Castel Ivano – Trento: The Uncanny Lens | ROGER BALLEN – JOEL-PETER WITKIN

The Uncanny Lens /La Lente Inquietante
ROGER BALLEN – JOEL-PETER WITKIN
A cura di Fortunato d’Amico 

Prima tappa di un tour internazionale 60 opere fotografiche per la prima volta in dittico in mostra in Italia  
16 marzo-13 aprile 2024
Castel Ivano (Tn)
Opening 16.03 ore 18 

The Uncanny Lens/ La Lente Inquietante presenta, per la prima volta in dittico, le opere fotografiche che ripercorrono decenni di carriera di due maestri contemporanei: Joel-Peter Witkin e Roger Ballen.
Entrambi gli artisti sono noti per il loro approccio distintivo e non convenzionale alla fotografia in bianco e nero, alla condizione umana, alla psiche e al grottesco.
La mostra attraverso le opere sovente descritte come provocatorie ed inquietanti cerca di incoraggiare l’esplorazione della mente inconscia attraverso la fotografia e di offrire una visione più approfondita che evidenzi  il rapporto di questi artisti con il Surrealismo e la storia della fotografia.
Il riferimento al “perturbante” in questa mostra è duplice: si riferisce alla qualità intrinseca alle opere stesse, nonché alle strane e straordinarie relazioni visive che il confronto innesca.
Il progetto espositivo rivela un profondo dialogo instaurato negli anni tra i due artisti ed è proprio nella giustapposizione delle loro fotografie che otteniamo una comprensione più chiara della loro estetica unica attraverso i riferimenti stilistici e iconografici al mito e alla fantasia e un apprezzamento più approfondito della fotografia surrealista.


16.03-13.04
martedi -domenica
09-12/ 14-18

Castel Ivano 

via al Castello 1 –
Castel Ivano (TN) 

Progetto di 
Ass.ne Chirone/ Fallone Editore 

Con il patrocinio di
Comune di Castel Ivano 

Partners
METS / Fond.ne Sergio Poggianella

UFFICIO STAMPA
Cristina GATTI
PRESS &P.R.

press@cristinagatti.it
+39 3386950929

La mostra del Sassetta occasione per scoprire uno dei più incredibili borghi d’Italia

Sassetta: Madonna col Bambino, tempera su tavola, 67,5 x 45,3. Siena, Arcidiocesi dalla pieve di San Giovanni Battista a Molli (Sovicille)
IL SASSETTA E IL SUO TEMPO
Uno sguardo sull’arte senese del primo Quattrocento
Massa Marittima, Museo di San Pietro all’Orto
15 marzo – 14 luglio 2024

Mostra a cura di Alessandro Bagnoli

Dal 15 marzo, ai Museo di San Pietro all’Orto si potranno ammirare le magnifiche opere riunite dalla mostra “Il Sassetta e il suo tempo. Uno sguardo   sull’arte senese del primo Quattrocento”. L’esposizione resterà aperta al pubblico sino al 14 luglio, consentendo di ammirare un nucleo fondamentale di tavole di Stefano di Giovanni, meglio noto come il Sassetta (attivo a Siena dal 1423 al 1450), l’artista che immise i fermenti del Rinascimento nella grande tradizione trecentesca senese.

La mostra, curata da Alessandro Bagnoli, è promossa dal Comune di Massa Marittima, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Siena – Colle Val d’Elsa – Montalcino, il Dipartimento Beni Culturali dell’Università di Siena, la Diocesi di Massa Marittima – Piombino, la Pinacoteca Nazionale di Siena, la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Siena, Grosseto e Arezzo.

Il Sassetta riunito al San Pietro vale da solo una visita, per la bellezza delle selezionatissime opere, sue e di precisi artisti di confronto.   

Sassetta, Adorazione dei Magi (31 x 36,4 cm).
Siena, collezione Chigi Saracini

Ma a rendere imperdibile una gita a Massa Marittima in occasione della mostra è anche il contesto che la accoglie. A partire dal Museo di San Pietro, dove tra i diversi capolavori spicca la Maestà di Ambrogio Lorenzetti, poi il contiguo, curioso, Museo dell’Organo e dell’Arte Organaria, e l’intero borgo, incredibile scrigno d’arte e di architettura.

Massa sorse nel cuore delle Colline Metallifere, dal cui sottosuolo si estraeva anche l’argento. Fatto che certo favorì l’istituzione di una zecca cittadina. Il poter battere moneta, il trasferimento in questo luogo protetto della Corte Vescovile prima insediata a Populonia, la presenza di un ceto economico ricco e collegato con l’intera Europa, favorì il crearsi di una serie di monumenti di grandissimo pregio, la cui costruzione venne commissionata alle migliori maestranze del momento. Basti pensare alla maestosa cattedrale di San Cerbone, opera dei Maestri Comacini, al Palazzo Comunale, a quello del Podestà e ad altri che testimoniano il potere e il gusto della classe dirigente tra Medio Evo e primo Rinascimento. Gli imponenti edifici di antichi conventi e monasteri, spesso oggi destinati a funzione diversa da quella originaria, testimoniano l’importanza che ebbero anche a Massa la presenza e la committenza, religiosa.

Ma il monumento più popolarmente celebre della città sono le Fonti dell’Abbondanza, per l’incredibile affresco che le sovrasta: l’albero della Fecondità un unicum nell’iconografia medievale. L’affresco venne realizzato a cavallo tra il ‘200 e il ‘300, a pochi passi dalla Cattedrale, proprio sopra una delle vasche utilizzate per l’approvvigionamento idrico della popolazione. Vi è raffigurato un grande albero, allegoria dell’abbondanza, da cui pendono dei falli di ragguardevoli dimensioni, oggetto della contesa di un gruppo di donne. Il tutto sotto un volo indifferente di neri corvi.   

Quando Siena mise fine all’autonomia del Comune di Massa Marittima, dimezzò la Torre del Candeliere e costruì il Cassero una fortificazione interna alla città per tenere sotto controllo i cittadini ribelli. Questi due gioielli, la torre e il Cassero, furono uniti dall’arco senese, un unicum per bellezza monumentale.

I reperti del ricco Museo Archeologico testimoniano quanto antica sia la presenza umana su queste colline.

Non è di interesse turistico, ma certo storico, il fatto che in questo borgo siano attive ben 3 logge massoniche. Una serena convivenza di pensieri e credi che fa di Massa Marittima un luogo non solo bello da scoprire ma anche da vivere.


La mostra sarà aperta dal 15 marzo al 30 giugno dal martedì alla domenica 9.30 – 13.00 \ 14.30 – 18.00 e dall’1 al 15 luglio tutti i giorni 9.30 – 13.00 \ 14.30 – 18.00.
 
Info e prenotazioni:
Museo di San Pietro all’Orto, Corso Diaz 36 – Massa Marittima 0566/906525;
accoglienzamuseimassa@gmail.com   www.museimassamarittima.it 
 
Ufficio Stampa:
Ufficio Stampa del Comune di Massa Marittima, Monica Moretti, mmoretti95@gmail.com
 
Ufficio stampa del Sistema dei Musei di Maremma e del Parco delle Colline Metallifere, Fabrizio Lucarini    fabrizio@ilogo.it
 
In collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
ref. Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net

Venezia, Blue Gallery: WORT – Personale di Enrico BANI a cura di QuadroZero

Forma 00 Monotipo su carta Fabriano artistico 300g 9000×700 mm
WORT
Enrico BANI
a cura di QuadroZero 
16.03.>21.04.24                                                      
Opening 16.03 ore 18
Blue Gallery-Venezia 
Direttore Silvio Pasqualini 

Continua la serie di mostre pensate e curate da Quadro Zero, all’interno dello spazio di Blue Gallery a Venezia, con Wort, la personale dell’artista toscano Enrico Bani, dal 16 marzo fino al 21 aprile 2024. WORT. Già dal titolo, (PAROLA, in tedesco) si intuisce come il linguaggio, la parola, la lettera siano il campo d’azione in cui si inserisce la mostra, un’occasione per mettere in discussione il linguaggio nella sua parte costitutiva, unitaria e segnica: la lettera. 
Attraverso una ricerca artistica che si articola in varie fasi, l’obiettivo principale dell’artista è quello di decostruire il linguaggio scritto, riducendo l’efficacia comunicativa della parola al grado 0. 
Il risultato di questa scomposizione diventa traccia, memoria di un gesto. Ed è proprio il gesto che conta per Bani, quello “privo di paura” (come ama definirlo lui), un gesto difficile da domare, che nell’ampiezza del suo sviluppo dichiara le sue intenzioni, e che si carica di tutta la potenza che serve all’artista per sovvertire, ribaltare, negare e annullare i canoni linguistici e comunicativi che permeano e scolpiscono la società contemporanea. 

Acquaforte, acquatinta e carborundum su zinco 600×800 mm
Carta Magnani 300g 700×1000 mm 2023

Il risultato di questo svuotamento semantico spalanca le porte a quello puramente percettivo e materico, in cui il segno, ora ridotto a pura materia, è libero di affermarsi come emancipato e valido, anche, e soprattutto, in un contesto di pura negazione linguistica. 
In questa ottica si inseriscono i lavori pensati per la galleria veneziana, come un monotipo di 9 metri, che nel suo svilupparsi nello spazio lo annulla ma allo stesso tempo lo rende visibile, esistente. Un continuo gioco di contraddizioni, di rapporti di tensione tra materia, segno, e linguaggio.Il progetto Quadro Zero nasce nel 2019 dall’iniziativa di due creativi, Vincenzo Alessandria e Giulio Buchicchio, rispettivamente designer e fotografo, come strumento di connessione fra artisti emergenti, con l’intento di scoprire e sostenere nuovi talenti. La loro missione prevede l’organizzazione e la curatela di mostre originali, dove le opere, l’immagine coordinata e lo spazio condividono caratteristiche comuni e coerenti. 

