Quando trovate qualcosa, prendetene nota – Chi l’ha detto?

In un romanzo di Charles Dickens, Dombey and Son (cap. XV), uno dei personaggi, il capitano Edward Cuttle, si compiace di ripetere queste parole. il capitano, delizioso vecchio marinaio, parla sempre per enigmi ed elargisce precetti morali. Per questo motivo la rivista letteraria Notes and Queries, fondata a Londra il 3 novembre 1849 da W. J. Thoms, assunse When found, make a note of come motto identificativo. Le Notes and Queries furono il primo esempio di rivista per la corrispondenza letteraria fra gli eruditi e gli studiosi di ogni genere. Ebbero presto degli imitatori. In Olanda col De Navorscher di Amsterdam nel 1851, in America con l’Historical Magazine and Notes and Queries di Boston nel 1862, in Francia con l’Intermédiaire des chercheurs et des curieux nel 1864, in Italia col Giornale degli Eruditi e dei Curiosi di Padova nel 1882.

L’Intermédiaire, nel suo primo numero (15 gennaio 1864), facendo la storia dei suoi predecessori scriveva che l’epigrafe delle Notes and Queries non era altro che il Singula quaeque notando di Orazio (ma quando mai ?). Per conto suo lo adottò come motto, lievemente cambiandolo in Singula quaeque legendo e richiamandosi idealmente ad un alveare, con le api in volo. Il motto in questione era accompagnato con altri due motti non meno significativi: Cherchez et vous trouverez / Il se faut entr’aider, che vogliono dire: “Cercate e troverete / Dobbiamo aiutarci a vicenda”.

Pur tuttavia, è veramente singolare che una rivista fondata per il culto della esattezza nelle ricerche e nelle citazioni, esordisca con uno sfarfallone: il Singula quaeque notando che molti veramente cercano in Orazio, non è affatto di Orazio. Basta consultare il minuziosissimo volume A Concordance to the Works of Horace di Lane Cooper, pubblicato a cura della Carnegie Institution a Washington nel 1916, per assicurarsi che la sentenza non si trova in Orazio, e che nulla di simile vi si trova, salvo un verso delle Satire (lib. I, sat. 4, v. 106): ut fugerem exemplis vitiorum quaeque notando, che però ha tutt’altro significato.


When found, make a note of.

— Charles Dickens

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.

Paga Pantalon – Chi l’ha detto?

È questa una frase popolarissima, di cui sarebbe curioso di rintracciare la sicura origine. Cominciamo col dire che Pantalone, sin dal principio del sec. XVII era usato per raffigurare il popolo veneziano, sia perché, come crede Giuseppe Tassini (Curiosità Veneziane, vol. II, Venezia, 1863, pag. 105) il nome di Pantalone, forma dialettale per Pantaleone, fosse un tempo comunissimo sulle isole della laguna (S. Pantaleone è assai popolare a Venezia; la chiesa a lui dedicata, antichissima, poiché fu riedificata nel 1009 sotto il doge Ottone Orseolo, era una delle più estese parrocchie della città). Sia come metafora, Panta-leone dal piantare i leoni nelle terre conquistate, sia, com’è più probabile, dalla caratteristica maschera veneziana.

Sull’origine del detto, Cristoforo Pasqualigo nella Raccolta di Proverbi veneti (1882, pag. 256) scrive che il proverbio Pantalon paga per tutti «nacque alla fine del secolo XV, al tempo delle guerre di Ferrara, Napoli, Pisa e contro i Francesi e i Turchi, che cominciarono a rovinare la Repubblica di Venezia; la quale, ricchissima, pagava davvero per tutti in Italia». Ma non a torto altri ritengono che questo motto abbia origini assai meno antiche.

Tra le satire e caricature, che si diffusero all’epoca della caduta della Repubblica veneziana, è famosa quella uscita a Milano, che rappresenta i plenipotenziari in atto di partire in carrozza da Campoformio. L’oste che li aveva alloggiati corre loro dietro, gridando alla portiera: «Chi paga?». Gli risponde Pantalone, che viaggiava in serpa (il sedile scoperto della carrozza dove stava il cocchiere): «Amigo, pago mi!» (Giovanni De Castro, Milano e la Repubblica Cisalpina giusta le poesie, le caricature ed altre testimonianze dei tempi, 1879, pag. 167; cfr. anche Bertarelli. Iconografia Napoleonica, pag. 43).

Ne esistono varie edizioni, dove invece che da Pantalone la risposta è data da un veneziano qualunque. È dunque sempre il povero Pantalone che finisce per pagare gli errori e gli sperperi altrui: lui sa già, per lunga esperienza, che i suoi denari, ovvero i denari del contribuente, sono spesi nel modo peggiore. Questa è una convinzione che risale ad epoche precedenti, non a caso i latini, in modo meno scherzoso usavano l’espressione: Misera contribuens plebs a indicare che è sempre “La povera plebe che paga”.


Paga Pantalon.

Detto popolare

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.

Quel che non fecero i Barbari, lo fecero i Barberini – Chi l’ha detto?

