Il Simbolismo: gli scrittori, Baudelaire

 

Baudelaire, sin da giovane, si dimostrò tormentato, a causa del rapporto con la madre ed il patrigno, uomo estremamente rigido, essendo un militare. Col crescere si rivelò nello studio incostante e insofferente, ottenendo, tuttavia, dopo varie vicissitudini, il diploma liceale. Dopo un’indecisione iniziale, cominciò a frequentare l’ambiente letterario parigino, dove conobbe autori ed artisti, che, però, si caratterizzavano per una vita bohémien. Iniziò a frequentare prostitute e ambienti non molto raccomandabili. I genitori, per toglierlo dalla “cattiva strada”, lo fecero imbarcare su una nave diretta in Indio. Boudelaire, pur non completando il viaggio, ne guadagnò il senso dell’esotismo, che poi contaminerà il suo libro più famoso, Les Fleurs du Mal.

Divenuto maggiorenne, scelse la vita dissoluta del bohèmien, così come ebbe un intenso e tormentato rapporto con una danzatrice e attrice teatrale, nera, di origini haitiane. Non preoccupandosi dei soldi, andò ad abitare nel lussuoso hotel de Pimodan sulla centralissima isola di Saint-Louis. Questo stile di vita “alla moda”, lo mise in luce ed evidenziò tra gli scrittori ed artisti di Parigi. La cosa strana era che Baudelaire, fino a quel momento, non aveva pubblicato molto come poeta. Il dispendioso stile di vita, comunque, lo portò, in breve tempo, a dilapidare gran parte dei suoi averi. La madre, in ogni caso, gli tagliò i fondi. Ciononostante, non si fermò. Entrò a far parte del Club des Hashischins, dove si incontravano personalità come Théophile  Gautier, Honoré de Balzac, Eugène Delacroix ed Alexandre Dumas padre. In questo club “esclusivo” si faceva anche uso di droghe di diverso tipo.

Nel 1845 realizzò la sua prima pubblicazione, consistente in una recensione critica del Salon di quell’anno, ottenendo un certo successo. Intanto scriveva composizioni poetiche. Nonostante questo, la sua vita andava a rotoli, sia economicamente che psicologicamente. Sempre nel 1845, tentò il suo primo suicidio, ma non si ferì gravemente. L’anno successivo, tornò a lavorare come critico d’arte ed articolista su vari giornali. La sua fama crebbe. In seguito, pubblicò come poeta, la sua prima raccolta, intitolata A una signora creola.

Nonostante la sua vita disordinata, Baudelaire partecipò, con grande coscienza civile, ai moti del 1848 a Parigi, salendo sulle barricate rivoluzionarie. La sconfitta e l’instaurazione del regime bonapartista di Napoleone III, colpirono profondamente il poeta. Questo stato d’animo si ritroverà nella sua opera successiva. Il suo impegno lo farà rifugiare nel giornalismo, nella critica d’arte e nelle traduzioni di testi dall’inglese di autori come Edgar Allan Poe. Le sue versioni in francese gli daranno una notorietà in più, ma soprattutto una nuova ispirazione artistica, in particolare per il successivo Les Fleurs du Mal.

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ENCICLOPEDIA TRECCANI: CHARLES BAUDELAIRE

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BAUDELAIRE, VITA

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LA FANFARLO E IL GIOVANE INCANTATORE
I FIORI DEL MALE
PARADISI ARTIFICIALI

Fonte dell’immagine: Wikimedia

 

Il Simbolismo: gli scrittori, Mallarmè

 

Le poetiche dei due scrittori, Stéphane Étienne Mallarmé e Charles Pierre Baudelaire, confluiranno, alla fine, nel movimento simbolista, fondato da Jean Moréas.

