Paul Gauguin – Nafea faa ipoipo (Quando ti sposi?)

Nafea faa ipoipo, 1892, Fondazione Beyeler, Riehen, Svizzera

IL DIPINTO

Nafea faa ipoipo è un dipinto di Paul Gauguin del 1892; olio su tela di dimensioni 105 x 77,5 cm. Il titolo, tradotto dalla lingua del posto (tahitiano), significa “Quando ti sposi?”. Infatti, Gauguin, giunto a Tahiti nel 1891 ma deluso dall’operato colonialista francese che, nella capitale “Papeete” aveva già esercitato una forte influenza, si era stabilito in un villaggio interno in cui il progresso e la civiltà occidentale si faceva sentire meno. L’opera è stata conservata nel Kunstmuseum di Basilea fino al 6 febbraio 2015, quando fu venduto, secondo alcune fonti non del tutto attendibili, per 300 milioni di dollari, circa 265 milioni di euro, divenendo il quadro più caro di sempre. L’opera fu acquistata da un consorzio di musei del Qatar, che pochi anni prima si era aggiudicato per 250 milioni di dollari una delle versioni del dipinto I giocatori di carte di Cezanne.

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Autoritratto con il Cristo giallo, 1889, Museo d’Orsay, Parigi

L’ARTISTA

Paul Gauguin (Parigi, 7 giugno 1848 – Hiva Oa, 8 maggio 1903) è stato un pittore francese, considerato tra i maggiori interpreti del post-impressionismo. Eugène-Henri-Paul Gauguin nacque il 7 giugno 1848 a Parigi, al n. 56 di rue Notre-Dame-de-Lorette, celebre strada di Montmartre. La madre, Aline Marie Chazal (1831-1867), discendeva da una famiglia spagnola con diramazioni in Perù, stato presso il quale godeva di notevole prestigio politico e benessere finanziario: la madre della Chazal era infatti Flora Tristan, una scrittrice molto nota dall’animo ribelle e avventuroso, impegnata politicamente (supportava con calda simpatia la causa del socialismo sansimoniano) e socialmente (era infatti una femminista ante litteram e una sostenitrice dell’amore libero). Il padre, Clovis Gauguin, era un giornalista al servizio della rivista Le National animato da un solido credo repubblicano, che gli costò tuttavia notevoli attriti con la presidenza di Napoleone III. Nel 1849 la stanchezza del parlamentarismo e della Repubblica, attraversata com’era da fortissimi conflitti intestini, era palese a tutti i Francesi, e altrettanto trasparenti erano le ambizioni di Napoleone III di far rivivere lo spirito bonapartista dello zio defunto e di restaurare l’Impero con un colpo di stato. Clovis Gauguin, spaventato da un clima politico così teso, nello stesso anno decise di approfittare delle ramificazioni peruviane della famiglia della moglie e di trasferirsi a Lima, in Sud America, insieme a Flora, a Paul e alla primogenita Marie. Papà Clovis morì il 30 ottobre 1849 durante il viaggio in piroscafo: ciò, tuttavia, non compromise la fanciullezza del giovane Gauguin, che si consumò in un’agiatezza idilliaca e in un borgo splendidamente pittoresco, quale era Lima, che poi egli stesso rievocherà nei suoi scritti colorandolo della sua grande nostalgia di emigrato.

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Paul Gauguin – Il Cristo giallo

