a vivere il mistero di Cristo morto e risorto. Questo dipinto presentandoci proprio la deposizione di Cristo è un grande invito a riscoprire la bellezza dell’arte nella nostra Diocesi e insieme a viverla come proposta di meditazione”.

“Sansepolcro – dice Emanuela Daffra, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure – nonostante le perdite subite nel corso del tempo, ha ancora la fortuna di custodire uno straordinario patrimonio di opere d’arte collocate nei luoghi per le quali furono pensate. Non è scontato e spiega la particolare soddisfazione nel vedere nuovamente la tavola di Rosso all’interno della sua cornice settecentesca, a suggello di una collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure ormai ‘storica’ per continuità e qualità di risultati, come mostrano i casi pierfrancescani del Polittico della Misericordia e della Resurrezione“.

“Questo episodio – commenta Gabriele Nannetti, Soprintendente alle Belle Arti, Archeologia e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo è la conferma di un modello virtuoso di interazione tra gli uffici della diocesi e quelli del Ministero della cultura, sia per quanto riguarda la Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo, ma anche per quanto riguarda l’Opificio delle Pietre Dure che opera su tutto il territorio nazionale e che ha sede a Firenze, il risultato si è raggiunto anche grazie a un percorso condiviso e accompagnato in tutte le sue fasi”.

Altri lavori

Già nel 2022, grazie al contributo dei fondi 8×1000 della Conferenza Episcopale Italiana la Diocesi aveva investito circa 7mila euro nella chiesa di San Lorenzo in Sansepolcro – la sede dove è custodito da secoli – per la realizzazione di un moderno impianto antintrusione e di videosorveglianza di ultima generazione. Contestualmente, per completare le verifiche sulla sicurezza della chiesa – dove l’opera avrebbe fatto ritorno – veniva fatta istanza all’Opificio delle Pietre Dure per la collaborazione con il Laboratorio di Climatologia e Conservazione preventiva; il laboratorio installava tre sonde per la rilevazione e la registrazione dei parametri termoigrometrici nell’arco dei dodici mesi.

“Le mostre d’arte quando sono di alto valore scientifico diventano iniziative molto importanti – dice Serena Nocentini, dell’Ufficio diocesano per i Beni Culturali -. Esse sono da considerare grandi eventi anche per la vita culturale della Diocesi e non solo della comunità civile. Proprio in occasione della mostra ospitata a Palazzo Strozzi e in sinergia con la nostra Soprintendenza, è nata questa prestigiosa collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure. Grazie alla loro dedizione e all’altrettanta maestria è stato permesso di restituire alla comunità la bellezza e la forza espressiva di questa inestimabile opera. La Deposizione di Rosso Fiorentino è tra i capolavori più ammirati e studiati nella nostra Diocesi, ma prima di tutto usando le parole di san Giovanni Paolo II in merito all’arte sacra ‘è esperienza di universalità. Non può essere solo oggetto o mezzo. È parola primitiva, nel senso che viene prima e sta al fondo di ogni altra parola’. E proprio per questo, la nostra più grande gioia è che l’opera sia tornata nella sua chiesa originaria, perché quando vi sono le condizioni, le opere sacre devono restare nel loro contesto”.

Il pavimento e la cornice

Nel frattempo, in molti, a Sansepolcro, si erano fatti portavoce dell’esigenza di intervenire sul pavimento della chiesa, realizzato negli anni ’60 con piastrelle in ceramica blu. Per assecondare questa richiesta, la Diocesi si è attivata per la progettazione e per richiesta di autorizzazione presso la Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio, del nuovo pavimento in cotto, il cui costo, 36.300 euro, è stato coperto per tre quarti con le risorse rinvenienti dagli oneri di urbanizzazione destinati agli edifici di culto e, per la quota rimanente, circa 8mila euro, attraverso iniziative di auto finanziamento di cui si è fatta promotrice la parrocchia del Duomo di Sansepolcro e alcune associazioni cittadine (Compagnia Artisti e Vivere a Sansepolcro, Rotary Club Sansepolcro, Lions Club Sansepolcro, Caserma Archeologica, Amici del Poliedro, Associazione Campanari, Gruppo Lunedì d’Estate, Gruppo Cavalieri del Trebbio, Teatro Popolare, Volontariato San Lorenzo, Gruppo Filarmonica e alcuni privati). I lavori sono stati diretti dall’architetto Andrea Mariottini con la collaborazione di David Tripponcini e realizzati dall’impesa Stema di Nako Nasi. Sono state utilizzate pianelle delle Badie di Montefioralle lavorate artigianalmente acquistate dalla ditta Giorni Aldo che si ringrazia per la sponsorizzazione tecnica. Inoltre, con l’autorizzazione della Soprintendenza, e sempre con il contributo della comunità locale è stata eseguita, a opera di Rossana Parigi, la manutenzione della cornice e delle decorazioni in gesso dell’altare maggiore che racchiude la Pala di Rosso Fiorentino.