Stéphane Étienne Mallarmé
Mallarmé non fu mai uno scrittore da passerella, ma portatore di idee e poesie rivoluzionarie. La prima parte della vita di Mallarmè non fu felice. Sua madre morì nel 1847 (quando aveva 5 anni). Lo zio gli fece da tutore, ma, soprattutto, nel 1857 perse l’amatissima sorella Maria. Iniziò a scrivere giovanissimo, ispirato in particolar modo, da I fiori del male di Charles Baudelaire. Dopo il matrimonio visse un lungo periodo con la propria sposa a Londra dove apprese bene l’inglese. Divenne poi insegnante di lingua al liceo di Tournon. Nella sua vita lavorò come insegnante di inglese, ma visse in modeste condizioni economiche. Dopo Tournon, Iisegnò anche a Besançon ed Avignone.

La vera svolta della sua vita avvenne nel 1870, quando scelse l’aspettativa dall’insegnamento e si trasferì a Parigi. Qui conobbe il giovane Arthur Rimbaud e il pittore Édouard Manet, che a sua volta, gli presentò Zola. Anche Manet era in un momento particolare, il 1874, per l’ennesimo rifiuto ad esporre le sue opere al Salone di quell’anno. Mallarmè sostenne pienamente l’amico pittore. Nel 1876, Mallarmè pubblica, per la seconda volta, Il pomeriggio di un fauno, rivisto e corretto, questa volta con le illustrazioni di Manet. Incontrerà, nel 1878, Victor Hugo e in seguito Oscar Wilde e Paul Valéry. Il testo di Paul Verlaine poeti maledetti sarà incentrato su Mallarmé (nel 1883).
Solo alla fine della sua vita il poeta conobbe un vero successo, con i due libri L’explication orphique de la Terre e M’introduire dans ton histoire. Ebbe, così, l’onore di tenere delle conferenze letterarie a Cambridge ed Oxford, nel 1894.

Se Mallarmè scrisse poco (in versi come in prosa) quello che produsse fu realmente significativo ed innovativo. Ebbe uno stile nuovo e particolare, molto denso e sintetico, ma dove i brevi versi si caricavano di forti collegamenti evocativi ed immaginativi. Proprio per questo tra i letterati era molto considerato e seguito. Era ritenuto un esempio del movimento Simbolista e, infatti, a lui si rifacevano autori, suoi contemporanei, come Laforgue, Villiers o Valéry, e persino Gide, nella prima parte della sua vita.

Nonostante le modeste condizioni finanziarie, non era solo. Tutti i martedì, il suo piccolo salotto (di rue de Rome) era punto di riunione dei suoi numerosi amici, tutti poeti, letterati ad artisti. Le tematiche affrontate spaziavano dalla poesia alla pittura, dalla musica alla filosofia.

Nella sua opera emerge lo scontro tra realtà materiale e l’ideale, quali arte e bellezza. Infatti nelle sue prime pubblicazioni si risente l’ispirazione all’amico Charles Baudelaire. Nel suo lavoro si colgono riferimenti, non solo alla letteratura, ma anche alle altre arti, come quelle pittoriche. Inoltre, nel suo essere simbolista, si notano i possibili sviluppi verso i movimenti artistici che seguiranno, quali le scuole dadaiste, surrealiste e futuriste.

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ENCICLOPEDIA TRECCANI: STÉPHANE ÉTIENNE MALLARMÉ

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STÉPHANE MALLARMÉ – LA TOMBA DI EDGAR POE
MAURICE RAVEL. TROIS POÈMES DE STÉPHANE MALLARMÉ

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POESIE
UN COUP DE DÉS JAMAIS N’ABOLIRA LE HASARD

Fonte immagine: Mallarmé ritratto da Pierre-Auguste Renoir

 

La Regina Vittoria a Buckingham Palace

 

Nel 1837, la giovane regina Vittoria fece di Buckingham Palace la residenza reale ufficiale. Ma non tutto era oro quello che luccicava. Il palazzo presentava degli inconvenienti tutt’altro che secondari. Escludendo le sale principali di rappresentanza belle e sfarzose, il resto della casa era molto meno decorato. Ma non basta: i caminetti per riscaldarsi d’inverno facevano un eccessivo fumo, tanto che bisognava spegnerli e rimanere al freddo. L’introduzione delle nuove lampade portò la preoccupazione di fughe di gas ai piani bassi. La casa era sporca e male odorava. La servitù era indolente e pigra. Quando la regina Vittoria si sposò con il Principe Alberto, nel 1840, quest’ultimo si incaricò di riorganizzare il palazzo, risolvendo i vari problemi.