Il ciclo di mostre pensato per lo spazio Blue Gallery ha l’intento di sondare una nuova possibilità espositiva, attraverso la selezione di artisti italiani ed esteri si pone l’obiettivo di contribuire alla ricerca di nuove metodologie nell’ambito della sperimentazione artistica.   

Enrico Bani

Enrico Bani si avvicina al mondo delle arti grafiche e figurative sin da bambino, giovanissimo si approccia alla street art sviluppando ricerche e progetti attraverso la cultura underground che ha avuto e continua ad avere forti ripercussioni sul suo percorso artistico. Nel 2016 si iscrive alla scuola di grafica presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove attualmente sta ancora studiando, approfondendo con dedizione ogni aspetto riguardante il mondo della grafica e della pittura. Sperimentando nuove tecniche di stampa e facendo tesoro delle tecniche tradizionali, ricerca uno stile personale, che si sposi con il mondo informale e contemporaneo, proponendo un nuovo linguaggio.

Nel 2017 fonda, insieme all’artista Freddy Pills, il collettivo artistico “Dhe creations”, proponendosi di portare l’arte in strada a scopo riqualificativo valorizzando la street art di qualità e gli spazi da essa occupata. Insieme ad alcuni colleghi di corso sviluppa la ricerca in serigrafia presso il proprio  studio “Noce Lab”, dedicandosi a commissioni ma anche a progetti artistici.

Nell’ aprile  del  2018, in occasione della nomina a Professore Onorario di Scultura partecipa al progetto “Eternity” di Maurizio Cattelan presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara.


Il progetto  Quadro Zero  nasce nel 2019 dall’iniziativa di due creativi, Vincenzo Alessandria e Giulio Buchicchio, rispettivamente designer e fotografo, come strumento di connessione fra artisti emergenti, con l’intento di scoprire e sostenere nuovi talenti. Attraverso un approccio multidisciplinare al design ed alla comunicazione visiva, supporta artisti, musei e fondazioni. Il ciclo di mostre pensato per lo spazio Blue Gallery ha l’intento di sondare una nuova possibilità espositiva, attraverso la selezione di artisti italiani ed esteri si pone l’obiettivo di contribuire alla ricerca di nuove metodologie nell’ambito della sperimentazione artistica.

Blue Gallery, situata tra Campo Santa Margherita e il Ponte dei Pugni a Venezia, con la nuova direzione si impegna a promuovere artisti basandosi esclusivamente sull’apprezzamento artistico e sul rispetto personale, respingendo le pratiche espositive convenzionali. Il direttore Silvio Pasqualini, Maestro d’arte e pittore, intende creare un cenacolo artistico ideale e reale, dove gli artisti possano esprimersi liberamente.
Il  blu avio, colore distintivo di questo spazio, ispira sensazioni di benessere e creatività, come trovarsi tra cielo e mare.


Enrico BANI
WORT                                                                   
16 Marzo – 21 Aprile  2024                               
Opening 16.03.24 h 18   

ORARI DI VISITA
Orari apertura mostra: 10-13 / 15 – 19
Per appuntamento: 347 70 30 568

Blue Gallery, Rio terà Canal –  S. Margherita, Dorsoduro 3061, Venezia
bluegalleryvenice@gmail.com

INSTAGRAM @bluegallery
                      @quadro.zero

Contatti Stampa 
CRISTINA GATTI 
PRESS & PR
press@cristinagatti.it 

Ascona (Svizzera), Museo comunale d’arte moderna: ESPRESSIONISTI DALLA FONDAZIONE WERNER CONINX

Conrad Felixmüller, Pagina da “ABC – Un alfabeto in immagini scosso e smosso, con versi di Londa e Conrad Felixmüller”, 1925, Xilografia acquerellata su carta, 20 × 25 cm, Collezione Werner Coninx, prestito permanente presso il Museo Comunale d’Arte Moderna Ascona, © 2024, ProLitteris, Zurich

ASCONA (SVIZZERA)
MUSEO D’ARTE MODERNA
10 MARZO – 2 GIUGNO 2024

L’esposizione presenta 82 opere, tra dipinti e grafiche, di 14 autori quali Wassily Kandinsky, Gabriele Münter, Marianne Werefkin, Franz Marc, August Macke, Paul Klee, Richard Seewald e altri, iniziatori del movimento espressionista d’avanguardia di Monaco di Baviera.

La mostra è la prima di una serie d’iniziative che valorizzerà il corpus di 189 opere della collezione d’arte Werner Coninx di Zurigo, tra le più importanti in Svizzera, giunto ad Ascona in prestito permanente.

Dal 10 marzo al 2 giugno 2024, il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascosa (Svizzera) presenta la prima di una serie di mostre che valorizzerà il patrimonio di 189 opere concesse in prestito permanente dalla Fondazione Werner Coninx di Zurigo, tra le più importanti e corpose in Svizzera, che nel 2016 ha infatti deciso di depositare l’essenziale della sua collezione in alcuni musei elvetici, al fine di renderla accessibile e visitabile da un largo pubblico, attraverso esposizioni e pubblicazioni.

La rassegna di Ascona, dal titolo Kandinsky, Klee, Marc, Münter… e altri. Espressionisti dalla Fondazione Werner Coninx si concentra sulla ricerca di 14 artisti, tutti accomunati dall’appartenenza all’espressionismo lirico di Monaco di Baviera. Tra essi, spiccano i fondatori della Neue Künstlervereinigung München (Nuova Associazione degli Artisti di Monaco) e del Blaue Reiter (Cavaliere azzurro), quali Wassily Kandinsky, Gabriele Münter, Marianne Werefkin, Franz Marc, i loro amici o conoscenti August Macke, Paul Klee, Heinrich Campendonk, Louis René Moilliet e Richard Seewald o gli esponenti che sono stati prossimi ai loro esiti, Adolf Hölzel, Conrad Felixmüller, Robert Genin, Andreas Jawlensky e Ignaz Epper.

Il percorso, composto da 82 opere, tra dipinti e grafiche, si apre con Marianne Werefkin, figura chiave sia sul piano teorico che pratico per la fondazione della Neue Künstlervereinigung München.

In particolare, l’attenzione è posta sulla sua opera Autunno – Scuola del 1907 che presenta già quegli elementi espressivi di “soggettivazione” della realtà, tipici della cifra stilistica di Paul Gauguin, dei Nabis e dei Fauves, con i quali Werefkin si è confrontata a partire dal suo viaggio in Francia nel 1903. Un modo di procedere che diventa determinante per il passaggio da stilemi ancora neoimpressionisti a quelli espressivi e sintetici sia per l’arte di Alexej Jawlensky sia per quella della coppia Wassily Kandinsky e Gabriele Münter, avvenuto tra il 1908 e il 1909, durante le estati di studio a Murnau, nelle Prealpi bavaresi. In questo periodo, definito dalla critica come la “culla dell’astrazione” per l’arte di Kandinsky, si assiste alla sua evoluzione nell’utilizzo dei colori in senso sempre più espressivo e simbolico, come si evince dalla xilografia Arciere del 1908-1909, proveniente dal Kunst Museum Winterthur, in cui si trovano echi delle cupole dell’amata Mosca e il tema del cavaliere. Accanto alle xilografie di Kandinsky, s’incontrano quindi le opere di Gabriele Münter, Mazzo di fiori estivo, Lana (olio su cartone) del 1908 e Bambini in attesa (acquaforte su carta) del 1910, che documentano quanto il suo stile stia diventando sempre più astratto.

Nella stessa sezione, si possono ammirare le straordinarie xilografie in bianco e in nero a soggetto animale di Franz Marc realizzate tra il 1912 e il 1913 su carta o carta giapponese per la serie della Tierlegende (La leggenda degli animali), in cui l’amore che fin da giovane nutre per la natura e le sue creature, l’ha indotto a un lungo percorso di analisi e di immedesimazione nelle forme e negli atteggiamenti dei suoi animali.

August Macke, Forme astratte IV, 1913, Matita e matita colorata su carta, 20,5 × 16 cm, Collezione Werner Coninx, prestito permanente presso il Museo Comunale d’Arte Moderna Ascona

La mostra continua con l’artista renano August Macke, di cui viene presentato Addormentata sul divano, un dipinto del 1911 della Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten, in cui è raffigurata la moglie, nonché modella e musa, dell’artista, Elisabeth Gerhardt.

Particolare è la vicenda di August Macke; invitato dall’amico fraterno Franz Marc a fare parte della Neue Künstlervereinigung di Monaco, Macke non riuscì ad apprezzare fin da subito le idee e l’arte di Kandinsky, troppo “spirituali” e radicali per il suo pragmatismo, poco incline alla lettura metafisica e spirituale dell’arte.

Il suo stile, formatosi alla maniera dell’impressionismo e del postimpressionismo francesi, dal 1912 attraversa un periodo fauve, per poi condividere solo per un breve lasso di tempo l’estetica del Blaue Reiter. Dal 1912, l’incontro di Macke con Robert Delaunay a Parigi, rappresenta una sorta di rivelazione. Il cubismo orfico del francese influenza, infatti, la sua produzione da lì in avanti, insieme alla simultaneità dei futuristi italiani, come si evince dalle sue famose Vetrine e, in mostra, nei disegni più astratti, come in Iole nel portodel 1912/1913, o la matita Elisabeth (1912), legata a Teste futuriste (Elisabeth) del 1913 della Kunsthalle di Brema.

La rassegna propone inoltre alcune opere con scene di vita urbana, soggetto già praticato fin dagli anni in cui Macke ha guardato all’impressionismo, tutte dalla collezione di Werner Coninx di Zurigo, come la matita Uomo che legge e cani del 1911, lo studio a matita Dirigibile-caffè, del 1912, il carboncino Scena di strada del 1913. Per rendere il più ampio e completo possibile il percorso espositivo sull’artista, si può ammirare Forme astratte IV del 1913, anno in cui sceglie di trasferirsi sul lago di Thun in Svizzera, a Hilterfingen, dove accoglie gli amici Paul Klee e Louis Moilliet, con cui partirà la primavera seguente per il famoso viaggio in Tunisia.