La massima fu coniata a proposito di Urbano VIII (Maffeo Barberini) che tolse il bronzo di cui erano rivestite le travi del portico del Panteon per farne cannoni (chi dice più di ottanta, chi centodieci), e fare realizzare a Gian Lorenzo Bernini le quattro colonne e il baldacchino dell’altare maggiore in S. Pietro. Il fatto è narrato anche dai contemporanei. «Di cannoni il Papa presente ha molto contribuito alla mancanza (sic), che prima n’havea lo Stato Ecclesiastico…. Molti sono stati gettati di nuovo per Castel S. Angelo, col valersi anco del metal antico di cui era singolarmente adornato il tempio di tutti gli Dei, hoggidì detto la Rotonda. Onde nacque il motto di Pasquino: Quod non fecerunt Barbari, Barbarini fecerunt». Così, in una sua Relazione del 1635 l’ambasciatore veneto Contarini (Le Relazioni delia Corte di Roma, ecc., vol. I, Venezia, 1877, pag. 58). E un diarista contemporaneo, Giacinto Gigli, in questi termini descrive il malcontento popolare per tale profanazione: «Il popolo andava curiosamente a veder disfare una tanta opera, e non poteva far di meno di non sentire dispiacere et dolersi che una sì bella antichità, che sola era rimasta intatta dalle offese dei barbari e poteva dirsi opera veramente eterna, fosse ora disfatta». Oggi, grazie alle ricerche del prof. G. Bossi, si conosce l’autore di questa satira, che fu l’agente mantovano Carlo Castelli (Fraschetta, Bernini, la sua vita, le sue opere, pag. 59).


Quod non fecerunt Barbari, Barbarini fecerunt.

Carlo Castelli

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.

Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune – Chi l’ha detto?

Usa queste parole Alessandro Manzoni (Promessi Sposi, capitolo XXXII) a proposito della peste, degli untori e della «gente savia che non era molto persuasa che fosse vero il fatto di quegli unti velenosi». E ne deriva pure che è atto di buon senso non andare controcorrente, non fare troppo il sapiente, quando tutti danno del matto, perché non accada quel che capitò a quell’astronomo, di cui narra piacevolmente Gasparo Gozzi nell’Osservatore, che seppe restar sano di cervello, mentre una maligna influenza delle stelle sconvolse la mente a tutti, e ci guadagnò di essere rinchiuso in un manicomio.


Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune.

— Alessandro Manzoni

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.

Io dico gatto al gatto e imbroglione a Rolet – Chi l’ha detto?

Questo modo di dire fa riferimento a un episodio buffo nella vita del poeta francese Nicolas Boileau: «J’appelle un chat un chat, et Rolet un fripon» (Satire I, v. 52), che letteralmente significa Io chiamo gatto un gatto e Rolet un briccone. Per giustificare le sue frecciate in rima Boileau diceva di parlare per dire il vero, non per odio verso altri, né per disprezzo. Una volta, però, gli capitò una curiosa avventura, proprio a causa del verso citato. Charles Rollet, al quale egli dava così francamente del furfante, era procuratore al Parlamento, uomo universalmente odiato ma molto fiero, per cui Boileau non aveva il coraggio di attaccarlo a viso aperto. Per sviare il risentimento del potente uomo di Stato, mentre nell’edizione originale delle satire aveva sostituito un altro nome, lo ristabilì nella seconda, ma fece stampare di contro a questo verso, sotto forma di nota a margine, C’est un hôtelier du pays Blaisois (È un albergatore della regione di Blais). Ma disgrazia volle che per l’appunto vicino a Blais ci fosse un albergatore che si chiamava esattamente Rolet, il quale naturalmente non accettò di buon grado il “complimento” fattogli da Boileau, e voleva bastonare il poeta, che a gran fatica dovette accomodare la seccante faccenda.


J’appelle un chat un chat, et Rolet un fripon.

— Nicolas Boileau

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.

La memoria diminuisce, se non si tiene in esercizio – Chi l’ha detto?

La memoria è veramente dono prezioso, come faceva osservare Marco Porcio Catone (Cato major, vel De Senectute VII). Quando comincia a difettare, manca all’uomo una sicura guida. Per questa ragione chi risponde in modo sbagliato a una domanda, piuttosto che confessare altre carenze (siamo stati tutti degli studenti), invoca volentieri la mancanza di memoria, secondo la maliziosa osservazione di un noto pensatore francese: «Tout le monde se plaint de sa mémoire, et personne ne se plaint de son jugement». Il pensatore era l’arguto François de La Rochefoucauld (Maximes, § LXXXIX), infatti, giustamente sottolineava: “Tatti si lamentano di avere poca memoria, nessuno si lamenta di aver poco giudizio”.


Memoria minuitur…. nisi eam exerceas.

Marco Porcio Catone

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.

Fortunato colui che ha potuto conoscere il perché delle cose – Chi l’ha detto?