La coppia reale, però, riteneva la reggia insufficiente in quanto a spazio, per loro ma anche per la corte. Nel 1847, fu incaricato il vecchio architetto Edward Blore, che si era già occupato della reggia, di costruire l’ala est, che vediamo, essendo il lato pubblico dell’edificio, dove è presente il famoso balcone dove anche attualmente si affaccia la regina e dove è passata tanta storia (anche europea). Nell’ala vennero realizzate altre stanze di rappresentanza, su progetto di Sir James Pennethorne.

La giovane regina Vittoria e il principe Alberto, amando molto la musica ed il ballo, organizzavano balli a corte e invitavano importanti musicisti dell’epoca, come Felix Mendelssohn e Johann Strauss jr. Quest’ultimo, in onore della principessa Alice, compose un brano musicale, intitolato Alice Polka. A palazzo venivano svolte anche rappresentazioni teatrali e varie cerimonie reali. Una vera e propria favola romantica.
In questa prima fase del suo regno, tra le tante incombenze, la regina Vittoria decise di spostare il famoso arco di trionfo vicino allo Speakers’ Corner di Hyde Park, dov’è tuttora.

Com’è noto, la regina, con la morte del Principe Alberto, avvenuta, nel 1861, divenne malinconica ed austera. Si staccò in pratica dalla vita pubblica e da Buckingham Palace, dove aveva vissuto tanti momenti felici con il marito. Andò, quindi, a vivere in altre abitazioni, come al castello di Windsor, a Balmoral Castle e a Osborne House. Quando era costretta a tornare a Londra soggiornava e svolgeva le cerimonie pubbliche al castello di Windsor. In questo periodo, quindi, il palazzo, non usato, declinò anche materialmente, in uno stato di abbandono.
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VICTORIA AND ALBERT: PART 1
VICTORIA AND ALBERT: PART 2

 

Il Simbolismo: Jean Moréas, il fondatore

 

Il poeta Jean Moréas, oggi poco conosciuto, fu un importante autore francese di fine Ottocento. Di origine greca, battezzato col nome di A. Papadiamantopoulos, nacque nel 1856 ad Atene, ed essendo di famiglia benestante (suo padre era giudice), ebbe l’opportunità di studiare il francese in patria. Imparata la seconda lingua, assai bene, nel 1875, partì alla volta di Parigi. Qui si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, per proseguire i suoi studi di legge, ma mentre studiava ebbe il modo di frequentare importanti circoli culturali (tra cui quello dell’Hydropathes). Qui, ebbe l’opportunità di conoscere parecchi letterati ed artisti francesi. Tra i nomi dell’epoca, possiamo citare: Guy de Maupassant e Léon Bloy; ma anche Alphonse Allais e Charles Cros. Jean “contagiato” si mise a scrivere testi, ottenendo un buon successo come poeta.

Dopo un breve soggiorno ad Atene, tornò a Parigi, per stabilirvisi definitivamente nel 1880. Successivamente, nel 1884 e nel 1886, pubblicò le sue prime raccolte di poesie. I due testi avevano una chiara ispirazione al poeta “maledetto” Paul Verlaine (1884-1896), contemporaneo. Quest’ultimo con le sue malinconie poetiche ispirò alcuni pittori impressionisti e musicisti (quali Reynaldo Hahn e Claude Debussy). Verlaine, come Charles Baudelaire, seguivano il movimento decadentista. Ciononostante, a questo proposito, Moréas contestò l’esoterismo della poesia decadente, ma soprattutto l’ambiguità della definizione “decadentismo”, osservando che “potrebbe essere chiamato con maggiore precisione i simbolisti.”