Nel paese nordafricano, i tre si dedicarono ad approfondire la tecnica dell’acquarello; Macke, riportando a olio i disegni ad acquarello come in Paesaggio roccioso della Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten. Moilliet, trasformando le suggestioni orfiche derivate da Delaunay, nei colori terrosi d’Africa, come attestano i suoi delicati acquarelli. Le opere selezionate testimoniano l’eccellere di Moilliet in questa tecnica, che ha prediletto per buona parte di una vita spesa a ragionare in termini di colore e forma, pur senza mai abbandonare totalmente i riferimenti figurativi, e che ha precorso l’arte astratta di Kandinsky, qui documentata con il dipinto a olio Composizione di triangoli (1930) della collezione Coninx.

In esso troviamo forme geometriche primarie come i triangoli, tipiche del periodo d’insegnamento di Kandinsky al Bauhaus (1922-1933) in cui ritorna la figura triangolare del tema delle montagne tipico del Blaue Reiter, mentre le due xilografie, in bianco e nero e a colori del Kunst Museum Winterthur, testimoniano il progressivo passaggio da un’astrazione di tipo geometrico all’inserzione di forme biomorfiche e a una maggior libertà nell’uso di una linea libera e calligrafica, caratteristico del periodo parigino dell’artista.

Paul Klee, Come una sfinge, 2.1919, Acquerello su garza Schirtimg gessetto, 20 × 19,5 cm, Fondazione Richard e Uli Seewald, Ascona

Paul Klee, esposto accanto ai fedeli amici di una vita, Moilliet, Macke e Kandinsky, è presente con La casa rossa del 1913, donata da Werefkin al Comune di Ascona in occasione della fondazione del Museo Comunale nel 1922. Si tratta di un dipinto dal disegno grafico semplice e infantile, dai colori tenui e dalle linee sintetiche e vibranti, in cui emerge una sapiente conoscenza delle teorie dei colori complementari e in contrasto. Nei due disegni Testa (uomo con barba) (1925) e Pattinatore (1927) della collezione Coninx, le figure risultano delineate in maniera sintetica: attraverso pochi tratti (linee verticali e orizzontali, linee a zig-zag, cerchi, simboli), l’artista realizza una composizione ironica ma che, a un secondo sguardo, suscita un senso di turbamento.

Proseguendo lungo il percorso, s’incontrano le opere grafiche di Heinrich Campendonk, Conrad Felixmüller e Richard Seewald che, nel loro insieme, permettono di apprezzare la sapiente quanto antica tecnica della xilografia dal taglio netto molto espressivo, sia negli esempi in bianco e nero che in quelli acquarellati.

Campendonk e Felixmüller appartengono per età e formazione alla cosiddetta seconda generazione degli espressionisti tedeschi, in cui i temi a carattere etico, sociale e politico – conseguenti alla fine della prima guerra mondiale – diventano centrali nelle loro opere, tra il 1915 e la fine del 1920, per denunciare discriminazioni e drammi sociali (Campendonk), o, per esaltare i valori rassicuranti della famiglia (Felixmüller). Tra questi, s’inserisce Richard Seewald che delle arti grafiche è un maestro: fino al termine degli anni 1920, produce un numero considerevole di opere utilizzando tutte le tecniche grafiche, non solo come opere a sé stanti, ma anche in ambito editoriale, destinate all’illustrazione di libri di vari autori, nonché propri. Nella collezione della Fondazione Werner Coninx sono conservate Sodoma e Gomorra (1914) e Il Paradiso (1915), che fanno parte della serie delle 10 xilografie sulla Bibbia pubblicate nel 1916 in 250 esemplari colorati a mano.

La mostra si completa con le opere dello svizzero Ignaz Epper, e dei russi Andreas Jawlensky e Robert Genin, che hanno animato l’ambiente culturale di Ascona tra le due guerre mondiali.


KANDINSKY, KLEE, MARC, MÜNTER… E ALTRI
ESPRESSIONISTI DALLA FONDAZIONE WERNER CONINX
Ascona (Svizzera), Museo Comunale d’Arte Moderna (via Borgo 34)
10 marzo – 2 giugno 2024
 
Orari:
martedì-sabato, 10.00 – 12.00; 14.00 – 17.00
Domenica, 10.30 – 12.30
Lunedì chiuso
 
Biglietti:
Intero, 10.00 fr.sv./euro
Ridotto, 7.00 fr.sv./euro (studenti, AVS, pensionati, gruppi)
Gratuito, giovani fino a 18 anni
 
Informazioni:
tel. +41 (0)91 759 81 40; museo@ascona.ch
 
Sito internet: www.museoascona.ch
 
Canali social:
Facebook @museoascona
Instagram @museocomunaleascona
TikTok museocomunaleascona
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco, T +39 02 36 755 700; anna.defrancesco@clp1968.it; www.clp1968.it

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna FRONTIERA 40 Italian Style Writing 1984-2024

Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

FRONTIERA 40 Italian Style Writing 1984-2024
A cura di Fabiola Naldi

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

13 aprile – 13 luglio 2024

Dal 13 aprile al 13 luglio 2024 il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna ospiterà FRONTIERA 40 Italian Style Writing 1984-2024,progetto espositivo che nasce dalla lunga ricerca condotta dalla curatrice Fabiola Naldi intorno al percorso intellettuale di Francesca Alinovi (Parma, 1948 – Bologna, 1983), ricercatrice, critica militante e attenta studiosa dei fenomeni creativi più sperimentali emersi negli anni Settanta e Ottanta, la cui breve e originale parabola ha lasciato una traccia nella critica d’arte della seconda metà del Novecento.

In particolare, l’iniziativanasce dalla volontà di ricordare il quarantesimo anniversario di Arte di frontiera. New York Graffiti, mostra ideata da un progetto di Francesca Alinovi,che si inaugurò nel 1984 alla Galleria comunale d’Arte Moderna di Bologna, interrogando l’eredità storica e critica che quella iniziativa, seminale nel contaminare sistema dell’arte ufficiale e realtà urbana del Writing, ha avuto fino ai nostri giorni.

FRONTIERA 40 Italian Style Writing 1984-2024si focalizza sul lavoro di 178 autori che, partendo dall’arte di frontiera, quella che secondo Alinovi si poneva “entro uno spazio intermedio tra cultura e natura, massa ed élite, bianco e nero, aggressività e ironia, immondizie e raffinatezze squisite”, si spingono verso nuove possibilità di espressione che contemplino lo style writing come un orizzonte della pittura ambientale, suggestione per altro elaborata dalla stessa Alinovi. In mostra saranno presentati dei bozzetti, testimonianze del processo creativo di diverse generazioni di writers italiani, dispositivi espressivi unici, prioritari e generativi dello stile di ciascun autore. Nella disciplina del Writing i disegni preparatori, o sketches, costituiscono le testimonianze dell’evoluzione e della sofisticazione del segno e rappresentano degli strumenti d’indagine dotati di un valore concettuale, oltre che dei documenti di un percorso in fieri.

Per consentire a tutti gli autori coinvolti di mantenere una propria autonomia rappresentativa all’interno del progetto espositivo, la curatrice Fabiola Naldi ha svolto un’indagine storica, ma anche site specific, guardando al territorio italiano come a un grande bacino creativo.

Le opere su carta saranno inserite in dispositivi “mobili”, nove teche, allestiti in diversi ambienti del MAMbo.

La mostra si avvarrà di mappe, flyer e documentazioni web utili ad approfondire il progetto come anche la necessità di “raccontare”, sempre a partire dal 1984 e dalla mostra Arte di frontiera, come il fenomeno si sia evoluto e si sia trasformato.


Mediapartner: NEU Radio.

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
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Valdichiana Village – Foiano della Chiana (AR): Presentata l’installazione “La Violenza è una Gabbia” di Anna Izzo

“La Violenza è una Gabbia” di Anna Izzo
Presentata a Valdichiana Village l’installazione monumentale
“La Violenza è una Gabbia” di Anna Izzo
 
8 marzo – 26 novembre 2024
Valdichiana Village
Via Enzo Ferrari 5 – Foiano della Chiana (AR)

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, il giorno 8 marzo 2024 è stata presentata a Valdichiana Village l’opera monumentale di Anna Izzo, La Violenza è una Gabbia“, con il patrocinio della Commissione Regionale Pari Opportunità – Consiglio Regionale della Toscana, della Provincia di Arezzo e del Comune di Foiano della Chiana. 

Al taglio del nastro hanno preso parte il Vice Presidente del Consiglio Regionale della Toscana Marco Casucci, i consiglieri regionali Vincenzo Ceccarelli e Elena Rosignoli, la presidente della Commissione pari opportunità della Regione Toscana Francesca Basanieri, la presidente della Commissione pari opportunità della Provincia di Arezzo Cinzia Santoni, oltre all’assessore del Comune di Foiano della Chiana Elena Bigliazzi e al sindaco di Torrita di Siena Giacomo Grazi. Con il center manager di Valdichiana Village Riccardo Lucchetti, l’inaugurazione è stata occasione di contributi e riflessioni sul significato della Giornata Internazionale dei diritti delle donne. 

“Anna Izzo è un’artista e come tale, con lo strumento dell’arte tra le mani, decide di affrontare a viso aperto un viaggio scomodo ma quanto mai urgente e necessario: disseminando le sue opere scultoree di grandi dimensioni in molteplici città italiane, da La violenza è una gabbia a La violenza non è amore, Anna dichiara con forza un preciso messaggio di denuncia, di consapevolezza ma anche di coraggio, fortezza e speranza. 

