Teresa Lazzaro ci ha lasciato – Cantarono per lei i blue-jay e aleggiarono le farfalle: verde era il bosco dove passò

Teresa Lazzaro

«Non capivi il mondo e le sue scorie
l’eternità e il confine del dolore
la mortalità che ha avvolto
gli amici di un tempo tanto cari».

Teresa Lazzaro

Domattina staremo per l’ultima volta insieme a Maresa e pregheremo per lei. Ognuno prega come sa farlo. Maresa che amava la poesia si chiedeva in uno dei suoi versi: «Come pregano i poeti spesso la gente si chiede». E rispondeva: con un Silenzio orante, mentre rimani a contemplare il bello che ti circonda. Potrebbero essere le acque del Lungarno o quelle dello Stretto di Messina che osservava dalle finestre di casa sua, le piccole piante del terrazzo e le profumate rose del giardino, un sorso di vin santo o il pane abbrustolito sulla fiamma.

Ora, fra i tanti amici che se ne sono andati, e Dio sa se ci mancano, ci sarà anche lei. Scriveva di non saper dipingere o danzare, ma di sapere raccogliere all’alba parole di gioia e tenerezza. L’ultima notte ha dormito solo tre ore, come spesso accadeva. Ma attraverso il respiro delle onde e le carezze di venti farfalle riusciva ad afferrare il Silenzio. «Parlo sempre di 20 farfalle, i bambini di Bullenhuser Damm ai quali ho dedicato la mia casa e dove loro hanno ripreso a vivere».

Per anni Maresa, cattolica praticante, si è dedicata a mantenere viva la memoria e la ricerca sulla Shoah. La cura della memoria – diceva – non può fermarsi ad un solo giorno all’anno, nel Giorno della Memoria, quando la invitavano a parlarne nelle scuole. La cura della memoria – spiegava – è l’ascolto dei sopravvissuti che ad Auschwitz, Terezin, Plazow, Lodz hanno avuto un braccio tatuato dai morsi della fame, del freddo e della paura. Come studiosa ha visitato molti dei campi legati all’Olocausto. E sui venti bambini assassinati a Bullenhuser Damm, le sue venti farfalle, ha scritto un libro di poesie intense e di testimonianze toccanti.

L’idea di raccogliere componimenti e relazioni è nata quando è stata invitata a Uppsala in Svezia, per parlare della propria esperienza. Ad Amburgo, per la ricorrenza del 70° anniversario, ne ha presentato la versione in inglese. La sua casa in breve è diventata un luogo per relazionarsi col mondo in mille modi, per ospitare persone che di quelle tragiche vicende continuano a riferire. «Nella mia casa ha vissuto con me Inge Auerbacher che è una dei 99 bambini sopravvissuti a Terezin. Qui ho tradotto il suo libro». S’intitola Io sono una stella, uscito per Bonpiani.

“Venti farfalle e una nuova primavera” è solo l’ultimo libro di Maresa, al quale era forse più affezionata, perché come scriveva «Bullenhuser Damm è dentro di me. Non smetterò mai di raccontare quanto accaduto». Ma ci sono anche molti altri testi, come Ravensbrück, breve viaggio nella memoria, oppure la traduzione in italiano dei pannelli in mostra al Museum of History and Holocaust Education, negli Stati Uniti. E poi una miriade di poesie, che progettavamo sempre di raccogliere in volume.

In questa pagina, però, vorremmo richiamarci alla sua prima pubblicazione poetica. Riguarda l’incontro pubblico per la presentazione di “Blue-jay e quadrifogli”, una storia di affetti e commozioni, che rilegge in versi luoghi e persone di un’esistenza. Come il grande amore per il collega americano conosciuto durante il periodo d’insegnamento negli Stati Uniti. In occasione della presentazione di “Blue-jay e quadrifogli”, Maresa sognava di entrare nell’Aula Magna dell’università di Messina a braccetto del suo maestro. Il maestro era il grande poeta Mario Luzi, ma quel pomeriggio il sogno non si realizzò, perché il suo amico Mario – sono parole di Maresa – aveva un impegno cui nessuno può sottrarsi. A quell’impegno non si è sottratta neppure Maresa. A differenza di molti, però, siamo convinti che lei abbia saputo trovare sé stessa nel momento in cui ha cercato «di ascoltare Dio che parla nel Silenzio».

Non posso più chiederti 
di Teresa Lazzaro

Non posso più chiederti
di conquistare con me l’infinito
sebbene oggi più di ieri
il mio infinito coincide con il tuo.

Anch’io sento dentro di me
quella voce che lotta
quella voce che grida:
“Sud è il mio amore
Sud è bambini che piangono
nelle bocche di vicoli abbandonati
Sud è l’amore condannato
Sud è il mio più strano amore
Sud è la canzone dei primordi.”

A te che me l’hai fatta
riascoltare
posso ora dire che
cosa è il Sud per me:
incontaminazione
dolore
lotta
inarrestabile dissoluzione
impenetrabilità
commistione di gerghi
compromissione
compromessi
sofferenza.

Il nostro infinito
oggi coincide
ma siamo ormai
due linee parallele
e non c’incontreremo più.

Qui, nel mio profondo Sud
capisco perché devo
perderti per sempre.