“Finalmente si riapriranno le porte dell’antica chiesa di San Lorenzo – dice mons. Giancarlo Rapaccini, parroco della Concattedrale di Sansepolcro -. I cittadini e i turisti potranno finalmente ammirare il nuovo pavimento in cotto artigianale dell’Impruneta e soprattutto estasiarsi dinanzi al meraviglioso dipinto della Deposizione di Cristo. Un’opera di straordinario valore artistico restaurata dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Un ritorno attesissimo da tutti i biturgensi. È stato emozionante vedere come tante associazioni della città si sono adoperate per reperire i fondi necessari per ridare una degna collocazione al dipinto. La parrocchia, e io personalmente, ci siamo fatti promotori di tale iniziativa senza trovare resistenza. È stato bello lavorare così, tutti insieme, per arricchire la nostra città. Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno contribuito, con la speranza di continuare per altri interventi. Chi viene a Sansepolcro, città di Piero della Francesca, deve riempirsi gli occhi di bellezza. E ripartire con il proposito di ritornare”.

La nuova illuminazione

Grazie al fondamentale contributo dell’Amministrazione comunale di Sansepolcro si è provveduto al rifacimento dell’illuminazione; quest’ultima, difatti, per quanto risalente a non molti anni fa, si era dimostrata inadatta per l’adeguata lettura del dipinto: si è così costituito un tavolo tecnico tra Diocesi, Parrocchia e Amministrazione comunale per predisporre il nuovo sistema illuminotecnico affidato alla ditta Opera.

“Il ritorno dell’opera rappresenta un grande evento per l’Amministrazione comunale e per l’intera comunità – dichiara Fabrizio Innocenti, sindaco di Sansepolcro -. Si tratta indubbiamente di una splendida realtà, quella di poter nuovamente ammirare l’opera di Rosso Fiorentino alle nostre latitudini dopo il delicato intervento di restauro che l’ha riguardata. Colgo l’occasione per ringraziare la Diocesi, il costante impegno di monsignor Giancarlo Rapaccini, il generoso contributo delle associazioni cittadine. Anche il Comune ha fatto la sua parte, destinando la somma di 15mila euro per la corretta illuminazione del dipinto. La Deposizione di Rosso Fiorentino sarà così nuovamente fruibile in tutta la sua bellezza e nel suo fascino evocativo, un arricchimento ulteriore al prezioso patrimonio artistico che custodiamo in città e che fa parte del nostro Museo diffuso”.

Notizie storiche

La Deposizione di Sansepolcro è tra i capolavori di Giovan Battista di Jacopo, detto il Rosso Fiorentino (Firenze, 8 marzo 1494 – Fontainebleau, 14 novembre 1540). L’opera fu eseguita a Sansepolcro dove l’artista, fuggito nel 1527 dal Sacco di Roma, aveva trovato rifugio. Secondo il celebre biografo delle Vite, Giorgio Vasari, egli ricevette questa preziosa occasione di lavoro alla generosa rinuncia del pittore biturgense Raffaellino del Colle che, in un primo tempo, aveva ricevuto l’incarico per il dipinto dalla Compagnia di Santa Croce “acciò che in quella città rimanesse qualche reliquia di suo”; ma anche grazie alle raccomandazioni del vescovo Leonardo Tornabuoni, cui il pittore era legato da vincoli professionali e di amicizia. Il Rosso aveva già rappresentato il tema della Deposizione nella bella tavola di Volterra (1521), ma la critica riconosce nell’esemplare di Sansepolcro una più cupa drammaticità che lo spinge a ricorrere perfino al grottesco, come nella mostruosa figura a lato della scala. Siamo di fronte a un’opera di eccezionale forza espressiva, che rivela una religiosità personale intensa, segnata dalla nascente Controriforma e dalla gravità dei tempi, che vedono la stessa Roma in balìa delle milizie e delle bande dei regnanti; nonché a un esempio tra i più illustri del legame con Roma – e dunque degli esempi figurativi moderni quali le opere ultime di Raffaello e della sua scuola, o la potenza cromatica e le torniture poderose degli affreschi della Sistina realizzati da Michelangelo – dei territori della Valtiberina.