È proprio partendo da questo concetto, che Jean Moréas pubblicò il “manifesto letterario” del Simbolismo, nel supplemento letterario de Le Figaro, il 18 settembre 1886. Dopo la pubblicazione, egli lasciò i suoi riferimenti decadentisti e la corrente (Parnaso, del 1 ottobre 1886) formando in seguito, un proprio movimento simbolista, con Adam e Paul Gustave Kahn. Secondo Moréas “la poesia simbolista cerca di rivestire l’idea di una forma sensibile, che, però, non sarebbe il suo obiettivo a sé stesso, ma che, mentre serve per esprimere l’idea, rimarrebbe soggetto”, implicando “uno stile archetipo e complesso, al tempo stesso.

Dopo il manifesto e la definizione del movimento, Moréas cercò di mettere in pratica le sue teorie. Nel 1886, pubblicò la raccolta di poesie Les Demoiselles Goubert, scritto con la collaborazione dell’amico Paul Adam. Fu un completo insuccesso. Ci riprovò nel 1891 con il testo Passionate Pilgrim, ma la musica non cambiò di molto. Successivamente, per una migliore definizione del simbolismo, prese le distanze dagli influssi tedeschi e scandinavi, molto seguiti dagli adepti del movimento. Nel 1892, infatti, fondò la scuola romana, che si rifaceva al mondo greco-latino, proprio contro quegli influssi dell’Europa del Nord. È grazie a questo cambiamento radicale (dovuto, probabilmente, alle sue origini greche), che, nel 1899, pubblicò il suo libro più famoso, intitolato Stanze.  Vi si riscontra un linguaggio di una purezza classica, sul genere di André Chénier. Morì nel 1910. Le sue spoglie sono conservate nel cimitero di Père-Lachaise.

 

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ENCICLOPEDIA TRECCANI: JEAN MORÉAS

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CONTE D’ AMOUR di Jean Moréas

 

Il Simbolismo: i contenuti

 

La realtà apparente e materiale è considerata, da un simbolista, fuorviante per un poeta (sfiduciando, quindi, la scienza, il suo metodo e la sua realtà fisica), in quanto esso esprime una realtà più profonda e misteriosa, in quanto inconscia. Egli, attraverso l’intuizione, deve saper cogliere l’intima essenza delle cose, le più varie emozioni e stati d’animo, ma anche saper comunicare impressioni, anche se incerte e indefinite. Le profondità dell’animo umano non possono essere spiegate, ma intuite dal poeta, che, se anche non può spiegare i desideri dell’inconscio o i sogni di un uomo, attraverso la metafora, l’analogia e la sinestesia, trattando delle proprie emozioni, penetra le simmetrie e i misteriosi legami esistenti tra le cose.

Per i simbolisti la poesia è musica, cioè accordi musicali lievi, immagini e concetti sfumati e l’uso di parole non descrittive (perché non potrebbero esserlo), ma evocatrici e magiche. Nasce la figura del “poeta maledetto”. La sua incarnazione per eccellenza è Arthur Rimbaud. Egli teorizza la filosofia del poeta veggente: questo, ai margini della società, conduce una vita disordinata ed estrema e in questo caos penetra in una realtà profonda ed ignota, propria dell’inconscio umano. Per descrivere queste sensazioni di frontiera ha bisogno di forme nuove d’espressione, di una lingua nuova, quella, appunto, del simbolismo.

Se non si può immaginare una società senza simboli, in quanto questi relazionano l’umano con il sovraumano, non si può né limitarne i significati, né attribuirgli un rapporto diretto con un significato specifico. Il simbolo, di per sé, non significa. Questo, infatti, è polivalente, possedendo una molteplicità di sensi e riferimenti, che non si escludono affatto tra di loro, ma si sovrappongono in una sintesi totale. Il linguaggio simbolico, pur se criptico, è, quindi, molto più ampio del linguaggio comune e per questo necessario in ogni forma di didattica.