La Violenza è una Gabbia, presentata per la prima volta a Capri nel 2020, appare come una enorme gabbia di acciaio alta circa 3 metri contenente, della conseguente grandezza dimensionale, due scarpe rosse, divenute simbolo della lotta contro la violenza sulle donne dal 2009, in seguito all’installazione artistica di Elina Chauvet in Messico, a Ciudad Juarez, cittadina nota per detenere il triste primato del più alto numero di femminicidi al mondo.

Le gabbie di Anna Izzo sono gabbie emozionali, comportamentali e relazionali: riflettono un ordine normativo che chiude e rinchiude corpi e menti e l’artista ne calibra le forme ampliandole a dimensioni innaturali, costringendo alla rimozione di uno stereotipato processo di narrazione basato sull’inerzia, sull’indifferenza e su strategie di occultamento e minimizzazione della violenza. L’opera genera, in tal modo, un inusuale luogo di riflessione sui meccanismi di scomposizione e ricostruzione delle identità, sempre in progressivo divenire e in continuo confronto/scontro nei ruoli e negli ambiti sociali ed economici, fornendo una chiave di accesso a delle diverse politiche attive sul territorio che esulano da rappresentazioni radicate nelle convenzioni socio-culturali. 

L’arte diviene così megafono collettivo e comunitario, creazione di un linguaggio che, come afferma Federico Ferrari, è linguaggio che non è di nessuno – il più solitario dei linguaggi – ma che ci mette in comune, ci fa amare, ci tocca e sconvolge la nostra solitudine.” (testo di Roberta Melasecca)

“La gabbia di 3 metri per 3 raffigura simbolicamente la forza e la resistenza delle donne, incanalando il coraggio e la speranza attraverso un simbolico paio di scarpe rosse con il tacco. In questo contesto, l’opera artistica non si limita a essere espressione di opinione, ma diventa un catalizzatore per la consapevolezza e l’azione”, sostiene l’artista.

Anna Izzo, pittrice e scultrice, nasce a Taranto ma già adolescente si trasferisce a Sorrento dove il padre gallerista la introduce nel mondo dell’arte con una importante frequentazione di artisti della scuola napoletana. Le sue opere attraversano vari materiali, ferro, bronzo, resina, in una continua ricerca estetica innovativa. I suoi lavori hanno ricevuto consensi di importanti artisti: Arman, Daniel Spoerri, Mimmo Rotella, ecc. ed di illustri critici d’arte quali Costanzo Costantini, Vito Apuleio, Milena Milani, Linda De Sanctis, Ludovico Pratesi, Vittorio Sgarbi, Paolo Levi che hanno scritto e parlato di lei e dei suoi lavori con significativi apprezzamenti. Vive e lavora tra Roma e Siena ed espone in Italia e all’estero. Tra le ultime mostre: luglio 2016 Conference Center Hollywood USA; ottobre 2016 Jolly Madison New York; novembre 2016 Sofitel Conference Washington DC; dicembre 2016 Palazzo Francavilla Palermo ritiro premio Gran Maestro; gennaio 2017 Galleria La Vaccarella Roma; gennaio 2017 Palazzo Barion Taranto ritiro premio Taras per l’arte; febbraio 2017 Galleria San Vidal Venezia; luglio 2017 Teatro dal Verme Milano; ottobre 2017 Biennale Milano International Art Meeting; ottobre 2017 Biennale Venezia Spoleto Pavillon; novembre 2017 Biennale Mantova; dicembre 2017 Miami Meet Milano USA; gennaio 2018 Palazzo Ximenes Firenze; marzo 2018 Biennale delle Nazioni Venezia; giugno 2018 Auditorium Dell’Acquario Genova ritiro premio Cristoforo Colombo; ottobre 2018 Roma Galleria Triphè La Seduzione; giugno 2019 Trofeo Maestri D’Italia ArtExpò Biennale internazionale Arte contemporanea Mantova; luglio 2019 premio Internazionale Michelangelo Firenze; settembre 2019 mostra Biancoscuro Art Contest Montecarlo; novembre 2019 personale di scultura La gabbia Museo d’Arte Sacra Castelmuzio; novembre 2019 Budapest ArtExpò Biennale D’Arte Italiana; marzo 2020 Capri Scultura monumentale dal titolo La Violenza è una Gabbia; febbraio 2021 esposizione sculture al Premio Vittorio Sgarbi a Ferrara; novembre 2021 Città della Pieve scultura monumentale dal titolo La violenza non è amore; maggio 2022 Fiumicino scultura monumentale dal titolo La violenza non è amore; novembre 2022-marzo 2023 Arezzo scultura monumentale dal titolo La violenza non è amore; marzo 2023 San Quirico D’Orcia scultura monumentale dal titolo La violenza non è amore; novembre 2023 Orvieto scultura monumentale dal titolo La violenza non è amore


Situato nella culla del Rinascimento dove ogni angolo trasuda storia e bellezza, nell’animo più autentico, e ricco di fascino della Toscana, e collocato tra città simbolo come Siena ed Arezzo e non molto distante dal gioiello umbro di Perugia, Valdichiana Village richiama le inconfondibili caratteristiche dei più bei borghi della regione, integrandosi nel territorio. Land of Fashion Villages racchiude una collezione di 5 villaggi, immersi in territori di grande valore, di proprietà del Fondo americano Blackstone, e gestiti da Land of Fashion Outlet Management (LFM), che include Franciacorta Village (Brescia), Mantova Village (Mantova), Palmanova Village (Udine), Puglia Village (Molfetta – Bari).


INFO
 
“La Violenza è una Gabbia” di Anna Izzo
8 marzo – 26 novembre 2024
Con il patrocinio della Commissione Regionale Pari Opportunità – Consiglio Regionale della Toscana, Provincia di Arezzo, Comune di Foiano della Chiana
 
Valdichiana Village – Land of fashion Outlet Management Italy
Via Enzo Ferrari 5 – Foiano della Chiana (AR)
+39 0575 649926
info@valdichianavillage.it
valdichianavillage.it
 
Anna Izzo
annaizzoart@gmail.com
www.annaizzoartdesign.com
 
Comunicazione
Roberta Melasecca_Interno 14 next/Melasecca PressOffice – blowart
roberta.melasecca@gmail.com

A Roma le Fondazioni Bancarie Italiane presentano il grande evento “Arte e @rte. I linguaggi della bellezza”

Jan-Muller, Creazione di Adamo ed Eva
In occasione della mostra “Pàthos. Valori, passioni, virtù”,
l’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa – Acri
è lieta di invitarvi a partecipare all’incontro

Arte e @rte
I linguaggi della bellezza

13 marzo 2024
Ore 11.00
Acri, Via del Corso 267, Roma

Mercoledì 13 marzo, alle ore 11.00, si terrà “Arte e @rte. I linguaggi della bellezza”.
Promosso e organizzato da Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, l’incontro avrà luogo presso la sede di Roma in Via del Corso 267 con l’obiettivo di discutere – assieme a personaggi illustri del mondo della cultura – il fenomeno della digitalizzazione dell’arte, affrontando diversi temi legati alla divulgazione artistica: dalla tradizionale esposizione in mostre all’impatto dei social media e della realtà aumentata. Si dialogherà su come le modalità tradizionali e quelle di ultima generazione coesistano, rendendo l’arte sempre più accessibile, ma anche sollevando alcune criticità che l’incontro intende indagare e approfondire.

Lucas Vorsterman, Susanna e i Vecchioni

La scelta del tema si lega fortemente all’attività delle Fondazioni di origine bancaria rappresentate collettivamente da Acri, il cui settore primario di intervento è proprio la cura e l’accessibilità dei beni culturali. Nello specifico, l’evento è organizzato in occasione della prima mostra virtuale realizzata nell’ambito di R’Accolte, il più grande catalogo multimediale in Italia, promosso dalla Commissione per i Beni e le Attività Culturali di Acri, dal titolo “Pathos. Valori, passioni, virtù” e visitabile gratuitamente su www.pathos-raccolte.it fino al 31 marzo 2024.

Parmigianino, Giuditta con la servente

La discussione vedrà protagonisti:
– lo storico dell’arte e curatore della mostra Angelo Mazza;
– la giovane divulgatrice Benedetta Colombo, nota con il nome di @benedetta.artefacile.

Modererà il giornalista e conduttore televisivo e radiofonico Nicolas Ballario.

Tra gli altri partecipanti, è previsto l’intervento del nuovo Presidente di Acri Giovanni Azzone, della direttrice della Galleria Borghese Francesca Cappelletti e del Presidente della Commissione per i Beni e le Attività Culturali di Acri Donatella Pieri.

L’incontro è aperto a tutti fino ad esaurimento posti.

Per informazioni e richiesta di partecipazione scrivere a info@culturaliart.com.


INFORMAZIONI UTILI
TITOLO MOSTRA: Pàthos. Valori, passioni, virtù
A CURA DI: Angelo Mazza
QUANDO: Dal 30 gennaio al 31 marzo 2024
DOVE: Online su www.pathos-raccolte.it
PROMOSSA DA: Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa NELL’AMBITO DI: R’accolte – https://raccolte.acri.it/

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YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UC2E13fBWzJc30EtBv0bnWtQ
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“Histri in Istria” – Il ruolo dell’archeologia nel turismo alla Sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich

Histri in Istria – credit Museo Archeologico Pola
LA MOSTRA “HISTRI IN ISTRIA” E GLI EVENTI COLLATERALI

Scoprire Antiche Civiltà: il ruolo dell’archeologia nel turismo
Martedì 12 marzo 2024 – ore 17.30, alla Sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich
Relatrici Angela Borzacconi, Direttore Museo Archeologico Nazionale di Cividale e Nadia Pasqual, giornalista e professionista di marketing turistico

Come fa un luogo a mantenere la sua identità? Ci riesce quando i legami con il suo passato, la sua storia e la sua cultura, con ciò che sono state e hanno rappresentato le civiltà che ci hanno preceduto, vengono preservati e tramandati. In questo processo, l’archeologia, che ricerca e studia le testimonianze dell’antichità per farci conoscere e interpretare il nostro passato, gettando nuova luce sul presente, è insostituibile. Questo – in estrema sintesi – il tema della conferenza “Scoprire Antiche Civiltà: il ruolo dell’archeologia nel turismo” in programma martedì 12 marzo, alle ore 17.30, alla Sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich, che vedrà alternarsi come relatrici Angela Borzacconi, funzionario archeologo del Ministero della Cultura e Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Cividale e Nadia Pasqual, giornalista e professionista di marketing e comunicazione con importanti esperienze nel settore turistico. Tra i temi, il valore del riconoscimento Unesco, la valorizzazione culturale dei siti archeologici, il ruolo dei musei oggi, il rapporto tra archeologia, musei, comunità, identità; la collaborazione in atto tra istituzioni ed esperti di archeologia italiani e croati, che trova conferma con la mostra sugli Histri.