NOTIZIE STORICO CRITICHE

La pala fu commissionata a Rosso Fiorentino dalla Confraternita di S. Croce per completare il nuovo altare maggiore ligneo della chiesa di S. Croce, realizzato tre anni prima dagli ebanisti Romano Alberti e Schiatto Schiatti. L’incarico affidato in origine a Raffaellino del Colle fu ceduto dal pittore locale al Rosso, affinchè in città “rimanesse qualcosa di suo” (così scrisse Vasari). Raffaellino invece eseguì la lunetta soprastante rffigurante Dio Padre tra gli angeli. Il contratto tra l’artista e il priore della confraternita fu stipulato il 23 settembre del 1527, dopo che il Rosso, a seguito del Sacco di Roma, riuscì a fuggire ai Lanzichenecchi, giungendo prima a Perugia e poi a Sansepolcro. La Compagnia di Santa Croce nel 1554 accolse nei suoi locali le monache benedettine di San Lorenzo, cui era stato distrutto il monastaro fuori Porta Fiorentina; ciò comportò l’ampliamento dell’edificio, con la costruzione del coro delle monache dietro l’abside della chiesa. L’ampliamento, secondo Franklin (1989), non implicò lo spostamento dell’opera, che fu semplicemente rialzata per permettere l’apertura della grata sopra la mensa d’altare. 

Nel 1808 il convento di San Lorenzo fu soppresso e trasformato in orfanotrofio femminile, ma fortunatamente il dipinto non fu spostato.

Nel 1940, durante il coinvolgimento dell’Italia in Guerra, la pala d’altare si trovava a Firenze per la Mostra del Cinquecento toscano tenuta a Palazzo Strozzi; allo scoppio del conflitto venne ricoverata nei depositi del Museo del Bargello per preservarla dai possibili danni bellici.  

L’opera è ancora conservata nella chiesa di San Lorenzo (già Santa Croce), situata come in origine sull’altare maggiore all’interno di una mostra in stucco tardo settecentesca.

L’opera in origine doveva essere incorniciata all’interno di una carpenteria lignea dorata realizzata nel 1525 da Romano Berto Alberti, detto il Nero e Schiatto Angelo Schiatti; come emerge dai documenti, furono tali legnaioli a realizzare anche il supporto del dipinto. La macchina d’altare lignea, a seguito del grave terremoto del 1789, probabilmente è andata perduta o fu talmente danneggiata da essere sostituita con l’attuale mostra in stucco tardo settecentesca.

STATO DI CONSERVAZIONE E TECNICA ESECUTIVA

L’opera è giunta nel gennaio del 2016 presso i Laboratori di Restauro della Fortezza da Basso a seguito delle criticità riscontrate nel 2014 durante la mostra Pontormo e Rosso: divergenti vie della “maniera” a Palazzo Strozzi.

In tale occasione era stata notata la grande sofferenza della pellicola pittorica. La principale criticità era dovuta ai numerosissimi sollevamenti diffusi sull’intera superficie, causati dall’estrema rigidità del supporto ligneo, rigidità dovuta ad un precedente intervento di restauro, avvenuto probabilmente tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 a seguito del terremoto che colpì Sansepolcro nel 1789. Infatti a seguito di questa calamità furono aggiunte cinque traverse avvitate sul supporto, che hanno ostacolato i naturali movimenti del legno, e le forze così scaturite si sono ripercosse sul fronte del dipinto creando i sollevamenti.

Come è di prassi per il nostro Istituto, preliminarmente al restauro sono state eseguite le indagini diagnostiche, fondamentali allo studio della tecnica, alla caratterizzazione dei materiali impiegati dall’artista nonché ad approfondire alcuni aspetti dello stato di conservazione; tutte informazioni fondamentali per poter poi procedere operativamente nell’intervento di restauro. 

Si è iniziato quindi con le indagini non invasive quali la radiografia, il M-NIR e la fluorescenza UV. Oltre al nostro laboratorio scientifico, di grande importanza sono state le collaborazioni con istituti esterni (come l’Unità di ricerca in tecnologia del legno dell’Università di Firenze per la misurazione delle variazioni dimensionali del supporto; l’ENEA per l’XRF puntuale e l’INFN per l’XRF a scansione per la caratterizzazione dei pigmenti; e l’Università di Pisa per la Gascromatografia che ha permesso di caratterizzare il legante).