Il Cristo giallo, 1889, Albright-Knox Art Gallery, Buffalo

IL DIPINTO

Il Cristo giallo (Le Christ jaune) è un dipinto del pittore francese Paul Gauguin, realizzato nel 1889 e conservato alla Albright-Knox Art Gallery di Buffalo. Gauguin qui si confronta con un tema religioso che ha già affascinato migliaia di artisti: la crocifissione di Gesù. Se, tuttavia, il racconto dei Vangeli testimonia come che il supplizio di Gesù Cristo sulla croce avvenne sulla piccola altura del Golgota a settentrione di Gerusalemme, Gauguin opera una trasposizione spazio-temporale, e riconduce l’evento alla dimensione quotidiana della Bretagna ottocentesca, regione presso la quale egli risiedeva sin dal 1886. Riprendendo il commento dello stesso Gauguin, l’opera raffigura «un Cristo pietoso e selvaggio […] imbrattato di giallo» sullo sfondo di «una campagna affogata nel giallo». Mai descrizione poteva essere più veritiera: le campagne bretoni, costellate qua e là di alberi che divampano con una suggestiva colorazione rosso-arancio, si tingono infatti di un giallo intensissimo, ripreso e variato nell’incarnato del Cristo, crocifisso in primo piano e circoscritto da un contorno nero e verde. Gauguin per il Gesù si ispira alle fattezze del proprio volto e, soprattutto, a un crocifisso ligneo policromo, opera tardomedievale di un artigiano minore, che aveva potuto ammirare alla cappella di Trémalo, frazione rurale poco distante da Pont-Aven. Tutt’intorno alla croce, infine, si dispongono alcune contadine bretoni abbigliate con i loro vestiti tradizionali, quasi fossero delle pie donne evangeliche.

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Autoritratto con il Cristo giallo, 1889, Museo d’Orsay, Parigi

L’ARTISTA

Paul Gauguin (Parigi, 7 giugno 1848 – Hiva Oa, 8 maggio 1903) è stato un pittore francese, considerato tra i maggiori interpreti del post-impressionismo. Eugène-Henri-Paul Gauguin nacque il 7 giugno 1848 a Parigi, al n. 56 di rue Notre-Dame-de-Lorette, celebre strada di Montmartre. La madre, Aline Marie Chazal (1831-1867), discendeva da una famiglia spagnola con diramazioni in Perù, stato presso il quale godeva di notevole prestigio politico e benessere finanziario: la madre della Chazal era infatti Flora Tristan, una scrittrice molto nota dall’animo ribelle e avventuroso, impegnata politicamente (supportava con calda simpatia la causa del socialismo sansimoniano) e socialmente (era infatti una femminista ante litteram e una sostenitrice dell’amore libero). Il padre, Clovis Gauguin, era un giornalista al servizio della rivista Le National animato da un solido credo repubblicano, che gli costò tuttavia notevoli attriti con la presidenza di Napoleone III. Nel 1849 la stanchezza del parlamentarismo e della Repubblica, attraversata com’era da fortissimi conflitti intestini, era palese a tutti i Francesi, e altrettanto trasparenti erano le ambizioni di Napoleone III di far rivivere lo spirito bonapartista dello zio defunto e di restaurare l’Impero con un colpo di stato. Clovis Gauguin, spaventato da un clima politico così teso, nello stesso anno decise di approfittare delle ramificazioni peruviane della famiglia della moglie e di trasferirsi a Lima, in Sud America, insieme a Flora, a Paul e alla primogenita Marie. Papà Clovis morì il 30 ottobre 1849 durante il viaggio in piroscafo: ciò, tuttavia, non compromise la fanciullezza del giovane Gauguin, che si consumò in un’agiatezza idilliaca e in un borgo splendidamente pittoresco, quale era Lima, che poi egli stesso rievocherà nei suoi scritti colorandolo della sua grande nostalgia di emigrato.

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Vincent van Gogh – Ritratto del dottor Gachet

Ritratto del dottor Gachet, 1890, Collezione privata

IL DIPINTO

Il Ritratto del dottor Gachet è un’opera pittorica di Vincent van Gogh eseguita nel 1890. Paul Gachet era un medico psichiatra, amante dell’arte: incontrò Vincent van Gogh tramite il fratello di lui Theo e immediatamente i due si trovarono in sintonia nell’analoga visione dell’arte. Il dottore si rese disponibile a posare per Vincent, che da tanto tempo cercava un modello da ritrarre dal vero. Lavorando in comunione alla realizzazione dell’opera i due ottennero un risultato straordinario. Il dottore ne fu talmente compiaciuto che ne volle la realizzazione di una copia. Il dipinto è estremamente innovativo: Van Gogh abbandonò le pose statiche e convenzionali dei precedenti dipinti. Il triste volto del dottore è «l’espressione disillusa del nostro tempo» ebbe modo di affermare Van Gogh in una lettera indirizzata al collega ed amico Paul Gauguin (lettera n. 643 del giugno 1890). In un altro messaggio al fratello Theo in cui descrive l’ultimo frutto della sua passione, il pittore dichiarò: «la testa con un berretto bianco, molto bionda, molto chiara; anche la carnagione delle mani molto bianca, un frac blu e uno sfondo blu cobalto. Le mani sono mani da ostetrico, più chiare del volto.» (lettera n. 638, datata 4 giugno 1890). Nel ritratto l’artista attua un forte contrasto cromatico. In primo piano, sul tavolo, accanto ai libri una pianta di digitale. Diverse inclinazioni del pennello sono abbinate nell’insieme; dense e marcate pennellate che animano la giacca del dottore e lo sfondo, omogeneamente accompagnano le dritte e piatte linee del tavolo. Infine la parte superiore dell’opera è separata da una linea ondulata.

