Appello alle giovani e ai giovani, alle donne e agli uomini costruttori di Pace

In questi ultimi giorni assistiamo impotenti all’orrendo massacro quotidiano di bambini, donne e uomini a Gaza. Nel frattempo, continua da due anni la guerra in Ucraina, come in altri parti del mondo, così che la guerra mondiale “a pezzetti” è già in atto.

Volenti o nolenti siamo tutti coinvolti.

Segno di questo imbarbarimento è la repressione, spesso violenta, di chi manifesta nelle piazze per un mondo “altro”. Tra di essi molti giovani studenti e studentesse.

Ci inorridisce che passino sotto silenzio le prese ufficiali dei nostri governanti. Tra questi, il capo di Stato francese Macron, con la richiesta di partecipazione diretta di soldati europei alla guerra in atto in Ucraina e la Presidente della Commissione europea von der Leyen, che propone di incrementare la produzione di armi in tutti i paesi dell’Europa. Purtroppo, proprio ieri il Parlamento europeo ha dato seguito alla scellerata proposta, votata a stragrande maggioranza, di incrementare le spese militari e di continuare a fornire armi sempre più sofisticate all’Ucraina. Le guerre sono affrontate come fossero una emergenza continua, con le stesse modalità di finanziamento impiegate per i vaccini.

Non possiamo tacere.

Tutti coloro che hanno a cuore la costruzione di una Pace duratura e perenne tra i popoli e le nazioni, tutti coloro che credono convintamente nelle Costituzioni e nel diritto e nell’obbligo di perseguire la Pace, tutti coloro che ritengono che la guerra non possa essere la soluzione delle controversie internazionali non possono tacere.

Ogni volta che si impegnano risorse pubbliche per costruire armi, che vengono usate per uccidere, si sottraggono risorse per la salute delle persone, per finanziare lo studio e l’istruzione, per garantire lavoro e sviluppo sostenibile per le giovani generazioni, per mettere in sicurezza i territori, minacciati sempre più dai cambiamenti climatici.

Noi sottoscritti cittadine e cittadini, vogliamo esprimere il nostro No, deciso, risoluto, gridato a tutto questo e rinnoviamo il nostro impegno a costruire “dal basso”, in modo aperto, ed inclusivo, vie di Pace e di nonviolenza, perché la guerra venga posta fuori e per sempre dalla civiltà umana.

Primi firmatari e firmatarie:
Enzo Bertuccelli
Santi Bonfiglio
Loredana Raffa
Alfonso Augugliaro
Claudio Vallone
Ivana Risitano
Teresa Frisone
Giuseppe Risitano
Mariangela Pizzo
Orazio Grimaldi
Miriam Signorino
Federico Alagna
Simonetta Micali
Giulia Merlino
Sofia Donato
Felice Scalia
Antonino Mantineo
Filippo Cucinotta
Antonietta Mondello
Luigi Mariano Guzzo
Beniamino Ginatempo
Sostine Cannata
Anna Lisa Irrera
Tindaro Bellinvia
Paolo Chiarella
Maria Cammaroto
Tindaro Merlo
Nuccia Romano
Giuseppe Asmundo
Anna Carbone
Rosaria Ottanà
Angela Flocco
Anna Maria Garufi
Saverio di Bella
Giuseppe Pulejo
Antonia Mondio
Giuseppe Orifici
Maria Cicciò
Patrizia Pulejo
Dino Alessi
Maria Rivoli
Ersilia Dolci
Pippo Giaquinta
Giovanna La Maestra
Mariaelisa Raccuia
Antonio Cacciola
Teresa Vadalà
Adriana Chiarenza
Vincenzo Incontro
Cettina Campolo
Filippo Zagarella
Giuseppe Battaglia
Enrico Bengala
Sergio Bertolami
Giuseppe Restifo

IL DOMANI CHE COMINCIA OGGI La Macroregione Mediterranea e il Progetto di Sistema per il Sud

Una generazione va, una generazione viene, ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta – Foto di Shlomaster da Pixabay

Presidente Associazione Europa Mediterraneo
Patologo Umano e del Territorio – Medico ippocratico 
 

Prendiamoci cura del mondo, illustrando aspetti e problemi vecchi e nuovi, valori culturali, economia, ambiente. Con l’afflato di spiriti liberi e razionali, quando siamo in disaccordo lasciamo che la realtà sia il giudice finale; se uno avrà ragione, alla fine imparerà qualcosa; se uno ha torto, qualcuno vincerà. Entrambi ne trarranno profitto, secondo la massima di Ayn Rand.
In questo contesto, la libertà è basilare, non definizione di un concetto, piuttosto rapporto, evento, tema biblico, che risale all’homo sapiens. Una generazione va, una generazione viene, ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà. Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna. Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non è mai pieno; raggiunta la meta   i fiumi riprendono la loro marcia. E nessuno potrebbe spiegarne il motivo. Non si sazia l’occhio di guardare, né mai l’orecchio è sazio di udire. Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole…
Ho visto tutte le cose che si fanno sotto il sole ed ecco tutto è vanità, è un inseguire il vento. Ciò che è storto non si può raddrizzare e quel che manca non si può contare.
Una generazione va, una generazione viene. La Terra resta sempre la stessa? In gran parte si, ha ragione Qoelet, figlio di David, Re di Gerusalemme, per il peggio dell’Uomo …

* * *

Viviamo il nostro tempo, se siamo capaci di determinare la volontà e l’azione morale senza l’ausilio della sensibilità. La filosofia ci può aiutare nella critica di non restare sempre vincolati all’esperienza empirica. C’è una legge morale con valore universale a priori, che non può essere ricavata dall’esperienza e che si erge come fatto della ragione, imperativo secondo il principio de “il dovere per il dovere”.

Quanto appena detto mostra la capacità della ragione di farsi “pratica” per il recupero della sfera “noumenica”, inaccessibile teoreticamente, ma accessibile “praticamente”. Quel sommo bene fra virtù e felicità – secondo Immanuel Kant -naturalmente spande nella cultura e ne imbeve la società, europea in specie.

La finanza dell’Unione Europea (UE), nel corso degli anni ha inteso <territorializzare> gli investimenti. A tal fine è nata l’idea di <Macroregione> per una strategia integrata che coinvolga regioni, anche straniere e nazioni diverse, con l’obiettivo comune di uno sviluppo equilibrato e sostenibile per una specifica area geografica. La Macroregione è uno strumento della UE, approvato e nato con lo scopo di favorire la partecipazione al processo decisionale non solo degli Stati, ma anche delle Regioni, degli Enti locali, della società civile in aree circoscritte dello spazio europeo. Le Macroregioni sono dunque “nuove forme rafforzate” di governo della UE, “perché facilitano il consenso su temi di interesse comune, tra realtà territoriali di Stati membri appartenenti ad una stessa area” e “promuovono sinergie piuttosto che discriminazioni e sovrapposizioni”.

Le strategie macroregionali dell’Unione europea consentono ai paesi tra loro confinanti di discutere fra loro, anche in antitesi, di mettere a fuoco e risolvere in termini di efficienza (risparmio) i problemi emergenti. Alla fine, possono sfruttare il potenziale che hanno in comune (ad es. inquinamento, navigabilità, concorrenza commerciale mondiale, qualità della vita e così via). I paesi che usufruiscono di una cooperazione rafforzata hanno l’obiettivo di affrontare le problematiche nel modo più efficace (qualità) di quanto non avrebbero fatto individualmente. Le strategie possono essere sostenute dai fondi UE, compresi i fondi strutturali e d’investimento europei. Le strategie macroregionali dell’Unione vengono richieste dagli Stati membri dell’UE interessati, situati nella medesima area geografica (in alcuni casi da paesi extra UE) e avviate attraverso il Consiglio europeo.

L’UE sta sperimentando (v. schema) una simile strategia per la Macroregione del Mar Baltico (EUSBSR) dal 2009 e per la Macroregione del Danubio (EUSDR)dal 2011 con risultati positivi.