Da quanto emerso dallo studio attento e approfondito dell’opera e dall’analisi della riflettografia, l’artista già nelle fasi iniziali aveva determinato con estrema precisione l’intera composizione e l’ingombro dei personaggi, infatti non sono visibili modifiche del disegno preparatorio. Quindi molto probabilmente sullo strato di imprimitura a base di bianco di piombo aveva già impostato l’intera composizione, procedendo poi con le incisioni delle scale e della croce sul fondo, considerando fin da subito l’ingombro dei personaggi e dei minimi particolari. Successivamente, prima di iniziare a dipingere, aveva steso sull’intera superficie un fondo cromatico bruno chiaro a base di terre, sul quale è andato a ricalcare alcuni dettagli tramite cartone; questo, per esempio, è ben evidente in corrispondenza della capigliatura e manica della Maddalena. 

In pratica il dipinto era stato pianificato fin nei minimi dettagli già durante la realizzazione dell’underdrawing.

Osservando la tecnica pittorica si può notare tutta l’espressività e la modernità di quest’artista, tecnica caratterizzata da un tratteggio incrociato continuamente spezzato, quasi grafico, tipico del modo di dipingere del Rosso. È una pittura molto veloce in cui si può percepire la gestualità del Rosso, ma nonostante sia una pittura molto veloce emerge anche la minuzia e la raffinatezza di certi particolari di piccole dimensioni (come il cammeo della veste della pia donna sulla sinistra, la margherita e le capigliature).

È un dipinto in cui è evidente la grande vivacità cromatica e il sapiente uso del colore, una tavolozza ricca di pigmenti come il bianco di Pb, l’azzurrite, lo smaltino, il cinabro, l’orpimento e/o realgar e giallo di Pb e Sn. 

La straordinaria libertà di espressione di quest’artista la ritroviamo anche nella raffigurazione del personaggio dal volto ferino e malvagio che troviamo sullo sfondo, con tratti scimmieschi, e che risulta l’unico a guardare dritto lo spettatore. (Sappiano tramite il Vasari che il Rosso aveva un bertuccione e nelle Vite vengono descritti molto accuratamente alcuni aneddoti relativi a tale animale, quindi è stato ipotizzato che questo personaggio raffigurato possa far riferimento al bertuccione che il Rosso tanto amava.)

La grande novità di quest’opera è la tecnica pittorica che il Rosso impiega, una tecnica che possiamo definire a risparmio, in quanto lascia intenzionalmente a vista il fondo cromatico bruno, come è il caso dei bottoni dei polsini della manica di Nicodemo (che prima del restauro non erano visibili perché coperti da ridipinture di un vecchio restauro, in quanto erroneamente interpretati come lacune), e talvolta oltre al fondo cromatico lascia volutamente a vista anche i tratti neri del disegno, come si può ben vedere nella parte in ombra della manica della Maddalena. La grande innovazione rispetto ad altre opere del Rosso, come per esempio la Pala Dei, è che in questo dipinto le parti a risparmio hanno una valenza figurativa, creano delle forme, quindi il fondo bruno non ha una valenza puramente cromatica ma diventa elemento figurativo. 

Per quanto riguarda le modifiche, non si individuano variazioni sostanziali in corso d’opera, e ciò mostra la grande sicurezza ideativa e disegnativa del pittore. Le uniche modifiche che il Rosso effettua sono a livello pittorico. Come mostra la riflettografia, una volta terminata l’opera, il Rosso modifica la testa del personaggio raffigurato di spalle sullo sfondo, precedentemente dipinto come un soldato con un elmo, mentre successivamente l’elmo viene coperto dai capelli. Questa modifica è già evidente ad un’attenta analisi visiva, in quanto la campitura grigia dell’elmo traspare sia in corrispondenza dell’incarnato del collo, sia dei capelli.  L’altra principale modifica che il Rosso compie riguarda il personaggio a cavallo sulla destra, infatti inizialmente raffigura un uomo a torso nudo che poi in una seconda fase copre con una veste verde e un velo rosso. Si può ipotizzare che queste modifiche possano essere dovute per il raggiungimento di un equilibrio cromatico finale.