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Autoritratto, 1887, The Art Institute of Chicago

L’ARTISTA

Vincent Willem van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) è stato un pittore olandese. Fu autore di quasi novecento dipinti e di più di mille disegni, senza contare i numerosi schizzi non portati a termine e i tanti appunti destinati probabilmente all’imitazione di disegni artistici di provenienza giapponese. Tanto geniale quanto incompreso se non addirittura disprezzato in vita, Van Gogh influenzò profondamente l’arte del XX secolo; dopo aver trascorso molti anni soffrendo di frequenti disturbi mentali, morì all’età di soli trentasette anni. Iniziò a disegnare da bambino nonostante le continue pressioni del padre, pastore protestante che continuò ad impartirgli delle norme severe; continuò comunque a disegnare finché non decise di diventare un pittore vero e proprio. Iniziò a dipingere tardi, all’età di ventisette anni, realizzando molte delle sue opere più note nel corso degli ultimi due anni di vita. I suoi soggetti consistevano in autoritratti, paesaggi, nature morte di fiori, dipinti con cipressi, rappresentazione di campi di grano e girasoli. La sua formazione si deve all’esempio del realismo paesaggistico dei pittori di Barbizon e del messaggio etico e sociale di Jean-François Millet.

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Paul Cézanne – Le grandi bagnanti

Les grandes baigneuses, 1894-1905 circa, National Gallery, Londra

IL DIPINTO

Le grandi bagnanti (Les grandes baigneuses) un dipinto a olio su tela (127,2×196,1 cm) di Paul Cézanne, databile al 1894-1905 circa e conservato nella National Gallery. Assiduo frequentatore del Louvre, Cézanne aveva avuto modo di familiarizzare col tema classico delle bagnanti, rappresentato da numerosi artisti del passato, come Tiziano e Poussin. Si trattava di un soggetto amato da artisti e mecenati, che esprimeva l’idea di armonia tra uomo e natura nell’idilliaca Arcadia. L’artista, a differenza dei suoi predecessori, tralasciò tutte le componenti letterarie e mitologiche, concentrandosi sulle sole questioni compositive, di colore e di forma. Ne fece diverse composizioni dal 1870 in poi, utilizzando figure maschili e femminili, in gruppi o da sole. In tutta la sua carriera però creò solo tre versioni “grandi” del soggetto: una è quella di Londra, una è alla Barnes Foundation di Merion (Pennsylvania) e una è al Philadelphia Museum of Art. Sembra che prima di morire stesse lavorando a tutte e tre queste opere contemporaneamente.

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Autoritratto, 1883-1887, Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen

L’ARTISTA

Paul Cézanne (Aix-en-Provence, 19 gennaio 1839 – Aix-en-Provence, 22 ottobre 1906) è stato un pittore francese. Paul Cézanne nacque a Aix-en-Provence, cittadina nel meridione della Provenza, in Francia, il 19 gennaio 1839 in seno a una famiglia dalle origini italiane. Secondo una recente scoperta storicamente ben documentata le vere origini del pittore Cézanne sarebbero a Cesena, in Romagna. In un libro di memorie scoperto a Milano nel 1995 dallo studioso Romano Pieri c’è una autocertificazione che recita testualmente: “Il padre di Paul Cézanne era originario di Cesena, in Romagna.” Nell’archivio del museo Cézanne venne trovata una vecchia richiesta del gallerista Vollard che chiedeva precisi dati biografici della famiglia da riportare sul dépliant della grande mostra di Cézanne a Parigi. Da quella scoperta nel Castello Sforzesco di Milano, Romano Pieri iniziò a ricostruire la storia di una famiglia: il padre del pittore si chiamava originariamente Luigi Augusto Cesena (della popolosa comunità ebraica di Cesena) che da giovane forse apprende il mestiere di cappellaio nella città romagnola e si trasferisce in Francia, a Aix en Provence, continuando la sua attività presso un laboratorio che gli offre piena ospitalità di residenza, favorendo anche una relazione amorosa con un’operaia dalla quale nascerà il figlio Paul. Luigi Augusto era così intraprendente da avere poi successo nel gestire una banca locale che gli consente di mantenere il figlio a Parigi, presso l’Accademia delle Belle Arti (notizie ed riportate nel libro “Cézanne Genio cesenate” scritto da Romano Pieri ed edito dalla casa editrice Ponte Vecchio nel 2005).