 

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ENCICLOPEDIA TRECCANI: IL SIMBOLISMO
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LE ARTI E LA POESIA: BAUDELAIRE ALLE RADICI DEL SIMBOLISMO

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SIMBOLISMO e DECADENTISMO

In copertina un particolare di un quadro di Giovanni Segantini

 

 

Buckingham Palace dopo Giorgio III 2/5

 

La residenza ufficiale del re e della regina era, comunque, a St. James’s Palace. Successivamente l’erede del Regno, Giorgio IV, decise però, nel 1826, di fare ampliare Buckingham House e prepararlo come residenza reale ufficiale. Incaricò dei lavori l’architetto John Nash, allora molto conosciuto. Questi realizzò un grande cortile quadrato con al centro la House. Lo stile utilizzato fu il neoclassico francese. All’edificio di allora è stata, nel tempo, aggiunta solo una nuova ala ad est, prospicente al Mall. Proprio su quest’ala est, originariamente doveva essere posizionato un arco di Trionfo in marmo sul modello dell’Arco di Costantino a Roma. Sopra di esso si voleva porre una statua equestre, realizzata in bronzo, come quelle italiane. Il cavaliere, inoltre, doveva raffigurare il re, Giorgio IV. Quest’ultimo, però, non ebbe il piacere di ammirarlo, perché morì nel 1830, prima della sua realizzazione. Il Parlamento, tuttavia, pagate le spese dell’oneroso progetto, decise di trasferire l’arco a Trafalgar Square.

Ugualmente, anche gli interni non furono completati come da sua volontà. Dovevano essere raffinati e preziosi, ma con la salita al trono di Guglielmo IV, vennero terminati secondo un gusto più semplice e sobrio. Lo voleva il re, ma lo richiedeva anche l’opinione pubblica ed il Parlamento. Il costo della costruzione lievitava ogni giorno e le proteste non mancavano. Per diminuire il prezzo degli arredi, i mobili di altre residenze reali furono impiegati negli arredi del Palazzo. Ad esempio, gli arredi giunsero dal Padiglione Reale di Brighton e da Carlton House, ed altri palazzi (dopo la morte di Giorgio IV). Re Guglielmo in conseguenza di ciò, licenziò anche l’architetto John Nash, ed al suo posto, incaricò dei lavori Edward Blore, sempre bravo, ma soprattutto più parsimonioso. Il suo stile tendeva ad una maggiore omogeneità delle varie parti del palazzo.

Tuttavia, né re Guglielmo né la regina, abitarono nell’edificio, pur utilizzando le sue sale di rappresentanza per le cerimonie ufficiali. Preferirono soggiornare a Clarence House, una residenza acquistata, prima della salita al trono. Ironia della sorte: nel 1834, scoppiò un terribile incendio a Londra che distrusse anche l’edificio del Parlamento, ma non intaccò la struttura in costruzione di Buckingham Palace. L’edificio dell’assemblea londinese venne, in seguito, anch’esso ricostruito. Nel 1837, salì al trono la famosa e longeva regina Vittoria.
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INSIDE BUCKINGHAM PALACE

 

 

Il Simbolismo e i vari movimenti

 

In genere il Naturalismo, il Verismo e il Realismo, movimenti della seconda metà del secolo XIX, tendono a confondersi tra loro, anche se possiedono elementi propri di caratterizzazione e quindi di differenziazione. Il Simbolismo, movimento artistico sviluppatosi parallelamente in Francia, si pose all’antitesi di questi. Se i primi s’incentravano sulla riscoperta della realtà, locale e popolare, ricchi di contenuti e di intenti civili, sociali e morali, il Simbolismo persegue il distacco totale da ciò, alla ricerca della suggestione essenziale delle parole e dei simboli incontaminati, sviluppando il concetto di “poesia pura”. Alcuni critici considerano, perciò, il Simbolismo come l’iniziatore della poesia moderna.
Si tende a fissare la nascita del movimento nel 1886, in Francia, quando Jean Moreas, poeta, pubblicò su Le Figaro il manifesto del Simbolismo, anche se abbiamo opere simboliste già prima di questa data. La scuola ebbe espressioni in letteratura, ma anche nell’arte figurativa e nella musica.
Tra i primi adepti del movimento vi fu Charles Baudelaire, anche se il suo lavoro si mantenne sempre in una posizione autonoma e personale. La sua poetica ispirò in seguito l’opera di Paul Verlaine, Arthur Rimbaud e Stéphane Mallarmé.
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ENCICLOPEDIA TRECCANI: SIMBOLISMO