STRATEGIE MACROREGIONALI E POLITICA DI COESIONE

Nella Macroregione Alpina (EUSALP), nataIl 4 agosto 2015, benedetta dal Parlamento Europeo a gennaio 2016 sono riunite 48 regioni e province autonome. Essa comprende Piemonte, Val d’Aosta, Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trento e Bolzano, Franche-Compé, Rhone-Alpes, Provence-Alpes Cote d’Azur, Baden Wurttemberg, Baviera ed altre meno note. Le regioni, anche quelle a statuto speciale spargono a larghe mani i semi della sussidiarietà e solidarietà per la realizzazione e/o il potenziamento di strutture e/o infrastrutture di eccellenza. L’accordo stretto conta su 76 milioni di persone e coinvolge 7 Stati (Austria, Francia, Italia, Germania, Svizzera, Slovenia, Lichtenstein), che hanno fatto scorrere sangue della loro gioventù nelle guerre mondiali. Il nuovo soggetto potrà operare nei campi più determinanti per l’area geografica di appartenenza, quali mobilità, turismo, infrastrutture, rete stradale e ferroviaria, gestione delle risorse energetiche, sostegno delle piccole e delle medie imprese, tutela ambientale, cambiamento climatico, tendenze demografiche, migrazione, innovazione, accesso ad Internet via satellite. L’obiettivo delle 48 regioni è quello di far nascere e sviluppare progetti e politiche comuni allo scopo di raggiungere accordi economici direttamente con l’UE. Infatti, EUSALP potrà contrattare direttamente con Bruxelles senza passare dai governi centrali dei vari stati coinvolti. L’élite imprenditoriale economica, scientifica, culturale del nord e del centro dell’UE ne ha capito il succo e si rende parte attiva. 

Per la Macroregione Adriatica e Ionica (EUSAIR), la strategia dell’UE coinvolge 8 paesi di cui 4 stati membri Ue (Italia, Slovenia, Croazia, Grecia) e 4 non membri (Montenegro, Albania, Bosnia Erzegovina, Serbia). Le regioni italiane coinvolte sono tutte quelle bagnate dall’Adriatico e dallo Jonio ed inoltre: Lombardia, Trentino-Alto Adige e Umbria. EUSAIR promuove una crescita sostenibile in termini economici e sociali della Macroregione, supportando al contempo il processo di integrazione dei paesi balcanici dell’area. La Strategia riguarda principalmente le opportunità dell’economia marittima: trasporti mare – terra, protezione dell’ambiente marino, turismo sostenibile e connettività nel campo dei trasporti e dell’energia. Esemplare il comportamento della Regione Marche, che se ne è fatta promotrice, sebbene dalla Puglia in giù poco o niente si appia di EUSAIR …

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In linea con la risoluzione del 27 giugno 2012, riguardante l’evoluzione delle strategie macroregionali dell’UE, il Parlamento Europeo (PE) ha approvato la nascita e lo sviluppo della Macroregione occidentale ed orientale del Mediterraneo (2011/2179 INI – Prospettive nel Mediterraneo punti da 15 a 46).  

La Macroregione del Mediterraneo è importante ? Ecco i fatti (Giuseppe Abbati).

Conferenza di Parigi (2008). Segna una nuova era per il Mediterraneo; vi partecipano 43 Paesi del Mediterraneo tranne la Libia. Il presidente Nicolas Sarkozy intendeva avviare un dialogo tra le due rive, affinché “il Mar Mediterraneo non sia il nostro passato, ma il nostro futuro”.

Dichiarazione di Palermo (2010). 20 Stati con i rappresentanti della Lega Araba, della Commissione Ue, del Comitato delle Regioni, del CRPM (Conferenza delle regioni marittime) “propongono di pervenire al più presto alla costituzione di una “Macroregione Mediterranea”, preparata da un tavolo tecnico permanente, in analogia a quella già avviata intorno al Mar Baltico. La Macroregione assicurerà la governance fra le Istituzioni già esistenti o che si possono costituire fra le Istituzioni, le comunità locali e le forme organizzate della società civile. Infatti, la Macroregione di tipo europeo non è una struttura amministrativa (Andrea Piraino).

Parere della Commissione per gli Affari Esteri del PE (2012) che, al punto 6, “ritiene necessario – al fine di attuare una strategia macroregionale per il Mediterraneo – basarsi sull’esperienza e sui risultati raggiunti dalle istituzioni regionali esistenti e ricercare con tali istituzioni possibili sinergie, segnatamente, oltre all’Unione per il Mediterraneo, la Banca europea per gli investimenti e l’Assemblea regionale e locale euromediterranea (ARLEM)”. Ai punti 8 e 9, si sottolinea che “le principali aree di intervento per la Macroregione del Mediterraneo dovrebbero essere mirate agli opportuni livelli sub-regionali per la cooperazione su progetti specifici e comprendere le reti energetiche, la cooperazione scientifica e l’innovazione,le reti per la cultura, l’istruzione e la formazione, il turismo, il commercio, la tutela ambientale, il trasporto marittimo sostenibile, la sicurezza marittima, la protezione dell’ambiente marino dall’inquinamento, dal sovrasfruttamento e dalla pesca illegale attraverso la creazione di una rete integrata di sistemi di informazione e sorveglianza per le attività marittime, il rafforzamento del buon governo e una pubblica amministrazione efficiente, in modo da favorire la creazione di posti di lavoro. Inoltre, la Commissione ritiene che sia importante, in particolare dopo gli eventi della Primavera araba, che la nuova macroregione contribuisca alla definizione di una nuova strategia con i paesi terzi per la corretta gestione dei flussi d’immigrazione e dei benefici reciproci derivanti da una maggiore mobilità, basata su una strategia con i paesi terzi di lotta contro la povertà e di promozione dell’occupazione e del commercio, contribuendo alla stabilità nella Macroregione”.

Parere della Commissione per la Cultura e l’Istruzione (2012) … La Macroregione Mediterranea deve svilupparsi in conformità con la normativa internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, in particolare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Convenzione dell’Unesco sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali”; inoltre, al punto 10, “sottolinea che la Macroregione Mediterranea agevolerebbe il dialogo interculturale e l’arricchimento del patrimonio culturale comune dell’Unione Europea, mobiliterebbe la società civile e incoraggerebbe la partecipazione delle ONG e delle popolazioni del Mediterraneo ai programmi culturali e educativi dell’UE”.

Proposta di risoluzione del PE sull’evoluzione delle strategie macroregionali dell’UE secondo cui ritiene che “le strategie macroregionali abbiano aperto un nuovo capitolo nella cooperazione territoriale europea applicando l’approccio dal basso verso l’alto”;raccomanda che “le strategie macroregionali, visto il loro evidente valore aggiunto a livello europeo, ricevano maggiore attenzione nel quadro della cooperazione territoriale europea che sarà rafforzata a partire dal 2013 …” sottolinea che la Macroregione del Mediterraneo potrebbe garantire che i vari programmi dell’UE concernenti il Mediterraneo si completino a vicenda e che i finanziamenti esistenti siano utilizzati nella maniera più efficace possibile. Tutto ciò potrebbe apportare un reale valore aggiunto ai progetti concreti dell’Unione per il Mediterraneo e associare i paesi terzi e le regioni interessati fin dalla fase di definizione della strategia – utilizzando a tale scopo lo strumento finanziario di vicinato e di partenariato, sempre nell’assoluto rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della democrazia “e promuovendo, ove necessario, il principio del “di più per chi si impegna di più” …”

Parere del Comitato economico e sociale europeo C.E.S.E.“La macro-strategia per il Mediterraneo deve puntare a trasformare la regione in uno spazio veramente all’avanguardia in termini di scambi commerciali, turismo, civiltà, idee, innovazione, ricerca e istruzione, convertendola in una regione di pace ai fini dello sviluppo e della prosperità sociale”. Non di focolai, ben alimentati, di forniture belliche !

“La macro-strategia per il Mediterraneo, suddivisa in due strategie subregionali deve inserirsi nel quadro della strategia Europa 2020 dei programmi esistenti e dei meccanismi di agevolazione finanziaria dell’UE, e ricorrere a iniziative europee come il programma Interact per la fornitura di assistenza tecnica e formazione. Andrà però creata una nuova struttura per gestire e agevolare il funzionamento delle istituzioni. La strategia macroregionale dovrà far nascere nuovi approcci che costituiscano un vantaggio per i paesi coinvolti, con la prospettiva di misure pratiche e di politiche da poter applicare con successo”.

7 aprile 2018 Forum sulla “Macroregione Mediterranea Centro-Occidentale presso   l’Università   di   Messina in cui è   stata   invocata unanimemente l’esigenza di realizzare le Macroregioni del Mediterraneo e di avviare senza indugio la progettazione di collegamenti stabili fra l’Europa, la Sicilia e l’Africa.Si costituisca un Comitato per richiamare l’attenzione del Governo, del Parlamento e delle Regioni!