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Georges Seurat – Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte

Georges Seurat – Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte, 1883-1885, The Art Institute, Chicago

IL DIPINTO

Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte (Un dimanche après-midi à l’Île de la Grande Jatte) è un dipinto del pittore francese Georges Seurat, realizzato nel 1883-85 e conservato all’Art Institute di Chicago (Chicago). Desideroso di dimostrare nella pratica le nuove teorie divisioniste, già nel 1884 Seurat pose mano al progetto di una nuova grande tela, che non si allontana, quanto a metodologia di preparazione e scelta del soggetto, da quella dei Bagnanti ad Asnières. Testimonianza del nuovo progetto è la lettera che spedì sei anni dopo aver concluso l’opera, all’amico critico Fénéon il 20 giugno 1890: «1884, giorno dell’Ascensione: Grande-Jatte, gli studi e il quadro». Sembrerebbe quasi che Seurat abbia voluto prendere a pretesto quella festività religiosa per significare l’inizio della sua «ascensione» artistica. Comunque sia, Seurat scelse l’isolotto della Grande-Jatte, sulla Senna, presso Neuilly sur Seine, come luogo ove ambientare il nuovo dipinto. Secondo quanto scrisse Signac il principio-guida era quello di fissare preventivamente la composizione: «Guidato dalla tradizione e dalla scienza, armonizzerà la composizione alle sue concezioni, cioè adatterà le linee (direzione e angoli), il chiaroscuro (toni), i colori (tinte), all’elemento che vorrà far prevalere». La mattina, con la luce migliore, Seurat si recava alla Grande-Jatte per abbozzare scene dipinte a olio con tecnica impressionista – si contano più di trenta tavolette di studi – mentre il resto della giornata veniva passato nell’atelier, disegnando a matita singoli particolari grazie al sostegno di una scala (la dimensione del dipinto, come quella dei Bagnanti ad Asnières, è infatti di 2 metri per 3), a ritoccare la tela, sulla quale aveva steso uno strato di colore base, con i piccoli punti di diverso colore, secondo il principio della mescolanza ottica.

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Georges Seurat in un ritratto fotografico di Lucie Cousturier (1888)

L’ARTISTA

Georges Seurat (Parigi, 2 dicembre 1859 – Gravelines, 29 marzo 1891) è stato un pittore francese, pioniere del movimento puntinista. Insieme con l’amico Edmond Aman-Jean nel 1878 Seurat si iscrisse all’École des beaux-arts, seguendo i corsi di un allievo di Ingres, il pittore Henri Lehmann che, ammiratore della pittura del Rinascimento italiano, aveva a lungo soggiornato in Italia, in particolare a Firenze. Nella biblioteca della scuola Seurat scovò la Loi du contraste simultané des couleurs [Legge del contrasto simultaneo dei colori], un saggio del chimico Michel Eugène Chevreul pubblicato nel 1839: la legge formulata da Chevreul afferma che «il contrasto simultaneo dei colori racchiude i fenomeni di modificazione che gli oggetti diversamente colorati sembrerebbero subire nella composizione fisica, e la scala dei loro rispettivi colori quando si vedano simultaneamente». Fu un libro che gli aprì un intero orizzonte di studio sulla funzione del colore nella pittura cui dedicherà il resto della vita: Chevreul sosteneva che «mettere il colore sulla tela non significa soltanto colorare con quel colore una determinata parte di tela, ma significa anche colorare con il suo colore complementare la parte circostante».