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IL SIMBOLISMO FRANCESE

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SIMBOLISMO e DECADENTISMO

Fonte dell’immagineGiovanni Segantini, Ragazza che fa la calza

 

 

Il Simbolismo, tra storia e società

 

Ma quali erano le cause e le contraddizioni nascoste? In realtà, l’espansione imperialista verso le colonie e la competizione tra le varie nazioni europee (sovrani regnanti), l’ascesa della prima borghesia, detentrice dell’economia, stavano cancellando i significati di libertà nati dalla Rivoluzione francese. Il perbenismo della borghesia ed il suo atteggiamento conformista, aveva creato un punto di frattura con le masse popolari. Era iniziato il travaglio che caratterizzerà il Novecento. Nascono i sindacati, le ideologie, basate sulle lotte tra il proletariato ed il capitale e, quindi, l’intero mondo del lavoro dipendente. Appaiono le prime emigrazioni, tra campana e città e lontano verso l’America e l’Australia, che seguiranno anche successivamente nel XX secolo in grande misura.

In questo periodo, quindi, il pensiero degli intellettuali si avvita su se stesso, si confonde, divenendo individualista e personale, diviso com’è tra prospettive di sviluppi futuri ed egoismi nazionali ed imperialistici, con le prime lotte di classe.
Gli sviluppi tecnologici, architettonici, scientifici e materiali, in genere, non coinvolgevano il mondo personale dell’essere umano. Il dibattito interiore procede in maniera indipendente e propria. Esso non è intaccato dalle prospettive future, rimane personale e quindi non collettivo. Nasce il concetto di esistenziale e psicologico (non è un caso che proprio in questo periodo, Freud fondi la psichiatria moderna). Infatti, la stessa scienza, in quel momento, si rivela solo utile per catalogare e classificare. La logica scientifica, però, non fornisce risposte emotive agli esseri umani (siamo ancora nel XIX secolo). L’individualità dell’artista necessita di risposte proprie e differenziate, al contrario della scienza, che cerca leggi universali nella natura, ancora da conoscere.

Come poteva sopravvivere il positivismo, messo in discussione proprio da queste istanze motivate dal nuovo punto di vista? Lentamente sfumò, lasciando il posto alla visione (più ampia) del decadentismo. Ugualmente, nel campo della filosofia, l’idealismo di Hegel, lascia il posto a Kierkegaard, quasi ritornando allo spiritualismo.
Entra perciò in crisi la borghesia. I poeti maledetti si arrendono (per conoscerlo?), accettando gli aspetti più negativi del mondo personale. L’intellettuale, per questo motivo, perlustra il male, come vizio, l’apatia, la noia, ma anche la lussuria e la voluttà. È questo l’aspetto decadente e perdente dell’artista. Tuttavia la propria interiorità riscoperta apre nuove prospettive, prima sconosciute. Questo è il motivo delle proteste di Jean Moréas, che fonderà da esso il Simbolismo, cogliendone lo spirito migliore e il valore che verrà ripreso in futuro.