Interrogazione del Sen. Pittella e altri (2018). “Il concerto delle regioni Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania per la costruzione della Macroregione del Mediterraneo occidentale costituisce d’altronde anche l’occasione per realizzare quella cooperazione territoriale indispensabile allo sviluppo equilibrato e sostenibile del Mezzogiorno d’Italia; si tratterebbe d’altronde di una grande opportunità per l’intero Paese, attraverso, in primo luogo, il potenziamento delle infrastrutture materiali ed immateriali di connessione dell’intera area: infrastrutture integrate per connettività, logistica, mobilità urbana sostenibile, e in altri campi delle economie dello sviluppo; considerato altresì che: come è stato evidenziato nel corso del Forum di Messina, alcuni Stati del Mediterraneo hanno in cantiere programmi e iniziative che lasceranno l’Italia esclusa dai grandi progetti di sviluppo futuri; si chiede di sapere: quali urgenti iniziative in sede europea il Governo intenda intraprendere, al fine di promuovere la costituzione in tempi quanto più brevi della Macroregione del Mediterraneo Centro-Occidentale, in grado di connettere per la realizzazione di politiche comuni i Paesi dell’Unione europea che si affacciano sul Mediterraneo con Tunisia, Libia, Marocco”. Tutto questo luminosamente detto, mai neanche percepito dai preposti ai vari livelli di responsabilità istituzionale …!

Convegno di Milazzo su Macroregione del Mediterraneo con l’On. Nello Musumeci, Presidente della Regione (2018). Nella stessa occasione è stata fondata l’<Associazione Europea del Mediterraneo> presso Notaio Alioto.Essa si propone di sollecitare la nascita e lo sviluppo delle Macroregioni del Mediterraneo e il rilancio del Sud dell’Europa e del Mediterraneo (art. 3 dello Statuto). L’associazione organizza attività a carattere culturale, periodiche riunioni tra gli associati e iniziative che contribuiscano al raggiungimento dello scopo sociale.

Mozione del Presidente Mario Loizzo al Consiglio Regionale della Puglia per  la nascita della Macroregione del Mediterraneo (2018). All’o.d.g. del prossimo Consiglio regionale “impegna l’Esecutivo regionale a intraprendere tutte le conseguenti iniziative nei confronti del Governo nazionale e in sede europea, al fine di promuovere la costituzione in tempi quanto più brevi della Macroregione del mediterraneo Centro-Occidentale, in grado di connettere per la realizzazione di politiche comuni i Paesi dell’Unione europea e dell’Africa Nordoccidentale che si affacciano sul Mediterraneo”.

Lo Statuto sociale della Associazione Europea del Mediterraneo è stato successivamente adeguato (2022) alla normativa di cui al Decreto Legislativo 3 luglio 2017 n. 117 (modificato con D. Lgs. 3 agosto 2018 n. 105) in vista di assumere la qualifica di Ente del Terzo Settore (E.T.S.), e per l’effetto è stata modificata la denominazione inASSOCIAZIONE EUROPA MEDITERRANEO Associazione di Promozione Sociale – Ente del Terzo Settore” (acronimo AEM – APS – ETS).  Nel sito web sono illustrate tutte le iniziative promosse nel corso degli anni per la istituzione della “Macroregione del Mediterraneo” (v. schema).

Algeria e Marocco – a parte sordide minacce di guerra – stanno realizzando programmi per le infrastrutture ferroviarie ad alta velocità. Da parte di diversi paesi si studia un tunnel che colleghi il Marocco a Gibilterra e non va dimenticato che la Cina investe in Africa ben sessanta miliardi di dollari. L’Italia tergiversa sul progetto prioritario di AC ferroviaria che unisca l’Europa alla Sicilia, mentre non si pone l’importanza della connessione veramente strategica con l’Africa.

“Non possiamo restare ancora in attesa!”, ha detto Peppino Abbati in convegno a Messina. Occorre mobilitare la opinione pubblica per avviare la costituzione della Macroregione del Mediterraneo; però, manca il vero Spirito di Comunità!

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Ed ecco la Commissione europea e l’Alto rappresentante fiutare il pericolo di uno stallo pregiudizievole e adottare una comunicazione congiunta che propone un’ambiziosa e innovativa Agenda per il Mediterraneo. Per rilanciare e rafforzare il partenariato strategico fra l’Unione europea e i suoi partner del vicinato meridionale, la nuova Agenda si basa sul convincimento che, lavorando insieme, e in uno spirito di partenariato, le sfide comuni possano trasformarsi in opportunità di interesse reciproco per l’UE e il vicinato meridionale. L’Agenda include un apposito piano di investimenti economici per stimolare la ripresa socioeconomica a lungo termine. Nell’ambito del nuovo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale dell’UE, per il periodo 2021-2027 verrebbero assegnati fino a 7 miliardi di € per l’attuazione dell’Agenda, importo che potrebbe mobilitare fino a 30 miliardi di € di investimenti privati e pubblici nei prossimi dieci anni.

Siamo risoluti a lavorare insieme ai nostri partner del vicinato meridionale nell’ambito della nuova Agenda che sarà incentrata sulle persone, soprattutto sulle donne e sui giovani, e ad aiutarli a realizzare le proprie speranze per il futuro, a far valere i propri diritti e a costruire un vicinato meridionale pacifico, sicuro, più democratico, più rispettoso dell’ambiente, prospero ed inclusivo”, dichiara l’Alto rappresentante/Vicepresidente Josep Borrell.

E Olivér Varhelyi, Commissario per il Vicinato e l’allargamento aggiunge: “Con questo partenariato rinnovato con il vicinato meridionale stiamo segnando un nuovo inizio nelle relazioni con i nostri partner del Sud. Questo partenariato si basa su interessi reciproci e su sfide comuni, ed è stato sviluppato insieme ai nostri vicini. Esso mostra come l’Europa voglia contribuire direttamente a una visione a lungo termine di prosperità e stabilità della regione, specialmente nel contesto della ripresa sociale ed economica dalla crisi del COVID-19”.

La nuova Agenda si avvale di tutti gli strumenti dell’UE e propone di unire le forze per lottare su 5 settori d’intervento:

  • Sviluppo umano, buongoverno e Stato di diritto a favore della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e della governance responsabile.
  • Resilienza, prosperità e transizione digitale per sostenere economie resilienti, inclusive che creino opportunità, specialmente per le donne e per i giovani.
  • Pace e sicurezza ai paesi che affrontino le sfide e trovino soluzioni ai conflitti.
  • Migrazione e mobilità per agevolare percorsi legali e sicuri e regolare gli sfollamenti forzati. Il Governo italiano si sta spendendo …
  • Transizione verde: resilienza climatica, energia e ambiente per proteggere le risorse naturali della regione e generare crescita verde, sfruttando le potenzialità di un futuro a basse emissioni di carbonio.

L’UE effettuerà un riesame intermedio della comunicazione congiunta nel 2024.

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La strategia macroregionale per rilanciare lo sviluppo del Sud sembra gelata da due notizie (Andrea Piraino). La prima è una dichiarazione di Marc Lemaitre, direttore generale delle politiche regionali dell’UE, il quale ha testualmente detto: “Voglio richiamare l’attenzione sulla consistente riduzione degli investimenti nazionali (dell’Italia) al Sud fino al punto da neutralizzare e rendere vano lo sforzo europeo nelle politiche regionali per il Mezzogiorno”. La seconda notizia è la denuncia presentata all’Unione Europea da parte del movimento Sicilia Nazione (del quale fa parte il prof. Gaetano Armao) contro lo Stato italiano per “violazione del principio di addizionalità” in quanto l’Italia, invece di trasferire alla Sicilia i fondi dei programmi europei in aggiunta a quelli ordinari propri, utilizza i primi in sostituzione dei secondi. Non solo. Ma ha ridotto questi trasferimenti di fondi statali al di sotto della soglia del 34%, introdotta con legge statale nel 2017.

Di fronte all’impossibilità che siano i soggetti della società civile ad avviare l’iter procedurale della costituzione della Macroregione del Mediterraneo, si può seguire un’altra strada, forse più conducente. Quella di investire, per l’occasione, il Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (GECT) dell’Arcipelago delle Isole del Mediterraneo (ARCHIMED) con sede a Taormina e Catania, nato per promuovere la cooperazione transfrontaliera nell’ambito della politica di coesione economica e sociale che, a seguito del Trattato di Lisbona, ha una dimensione territoriale (Francesco Attaguile). In questa prospettiva, ARCHIMED dovrebbe svolgere un’azione coordinata per favorire la costituzione di un modello di sviluppo nuovo che, partendo dai cittadini e dalle istituzioni locali del bacino del Mediterraneo trasformi le debolezze in punti di forza (Andrea Piraino).