“Mostre come quella dedicata agli Histri in Istria in corso al Museo Winckelmann” – afferma Nadia Pasqual – “svolgono la stessa funzione, con alcune prerogative rispetto a un sito archeologico o a un museo. Senza queste iniziative, quanti di noi avrebbero avuto modo di scoprire più a fondo la storia e la cultura di questo popolo che ha dato il nome a un territorio, l’Istria, che spesso attraversiamo da turisti, senza soffermarci a indagare il suo passato arcaico? I reperti restituiscono la loro vita quotidiana e ci fanno capire molto della loro cultura materiale, ma anche del loro sistema di valori, delle loro credenze e dell’organizzazione sociale. Abbiamo quindi un’iniziativa che oltre ad attrarre visitatori culturali nei luoghi in cui viene allestita, ci fornisce una nuova visione di un territorio che d’ora in poi guarderemo con occhi diversi. L’archeologia non è solo una finestra sul passato, ma un ponte verso il futuro, capace di guidare l’offerta turistica verso una dimensione più consapevole e rispettosa. È un invito a viaggiare con gli occhi aperti, a scoprire non solo il mondo intorno a noi, ma anche noi stessi, nel profondo dialogo tra passato e presente che solo la storia sa offrire”.

La conferenza è organizzata nell’ambito della mostra “Histri in Istria” realizzata dalla Comunità Croata di Trieste/Hrvatska Zajednica u Trstu insieme al Museo Archeologico dell’Istria/Arheološki Muzej Istre u Puli, in coorganizzazione con il Comune di Trieste e con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e della Fondazione CRTrieste (aperta al pubblico fino al 1 aprile 2024, da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 17.00).

Histri in Istria – credit Museo Archeologico Pola

Funzionario archeologo presso il Ministero della Cultura, attualmente Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli (Direzione regionale musei del Friuli Venezia Giulia).

Laurea in Archeologia Medievale all’Università degli Studi di Udine, corso di laurea in Conservazione dei Beni Culturali, specializzazione in Archeologia Medievale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e in Architettura Medievale all’Università degli Studi di Udine.

Prima di entrare nella Pubblica Amministrazione nel ruolo di funzionario archeologo (Ministero della Cultura) ha svolto vent’anni di attività in esercizio di libera professione, come contitolare di una realtà aziendale attiva nell’ambito della progettazione e dell’indagine archeologica. Ha lavorato su programmi di ricerca condotti dalle Università di Udine, Trieste, Pisa e dal CNR di Roma per il quale ha seguito alcune missioni archeologiche all’estero e con l’International Research Center for Late Antiquity and Middle Ages dell’Università di Zagabria. Collabora con l’Università Cattolica di Milano per progetti legati all’archeologia dei Longobardi, membro del comitato scientifico del gruppo di ricerca internazionale di Archeologia Barbarica.

L’approfondimento di temi legati alla cultura materiale e agli aspetti insediativi-territoriali, con particolare attenzione alle dinamiche di trasformazione della città tra tardoantico e alto medioevo, è confluito in progetti di valorizzazione scientifica, poi sviluppati in forme di comunicazione creativa nell’ambito museale, concepito come centro operativo di idee, scambi e relazioni con il territorio.

Nadia Pasqual

Nata e cresciuta in Veneto, per metà friulana, è una professionista di comunicazione e relazioni pubbliche, iscritta all’Ordine dei Giornalisti e socia professionista FERPI – Federazione Relazioni Pubbliche Italiana. Si occupa di consulenza e servizi di relazioni pubbliche, media relations, comunicazione d’impresa e organizzazione eventi per enti e aziende italiane ed estere.

Appassionata di letteratura e viaggi, si è laureata in lingue straniere a Ca’ Foscari e ha vissuto alcuni periodi di studio e lavoro all’estero. Ha viaggiato molto e si è specializzata nel settore turistico. Ha lavorato alla promozione turistica di destinazioni italiane ed estere, come l’Armenia, la Moldova e la Giordania. Collabora da anni con la rivista Archeologia Viva di Giunti Editore alla promozione di tourismA, Salone archeologia e turismo culturale, che si svolge ogni anno a Firenze.

È autrice delle guide di viaggio “Armenia e Nagorno Karabakh” (Polaris, 2010 e successive edizioni) e della Repubblica di Moldova (in Guida Verde “Romania e Moldova”, Touring Club Italiano, 2020).


Ufficio stampa Comune di Trieste
Aps comunicazione 040410910 | Federica Zar zar@apscom.it
 
Ufficio stampa Comunità Croata di Trieste
Area Croazia – Luisa Sorbone sorboneluisa@gmail.com
Area Italia –  Cristina Bonadei 333 3278480 | bonadea66@gmail.com

Reggio Emilia, Fotografia Europea 2024: La natura ama nascondersi 

Luigi Ghirri, Bologna,1987 ©ARCHIVIO EREDI LUIGI GHIRRI
FOTOGRAFIA EUROPEA 2024
“LA NATURA AMA NASCONDERSI”
Reggio Emilia
26 aprile – 9 giugno 2024

Preview 26 aprile
Eventi inaugurali dal 26 al 28 aprile 2024
 
La XIX edizione del Festival di Reggio Emilia
ci conduce a riflettere su un tema di grande urgenza:
i legami tra Uomo e Natura,
le trasformazioni immaginate dagli esseri umani,
le dinamiche per superare l’atteggiamento di predominio.
 
 Palazzo Magnani, Chiostri di San Pietro, Palazzo da MostoVilla Zironi,
Palazzo dei MuseiBiblioteca Panizzi, Spazio Gerra e gli spazi del Circuito OFF accolgono mostre di grandi fotografi e di giovani esordienti

Dal 26 aprile al 9 giugno 2024, Reggio Emilia torna ad osservare i cambiamenti della contemporaneità attraverso gli occhi di grandi fotografi e di giovani esordienti con la XIX edizione di FOTOGRAFIA EUROPEA, il festival promosso e organizzato dalla Fondazione Palazzo Magnani e del Comune di Reggio Emilia, con il contributo della Regione Emilia-Romagna.

La natura ama nascondersi è il tema scelto dalla direzione artistica del Festival composta, anche quest’anno, da Tim Clark (editor 1000 Words), Walter Guadagnini (storico della fotografia e Direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia) e Luce Lebart (ricercatrice e curatrice, Archive of Modern Conflict).

Un titolo che cerca di inglobare – recuperando il paradosso da un celebre frammento di Eraclito – la potenza di una natura che molte volte cela la sua essenza ai nostri occhi, ma che sempre più spesso la rivela in modi distruttivi, in un processo continuo che può essere inteso come un’oscillazione tra l’essere e il divenire. Fotografia Europea 2024 si propone di esplorare, attraverso le tante prestigiose mostre personali e collettive di questa edizione, le connessioni fra occultamento e scoperta che dominano il nostro rapporto con la Natura, immaginando nuove narrazioni, al di fuori di quell’atteggiamento di controllo dominante che la nostra specie esercita sul pianeta, per comprendere le dinamiche e le nuove direzioni da intraprendere.

La mostra storica di questa edizione torna nelle sale di PALAZZO MAGNANI con la prima retrospettiva  mai presentata in Italia di Susan Meiselas, fotografa americana nota soprattutto  per il suo lavoro nelle aree di conflitto dell’America Centrale (1978-1983) e in particolare per i suoi potenti scatti della rivoluzione nicaraguense. La mostra, intitolata Mediations, raccoglie una selezione di opere che vanno dagli anni Settanta a oggi e rivela, attraverso le diverse forme che la Meiselas adotta per ampliare la sua opera – oltre al reportage fotografico tradizionale, anche installazioni, libri, film – il suo approccio unico di fotografa, che mette costantemente in discussione lo status delle sue immagini in relazione al contesto in cui vengono percepite, spaziando dalla dimensione personale a quella geopolitica. Nelle sue opere la fotografa coinvolge i soggetti in un’incessante esplorazione e sviluppo di narrazioni, lavorando spesso su lunghi periodi e su un ampio ventaglio di paesi e soggetti: dalla guerra alle questioni relative ai diritti umani, dall’identità culturale all’industria del sesso.

Le sale dei cinquecenteschi CHIOSTRI DI SAN PIETRO ospiteranno dieci esposizioni.

Al piano terra, ad aprire gli occhi dei visitatori, una mostra che cattura l’infinita mutevolezza delle nuvole in una collettiva, intitolata Sky Album. 150 years of capturing clouds a cura di Luce Lebart e Michelle Wilson, in cui si celebra la vastità e la bellezza delle immagini di nuvole e l’unicità della pratica di fotografare il cielo da parte di scienziati, dilettanti e artisti. Oltre centocinquanta opere raccontano questa passione a partire dagli albori della fotografia, dal francese Gustave Le Gray all’italiano Mario Giacomelli, passando dai lavori dell’americano Edward Steichen fino ai due artisti contemporanei chiamati a creare due installazioni, la finlandese Anna Ninskanen e il britannico Kalev Erickson.