RESTAURO DEL SUPPORTO

Per quanto riguarda il restauro, dal momento che la principale causa del degrado della pellicola pittorica era dovuta alla rigidità del supporto ligneo (costituito da dieci assi di pioppo), il primo intervento è stato quello strutturale. Dopo il trattamento anossico per la disinfestazione dagli insetti xilofagi e una campagna di misurazioni effettuata dal Gruppo Scienze del Legno dell’Università degli Studi di Firenze, per studiare le deformazioni del legno al variare dei parametri termoigrometrici, si è proceduto con la rimozione meccanica dell’ammannitura e la rimozione delle cinque traverse non originali. Successivamente sono state estratte le farfalle e il listello di restauro situato nel margine inferiore destro; una volta rettificate le sedi, queste sono state tassellate con elementi di pioppo antico. Inoltre sono state ricostruite alcune parti deteriorate del supporto con un’opportuna tassellatura e risanati spacchi e sconnessure con cunei sottili. Dopo aver completato il risanamento del tavolato, sono iniziate le operazioni di adeguamento delle due traverse originali, rifunzionalizzandole mediante un sistema a molle.

RESTAURO DEGLI STRATI PITTORICI

Solo a seguito del restauro del supporto si è potuto procedere con il restauro degli strati pittorici. Prima di poter effettuare la fermatura del colore, è stata necessaria una prima pulitura degli spessi strati di vernice non originale che non permettevano di far penetrare l’adesivo adeguatamente, e quindi non garantivano la corretta adesione dei sollevamenti presenti.

L’intervento di pulitura è proceduto per aree, ed in un primo momento è stato quindi funzionale alla fermatura degli strati preparatori e pittorici, che in questo caso risultava l’operazione più urgente da effettuare. A seguito della fermatura del colore la pulitura è stata ripresa più volte, sempre mediante l’impiego di solventi differenziati e supportati, ed è risultata un’operazione complessa e delicata: l’opera presentava molte patinature, ridipinture a coprire una superficie molto compromessa in quanto abrasa da puliture aggressive di antichi restauri (le abrasioni interessavano più di ¼ della superficie pittorica); inoltre erano presenti anche molte sgocciolature e ritocchi alterati. 

È stato inoltre necessario anche il consolidamento e il riempimento delle numerosissime gallerie e fori di sfarfallamento degli insetti xilofagi, gallerie che in alcune aree avevano causato il collasso del film pittorico privo ormai del sostegno del supporto ligneo. 

Fortunatamente il dipinto non presentava lacune di grandi dimensioni o che andavano a compromettere parti figurative importanti. La maggior parte di esse è stata causata dalle pratiche di culto devozionale (per esempio vi erano varie bruciature di candele, e lungo il bordo superiore erano presenti, per tutta la larghezza del tavolato, tantissime piccole lacune circolari, presumibilmente da attribuire al rito della Velatio. Durante tale rito, che avveniva nel periodo della quaresima, si posizionava un telo a coprire l’opera, e le lacune corrispondono ai fori lasciati dai chiodi usati per fissare il telo alla tavola; a conferma di ciò è stato anche trovato un chiodo in corrispondenza di uno di questi fori). 

In corrispondenza delle lacune, dopo aver effettuato la stuccatura e il ricollegamento materico superficiale, è stata eseguita l’integrazione cromatica mediante la tecnica della selezione, mentre sulle diffuse abrasioni si è proceduto con un abbassamento di tono mediante leggere velature. La fase finale del restauro ha riguardato la verniciatura del dipinto eseguita prima a pennello e poi a nebulizzazione.

Grazie al settore di climatologia, fondamentale è stato il monitoraggio dei parametri termo-igrometrici in corrispondenza dell’altare maggiore della chiesa, in vista della ricollocazione dell’opera.

Soprintendente: Marco Ciatti (fino al 2022), Emanuela Daffra (dal 2022)

Direttore dei Lavori: Cecilia Frosinini (fino al 2020), Sandra Rossi (dal 2020)

Direttore Tecnico: Chiara Rossi Scarzanella (fino a 2019), Chiara Modesti (dal 2019)

Restauratori: Francesca Bettini (dal 2022), Ciro Castelli, Alberto Dimuccio, Chiara Modesti (dal 2019), Luciano Ricciardi (dal 2019) Chiara Rossi Scarzanella (fino al 2019), Andrea Santacesaria (fino al 2022), Caterina Toso (dal 2023)

Documentazione fotografica: Giuseppe Zicarelli, Cristian Ceccanti (2024)