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Paul Cézanne – I giocatori di carte

I giocatori di carte, 1890-1895, Musée d’Orsay, Parigi

IL DIPINTO

I giocatori di carte è una serie di dipinti a olio su tela (47×56 cm) realizzati da Paul Cézanne fra il 1890 e il 1895. La versione qui presente è conservata nel Musée d’Orsay di Parigi mentre le altre quattro al: ” Barnes Foundtion ” di Philadelphia, al ” Metropolian Museum of Art ” di New York, alla “Courtauld Institute of Art” di Londra e nella collezione privata della famiglia reale del Qatar. Infatti, sul tema della partita a carte Cézanne dipinse cinque differenti versioni. In questa versione due uomini in un’osteria di paese stanno giocando a carte davanti ad uno specchio. La tela si presenta con uno schema fortemente geometrizzato, che conferisce ai due personaggi dignità classica, pur rimanendo un’immagine di contemplazione pura e senza pathos (le due figure sono compagne di gioco in un’opposizione consensuale). Distorcendo la visione prospettica, Cézanne riesce ad ottenere il massimo grado di centralità, che risulti credibile in una scena di vita vissuta: questo lieve scarto dal centro è un acuto stratagemma per evitare il rischio che l’opera risulti troppo artefatta: le cose non ci si presentano mai in uno stato di perfetto equilibrio.

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Autoritratto, 1883-1887, Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen

L’ARTISTA

Paul Cézanne (Aix-en-Provence, 19 gennaio 1839 – Aix-en-Provence, 22 ottobre 1906) è stato un pittore francese. Paul Cézanne nacque a Aix-en-Provence, cittadina nel meridione della Provenza, in Francia, il 19 gennaio 1839 in seno a una famiglia dalle origini italiane. Secondo una recente scoperta storicamente ben documentata le vere origini del pittore Cézanne sarebbero a Cesena, in Romagna. In un libro di memorie scoperto a Milano nel 1995 dallo studioso Romano Pieri c’è una autocertificazione che recita testualmente: “Il padre di Paul Cézanne era originario di Cesena, in Romagna.” Nell’archivio del museo Cézanne venne trovata una vecchia richiesta del gallerista Vollard che chiedeva precisi dati biografici della famiglia da riportare sul dépliant della grande mostra di Cézanne a Parigi. Da quella scoperta nel Castello Sforzesco di Milano, Romano Pieri iniziò a ricostruire la storia di una famiglia: il padre del pittore si chiamava originariamente Luigi Augusto Cesena (della popolosa comunità ebraica di Cesena) che da giovane forse apprende il mestiere di cappellaio nella città romagnola e si trasferisce in Francia, a Aix en Provence, continuando la sua attività presso un laboratorio che gli offre piena ospitalità di residenza, favorendo anche una relazione amorosa con un’operaia dalla quale nascerà il figlio Paul. Luigi Augusto era così intraprendente da avere poi successo nel gestire una banca locale che gli consente di mantenere il figlio a Parigi, presso l’Accademia delle Belle Arti (notizie ed riportate nel libro “Cézanne Genio cesenate” scritto da Romano Pieri ed edito dalla casa editrice Ponte Vecchio nel 2005).

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Georges Seurat – Bagnanti ad Asnières

Bagnanti ad Asnières, 1884, National Gallery, Londra

IL DIPINTO

Bagnanti ad Asnières (Une baignade à Asnières) è un dipinto del pittore francese Georges Seurat, realizzato nel 1884 e conservato alla National Gallery di Londra. Nel 1879, quando mancavano ormai pochi anni prima dell’esecuzione di Bagnanti ad Asnières, Seurat stava ancora perfezionando la propria tecnica pittorica sotto la guida degli insegnanti della École des Beaux-Arts. L’Accademia insegnava ai propri studenti che qualsiasi dipinto di grande formato, prima di esser portato a compimento, doveva essere preceduto da una sicura preparazione disegnativa, da predisporre con l’esecuzione di numerosissimi disegni e bozzetti preparatori. È possibile che Seurat pensasse ai Bagnanti ad Asnières già a partire dal 1882. Da quell’anno fino al 1884 si sono succeduti diversi studi a olio (il catalogue raisonné di César de Hauke ne elenca quattordici): si osservi, in tal senso, il bozzetto preparatorio oggi esposto a Chicago, del tutto simile alla redazione finale, fatta eccezione ovviamente per le dimensioni (molto piccole, 25×16 cm). Seurat era solito soprannominare affettuosamente queste minuscole tavole con il termine croquetons, oggi divenuto così popolare da potersi considerare a tutti gli effetti come un occasionalismo linguistico.