L’irrequietezza che porta a voler dare una risposta alle mille domande della vita è spesso così prepotente che per antitesi gli antichi credevano felici solo coloro che possedevano il dono della cultura, secondo la sentenza virgiliana: Felix qui potuit rerum cognoscere caussas (Virgilio, Georgiche, lib. II, v. 40o): Fortunato colui che ha potuto conoscere il perché delle cose. Invece non è proprio la cultura quella che assicura la felicità, perché più spesso essa concorre a rendere più inquieti, più sofferenti gli uomini, come ricorda l’Ecclesiaste (cap. I, v. 18): Qui addit scientiam, addit et laborem, ovvero “Chi accresce il sapere, accresce anche l’affanno”. Insomma, è necessario acculturarsi oppure no? Questi, naturalmente, sono dubbi che assillano solo coloro che si pongono il problema della conoscenza, tutti gli altri potranno tranquillamente rispondere Ignorabimus, vale a dire: “Non lo sapremo mai”.


Felix qui potuit rerum cognoscere caussas.

— Virgilio

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.

Conosci te stesso – Chi l’ha detto?

Platone nel Protagora, Cicerone nel De Oratore, Senofonte nei Detti memorabili di Socrate, Pausania, Plutarco, e altri ancora, narrano che i sette sapienti, un giorno riuniti a Delfi, avrebbero scritto a lettere d’oro nel tempio di Apollo questo motto γνῶθι σεαυτόν che si legge gnōthi seautón e significa Conosci te stesso. I Latini lo tradussero in Nosce te ipsum (cfr. Cicerone Tusculanae quaestiones I, 22), e che attribuito fra gli altri a Chilone spartano, a Talete milesio, a Solone, e all’oracolo stesso di Apollo, fu poi ripetuto da poeti e filosofi come una sentenza discesa dal cielo. Socrate, fra altri, prese tale sentenza come fondamento della sua filosofia, e anche Giovenale (Satira XI, v. 27) scrive: E cœlo descendit γνῶθι σεαυτόν, dal cielo discende: Conosci te stesso.

Pur tuttavia, sul vero significato di queste parole pare che già gli antichi fossero in errore. La verità è che esse facevano parte di due versi nei quali erano espresse le norme etiche per coloro che intendevano visitare il Santuario di Delfi e interrogarne l’oracolo: versi che già nel IV sec. a. C. non erano più interpretati esattamente. Il γνῶθι σεαυτόν in ogni caso intendeva significare semplicemente che prima di interrogare l’oracolo il fedele si chiarisse mentalmente ciò che voleva chiedere al Nume. Quindi l’esatta e completa traduzione non potrebbe essere che questa : «Sia chiaro a te stesso ciò che tu desideri, rivolgendo la domanda al Nume». Vedi: Josef Partsch, Griechisches Bürgschaflsrecht (Leipzig, 1909, a pag.109).


γνῶθι σεαυτόνgnōthi seautón

— Iscrizione nel tempio di Apollo a Delfi

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.

Poco è mancato che mi toccasse attendere – Chi l’ha detto?

Questa frase sarebbe stata pronunciata da Luigi XIV un certo giorno che qualcuno era stato poco puntuale a un appuntamento con lui. Come al solito Fournier crede poco probabile l’episodio. Tuttavia, Racine nei Fragments et notes historiques, racconta invece che il re, a chi rimproverava acerbamente un custode che non si era trovato pronto ad aprire una porta al suo passaggio, disse: «Pourquoi le grondez-vous? Croyez-vous qu’il ne soit pas assez affligé de m’avoir fait attendre?» (ediz. Hachette curata da P. Mesnard, to. V, pag. 125) che vuol dire “Perché lo stai rimproverando? Credi che non sia abbastanza angosciato per avermi fatto aspettare?”. E nelle Memorie della Duchessa Elisabetta Carlotta di Borbone-Orléans (ed. 1832, p. 38) è detto dello stesso re: «Il ne pouvait souffrir que l’on se fit attendre», cioè “Non poteva soffrire di più se non quando lo si faceva attendere”.


J’ai failli attendre.

— Luigi XIV

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.

Tanti uomini, altrettante opinioni – Chi l’ha detto?

Si legge così nel Formione di Terenzio (a. II, se. 4, v. 454). Si veda anche in Cicerone, De finibus (I, 5) e Orazio (Satire, lib. II, sat.I, vers. 27-28), e si confronti con quel che ne scrisse Leopardi nei Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura (Firenze, 1898, vol. II, pag. 126, e anche pag. 123).

Si cita sovente anche nella forma Quot (o tot) capita tot sententiae (Tante teste, tanti pareri). Un detto popolare diceva semplicemente che Ogni testa è un tribunale. Tutto questo per affermare che le opinioni sono talmente diverse, da rendere difficile che in una comunità tutti la pensino allo stesso modo. Ciascuno, infatti, si regola ed opera secondo i suoi gusti, la sua educazione, la sua natura: e poiché tutti questi elementi variano da individuo a individuo, varia necessariamente l’umana attività e l’umano pensare.


Quot homines tot sententiae.

— Terenzio

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.