Indagini scientifiche:
Laboratorio Scientifico dell’OPD: Carlo Galliano Lalli (fino al 2018), Giancarlo Lanterna (fino al 2022), Andrea Cagnini (dal 2022), Monica Galeotti (dal 2022), Simone Porcinai (dal 2022) (analisi chimiche)
Andrea Cagnini, con la collaborazione di Ottavio e Daniele Ciappi. (Radiografia X)
Roberto Bellucci (M-NIR)
ENEA: Pietro Moioli e Claudio Seccaroni (XRF)
Unità di ricerca in tecnologia del legno (Dipartimento DAGRI dell’Università degli Studi di Firenze): Paola Mazzanti, Lorenzo Riparbelli, Luca Uzielli (misurazioni delle variazioni dimensionali del supporto)
INFN-Istituto Nazionale di Fisica Nucleare: Chiara Ruberto, Lisa Castelli (XRF a scansione)
Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa: M.P. Colombini, A. Andreotti (Gascromatografia)
Settore di climatologia: Monica Galeotti, Sandra Cassi (Monitoraggio dei parametri termo-igrometrici della chiesa)

Ufficio Stampa Opificio delle Pietre Dure:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
tel. +39. 049.663499
simone@studioesseci.net (rif. Simone Raddi)
 
Ufficio Stampa Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro:
Luca Primavera
+39.345.42.15.256
ufficiostampa@diocesi.arezzo.it

Castello Errante: Lanciata la call per l’VIII edizione della Residenza Internazionale del Cinema

Castello Errante 2023

Riaperte le call per l’attesa VIII edizione di Castello Errante! Al via le selezioni per formare la troupe del format innovativo di produzione e promozione del cinema e dell’audiovisivo che, come ogni anno, vedrà giovani professionisti provenienti dall’Italia e dall’America Latina celebrare il cinema e la creatività in un affascinante borgo della Regione Lazio.

L’obiettivo di Castello Errante si confermaquello di coniugare la ricerca e la formazione nel campo dell’audiovisivo, in un contesto diversificato, lontano dalle grandi città: un nuovo modello di produzione audiovisiva, che promuove gli scambi internazionali e le conseguenti ricadute economiche sui territori in cui opera.

È possibile iscriversi e partecipare alle call dal link presente sul sito: www.castelloerranteresidenza.it/call. Castello Errante selezionerà una sceneggiatura per un cortometraggio di finzione e una troupe internazionale che avrà il compito di realizzarla durante la residenza, insieme ad altri progetti artistici.  La candidatura dovrà pervenire entro il termine del 1° Luglio 2024.

La troupe selezionata avrà inoltre l’opportunità di partecipare a diverse masterclass e workshop, con importanti cattedre internazionali del settore, mettendosi alla prova con nuovi formati e producendo contenuti e idee in grado di raccontare e documentare il luogo che la ospita.

Castello Errante lancia inoltre da quest’anno il progetto Showcase, che ha l’obiettivo di facilitare gli incontri tra i giovani talenti italiani e latino-americani e le imprese di produzione audiovisiva italiana. L’appuntamento – che si terrà online nella prima metà di marzo 2024 – offre opportunità di connessione tra i giovani talenti selezionati annualmente da Castello Errante, e una platea di produttrici e produttori a cui proporranno le loro opere da sviluppare. Chiunque fosse interessato a partecipare con la propria società di produzione, può inviare una mail a: organizzazione@castelloerranteresidenza.it.

Castello Errante 2023

Sono in corso i lavori di post-produzione di entrambi i lavori realizzati durante la VII edizione del progetto, che presto intraprenderanno il loro percorso di promozione grazie ai festival e ai partner dell’iniziativa.

Hanno invece intrapreso la fase di distribuzione e promozione i lavori realizzati nella VI edizione di Castello Errante.

Ad aprile in programma l’uscita del documentario diretto dalla regista Marina Fastoso, in cui le protagoniste e i protagonisti di Castello Errante si raccontano intimamente rispetto al significato profondo che il cinema assume nelle loro vite, al loro vagabondare seguendo le onde di un’arte mobile, incantata e scostante, che nutre la loro visione del mondo e i loro sogni. Nella residenza, che si è svolta nel Castello di Santa Severa, nella Regione Lazio, trovano uno spazio fertile in cui poter portare la propria individualità a confronto con altre culture e altre esperienze, così da vivere una commistione artistica e umana irripetibile.

Al via anche la distribuzione di “Cosmo & Wanda”, il cortometraggio di finzione diretto da Jeissy Trompiz e scritto da Lorenzo Carapezzi, che racconta la storia di Anna, una psicologa intrappolata nella stanca routine di una coppia borghese, che decide di separarsi dal marito Umberto, un semiologo saccente che non intende lasciare alla moglie Cosmo e Wanda, i pesciolini rossi del loro acquario. Una riflessione sulle frustrazioni e il regresso dell’animo umano causati da una profonda incapacità di comunicare.