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Georges Seurat in un ritratto fotografico di Lucie Cousturier (1888)

L’ARTISTA

Georges Seurat (Parigi, 2 dicembre 1859 – Gravelines, 29 marzo 1891) è stato un pittore francese, pioniere del movimento puntinista. Insieme con l’amico Edmond Aman-Jean nel 1878 Seurat si iscrisse all’École des beaux-arts, seguendo i corsi di un allievo di Ingres, il pittore Henri Lehmann che, ammiratore della pittura del Rinascimento italiano, aveva a lungo soggiornato in Italia, in particolare a Firenze. Nella biblioteca della scuola Seurat scovò la Loi du contraste simultané des couleurs [Legge del contrasto simultaneo dei colori], un saggio del chimico Michel Eugène Chevreul pubblicato nel 1839: la legge formulata da Chevreul afferma che «il contrasto simultaneo dei colori racchiude i fenomeni di modificazione che gli oggetti diversamente colorati sembrerebbero subire nella composizione fisica, e la scala dei loro rispettivi colori quando si vedano simultaneamente». Fu un libro che gli aprì un intero orizzonte di studio sulla funzione del colore nella pittura cui dedicherà il resto della vita: Chevreul sosteneva che «mettere il colore sulla tela non significa soltanto colorare con quel colore una determinata parte di tela, ma significa anche colorare con il suo colore complementare la parte circostante».

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Giovanni Costa – Donne che portano fascine a Porto d’Anzio

Donne che portano fascine a Porto d’Anzio, 1852, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Roma

IL DIPINTO

Donne che portano fascine a Porto d’Anzio è un dipinto di Giovanni Costa, detto Nino (1826-1903), datato 1852 e conservato a Roma, alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea. Giovanni Costa ci racconta la genesi di questa pittura: «Dopo una nottata piovosa, alla mattina, mentre si apriva il cielo, vidi delle donne che avevano sulla testa strani fardelli che poi conobbi essere radiche di alberi delle quali caricavano una barca. Ne ebbi una grande impressione e cominciai il quadro che fu compiuto nel 1852.»

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Giovanni Costa ritratto da Frederic Leighton

L’ARTISTA

Giovanni Costa, detto Nino (Roma, 15 ottobre 1826 – Marina di Pisa, 31 gennaio 1903), è stato un pittore, militare e politico italiano. Esponente di punta della pittura romana dell’Ottocento, ha contribuito al diffondere delle idee naturalistiche anche tra i membri del movimento pittorico dei macchiaioli. È ricordato anche per aver partecipato attivamente alle campagne garibaldine del 1848-49 e del 1859. Il padre di Giovanni, Gioacchino, era originario di Santa Margherita Ligure. A Roma aveva trovato lavoro prima presso un cordaro e poi in un lanificio. Il proprietario del lanificio, tal Lera, vedendolo operoso lo finanziò per 6000 scudi per iniziare una attività di fabbricante di “borgonzoni”[1]in cui anche il Lera era socio. Le stoffe prodotte erano fatte tingere da un tintore, Andrea Chiappi. Gioacchino si innamorò della figlia di questi, Mariuccia, e ne ottenne la mano. La coppia ebbe 16 figli, di cui dodici raggiunsero l’età adulta. Nel tempo la famiglia si stabilì a Trastevere, nei pressi della chiesa di san Francesco a Ripa. L’edificio fu progettato dal secondogenito Filippo Costa. La famiglia raggiunse una discreta posizione di agiatezza. Durante la giovinezza Nino Costa riceve un’educazione di impostazione classica, rimane affascinato dall’arte del medioevo e del rinascimento e si dedica alla pittura frequentando, sempre nella città natale Roma, intorno al 1848, lo studio del Camuccini, quello del Coghetti e infine quello di Podesti e del Clerici. Ha però una propensione per la natura e per la pittura dal vero che lo allontanano da questi artisti, intrinsecamente legati alle esperienze neoclassica e romantica.