Al primo piano, il progetto espositivo di Helen Sear, dal titolo Within Sight, presenta una serie di opere multiple e composite che esplorano la dissoluzione della prospettiva a lente singola associata all’obiettivo della macchina fotografica. Sear è un’attenta osservatrice degli elementi mutevoli che compongono un paesaggio e restituisce l’esperienza di essere presenti nella natura, combinando alla fotografia elementi disegnati a mano o cancellati, in un lavoro concettuale che affonda le sue radici nell’interesse per il realismo magico e il surrealismo.

Yvonne Venegas con Sea of Cortez traccia una storia intergenerazionale in equilibrio tra l’esperienza della sua famiglia – che ha abitato le miniere di rame di Santa Rosalia, nella Bassa California, all’inizio del Novecento- e quella di un’intera generazione che ha sfruttato i territori intorno al Mar di Cortez. La sua esplorazione si avvale dell’aiuto delle persone che incontra nel suo percorso di indagine, per esprimere il sentimento di sfruttamento e i resti che quelle storie di miniera hanno seminato sul loro cammino.

Arko Datto
Le barche adornate di luci che tornano da un pellegrinaggio aspettano nelle secche l’arrivo della marea per poter rientrare a casa nel loro villaggio – 2019

Il fotografo indiano Arko Datto porta all’attenzione dei visitatori la questione incombente della catastrofe climatica e dei rifugiati che questa genera, attraverso una trilogia fotografica in corso da nove anni. I due capitoli qui presentati, tratti dal progetto The Shunyo Raja Monographies sono interamente dedicati al territorio del Delta del Bengala, considerato uno degli epicentri del cambiamento; includono ritratti e paesaggi che mappano l’erosione e l’innalzamento del livello del mare attraverso l’India e il Bangladesh e traccia la traiettoria degli sfollati e dei paesaggi perduti a causa di una natura che reclama sempre più attenzione.

A seguire Matteo de Mayda, fotografo veneziano, espone ai Chiostri un’installazione composta da foto d’archivio e di reportage, immagini satellitari e al microscopio, testimonianze individuali e teorie scientifiche che fanno parte del progetto There’s no calm after the storm, in cui indaga gli impatti a lungo termine e meno visibili della tempesta Vaia, che ha colpito il Nord-est dell’Italia alla fine del 2018. Nato dopo la fine dell’emergenza, il progetto riflette sul fragile equilibrio tra l’azione dell’uomo e la tenuta degli ecosistemi.

La mostra di Jo Ractliffe si intitola Landscaping ed è interamente dedicata al paesaggio sudafricano ripreso durante i suoi viaggi in auto lungo la costa sud-occidentale. Negli scatti in bianco e nero, Ractliffe riflette sul concetto stesso di paesaggio, disconoscendone il termine nel tentativo di sottrarre le sue fotografie a convenzioni stereotipate: parlare di paesaggio in termini di bellezza, o al contrario di bruttezza, significa osservare invece che partecipare, ridurre il luogo a un concetto piuttosto che a un’esperienza vissuta. Con il termine landscaping, l’artista cerca di trasmettere l’idea di paesaggio come qualcosa di attivo, capace anche di conservare la memoria del passato.

Permafrost #6 © Natalya Saprunova
I giovani del popolo Evenki rappresentano con i loro costumi le quattro stagioni dell’anno. Allevatori di renne provenienti dalla parte orientale della Siberia in Yakutia, la loro cultura e il loro ambiente sono fortemente influenzati dall’attività mineraria e dalla sedentarizzazione.

Nel grande corridoio centrale, Natalya Saprunova espone il progetto Permafrost che racconta la vita delle popolazioni dell’estremo nord del continente asiatico. Qui, nei suoi lunghi viaggi in compagnia della macchina fotografica e di un taccuino, la fotografa russo-francese scopre luoghi come la Yakutia e le sue popolazioni indigene, tra cui i pastori di renne Evenki e gli Yakuti, allevatori stanziali di mucche e cavalli. I colori tenui dei suoi scatti restituiscono l’ansia di queste comunità, testimoni del rapporto simbiotico con una natura estrema che oggi è messo a rischio dalle conseguenze dell’industrializzazione.

La fotografa americana Terri Weifenbach in Cloud Physics esplora la vitale interconnessione tra le nuvole del nostro pianeta e le intime forme della sua vita biologica. La spina dorsale di questo lavoro è una serie di fotografie realizzate in un istituto di ricerca americano per lo studio e la misurazione delle nuvole, la loro origine, struttura, particelle e reazioni. Gli astrusi strumenti che vediamo sono progettati per esprimere fenomeni atmosferici effimeri, ma la macchina fotografica di Weifenbach – e il suo modo di guardare – ci restituisce il nostro mondo organico terrestre come un mistero non quantificabile.

Lisa Barnard con la mostra An Act of Faith: Bitcoin and the Speculative Bubble conduce alla riflessione sull’essenzialità della natura nella creazione di bitcoin, beni digitali che seppur immateriali richiedono un enorme sforzo ambientale. La fotografa britannica documenta lo sfruttamento dell’energia geotermica in Islanda, necessario per sostenere il processo di estrazione mineraria: le fredde temperature islandesi, infatti, fanno sì che le masse di calore generate dall’hardware coinvolto, siano notevolmente ridotte, contribuendo a mantenere un microclima obbediente.

Bruno Serralongue dedica il suo progetto, dal titolo Community Gardens of Vertus, Aubervilliers, alla lotta – su scala locale, ma legata a una più ampia consapevolezza della necessità di preservare ambienti vivibili di fronte a progetti ecocidi – che alcuni giardinieri hanno iniziato nel 2020 per opporsi all’abbattimento di oltre 4.000 metri quadrati di orti, a favore di nuove costruzioni per i Giochi Olimpici di Parigi 2024. Questo succede a meno di due chilometri da Parigi, ad Aubervilliers in Seine-Saint-Denis, il dipartimento più popolato della Francia e dove gli spazi verdi sono i meno numerosi.

Nella sede di PALAZZO DA MOSTO trova posto la Committenza di questa edizione, insieme a una mostra dedicata ai libri fotografici e ai due progetti vincitori della Open Call.

La produzione di Fotografia Europea 2024, affidata a Karim El Maktafi, si intitola day by day, e si focalizza sull’affascinante contesto delle “Aree Interne”: regioni estremamente eterogenee, caratterizzate dalla lontananza da grandi centri di agglomerazione, che, pur occupando circa tre quinti del territorio nazionale, ospitano poco meno di un quarto della popolazione complessiva italiana. Nello specifico l’indagine del fotografo si è sviluppata in vaste porzioni dell’Appennino Emiliano, in cui El Maktafi ha esaminato il profondo e fragile legame tra l’uomo e la natura, facendo emergere l’eredità culturale attraverso stili di vita profondamente radicati nei cicli lenti dell’ambiente naturale montano.

La mostra Index Naturae, a cura di Stefania Rössl e Massimo Sordi (OMNE – Osservatorio Mobile Nord Est), comprende 116 libri fotografici pubblicati negli ultimi cinque anni dedicati al tema della natura. La selezione dei volumi esposti, realizzati da autori nazionali ed internazionali che hanno aderito al progetto proposto da OMNE, rappresenta da un lato una fonte di riflessione sullo stato attuale della fotografia e dell’editoria, dall’altro individua un corpus di esperienze di ricerca capace di offrire punti di vista molto diversi sul tema del rapporto tra uomo e natura nella contemporaneità, stimolando possibili approfondimenti e sperimentazioni.  

I progetti selezionati dalla giuria della Open Call, tra gli oltre 500 lavori di artisti e curatori che vi hanno partecipato, sono quelli di Marta Bogdańska e Michele Sibiloni. Il progetto SHIFTERS di Marta Bogdańska parte dal presupposto che solo ripensando alla posizione dell’essere umano nel mondo e guardando quindi oltre l’orizzonte antropocentrico, si possa realizzare una coesistenza vera e profonda, che includa quindi anche gli animali. Il lavoro è iniziato con una ricerca d’archivio e una raccolta di articoli sulle spie animali in guerra e mettendo poi in relazione questa storia sfaccettata con quella della loro liberazione e dei loro diritti.  Michele Sibiloni, invece, stimola una riflessione sul futuro dell’alimentazione mondiale e sul precario equilibrio degli ecosistemi naturali attraverso il progetto Nsenene, a cura di Marco Scotti, che documenta i momenti frenetici delle attività della raccolta delle cavallette (Nsenene, appunto) in Uganda, a cui si alternano lunghi periodi di attesa e speranza; tempistiche sempre meno prevedibili a causa del cambiamento climatico.

Riapre, per la XIX edizione di Fotografia Europea, la splendida VILLA ZIRONI, gioiello dell’architettura liberty che ospiterà la mostra Radici, di Silvia Infranco, a cura di Marina Dacci. Silvia Infranco ha sviluppato una ricerca che ha fatto della materia naturale il soggetto e l’oggetto delle sue opere. Negli ultimi anni si è orientata sullo studio degli erbari, sulla farmacopea e sui processi di cura arcaici e rituali rinvenuti in manoscritti e in testi a stampa antichi. La mostra sviluppa queste sue ultime riflessioni sul rapporto tra uomo e natura nell’ambito dell’approccio fitoterapico con particolare attenzione ai risvolti magici, simbolici ed alchemici intervenuti nel corso dei secoli. Le opere di Silvia Infranco si modulano su svariati media: opere su carta e su tavola, libri d’artista, sculture, polaroid che spesso includono le erbe stesse.

Ad abbracciare il festival, numerose altre mostre partner che gravitano intorno ad esso, organizzate dalle più importanti istituzioni culturali cittadine e ospitate nei loro spazi.