Castello Errante è un progetto organizzato dalla Occhi di Giove S.r.l. con il sostegno di: Ministero della Cultura, Regione Lazio; in collaborazione con IILA – Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana, Roma Lazio Film Commission, Doc/it – Associazione Documentaristi Italiani, AANT – Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie, le Ambasciate di Argentina, Cile, Costa Rica, Colombia, Cuba, Guatemala, Honduras, Haiti, Messico, Nicaragua, Repubblica Domenicana, Uruguay e Venezuela.


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Sulla scia di Dylan Dog. Il fumetto, linguaggio tuttora potente. Nel bene e nel male. Incontro a Roma con Roberto Recchioni

MARIO SAKAMOTO – SARA ARCURI – ROBERTO RECCHIONI – MARIA LUISA PIRAS
Sulla scia di Dylan Dog. Il fumetto, linguaggio tuttora potente. Nel bene e nel male.

Incontro a Roma con Roberto Recchioni.  Un’iniziativa congiunta Rotary Club di Roma e Rotaract Roma

Rientra nella mission del Rotary Club di Roma e della sua presidente Maria Luisa Piras, e del Rotaract Roma, con la sua giovane presidente Sara Arcuri, creare momenti di approfondimento culturale a beneficio dei propri soci e non solo. Così, la serata del 19 marzo, di iniziativa congiunta delle due realtà rotariane, ha avuto come ospite, grazie all’interessamento del Socio Mario Sakamoto,  Roberto Recchioni, sceneggiatore e soggettista per il fumetto e il cinema, illustratore, critico cinematografico, scrittore. Romano, è stato definito “la rockstar del fumetto italiano” per aver scritto di personaggi iconici come Tex, Diabolik e Topolino e aver creato John Doe e Detective Dante (insieme a Lorenzo Bartoli), Battaglia, David Murphy:911 e la serie Orfani. Autore di graphic novels e di alcuni romanzi. A completare, per ora il quadro dei suoi interessi la passione per i videogiochi, ne ha scritto da ultimo uno, e per le moto. Curatore e sceneggiatore di Dylan Dog, la creatura di Tiziano Sclavi in pubblicazione con Sergio Bonelli Editore, dal 20 maggio 2013, e sicuramente responsabile del rilancio dell’Indagatore dell’incubo, il 4 maggio 2023 gli succede Barbara Baraldi. 

Il filo comune

Come conoscitore ed esploratore dell’universo fumetto e del mondo della cultura pop, un filo comune lega le molteplici attività in cui esprime la sua creatività: l’amore per le storie. Le storie, come la musica, salvifiche per l’uomo. Come ha avuto modo di raccontare, in tempi più antichi la capacità di narrare e tramandare storie contenenti informazioni e concetti essenziali e utili ha letteralmente permesso la sopravvivenza di alcune tribù piuttosto che di altre, partendo dalle pitture rupestri veri e propri proto-fumetti. Egualmente oggi, afferma Recchioni, immaginare e raccontare storie non è soltanto una attività meravigliosa, ma farlo attraverso il linguaggio del fumetto rivela tutta la sua potenza e la sua forza espressiva, nel bene come nel male. Il linguaggio in sé è una macchina potentissima in mano all’uomo fin dagli inizi e tanto più quando usato per raccontare storie e innescare, così, altre potentissime leve, le emozioni. Pensiamo alle fiabe, ha detto, alle narrazioni religiose, alla Bibbia, storie capaci di modellare le civiltà, racconti avvincenti capaci di motivare e accrescere la nostra esperienza umana. Storie scritte per appassionare e meravigliare, e trasferire però nel contempo leggi morali o sociali. Pensiamo ai bestiari, testi che legati ad immagini, non tutte reali, che evocavano altresì valori morali ed etici o il loro contrario in una persona, per esempio. I bestiari erano uno degli strumenti in mano al potere per la rappresentazione dei propri nemici. E la cosa tuttora sopravvive in molte espressioni nel nostro gergo comune. 