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Cristiano Banti – Boscaiole con fascine

Boscaiole con fascine, 1881-1889, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze

IL DIPINTO

Boscaiole con fascine è un dipinto di Cristiano Banti. Databile tra il 1881 e il 1889, è conservato nella Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, a Firenze. Boscaiole con fascine è un’opera che fa parte della serie Predone, che è anche il sottotitolo con cui questo dipinto è noto. Angelo De Gubernatis, nel suo Dizionario degli artisti italiani viventi, edito nel 1889, di questo quadro diceva che l’Autore lo stava ultimando. Per Matteucci, Banti lavorava a questa idea già nel 1878. Si conoscono cinque studi preparatori di questa tela. Dopo il 1870 Banti aveva fatto un viaggio a Parigi e si era interessato all’opera del fotografo Bingham. Tornato a casa, cominciò ad usare la macchina fotografica per le sue ricerche in esterni. Meticoloso, incontentabile, sempre alla ricerca di particolari, è probabile che abbia lavorato anni, prima di arrivare alla definitiva versione di questo soggetto.

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Cristiano Banti, 1860 c., foto Alinari

L’ARTISTA

Cristiano Banti (Santa Croce sull’Arno, 4 gennaio 1824 – Montemurlo, 4 dicembre 1904) è stato un pittore italiano figurativo di formazione accademica, esponente di spicco del movimento dei Macchiaioli toscani. Nato a Santa Croce sull’Arno in provincia di Pisa da famiglia borghese benestante (cronache del tempo lo indicano come probabile figlio della marchesa Maria Ottavia Vettori, di cui la famiglia Banti erano fattori), alla sua formazione accademica neoclassica presso l’Accademia di Belle Arti di Siena come allievo di Francesco Nenci, fa seguire un netto avvicinamento ai modi dei Macchiaioli, con cui entra in contatto dopo il suo trasferimento a Firenze nel 1855, dove frequenta gli artisti del Caffè Michelangiolo.

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Telemaco Signorini – La sala delle agitate nell’ospizio di San Bonifacio

La sala delle agitate al San Bonifazio in Firenze, 1865, Galleria d’arte moderna di Ca’ Pesaro, Venezia

IL DIPINTO

La sala delle agitate nell’ospizio di San Bonifacio, noto anche come La sala delle agitate al San Bonifazio in Firenze o semplicemente come La sala delle agitate è un dipinto del pittore macchiaiolo Telemaco Signorini, eseguito nel 1865 e conservato nella Galleria d’arte moderna di Ca’ Pesaro, a Venezia. Il soggetto raffigura un reparto psichiatrico femminile dell’antico ospedale di San Bonifacio di Firenze, popolato da un numero di donne agitate, ovvero di malate di mente in preda a forti manifestazioni di eccitamento: più che esseri viventi le recluse sembrano essere ombre provenienti da un’oscura bolgia infernale. Un’alienata è colta mentre sta impetuosamente minacciando con il pugno alzato un interlocutore invisibile, che solo lei vede; un’altra, sul lato opposto del locale, passeggia confusamente per la stanza, come se rincorresse un pensiero fisso ed estraniante al tempo stesso. Altre donne sonnecchiano o gridano, altre ancora hanno uno sguardo assente e perso nel vuoto, e una arriva persino a raggomitolarsi sotto un tavolo cercandovi rifugio.

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Ritratto fotografico di Telemaco Signorini

L’ARTISTA

Telemaco Signorini (Firenze, 18 agosto 1835 – Firenze, 10 febbraio 1901) è stato un pittore e incisore italiano. Telemaco Signorini nacque il 18 agosto 1835 a Firenze, figlio di Giustina Santoni e Giovanni Signorini, stimato pittore al servizio del granduca di Toscana Leopoldo II. Dopo aver tentato gli studi classici, il giovane Telemaco sarebbe passato all’arte, assecondando così il volere del padre, sotto la cui guida iniziò la sua formazione pittorica. Nel 1852 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti, anche se seguì svogliatamente i suoi corsi: nel suo animo, infatti, sorse ben presto una naturale insofferenza alle rigidezze convenzionali ivi promosse. Già nel 1856 avrebbe lasciato l’Accademia, svincolandosi così dagli schematismi accademici e approdando alla pittura en plein air, che esercitò insieme agli amici Odoardo Borrani e Vincenzo Cabianca.

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