Lo Stato italiano, nel corso degli anni è il responsabile della condizione non più tollerabile dei territori del Mezzogiorno. La classe politica regionale e locale del Sud appare incapace di recepire la visione innovativa della Macroregione di tipo europeo, e le scelte incerte e contraddittorie ne denotano il mancato coinvolgimento. Le Regioni e le Città metropolitane non hanno fatto registrare alcun atto concreto di iniziativa, che ne avviasse il procedimento costitutivo, neanche come risposta alle proposte avanzate da alcune Regioni del Nord (Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna) per il riconoscimento di “ulteriori forme e condizioni di autonomia”.

Della Macroregione del Mediterraneo non si vede, tuttora, neppure l’ombra di quella strategia necessaria non solo per salvare la prospettiva di una Europa federale delle Comunità, ma anche per riorganizzare i territori regionali interni al Mezzogiorno d’Italia, e così rilanciarne lo sviluppo. L’inazione politica delle istituzioni loco regionali, tenuto conto della inderogabilità della loro azione, costringe al palo di partenza tutta la procedura macroregionale, e quindi condanna i territori del Sud a marcire nel proprio sottosviluppo (Andrea Piraino).

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Il “Progetto di Sistema” richiede di mobilitare in forma strategica, dialogica, relazionale ed interattiva il pensiero creativo, la politica, l’economia, la giurisprudenza, l’arte, l’architettura, la scienza, la tecnologia. E a mantenere una salda coerenza fra l’avvio della ideazione e delle scelte fondamentali di visione fino alla attuazione, gestione, realizzazione, manutenzione delle opere e degli interventi.

Se il Sistema Europeo ha deciso di intervenire per sostenere la ripresa dell’Italia con la destinazione di colossali fondi a disposizione del nostro Paese, ciò viene a riprova del fatto che l’Europa e la Germania in primis hanno capito che, se l’Italia non si riprende, l’Europa e la Germania ne soffriranno. Anche ammesso che vi sia un interesse precipuo della Germania a favorire il rilancio dell’Italia attraverso il Mezzogiorno (il che è da vedere se …  e in che forma), occorre diffidare delle conseguenze di una posizione in cui, da parte italiana, si esprima acriticamente la tendenza “ad essere provincialmente mitteleuropei”, piuttosto che fare propria “la volontà di essere pienamente e convintamente europei”: i Nuovi Europei, per dirlo chiaro e tondo !

La tesi del Nord di perseguire la strategia di una sempre più rafforzata integrazione con la “catena del valore germanica” è uno dei fattori che stanno sempre più allargando nel Paese il divario fra Nord e Sud. Questa convinzione del Nord non risponde alla realtà ! La equivoca distorsione fa finalmente giustizia dell’illusione che l’integrazione di una sola parte del Paese, come “indotto dell’impresa germanica” sia un obiettivo strategico, da perseguire autonomamente per trovare tutela subalterna e riparo fuori della crisi. Segnala – al contrario – la necessità che il rilancio debba riguardare “tutta l’Italia nel quadro europeo”, ed in primis richieda quella necessaria ripresa strutturale del Mezzogiorno, funzionale all’interesse e all’autorevolezza internazionale dell’intero Paese, che è il tema e l’impegno del “Progetto di Sistema”. Un “Progetto” che lega indissolubilmente – all’interno delle alleanze strategiche, economiche e culturali euroatlantiche – la Questione Italiana al ruolo centrale dell’Italia e del suo Mezzogiorno al quadro del più vasto interesse europeo nel Mediterraneo. È chiara ormai la prospettiva che impone di coltivare il rapporto Europa-Africa-Medio Oriente in una prospettiva multilaterale. Va ribadito che il Mediterraneo, a lungo ritenuto per buone ragioni storiche un “Mare Interno” viene ora correttamente definito un “Medio Oceano”: uno scambiatore di merci e di civiltà, che fa incontrare l’Oriente di provenienza asiatica, l’Occidente di provenienza atlantica, il nuovo mondo dell’Africa attraverso il suo Nord e la Russia e i suoi ex satelliti sovietici attraverso i Dardanelli/Bosforo. Nella prospettiva del “Progetto di Sistema”, per la forza delle cose, il Mediterraneo dovrà sempre più evolvere dal suo ruolo di “mare di transito” ad essere sempre più “Oceano di mezzo”, “lo snodo necessario” al centro dei mercati, della demografia futura, delle nuove culture e delle nuove civiltà. Alla luce di questo, Pierpaolo Maggiora con il suo <Progetto Arge> parlò nel 2014 di “Sicilia piattaforma delle merci al centro del Mediterraneo”: quella visione anticipatrice rimase inascoltata, non capita, abbandonata nel dimenticatoio della Regione Siciliana e del Governo nazionale! Quanto al cruciale rapporto fra l’Italia e l’Europa è del tutto evidente che ciò che concorre al rafforzamento dell’Italia in Europa concorre al rafforzamento dell’Europa stessa, perché dà modo di “chiudere il poligono europeo”, là dove storia e geografia d’Europa si incontrano. E il “Progetto di Sistema per il Sud” è consonante al disegno di rimodellare l’Europa dal tradizionale assetto “carolingio”, finora dominante, verso un nuovo “centro di gravità permanente” per dirla con il nostro poeta siciliano, cantautore Franco Battiato.

Ricordiamo qui l’altro poeta Josif Brodskij con il suo In Fuga da Bisanzio … Se gli imperi marciano alle conquiste territoriali nel verso dei paralleli, le civiltà si formano e si trasformano lungo i meridiani degli scambi, dei commerci, delle relazioni di idee, degli incontri fra culture, dei passaggi di uomini. Così il Sud dell’Italia, lungi dall’essere percepito come “finis Europae” – proiezione arrischiata e solitaria di un “altrove” – costituisce “la cuspide vitale di un intero mondo europeo”, che attraverso l’Italia e il suo Mezzogiorno penetra nel Mediterraneo, e, qui, apre la sua “Porta” per attrarre persone, merci, lavori, culture, futuro. Guardare al Mediterraneo dal Sud e concepire il Sud come via privilegiata e insostituibile di accesso all’Europa sono due percorsi del tutto complementari e sinergici, la cui sintesi, mentre non impedisce di fare del Sud un luogo irripetibile ed “unico” di identità storico-culturale, per l’Italia apre una via insostituibile per posizionare l’Italia sul futuro Meridiano d’Europa.> (da “Progetto di Sistema per il Sud in Italia, per l’Italia in Europa”, Dialoganti Svimez, Animi, Cnim, Arge, Roma 07 aprile 2021, pag. 100).

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Il “Progetto di Sistema per il Sud in Italia, per l’Italia in Europa” si compone di tre “Opzioni Essenziali” attivabili immediatamente:

1.- Il “SOUTHERN RANGE”, attraverso le sei ZES unite nell’”Esagono(il ”Quadrilatero” continentale Napoli, Bari, Taranto, Gioia Tauro più le due isolane di Catania/Augusta e Palermo) realizza la “Nuova Portualità di Sistema del Sud d’Italia”. La scelta di strutturare questa via privilegiata attrezzerebbe l’Italia e con essa l’Europa a cogliere l’opportunità di un asset posizionale capace di intercettare traffici e valori logistici provenienti dalle rotte asiatiche attraverso Suez, da quelle russe attraverso i Dardanelli/Bosforo e da quelle americane attraverso Gibilterra. Così l’Italia può giocare un ruolo strategico nel Mediterraneo mediante la realizzazione dei Nuovi Modelli Territoriali – finalmente portatori degli attesi Nuovi Stili di Vita – i “Cluster Innovativi Territoriali Integrati“.

2.- LA RIDEFINIZIONE DELLA MOBILITÀ A GRANDE SCALA.

Il collegamento organico fra Sicilia e Continente e viceversa si connette al ridisegno della mobilità ferroviaria e stradale nella Maglia Calabro-Sicula. Da Roma a Milano e da Roma-Catania in tre ore e mezzo significa “unificare” realmente – per la prima volta concretamente – la geografia fisica e culturale italiana. Realizzare la dorsale infrastrutturale dell’Alta Velocità e dell’Alta Capacità significa pervenire ad un reale equilibrio territoriale e sociale totalmente nuovo. Un “continuum” strutturale, fisico e simbolico, a lungo e sempre vanamente invocato nella Storia d’Italia, ora perfettamente conseguibile sul piano tecnico, logistico, imprenditoriale, economico-finanziario, giuridico-amministrativo: dalle Alpi al Centro del Mediterraneo. Una “Dorsale Continua Italiana” – parte del Corridoio Scandinavo-Baltico-Mediterraneo Europeo – che contiene al suo interno la soluzione definitiva alla “questio infinita” del Ponte sullo Stretto, mediante l’aggiornamento del suo “Progetto Rivisitato”. Facendo propri gli straordinari progressi scientifici, tecnici e tecnologici di questi recenti decenni – in particolare quelli relativi alle fondazioni delle strutture petrolifere off-shore, infissi nella Sella dello Stretto indenne da faglie telluriche, e quelli riferiti agli acciai speciali di nuova generazione – che consentono la realizzazione dell’opera con una drastica riduzione dei costi, con uno straordinario miglioramento delle prestazioni, della funzionalità, della percorribilità ferroviaria e autostradale (Service-Ability), della sicurezza (Safety), dell’impatto ambientale (Impact) e dei tempi realizzativi, un salto qualitativo reso possibile dalla “concezione di base dell’opera”, che parte dall’abbandono della logica dell’<ingegneria civile> per percorrere la logica innovativa dell’opera di “ingegneria industriale”.