PALAZZO DEI MUSEIZone di passaggioa cura di Ilaria Campioli, propone una riflessione sul tema del buio e della notte con l’obiettivo di raccontare l’importante ruolo che entrambi rivestono nell’immaginario collettivo. Punto di partenza sono le numerose opere di ambientazione notturna che Luigi Ghirri ha realizzato nel corso della propria produzione. Sono i luoghi “illuminati in maniera provvisoria, o gli spazi che vivono una loro discreta semioscurità e che solo temporaneamente diventano luminosi in maniera festosamente provvisoria”, in cui si attiva una lettura alternativa del reale. Rispetto alla storia del procedimento fotografico, il rapporto fra luce e buio è essenziale. Per Ghirri sono quindi i bagliori, i lampi, le piccole intermittenze come quelle delle lucciole ad esprimere le migliori modalità di illuminazione poiché mantengono intatto l’incanto del buio, preservando le zone d’ombra. La mostra presenta quindi il lavoro di diversi ed importanti autori di rilievo internazionale che, a partire dalle sperimentazioni sul medium e sulla visibilità della fine degli anni Sessanta, utilizzano il buio come possibilità di narrazione. Come afferma il filosofo Alain Badiou “[…] la stessa contraddizione della notte è quella di offrire riparo a ciò che è esposto, invisibilità alla bellezza del visibile”. Ecco quindi che gli autori in mostra si muovono all’interno di questo spostamento paradossale che viene offerto dal buio, utilizzandolo per cercare di raccontare ciò che vi accade.
Gli esiti della open call di GIOVANE FOTOGRAFIA ITALIANA #11 | PREMIO LUIGI GHIRRI 2024, promossa dal Comune di Reggio Emilia, in partnership con alcuni festival internazionali, hanno dato vita a Contaminazioni, la collettiva a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi che vede in mostra, sempre a Palazzo dei Musei, gli scatti dei sette artisti selezionati dalla giuria internazionale: Claudia Amatruda con Good Use Of My Bad HealthBenedetta Casagrande con All ThingsLaid DormantNoemi Comi con ProxidiumMassimiliano Corteselli con ContrapassoCamilla Marrese con Field Notes for Climate ObserversCinzia Romanin con Transcendence e Alessandro Truffa con Nioko Bokk. I sette progetti selezionati propongono una riflessione su quelli che sono gli spazi intermedi, le zone di contaminazione e di reciproca trasformazione tra gli uomini e il resto del vivente, utilizzando materiali e approcci ampi e stratificati, in cui il medium fotografico entra a far parte della riflessione stessa. Durante le giornate inaugurali Giovane Fotografia Italiana assegnerà diversi riconoscimenti, tra cui il Premio Luigi Ghirri, del valore di 4.000 euro. Il vincitore del Premio avrà anche la possibilità di esporre una versione più ampia del suo progetto in una mostra personale in Triennale Milano (inverno 2025). Con la menzione Nuove traiettorie. GFI a Stoccolma, promossa dall’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, inoltre un artista, prescelto tra i sette selezionati, potrà svolgere un periodo di studio e ricerca durante il quale dovrà produrre un progetto artistico che sarà esposto in una mostra a cura dello stesso Istituto. Tre finalisti saranno inoltre selezionati per partecipare al programma di letture portfolio Photo-Match nell’ambito di Fotofestiwal Łódź previsto in giugno 2024 grazie alla partnership con il festival e a una borsa di studio a copertura delle spese di viaggio e alloggio. Infine Photoworks insieme alla Dalby Forest, Forestry England, offrono a due fotografi una residenza d’artista immersiva ed ecologica della durata di una settimana nel cuore della Dalby Forest, North Yorkshire – Regno Unito, insieme a tutoraggio, introduzione al team e agli ecosistemi della foresta e opportunità di networking.

La fototeca della BIBLIOTECA PANIZZI partecipa all’edizione del 2024 con una mostra che ridona visibilità alla collezione di Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, con sede a Rubiera che dal 1990 al 2023 ha realizzato indagini fotografiche sul territorio regionale e nazionale. Oggi, gli scatti raccolti sono in deposito presso l’Archivio fotografico della Biblioteca Panizzi per essere conservati, valorizzati e restituiti alla cittadinanza. In particolare in questa edizione saranno esposte le due interpretazioni che Paola De Pietri nel 1994 e  Walter Niedermayr nel 1997 hanno dato delle Casse d’espansione del fiume Secchia. Paola De Pietri realizza la sua osservazione sorvolando con una mongolfiera l’area del parco fluviale, in modo da ottenere immagini a metà strada fra quella offerta dalla comune mappa topografica, quella dell’aereo e quella degli occhi del visitatore. Walter Niedermayr produce invece una serie di dittici, attraverso cui si interroga sul destino delle aree sottoposte ad intenso sfruttamento economico e successivamente attrezzate per gestire sport e attività didattiche, osservando come i parchi rappresentino la nostra pretesa romantica di trovare una nostra immagine di “natura incontaminata”.

Markos Kay, Oli flower, 2022 ©Markos Kay

Lo SPAZIO GERRA propone la mostra NEW THEATERS OF THE REAL. Collaborating with AI che, nel quadro del dialogo permanente tra natura e artificio che percorre le arti, presenta cinque differenti posizioni della fotografia contemporanea capaci di aprire il confine della creazione a diverse modalità di collaborazione con l’intelligenza artificiale generativa. I Lavori di Xavi Bou, Antti Karppinen, Markos Kay, Katie Morris, Pierre Zandrowicz portano a una profonda riflessione in merito all’apporto dell’IA come strumento di conoscenza dei processi della natura e della stessa creatività umana, valutando anche il rischio che si tratti invece di un ulteriore mezzo di alienazione che allontana ancora di più gli umani dall’appartenenza a una natura unitaria.

Collegata al festival è la proposta della COLLEZIONE MARAMOTTI, che espone la prima mostra personale istituzionale italiana di Silvia Rosi, dal titolo Disintegrata. Specificamente concepita per la Collezione, l’esposizione include venti nuove opere fotografiche, alcune immagini in movimento e un nucleo di fotografie d’archivio raccolte dall’artista in Italia – principalmente in Emilia-Romagna – tra il 2023 e il 2024. Rosi ha percorso il territorio per raccogliere le centinaia di fotografie ordinarie, scatti di album di famiglia che raccontano la quotidianità di chi, giunto dall’Africa prima del Duemila, ritraeva sé e la propria vita in contesti diversi. La mostra esplora, restituisce e mette in scena, con umorismo, un immaginario dell’idea di “italianità” nel nostro territorio contemporaneo.

Anche quest’anno lo Speciale Diciottoventicinque, il progetto formativo di Fotografia Europea, torna con la tredicesima edizione per accompagnare i giovani amanti della fotografia in un percorso che permette di imparare, condividere e confrontarsi con il mondo dell’arte fotografica, creando un vero progetto espositivo collettivo. Erik Messori, fotogiornalista è co-fondatore del collettivo CAPTA, ha accompagnato i giovani partecipanti nei 10 incontri in cui ha deciso di aprire alla multidisciplinarietà, consapevole che un progetto visivo si può costruire e arricchire attraverso diversi linguaggi. Il percorso di formazione si concluderà con l’esposizione dei progetti degli 11 ragazzi nella galleria dell’Isolato San Rocco. 

Si è appena conclusa la terza edizione di FE+SK Book Award, il premio dedicato al libro fotografico, ideato da Fotografia Europea insieme a Skinnerboox – casa editrice di Jesi (AN) specializzata in fotografia contemporanea. Tra le oltre 230 candidature pervenute, la giuria -composta da Chiara Capodici, Tim Clark e Milo Montelli- ha scelto il progetto di Benedetta Casagrande “All Things Laid Dormant”, spiegando che il suo lavoro ha particolarmente colpito: “per la potenza evocativa e poetica, per la coerenza, la maturità del linguaggio utilizzato che lo rendono un lavoro pronto a essere un libro”.

Oltre alle mostre arricchisce il Festival un calendario di appuntamenti che accompagnerà i visitatori dalle giornate inaugurali – 26, 27, 28 aprile – fino al 9 giugno.

In programma, oltre agli incontri con gli artisti, anche momenti di confronto con Mariangela Gualtieri, poetessa e scrittrice, Marco Paolini drammaturgo e scrittore, entrambi in dialogo con Loredana Lipperini scrittrice e giornalista. Inoltre presentazioni di libri, book signing, letture portfolio e [PARENTESI] BOOKFAIR, lo spazio dedicato agli editori indipendenti.

La terza edizione di FOTOFONIA, la declinazione musicale del festival curata da Max Casacci (produttore e fondatore dei Subsonica), ha come titolo Urban souls ed è dedicata alla Storia, al presente e al futuro di una musica italiana capace di fondere radici black e soul, con la complessità dei linguaggi urbani contemporanei, attraverso melodia e parole. La serata di venerdì 26 aprile si aprirà con i giovanissimi napoletani Thru Collected, gruppo che oscilla tra i linguaggi metropolitani più contemporanei, per concludersi con il live dei Casino Royale, la band che per prima ha innescato una autentica rivoluzione riuscendo a fondere l’incisività melodica con le urgenze della cultura hip hop. Ospite dei Casino Royale sarà un’altra “anima urbana” – Venerus – celebre produttore, polistrumentista, cantautore milanese, oggi considerato il più importante protagonista di una certa scena “urban”. Sabato 27 aprile ci si sposta in piazza San Prospero per il dj set dello stesso Venerusche trasformerà la piazza in una colorata dance hall senza confini spazio-temporali. Ad iniziare la serata sarà una giovanissima rapper, Alda. Anche in questa terza edizione di Fotofonia, dopo le precedenti presenze di Mario Tozzi e Stefano Mancuso, la scienza e la battaglia per l’ambiente saranno unite alla musica.  Domenica 28 aprile, alle 18 al Teatro Cavallerizza, Mariasole Bianco, biologa marina, divulgatrice scientifica e volto televisivo (Kilimangiaro, Rai3) parlerà di misteri e stupefacenti curiosità del grande oceano su un tappeto di suoni naturali creato da Max Casacci, da anni impegnato a trasformare in musica e ritmo, rumori e ambienti sonori della natura e della metropoli.