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ENCICLOPEDIA TRECCANI: BORGHESIA

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DECADENTISMO E SIMBOLISMO

IL DECADENTISMO

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IL SECOLO DELLA BORGHESIA IN EUROPA E IN ITALIA di Alessandro Grussu

Fonte dell’immagine: Giovanni Segantini, Ave Maria a trasbordo, 1886

 

 

Buckingham Palace a Londra 1/5

 

Buckingham Palace ha sempre rappresentato molto per i sudditi inglesi, tanto da chiamarlo semplicemente The Palace. È la sede della regina e della corte britannica, ma svolge molte mansioni di carattere ufficiale, come i ricevimenti dei reali, ma anche le visite dei vari capi di Stato, che si recano a Londra. I visitatori ne sono molto attratti, tanto che il cambio della Guardia, che vi si svolge, è divenuto attrattiva turistica obbligatoria. Il Palazzo ha una lunghezza di 108 metri per 120 metri, per un totale di 77.000 metri quadrati. È alto 24 metri e possiede 775 stanze. Anche se i numeri sembrano elevati, ci sono altrove Palazzi molto più grandi, come ad esempio al Palazzo Apostolico in Vaticano e al Palazzo del Quirinale a Roma.

La sua Storia
Se si chiama Buckingham vi è una ragione. Le prime notizie su di un edificio inserito nell’area ci riportano al 1633, quando si realizzò Goring House, il cui proprietario era George Goring, conte di Norwich. Esso, però, fu sostituito nel 1703, dalla costruzione dall’abitazione di campagna di John Sheffield, duca di Buckingham e Normandy. Progettato dall’architetto William Winde, era costituito da un blocco centrale, a tre elevazioni, con due piccole ali laterali. La residenza di Buckingham House venne in seguito venduta, nel 1762, al re Giorgio III. All’inizio fu utilizzata come residenza privata per i reali e dalla moglie di Giorgio III.

Se vuoi vedere qualche video su Buckingham Palace:
OBAMA ACCOLTO DALLA REGINA A BUCKINGHAM PALACE
IL CAMBIO DELLA GUARDIA A BUCKINGHAM PALACE

 

Il Simbolismo ed il Decadentismo

 

Apparentemente è un problema di terminologia, in realtà sta ad indicare la complessità e la ricchezza di un intero movimento letterario di portata europea di fine Ottocento. I termini di Decadentismo e Simbolismo tendono, quindi, a coincidere a livello europeo. La complessità del portato generale, però, fa sì che vi siano delle correnti nazionali, che ne definiscono sfumature diverse. La storiografia letteraria italiana, infatti, lo definisce preferibilmente Decadentismo, mentre quella francese lo indica piuttosto come Simbolismo. Questo ha origine, infatti, in Francia e nasce dall’intuizione del poeta Jean Moréas, che, in un proprio intervento giornalistico, contesta l’accezione negativa del termine, a suo parere, non consona alla totalità dei contenuti portati avanti. Ne dette, quindi, la diversa definizione di “Simbolismo”. Nel 1886, Jean Moréas pubblicò il “manifesto letterario” del Simbolismo.

Il termine Decadentismo, infatti, era stato coniato dalla critica ufficiale per indicare il crollo dei valori di un’intera civiltà, quindi con un’accezione negativa. Tuttavia gli autori “decadenti”, con sprezzo, ne fecero una bandiera, utilizzando il termine con orgoglio, per differenziarsi da tutti gli altri. Il positivismo, la rivoluzione industriale e tecnologica, i grandi lavori urbanistici a Parigi di Haussmann, tra gli anni Ottanta e Novanta dell’Ottocento, avevano dato una forte spinta verso il futuro. Il repentino cambiamento, però, aveva creato scompensi psicologici in alcuni. Tante domande a livello interiore nel tentativo di approdare a nuove certezze e significati (è il caso della ricerca di Baudelaire). Non era nostalgia da retroguardia, ma molto di più. È dai quesiti del Decadentismo-simbolismo che nasce, infatti, la poesia moderna.

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http://www.treccani.it/enciclopedia/decadentismo/

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https://www.youtube.com/watch?v=ougQ54z0un4

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http://www.luigisaito.it/appunti/decadentismo_e_d_annunzio.pdf

 In copertina un particolare di un quadro di Odilon Redon