3.- LA RICUCITURA E IL RINNOVO CULTURALE E SOCIO-ECONOMICO DEL TERRITORIO attraverso modelli insediativi innovativi, necessari a rispondere con reale efficacia alle diverse esigenze ed al profondo mutamento determinato dalla tempesta del passaggio di millennio (digitale, globalizzazione, pandemia). “Nuovi Stili di Vita”, dove benessere-residenza-lavoro-ospitalità /turismo/tempo libero-salute”, a loro volta, ridefiniscono la natura propria e i loro apporti reciproci, integrandosi all’interno di organismi funzionali e formali di alta qualità. I Borghi di vita nuova aperti alla cultura del Mediterraneo, la grande Città Metropolitana dello Stretto unita dal Ponte, la “funzione Matera”, baricentro del Mezzogiorno continentale all’interno di un nuovo straordinario organismo territoriale continuo di Aree Vaste, coese sistematicamente.

* * *

La Sicilia può stare sul Meridiano d’Europa?

La situazione non si schioda, nonostante i suoi figli migliori siano assisi sugli scanni più alti della Repubblica da due settennati. C’è sempre qualcuno – molto titolato, forse più abile, referenziato dai piani bassi, distratto da altra questione ritenuta più traente – che lascia marcire nel cassetto l’elaborato complesso, quel “Progetto di Sistema per il Sud in Italia, per l’Italia in Europa” concepito dalle teste pensanti più avvedute del nostro Paese, quello stesso documento letto, apprezzato, fatto proprio con visibile entusiasmo dal Signor Presidente della Repubblica! E non se ne comprende la ragione, che può sconvolgere l’Italia esposta sul crinale del Debito Pubblico: l’attuale esecutivo seguirà le stesse orme o tenterà, passo dopo passo, di trovare la via nuova? Quella più giusta, coerente, produttiva di dotare l’Italia di un “secondo motore” – quello del Sud – necessario e sinergico col “primo motore” – quello del Centro-Nord – per consentire all’intero “Sistema Italia” di funzionare come effettivo e potente organismo, atto a ridurre le diseguaglianze sociali, economiche e territoriali, presenti nel Paese, che attentano ai fondamentali diritti di cittadinanza e ai livelli omogenei di qualità di vita. Porre il Sud nelle condizioni di interagire attivamente e sinergicamente con il Centro-Nord rende un servizio al compiuto risanamento e riequilibrio dell’intero Paese e al reale rilancio di entrambe le macroaree. È da respingere con forza, oggi più che mai, come pericolo e danno di estrema rilevanza per il benessere dell’intera comunità italiana qualsiasi illusoria tentazione di singole macroaree del Paese di perseguire ciascuna un proprio individuale percorso di sviluppo!

In conclusione, l’UE rimane ancoraggio valido per limitare i danni alle Regioni meridionali, accumulate in oltre un secolo e mezzo di Stato unitario. Il campanilismo va bene per la sacrosanta identità del passato, il futuro vuole ben altro! Non vanno più di moda i predicozzi sull’altruismo! Si eviti l’assistenzialismo scoordinato! Si metta al bando la parcellizzazione delle risorse con la pletora dei Centri di Costo (ad esempio nell’Università) e/o dei Centri di Spesa (ad esempio nella Sanità pubblica) ripetitivi, adiacenti, inefficienti ed inefficaci rispetto a paradigmi desueti di solare evidenza.

Dunque, il momento della verità per la Macroregione del Mediterraneo e il Progetto di Sistema: si vuole lanciare una strategia macroregionale di tipo europeo nel Mediterraneo o sono perdute anche queste?

La Terra appare sempre la stessa …In gran parte si, ha ragione Qoelet, figlio di David, Re di Gerusalemme, per il peggio dell’Uomo. L’avidità, la sete di dominio, l’egoismo. 


Conversazione con Hadeel Azeez, l’artista irachena alla guida di un ideale

Hadeel Azeez nel suo studio a Roma

“Un’artista ha il dovere di essere alla guida di un ideale”
Oggi per Hadeel Azeez l’impegno è per libertà, intercultura, sostenibilità e protezione della terra e degli animali

Hadeel Azeez, WATER

In corso a Roma, a Spazio all’Arte, di Capitolium Art, in collaborazione con Blue Factory, la mostra personale di Hadeel Azeez, WATER, curata da Willy Zuco, inaugurata lo scorso 28 giugno e visitabile fino al 7 settembre 2023.

Una visuale della mostra

Finissage della mostra WATER alla presenza dell’Artista
Giovedì 7 settembre 2023 dalle 18,30

Visitabile anche su appuntamento

Spazio all’Arte – Via delle Mantellate 14b

Info: roma@capitoliumart.it

Hadeel Azeez, Willy Zuco, Zaid Tariq Al-Ani addetto culturale Ambasciata Iraq

Conversazione con l’artista

di Diana Daneluz

Come è nata questa mostra e cosa ha portato Hadeel Azeez al racconto, provocatorio, sull’acqua e la urgente necessità di preservarla?

Avevo incontrato Willy Zuco in occasione di una piccola mostra dal titolo Elementi Del Visibile che avevo organizzato lo scorso febbraio. Successivamente ad una sua visita al mio studio mi ha chiamato per proporre la mostra Water. Quando ci siamo incontrati per discutere questo tema è venuto fuori che abbiamo entrambi letto Il Miracolo Dell’Acqua di Masaru Emoto, in cui l’autore spiega attraverso l’analisi della molecola, che l’acqua conserva una memoria delle parole e del linguaggio. Questi generano un impatto sulla struttura molecolare dell’acqua e quindi il suo aspetto cambia a seconda del significato positivo o negativo della parola pronunciata. Una scoperta sensazionale, se pensiamo al potere di un elemento così basilare per la nostra esistenza.

Durante il tempo di creazione delle opere, questo libro è stato un riferimento importante per me, ma presto ho ampliato la visione per inglobare altri elementi legati all’acqua, come gli esseri viventi che ci abitano – dai microrganismi, ai giganti del mare come le balene, alle meduse che stanno popolando i mari per via dell’aumento della temperatura dell’acqua e della pesca intensiva.

Spesso noi umani guardiamo la nostra esistenza come qualcosa di superiore a quella degli altri esseri viventi. Non abbiamo una veduta così ampia da capire che l’universo è un tutt’uno legato con leggi impeccabili ed il crollo di un solo singolo elemento, minaccia l’intero sistema; la nostra esistenza è quella più fragile dell’ecosistema.

Nata in Iraq, vive a Roma. E da sempre sul fiume, il Tigri, prima, il Tevere poi. Quanto c’è dell’ambiente naturale e architettonico che La circonda nelle sue opere?

Penso che la presenza di questi elementi sia inevitabile nel mio lavoro. Se non in modo esplicito lo è nella percezione. Come una nota musicale che doni armonia ed equilibrio ad un brano.

Sono nata a Baghdad ed è il posto della mia infanzia, a 22 anni sono venuta in Italia e ad oggi, dopo 20 anni, penso che il mio animo non conosce più una sola percezione di vita. Vedo le cose con tante sfaccettature e dimensioni. Le mie idee e decisioni sono influenzate da entrambe le culture al contempo. Dentro il mio pensiero, dentro le mie abitudini, nelle cose che amo e persino nelle persone che frequento c’è qualcosa che richiama entrambe le culture in modo diretto o indiretto. Questo si nota nel mio lavoro soprattutto nei movimenti e nei soggetti stessi. Questo sarebbe molto chiaro da vedere se uno pensasse e conoscesse il percorso che l’arte ha intrapreso in Medio Oriente, dagli antichi mesopotamici fino ad oggi. Un miscuglio di diverse cose, ma in una costruzione gentile.

Pianificare qualcosa che può accadere nel futuro mi è sempre stata difficile. Credo che questo sia dovuto alla cultura musulmana in cui sono nata, si affida l’avvenire alle mani di Dio.