Anche per questa edizione il CIRCUITO OFF – l’evento collettivo e indipendente che arricchisce il Festival con una serie innumerevole di mostre diffuse in tutto il territorio cittadino – presenta progetti di fotografi professionisti accanto a giovani alle prime esperienze, appassionati e associazioni che dovranno misurarsi con il tema del fragile equilibrio tra Uomo e Natura esponendo i propri scatti in negozi, ristoranti, studi, cortili e case private, sedi storiche, gallerie d’arte. Parte di questo circuito è anche il progetto OFF@school che coinvolge le scuole di tutta la provincia di Reggio Emilia. Il 4 maggio è la serata dedicata al Circuito Off e in questo evento sarà decretato il vincitore del premio Max Spreafico a cui sarà data l’opportunità di produrre una nuova mostra ed esporla durante la prossima edizione di Fotografia Europea, nel 2025.

Per l’edizione 2024 si confermano:
Special Sponsor: Iren
Main Sponsor: Coop Alleanza 3.0, FCR – Farmacie Comunali Riunite e Attolini Spaggiari Zuliani & Associati Studio Legale e Tributario

Sponsor: Coopservice, Gruppo Emak e Assicoop

Tutte le info su fotografiaeuropea.it  


Ufficio stampa Fondazione Palazzo Magnani
Stefania Palazzo, tel. 0522.444409; s.palazzo@palazzomagnani.it
Elvira Ponzo, tel. 0522.444420; e.ponzo@palazzomagnani.it
 
Ufficio stampa
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Via San Mattia, 16 – 35121 Padova
Simone Raddi, tel. 049663499; simone@studioesseci.net

Roma: Basile Contemporary inaugura TRIALOGO con Matteo Basilé, Danilo Bucchi e Paolo Grassino a cura di Gianluca Marziani

Basile Contemporary inaugura la mostra
T R I A L O G O
con Matteo Basilé, Danilo Bucchi e Paolo Grassino

A cura di Gianluca Marziani

Opening 23 marzo 2024,
ore 18.00
Dal 23 marzo all’11 maggio
Basile Contemporary – Galleria d’Arte Contemporanea

Sabato 23 marzo 2024 alle ore 18.00, la Basile Contemporary inaugura la grande mostra collettiva “TRIALOGO” che vedrà protagoniste le opere di tre illustri artisti del panorama dell’arte contemporanea italiana: Matteo Basilé, Danilo Bucchi e Paolo Grassino.
La mostra, ideata da Rosa Basile della Basile Contemporary in collaborazione con Giuliano Rocca art dealer – e curata da Gianluca Marziani – presenterà 10 opere tra sculture, fotografie e dipinti, allestite in tre aree distinte nella galleria ma volutamente, e al contempo, comunicanti tra loro.

“TRIALOGO” nasce dall’intenzione di mettere in dialogo le opere di questi tre protagonisti che hanno stili artistici differenti, ma sono uniti da una componente comune. L’esposizione, infatti, si presenta come un intreccio di evidenze estetiche e complessità tematiche, dove ciascun artista occupa uno spazio unico, mantenendo al contempo un dialogo vibrante e dinamico con gli altri. Matteo BasiléDanilo Bucchi e Paolo Grassino sono emersi negli anni Novanta, lungo quel decennio di radicale inversione dei canoni figurativi. Nel periodo storico che li accomuna, i movimenti d’avanguardia si placavano mentre sorgeva la tecnologia digitale, ed è proprio in quest’era che nascono e sviluppano i loro rispettivi stili creativi. Nonostante i tre abbiano avuto le medesime influenze artistiche, nel corso del tempo ognuno di loro è stato in grado di sviluppare un proprio linguaggio creando uno stile unico e personale, mantenendo al tempo stesso viva quella componente comune, che permette alle loro opere di amalgamarsi e dialogare. Da qui l’idea di una mostra a più voci ma dentro una stessa visione d’insieme, come fossero strumenti eterogenei che compongono assonanze di forme e contenuti. Come dice Gianluca Marziani“TRIALOGO è parola che contiene l’ampliamento del dialogo prima della polifonia orchestrale, incarnando quel passaggio stereofonico dei contenuti che avviene sull’asse limpido di una triangolazione dialettica. TRIALOGO come risultato di una compenetrazione luminescente tra valori teorici del segno figurativo, seguendo le evidenze di tre artisti italiani che appartengono ad una stessa curvatura generazionale.” Riguardo gli stili dei tre artisti Marziani aggiunge: “Ognuno di loro fa risuonare un linguaggio primario, una matrice d’ingaggio che nel processo formale ha portato l’artista a frammentare, ripensare, ibridare e ricomporre l’archetipo per poi nuovamente sfaldare, cicatrizzare, atomizzare i risultati, creando così la struttura semantica del proprio arcano estetico.” 

CADUTA FUORI DAL TEMPO IV – 2021 – Black pigment 60×90

Matteo Basilè (1974) vive e lavora a Roma. Egli parte dalla fotografia ed è tra i primi artisti in Europa a scoprire le potenzialità espressive della computer Art. Il fotografo fonde tecnologia e arte esplorando le potenzialità della digitalizzazione attraverso la costruzione di immagini oniriche e surreali, unendo scultura e architettura, pittura e cinema che amplificano i legami narrativi tra corpo e paesaggio. Esplorando la natura dell’essere umano, l’artista sviluppa una narrativa che affronta la sua percezione dell’esistenza. La ricerca di Basilé si evolve come un’interfaccia tra Oriente e Occidente (l’artista ha vissuto quasi 8 anni nel sud est asiatico), in una dialettica che opera come una collisione situata tra tradizione e modernità, tra sacro e profano. In questo modo, il glossario di Basilé non si fonda unicamente su segni e valori (per quanto atemporali e multiculturali), ma comprende un linguaggio totalitario in cui la fusione tra sogno, fantasia e realtà non è più il mero soggetto dello scatto fotografico ma incarna una narrazione universalmente riconoscibile e soprattutto senza limiti di percezione.
Basilé riesce a conciliare in maniera inconfondibile idee apparentemente inconciliabili come bello e grottesco, reale e surreale, naturale e artificiale. Per lui la fotografia è lo strumento inevitabile per esprimere un’idea d’arte che non sia rielaborazione del già elaborato e del già visto.

Danilo Bucchi, Untitled

Danilo Bucchi (Roma, 1978) dimostra fin dagli esordi una determinazione nel radicare il suo linguaggio in un universo di segni che rimanda alla tradizione dell’astrazione europea delle prime avanguardie, con l’utilizzo di tecniche e supporti fortemente tecnologici. Il suo lavoro parte dal disegno ed esplora il continuum emotivo del gesto rapido e ponderato, scavando dentro i sentimenti autobiografici e sviluppando uno stile che oscilla tra astrazione e figurazione. Pur con molteplici linguaggi – installazione, fotografia, pittura, o lavori tramite il digitale – l’artista ritorna sempre a una modalità di natura ritmica. Ogni gesto, ogni segno, ogni movimento del corpo si avvicina all’improvvisazione, allo spartito musicale e persino alla poesia.

Paolo Grassino, Bestia

Paolo Grassino (Torino, 1967), invece, parte dalla scultura, lavorando con materiali come la gomma sintetica, il legnoil polistirolo, e la cera, ma anche con tecniche come le fusioni in alluminio o calchi di cemento. La sua ricerca si manifesta nella scelta di materiali differenti che danno vita ad opere dal grandissimo impatto, tanto visivo quanto emotivo, generando nell’osservatore una profonda riflessione sul mondo che abbiamo creato, in cui ci troviamo e nel quale saremo costretti a vivere. Con i suoi lavori, Grassino si interroga sulle derive della società moderna, sospesa tra naturale e artificiale, tra precarietà e mutazione. Il suo lavoro è soprattutto una ricerca che recupera in pieno il senso della manualità: lavorando con materiali vari e con tecniche avanzate porta le sue opere scultoree ad un alto grado di spettacolarità. Canicervi ma anche sediecorpi radianti e corpi architettoniciagglomerati danteschi e fossili misteriositeste cerchiate o trafitteforme mineralizzate o arborescenti: le sue creazioni, ricche di tensione esoterica, trasformano gli spazi vuoti in una parte definitiva della scultura.


Nel cuore del centro storico di Roma, alle spalle di Piazza Navona, adiacente al chiostro del Bramante, Rosa Basile fonda nel 2021 la galleria d’arte Basile Contemporary. Alcune delle mostre al suo attivo sono di Paolo Grassino, Daniele Galliano, Luca Coser, Giovanni Albanese, Giosetta Fioroni Mirko Leuzzi.I curatori di cui è avvalsa fino ad oggi sono Alberto DambruosoAdriana Polveroni e Francesca Canfora. Inoltre, vanta una prestigiosa collaborazione dell’artista Mimmo Paladino con uno scritto per la mostra di Giovanni Albanese.Vince il premio “Young”, come la migliore galleria under 5 con il progetto “Sulla Linea” di Paolo Grassino nella prima edizione di “Roma Arte in Nuvola”.


INFORMAZIONI UTILI
TITOLO: TRIALOGO con Matteo Basilé, Danilo Bucchi e Paolo Grassino
DOVE: Basile Contemporary – Galleria d’Arte Contemporanea, via di Parione 10, Roma
OPENING: sabato 23 marzo 2024 ore 18.00
DURATA: dal 23 marzo all’ 11 maggio 2024
A CURA DI: Gianluca Marziani
IN COLLABORAZIONE CON: Giuliano Rocca art dealer
INGRESSO GRATUITO
ORARI: da martedì a sabato dalle 11.00 alle 20.00
 
CONTATTI
TEL. Galleria: 06 97165279
CELL. Rosa Basile: 340.0001260
SITO: www.basilecontemporary.com 
MAIL: basilecontemporary@gmail.com | info@basilecontemporary.com 
FACEBOOK: https://www.facebook.com/basilecontemporary/
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/basile_contemporary

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