L’unicum del linguaggio-fumetto

Il fumetto per sua natura stilizza la realtà per necessità di racconto e di mezzi. E a ben guardare, avvisa Recchioni, è pieno di stereotipi e luoghi comuni. La sintesi è la sua forza, ma è una forza fantastica sia per veicolare messaggi positivi sia negativi. C’è violenza nel fumetto, ma oggi che è un mezzo molto più controllato, a ben guardare meno di ieri. L ‘errore comune è tuttavia quello di pensarlo come letteratura per bambini. Non lo è. E il fumetto è anche un linguaggio popolare, di massa, e quindi un’arma, come lo è tutta la comunicazione. Verso il fumetto, come verso l’informazione e la comunicazione tout court oggi, è indispensabile un approccio critico, da lettore attento. In quest’ottica il fumetto si rivela un ottimo metodo per allenare la mente a decodificare il mondo distillando quanto di esso viene rappresentato.

La parabola di Dylan Dog

La vicenda di Dylan Dog, protagonista di una serie riduttivamente forse definibile come horror, nato nel 1986 nell’epoca del pugno di ferro di Margaret Thatcher, lo vede dapprima esprimere tutto il disagio di un personaggio apparentemente incerto, che mette sempre in discussione sé stesso e il mondo e sempre lo vede porsi dalla parte del più debole. Un personaggio, quello di Sclavi, definito “poetico e generazionale”. Durante la sua vita, il “fenomeno Dylan Dog”, diventava il fumetto più venduto in Italia (tra inediti e ristampe raggiungendo il milione di copie mensili) e si affermava sia come fumetto a larga diffusione sia come fumetto d’autore, osannato dalla critica e dagli intellettuali.  Da un certo punto in poi, però, l’editore ha voluto serializzarlo e cristallizzarlo producendo tuttavia come esito una sopravvivenza, piuttosto che una vitalità della testata, senza nulla di nuovo, con poche eccezioni, in qualche numero. Ma l’idea di un mondo invariabile e immutabile attorno all’eroe non aveva rappresentato alcun tipo di problema per oltre vent’anni e i temi affrontati, la narrazione del personaggio e il suo campo d’azione non avevano mai richiesto un’eccessiva attualizzazione della serie.  Poi, dal numero 337 in edicola, quando inizia l’avvenuta di Recchioni con il personaggio, molte cose, dice Recchioni, sono cambiate, ed era giunto il momento di un nuovo Dylan Dog, che si trasformasse “rinnovandosi nella forza e tornando a interpretare il tempo della narrazione presente”. Lo fa letteralmente cambiando abito, cambiando assistente, da Groucho a Gnaghi, nuovi hobby, nuovi alleati e perfino un nuovo passato. Non ha guastato la personale capacità di Recchioni di raccontarsi e raccontare su diverse piattaforme, anche social, che è servita a stimolare un confronto sul personaggio tra i suoi lettori. Vecchi e nuovi. Con il numero 437 si conclude infine l’avventura che legava Recchioni a Dylan Dog e il testimone passa a Barbara Baraldi nuova curatrice del personaggio, e ripensando ai suoi 10 anni appena conclusi, Recchioni ricorda momenti buoni, artisticamente e commercialmente parlando, e momenti meno buoni. E guarda al futuro, in cui continuerà, comunque, a raccontare storie.

Tanti estimatori del fumetto e di Dylan Dog in particolare presenti alla conviviale del 19 marzo presso l’hotel Building di Roma, che si sono confrontati con Roberto Recchioni sul fumetto vecchio e nuovo, sull’evoluzione e le intersezioni con il cinema e la televisione, su domanda e offerta dello stesso e sull’influenza che ha sul pubblico, giovane e meno giovane, ferma restando la sua visione del fumento come una delle più potenti tecnologie. Recchioni ha invitato anche a domandarsi se viste le attuali condizioni del mondo, tra cambiamento climatico, guerre ed altri negativi aspetti, i vecchi fumetti abbiano effettivamente cresciuto una popolazione mondiale migliore di quella di oggi e a leggere criticamente, riconoscendo il potere e la responsabilità degli autori e dei lettori nel plasmare la società attraverso le storie. Qualche firma-copia e l’arrivederci al prossimo incontro con altri protagonisti, come Recchioni, della scena culturale italiana. 


Rotary Club di Roma
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Pisa, Museo della grafica: “Disegnava il Caravaggio?” – Conferenza di Alessandro Zuccari

Il Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) 

è lieto di invitarvi alla conferenza

a cura di Alessandro Zuccari (Università La Sapienza, Roma – Accademia dei Lincei)

Giovedì 21 marzo, ore 16:00

Per maggiori informazioni Cliccare il logo

Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Tel. 050/2216060 (62-67-59-70)
E-mail: museodellagrafica@adm.unipi.it
www.museodellagrafica.sma.unipi.it