Tornerebbe definitivamente, ha in animo di farlo, nella Sua città natale o ormai la Sua vita è qui?

L’idea di tornare a casa non è sradicata dalla mia mente, ma pianificare qualcosa che può accadere nel futuro mi è sempre stata difficile. Credo che questo sia dovuto alla cultura musulmana in cui sono nata, si affida l’avvenire alle mani di Dio. Forse questo pensiero esprime in qualche modo il concetto del vivere qui ed ora. Pianificare il futuro spesso ci mette in uno stato di ansia e ci fa sentire inadeguati nel nostro momento presente, cosa che non accadrebbe se guardassimo al nostro futuro come qualcosa che non è ancora nostro. Vorrei non pianificare mai nulla per il futuro: dove sarò, dove vivrò, sarà sicuramente una sorpresa che avrà il suo sentimento nel suo futuro momento.

Qual è il contributo che sente di dare oggi l’esigenza irrinunciabile di un dialogo interculturale autentico?

Penso che una delle più grandi perdite dell’umanità sia quella di aver creato confini sulla mappa del mondo. Quanti conflitti avremmo potuto evitare, quante cose ci siamo persi, quante ricchezze spirituali e culturali e non solo avremmo potuto imparare solo se non ci fosse stata l’idea del diverso e dello sconosciuto.

Direi che ancora oggi, nonostante si viaggi più facilmente per vedere e conoscere, restiamo chiusi nelle nostre idee giudicando colui che è diverso da noi, mettendolo sempre ad una certa distanza. Si creano delle società magari multiculturali, ma con piccole comunità sparse in cui l’artista, il medico, l’ingegnere è discriminato perché ha un colore di pelle diverso o un accento nel suo parlato…

L’idea dell’uomo moderno è quella di essere il migliore, di vivere seguendo canoni che considera giusti. Per questo abbiamo creato delle società unidimensionali in cui si sparge odio verso colui che è diverso. Guerre infinite e sfruttamento di ogni genere. Questo è stato il nostro modo di fare affari e progredire.

Penso che l’artista abbia, oggi più che in altri tempi, il dovere di mettersi alla guida di un ideale. Come dice il filosofo e scienziato Terence Mckenna, se l’artista non trova la via, allora la via non può essere trovata.

La sua sperimentazione artistica, all’inizio tradizionalmente pittorica, ha subito una decisa deviazione verso l’uso della penna a sfera, il che rimanda alla scrittura. Quando è successo e cosa ha innescato il cambiamento?

In realtà non lo vivo come un cambiamento, ma come un ritorno a qualcosa che avevo trascurato per studiare i metodi accademici della pittura. Dopo diversi anni e durante un periodo di blocco verso la pittura, l’uso della penna a sfera è riaffiorato. Penso per via della sua semplicità, (una penna ed un foglio ed il tempo che si ferma mentre la mia mente si riposa gettando fuori ogni pensiero e sentimento). Ben presto questo mezzo mi ha mostrato una potenzialità degna di qualsiasi altra materia in termini tecnici di chiaroscuro e sfumatura. Ho raggiunto una tecnica che mi permette di realizzare qualsiasi cosa con molta precisione.

Per la mostra Water ho cambiato l’aspetto del mio lavoro in termini di dimensioni creando opere di grande formato, dopo un lungo tempo in cui realizzavo opere di piccole dimensioni. Inoltre, ho realizzato tre opere appositamente per il video intitolato The Three Waves usando la tecnologia dell’immagine in movimento.

Credo che la materia sia solo un mezzo e quello che veramente conta alla fine è l’idea, il pensiero ed il sentimento che l’artista trasmette.

Se dovesse fare il nome, è sempre difficile, di uno o una artista di cui sente di aver subito l’influenza, chi sarebbe?

A questa domanda risponderei con una lista di nomi per ogni periodo della mia vita. Ma se ci penso bene forse Hanaa Malallah, un’artista irachena che ho sempre guardato con ammirazione: il suo lavoro è presente nei più importanti musei del mondo, la sua arte è ricca, ti stupisce e ti colpisce nel profondo. Forse dentro di me sto cercando di trasmettere qualcosa di simile. Qualcosa che sia intimo, ma anche universale.

La stratificazione plurisecolare della storia dell’arte mette un peso sulle spalle degli artisti di oggi, probabilmente questo è il motivo per cui l’arte contemporanea in Italia non è tanto amata.

Cosa pensa della veicolazione e distribuzione dell’arte in Italia, e in particolare qui a Roma?

Dovrei azzardare un’analisi molto personale… Trovo che in generale il sistema dell’arte sia molto complicato. Nella mia piccola esperienza noto che la scena artistica contemporanea in Italia soffre di qualche rallentamento. La stratificazione plurisecolare della storia dell’arte mette un peso sulle spalle degli artisti di oggi, probabilmente questo è il motivo per cui l’arte contemporanea in Italia non è tanto amata. Le gallerie dedicate all’arte contemporanea non sono tantissime, il collezionismo dell’arte contemporanea ancora esita a decollare.

A Roma non credo che la situazione faccia una particolare eccezione, un artista deve armarsi di molto coraggio e tanta tenacia per farsi strada.

In Water, in ragione del tema, dominano, accanto al bianco e nero dell’inchiostro, solo dei bellissimi toni di blu. Più in generale, qual è il Suo rapporto con il colore?

Spesso si pensa che gli artisti usino un determinato colore per una scelta sentimentale, forse qualche volta è così, ma la maggior parte delle volte è il soggetto che implica l’uso di un colore. I colori hanno una profondità prospettica ed una temperatura cromatica e usarli senza badare ai loro canoni fisici sarebbe un errore. Questo concetto ovviamente vale sia per l’arte figurativa sia per l’arte astratta ed io come tanti artisti navigo in entrambi gli stili. Nell’arte figurativa, il pittore è obbligato a riportare fedelmente i colori del soggetto, mentre nell’arte astratta l’artista deve scegliere accuratamente i suoi colori per trasmettere al meglio la propria idea. L’accostamento dei colori è una scelta implicata dalla struttura fisica e chimica dei colori stessi.

In Water, l’uso del colore blu con qualche sfumatura di verde era obbligato poiché viene attribuito alla materia dell’acqua, sicuramente per via del riflesso del cielo azzurro sul mare. Ma sappiamo bene che l’acqua è incolore ed è per questo che anche il bianco è protagonista nella mostra, non solo nello spazio bianco della carta, ma anche nell’uso dello smalto bianco leggermente in rilievo visibile solo sotto una luce in una determinata angolazione.

Dal colore al movimento. Quello delle opere esposte in WATER è implicitamente sensuale, nato da un tratto sinuoso fortemente coinvolgente. Può dirsi il Suo stile? 

Se si percepisce come tale è sicuramente qualcosa che ha a che fare con le mie radici, in particolare la lingua araba: essa scorre senza la presenza del maiuscolo che spezza le sue linee curve e la obbliga ad un aspetto geometrico, tranne per alcuni stili calligrafici.

Per quanto riguarda in particolare le opere in Water, oltre alla natura fluida dell’acqua, ho passato molto tempo a studiare diverse specie di pesci la cui struttura fisica si avvicina a quella sensualità citata nella domanda. Nel mio lavoro c’è sempre la presenza di animali di diverse specie, ma che rappresento in modo da creare una specie inesistente. Come gli esseri fantastici che gli antichi sognavano per costruire le loro storie e persino le religioni.

Sono figlia di una delle più antiche civiltà mai creata dall’uomo, la Mesopotamia. Vivo in una civiltà moderna da cui il mio stile è inevitabilmente influenzato, ma il mio spirito porta strati di storia ed è amalgamato con la terra in cui sono nata.

Quando non è imbrigliata in un tema specifico, cosa c’è alla radice della Sua arte? Quali emozioni o quali “messaggi” Le viene naturale estrinsecare?

Sicuramente lavorare con un tema specifico è una buona abitudine per un’artista, ma nel caso in cui mi manchi l’ispirazione, lavoro alla ricerca di qualche cosa che mi suggerisce un tema sul quale poi continuo sviluppando diverse opere.

Le tematiche, i messaggi che mi vengono naturali, come citavo prima, sono legati ad un mondo che unisce gli esseri viventi in un unico aspetto. Di recente ho creato diverse opere sul tema della libertà, questo progetto è nato da un periodo in cui avevo letto diversi libri sul tema degli uccelli ed il loro significato. Sono stata influenzata da tre grandi libri che avevo letto in quel periodo; il primo che mi ha fatto molto riflettere sulla provenienza delle mie immagini ed il legame visivo con dell’eredità culturale della mia terra d’origine: Si tratta di Il Libro Degli Esseri Immaginari di J.L. Borges in cui descrive ed elenca le strane entità create dagli uomini antichi. Il secondo libro è stato Epistola Dell’Albero E Dei Quattro Uccelli del grande filosofo Sufi Ibn Arabi. Il terzo libro è Il Verbo Degli Uccelli di Farid Addin Attar. Questi grandi interpreti hanno aperto un varco nella mia mente per riflettere non solo sulla mia arte, ma anche sulla mia storia personale e alle diverse tappe della mia vita.

Verso cosa vede dirigersi il Suo percorso artistico nel futuro più prossimo?

In questo momento sono molto presa dall’idea di portare il lavoro sul discorso della sostenibilità, la protezione della terra e degli animali. Penso che dobbiamo essere molto responsabili e trattare questi argomenti con estrema serietà.

Nella mostra Water ho avuto l’idea di inserire il vetro sintetico su un’opera, non solo per un aspetto estetico, ma per fare riferimento all’inquinamento e ai rifiuti soprattutto industriali che costituiscono una vera minaccia per la sopravvivenza di tante specie di animali e vegetali. Prima ho citato l’aumento delle meduse nei mari – una vera e propria esplosione di questi organismi. I dati confermano un aumento delle meduse di almeno 10 volte negli ultimi 10 anni. Questo sicuramente avrà degli effetti enormi su diversi aspetti della nostra vita. Transparency è l’opera dedicata a questo fenomeno.

HADEEL AZEEZ

Una delle opere di Hadeel Azeez in mostra

HADEEL AZEEZ – Artista visiva italo irachena nata a Baghdad, frequenta lì l’Accademia di Belle Arti per poi trasferirsi in Italia nel 2003. Molteplici le sue attività espositive, in molte delle quali si registra l’accostamento di iconografia e scrittura. Una personale del 2013 presso l’Ambasciata irachena a Roma, Sensi, accoglieva un importante corpus delle sue opere. Seguno diverse mostre sempre a Roma, contestuali ad una ricerca appassionata, in cui il suo stile muta, evolve, dando origine a un nuovo linguaggio segnico fatto di infiniti filamenti sinuosi, realizzati prevalentemente con l’inchiostro nero della penna a sfera, che generano masse informi di straordinaria potenza espressiva.  Convinta sostenitrice del dialogo interculturale, prende parte a progetti sperimentali quali il Matri Archivio del Mediterraneo. Grafie e Materie (M.A.M.), una piattaforma digitale finalizzata a conservare la memoria di artiste emergenti, operanti nell’area del Mediterraneo, e a diversi spettacoli teatrali.  Nel 2022 a Palermo la mostra personale “Le figure segrete dietro ogni parola”, le cui opere entreranno nella collezione della Fondazione Orestiadi nell’ottobre dello stesso anno dove saranno esposte nel Museo delle Trame del Mediterraneo. A dicembre 2022 riceve il Franco Cuomo International Award per l’arte. A giugno 2023 realizza 11 opere tra cui tre destinate a diventare un video animazione e un’opera con un meccanismo di rotazione dal titolo Gratitude, per essere esposte nella mostra personale WATER.

Opere di Hadeel Azeez in mostra

I ritratti fotografici di Augusto De Luca dove cogliere effetti inesplorati o del tutto sconosciuti

RITRATTI FOTOGRAFICI DI AUGUSTO DE LUCA

Ritratti di Augusto De Luca 

“Ho sempre avuto dentro di me il germe dell’uomo madre; la creatività mi ha sempre accompagnato… Ho cercato sempre di esprimermi con uno stile ben preciso ma attraverso tutti i materiali e i formati. Desidero scoprire come la mia creatività si manifesta nelle diverse circostanze”.
“La geometria mi serve come grammatica del linguaggio espressivo nell’immagine. Lo scheletro strutturale, la composizione e il taglio geometrico servono a dare una chiave di lettura all’immagine”.
“La luce evidenzia ma, con l’ombra, elimina dando all’immagine valori di profondità, di terza estensione e possibilità sottrattive… Credo che l’impegno e la tecnica si possono raggiungere con la volontà e lo studio mentre l’inventiva e la passione costituiscono qualcosa in più in quanto elementi innati e inesorabilmente speciali”.

Chi è Augusto De Luca? Presto detto: è un famoso fotografo e performer italiano. È conosciuto anche come “Il Cacciatore di Graffiti”, dal titolo di un articolo sul quotidiano Il Mattino che descrive un tratto del suo immaginario artistico. Nel 2011, infatti, per denunciare il degrado della sua città di nascita, ha ideato la Performance – Partita a golf nelle buche stradali di Napoli. «A partire dal 2005, dopo aver trascorso alcuni anni a Roma, tornato a Napoli, mi sono accorto che sui muri della città c’erano tanti disegni colorati su carta che mi ricordavano le opere di Keith Haring, Ronnie Cutrone e Kenny Scharf. Ne sono stato subito colpito. Ancora non sapevo nulla di “Street Art”». Molte persone, ancora oggi, conoscono ben poco questa forma d’arte. De Luca, a differenza, già a partire dagli anni Settanta aveva cominciato a sviluppare la sua passione per l’arte in generale e per la fotografia in particolare. Da allora i suoi scatti fotografici sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private: dalla Camera dei deputati a Roma alla Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi. Una ricca documentazione in proposito si può trovare visitando i siti web che illustrano una lunga carriera piena di conferme.

«Mi sento navigatore, o meglio, esploratore dell’immenso universo dell’arte», asserisce De Luca, «L’artista è uno scopritore, cerca le chiavi per aprire la porta delle emozioni e delle sensazioni. L’arte è il luogo dove razionalità, fantasia, verità e finzione si sposano creando una miscela esplosiva». La vera arte è sempre esplosiva, ma per farla esplodere occorre che l’artista per primo inneschi emozioni: «Ogni mia foto è filtrata dall’EMOZIONE, dal rapporto che si crea tra me ed il luogo da ritrarre. Quando vedo qualcosa che mi attrae, comincio a girarci intorno per trovare la MIA inquadratura. È un lavoro su di me e sulla città al tempo stesso». Ecco perché, soprattutto ai giovani, De Luca ha sempre indicato cosa guardare attraverso l’obiettivo fotografico e ricorda Henry Bergson quando asseriva: «A che cosa mira l’arte se non a mostrarci, nella natura e nello spirito, fuori e dentro di noi, le cose che non colpirebbero esplicitamente i nostri sensi e la nostra coscienza?». È un modo per intraprendere una esplorazione e una ricerca sul proprio “Esprit de Finesse”, nel senso più ampio del termine.

«Io ho molte anime, che vengono fuori a mesi o anni alterni. Sono fotografo, performer, avvocato, collezionista, musicista. Tutto questo fa parte di me, io non elimino niente, semplicemente permetto alle mie diverse anime di alternarsi… Attraverso le mie foto vengono fuori le mie idee, le mie passioni, i miei mostri, chi sono e cosa penso». De Luca svela così il suo segreto su come conoscere e conoscersi. Un pensiero che s’invera nel guardare attentamente le sue immagini: quando in un viaggio restituisce le sensazioni in lui suscitate dai luoghi o quando nei volti celebri del mondo della cultura e dello spettacolo afferra l’emozione di un momento. Di tali ritratti mostriamo una carrellata in bianco e nero. Una collezione completa del mondo di De Luca compare nei suoi libri fotografici, recensiti sulle principali riviste di settore e sulle più importanti reti televisive, come Rai3 e Rai2. Libri arricchiti da prefazioni e contributi letterari delle maggiori personalità del nostro tempo. Il poeta Mario Luzi, la regista Lina Wertmuller, il compositore Ennio Morricone, lo storico Giovanni Pugliese Carratelli, i giornalisti Maurizio Costanzo e Sandro Curzi, l’architetto Paolo Portoghesi. «Nei miei ritratti c’è la persona da ritrarre e ci sono sempre anche io. Quando fotografo cerco un oggetto e un’inquadratura da poter abbinare al soggetto ed è li che c’è anche qualcosa di mio, la mia firma, la mia anima. Vengono fuori le parti di me più nascoste: è come andare dallo psicologo. Ho scoperto attraverso le mie foto che convivono in me».

In quel preciso istante, fissato nel tempo, emergono sentimenti contrastanti ed estremi che danno vita alle sue molteplici ispirazioni. «La grande fotografia è realizzata al momento giusto, ma ha bisogno anche di un taglio giusto che valorizza quell’attimo… La fotografia deve vivere di contenuto e di forma, quella che vive solo dell’uno o dell’altro non rimane». Come non rimane se fotografi per gli altri, senza fare emergere la propria intima essenza: «Finirai per fare cose che hanno fatto tutti, solo perché sai che piacciono…». A scorrere articoli e note su De Luca ciascun lettore troverà parole di assoluto consenso, che evidenziano la sua poetica. Come queste poche righe, stralciate da ND Magazine, rivista internazionale che ha come mission promuovere fotografia e fotografi: «Con il suo stile ha attraversato molteplici generi fotografici, utilizzando molti materiali, cercando sempre con i suoi scatti di esaltare elementi primari, unità espressive minime che compongono immagini in cui forme e segni si combinano in modo da ricordare atmosfere metafisiche». Le medesime atmosfere metafisiche, che in questa pagina cogliamo in alcuni dei suoi prestigiosi ritratti. Valicano la semplice mimesi del reale, per fare emergere le molteplici stratificazioni del sentire e dell’agire.

Augusto De Luca – Note biografiche

Augusto De Luca

Augusto De Luca, (Napoli, 1° luglio 1955) è un fotografo e performer. Ha ritratto molti personaggi celebri. Studi classici, laureato in giurisprudenza. È diventato fotografo professionista nella metà degli anni ’70. Si è dedicato alla fotografia tradizionale e alla sperimentazione utilizzando diversi materiali fotografici. Il suo stile è caratterizzato da un’attenzione particolare per le inquadrature e per le minime unità espressive dell’oggetto inquadrato. Immagini di netto realismo sono affiancate da altre nelle quali forme e segni correlandosi ricordano la lezione della metafisica. È conosciuto a livello internazionale, ha esposto in molte gallerie italiane ed estere. Le sue fotografie compaiono in collezioni pubbliche e private come quelle della International Polaroid Collection (USA), della Biblioteca Nazionale di Parigi, dell’Archivio Fotografico Comunale di Roma, della Galleria Nazionale delle Arti Estetiche della Cina (Pechino), del Museo de la Photographie di Charleroi (Belgio).

Paolo Pantani e i suoi ospiti presentano il Primitivo, un vino identitario

Presentiamo una nuova puntata della trasmissione di Paolo Pantani, curata per l’emittente partenopea Canale 695. In particolare la nuova serie è dedicata agli incontri con l’Ateneo dei Vini Erranti. Ospiti fissi sono il professore Bruno de Concilis, che dell’Ateneo è il rettore e il professore Pasquale Persico, ordinario di Economia Politica e segretario dell’influente consesso.

Da sinistra: Paolo Pantani, Bruno de Concilis, Pasquale Persico

Paolo Pantani su Canale 695

IMMAGINE DI APERTURA – Illustrazione ArtTower da Pixabay 

Paolo Pantani e i suoi ospiti presentano un nuovo vino prestigioso: Alexia Capolino Perlingieri

Presentiamo una nuova puntata della trasmissione di Paolo Pantani, curata per l’emittente partenopea Canale 695. In particolare la nuova serie è dedicata agli incontri con l’Ateneo dei Vini Erranti. Ospiti fissi sono il rettore, professore Bruno de Concilis, e il professore Pasquale Persico, ordinario di Economia Politica e segretario dell’Ateneo. Oggi si parlerà dell’ottimo Alexia dell’azienda Capolino Perlingieri, che conta 12 ettari di vigneto e 5 di uliveto in agricoltura biologica nel Sannio. 

Da sinistra: Paolo Pantani, Bruno de Concilis, Pasquale Persico

IMMAGINE DI APERTURA – Illustrazione ArtTower da Pixabay 

Paolo Pantani e i suoi ospiti gustano l’Aglianico di Taurasi

Presentiamo una nuova puntata della trasmissione di Paolo Pantani, curata per l’emittente partenopea Canale 695. In particolare la nuova serie è dedicata agli incontri con l’Ateneo dei Vini Erranti. Ospiti fissi sono il professore Bruno de Concilis, che dell’Ateneo è il rettore e il professore Pasquale Persico, ordinario di Economia Politica e segretario dell’influente consesso.

Da sinistra: Paolo Pantani, Bruno de Concilis, Pasquale Persico

Paolo Pantani su Canale 695

IMMAGINE DI APERTURA – Illustrazione ArtTower da Pixabay 

Paolo Pantani e l’Ateneo dei Vini Erranti – Come recuperare la biodiversità perduta?

Continua la trasmissione di Paolo Pantani, condotta per l’emittente partenopea Canale 695 e in modo particolare la nuova serie dedicata agli incontri con l’Ateneo dei Vini Erranti. Ospiti il professore Bruno de Concilis, che dell’Ateneo è il rettore e il professore Pasquale Persico, ordinario di Economia Politica e segretario dell’influente consesso. Il tema trattato in questa puntata riguarda l’agricoltura biodinamica, basata sulle teorie antroposofiche di Rudolf Steiner (1861-1925). Secondo i sostenitori della biodinamica le intuizioni dello studioso tedesco potrebbero apportare benefici alla produzione agricola, poiché garantiscono il giusto equilibrio con l’ecosistema formato dalla triade uomo/terra/pianta. Tutto ciò vale, a più forte ragione, se si tenessero in conto le possibilità economiche offerte grazie al recupero delle naturalità del Parco Nazionale del Cilento.

Paolo Pantani su Canale 695

IMMAGINE DI APERTURA Illustrazione ArtTower da Pixabay 

Il vino? Uno strumento di relazione – Paolo Pantani intervista i professori Bruno de Concilis e Pasquale Persico

Paolo Pantani, nella sua rubrica in onda su Canale 695, emittente partenopea, s’intrattiene con i suoi ospiti su di un tema estasiante, nel vero senso della parola. Il professore Pasquale Persico, ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Salerno e il professore Bruno de Concilis, rettore dell’Ateneo di Vini Erranti. Parleranno di terroir, che nel linguaggio degli specialisti dell’enogastronomia, indica il rapporto tra un prodotto agricolo e il territorio in cui è coltivato. Il prodotto in questione è naturalmente il vino e sul vino l’intera trasmissione si svolge, mettendo in luce le molteplici sfaccettature positive, che, se colte nel modo più opportuno, prospettano possibilità economiche migliori per i nostri territori: un vero e proprio passaporto per il futuro.

Paolo Pantani su Canale 695

IMMAGINE DI APERTURA Illustrazione ArtTower da Pixabay 

Laurent Tirard – Le avventure galanti del giovane Molière, 2007

Si racconta che, nel 1645, il drammaturgo e interprete francese Jean-Baptiste Poquelin – che tutti conoscono come Molière – per diverse settimane scomparve dalla vista. Dove è andato a finire? Questo film immagina uno scenario che potrebbe spiegare ogni cosa. Il giovane Molière, con la sua compagnia teatrale itinerante, sta battendo palmo a palmo la campagna francese. Tutti tirano la cinghia e il baldanzoso attore è addirittura imprigionato per debiti non pagati. Un notaio, notate le sue doti lo raccomanda al ricchissimo Jourdain, che ne paga la cauzione e lo ingaggia per impartirgli lezioni di recitazione. L’idea è che vuole fare colpo sulla giovane marchesa Célimène, della quale si è invaghito. Jourdain ha una bellissima moglie, Elmire, e due adorabili figlie. Naturalmente, oltre alle ricchezze, ha anche velleità di autore teatrale e di attore. Per la marchesa ha scritto una breve commedia grazie alla quale vorrebbe dimostrale i suoi sentimenti. Ha bisogno, però, di qualcuno che lo aiuti a rifinire la sceneggiatura e che gli dia le dritte per la corretta recitazione. Molière è l’insegnante giusto. Accetta e assume le mentite spoglie di Monsieur Tartuffe, per tenere segreta la vera identità. Si rende presto conto che il ricco Jourdain ha un rivale in amore, l’affascinante Dorante, che aspira anche lui al cuore di Célimène. Dal canto suo, Molière non è da meno e corteggia la signora Elmire. Insomma, una serie di intrecci amorosi definiscono l’ambiente e la storia. Jourdain incontra Célimène, ma la rappresentazione è un fiasco. Il patto di interesse, per far sposare sua figlia con il figlio di Dorante, va a monte e la ragazza può finalmente coronare il suo vero sogno d’amore. Jourdain ed Elmire rinsaldano nuovamente il matrimonio. Molière riprende il giro con la vecchia compagnia alla conquista del meritato successo che lo porterà fino alla corte reale. A Parigi ritroverà Elmire, morente, che lo perdonerà per avere interrotto la loro promettente storia d’amore.

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