Qui, nel mio profondo Sud
invecchierà il mio volto
lontano dal tuo
costretto ad invecchiare
laddove non vorrebbe.

Dal libro “Blue-jay e quadrifogli”

Un poeta va e un poeta viene

di Sergio Bertolami

Un poeta va e un poeta viene e tra i due è il filo della continuità dei sentimenti. Il poeta che va è Mario Luzi, il poeta che viene è Teresa Lazzaro, che gli amici chiamano Maresa. Idealmente uno incorona l’altro. Maresa non è legata a Luzi soltanto da una stagione felice, perché anche da lontano – lui in Toscana, lei in Sicilia – è vissuta insieme a Luzi, amico da sempre, un padre dopo la morte di suo padre. Lo ha spiegato nell’aula magna dell’Università di Messina ad un pubblico attento, perché non è di tutti i giorni rimanere incantati alla lettura di una poesia e scoprire all’improvviso un poeta che forse solo Luzi conosceva davvero. In verità Mario – come affettuosamente lo chiama Maresa – aveva preso con lei un impegno: presentare la sua opera prima. Lo aveva preso davanti a Bilenchi che rivolgendosi al maestro famigliarmente gli diceva che sarebbe stato un “bischero” se non lo avesse fatto.

Alla presentazione di “Blue-jay e quadrifogli”, una storia d’amore che rilegge in versi i luoghi e le persone di una vita, maestro ed allieva avevano progettato di entrare in sala a braccetto. Sembra che così non sia stato, perché Mario – sono parole di Maresa – aveva un impegno cui nessuno può sottrarsi. Sembra, ma era solo apparenza, che Mario non ci fosse. Attraverso quel filo di sentimenti era tuttavia presente: viveva nelle liriche  e nelle parole che l’amica affettuosamente gli ha dedicato,  rileggendo le pagine del diario giovanile, con voce delicata e schiva. Le pubblichiamo nella nostra rivista on-line, perché come una eco si propaghi la lingua dei poeti, che sanno guardarsi dentro, mentre noi spesso lo dimentichiamo.  A fare attenzione Mario è negli stessi versi di Maresa, nei suoni familiari, nelle immagini limpide, impalpabili: eppure narrano di cose terrene. Questi versi Luzi ha fatto a tempo a presentarli, con una lettera scritta ad agosto dell’anno passato ed ora posta a prefazione.

«Ho potuto finalmente e in pace, con la dovuta concentrazione disvolgere la matassa dei tuoi versi. Ci voleva questa condizione di libertà attenta e irrelata: le tue poesie non si possono leggere come le altre. Il bello è che danno molto, non esigono niente, ma coinvolgono la vitalità cordiale e l’immaginazione sensuale e affettiva dei tuoi lettori…». Vale la pena di leggere per intero questa lettera e non solo il suo incipit. E’ pubblicata nel bel libro di Maresa (Teresa), dove i blue-jay che la risvegliavano all’alba, ora risvegliano presente e futuro di noi lettori.  Non ci sono incertezze in Maresa, dal maestro ha appreso la strada e da ora in poi la percorrerà con la sicurezza che sa dare la poesia quando ravviva coscienze sopite. Non la fermerà neppure la marginalità del suo – nostro – “profondo Sud”, perché la sosterrà la sua fede interiore, salda come la sua poesia. Ne siamo certi.

Note biografiche

Teresa Lazzaro è nata a Messina l’8 Dicembre 1955. Si è laureata in Lingue all’Università degli Studi di Perugia, con una tesi sull’evoluzione dello stile di Henry James. Nel 1979 ha ottenuto una borsa di studio quadriennale per conseguire un Ph.D. negli Stati Uniti presso la prestigiosa UNC­Chapel Hill, dove è stata borsista Teaching Assistant sia al Dipartimento di Linguistica che al Dipar­timento di Lingue Romanze.

Si è specializzata in Linguistica e Poesia cavalleresca prima di insegnare come Temporary Assistant Professor alla University ofGeorgia- Athens, e come Visiting Professor alla San Diego State University e alla University of Massachussetts ad Amherst. Dall’85 all’87 è stata anche Chair del Curriculum d’Italianistica del consorzio Five Colleges, organizzando un convegno su “Ariosto e la corte Estense” e dedicandosi all’insegnamento multimediale della lingua italiana.GKA per essersi distinta nello studio e nella ricerca, membro attivo nel Center for Intemational Scholarly Exchange si è adoperata per il gemel­laggio tra la University of Massachussetts e l’Università di Siena.

Come Professore Erasmus all’Università di Messina ha curato il Convegno ed il Volume “L’Uomo e il Parco” e poi, ottenuta una borsa di studio di spe­cializzazione biennale in Geografia Economica, èstata Segretaria Scientifica del Convegno INSULA 2000 ed ha curato il volume degli Abstracts. Nell’anno accademico 1989-90 è stata anche Vice Rettore all’Università per Stranieri di Reggio Calabria.

Numerosi i suoi contributi di critica letteraria e di poesia a volumi italiani e stranieri. Nel 1989 ha ricevuto il premio Internazionale di Poesia A. Gatto.

A Bucha fra i morti abbandonati nelle piazze con il piede straniero sopra il cuore

L’insulsa e sistematica negazione dei fatti da parte russa non può oscurare l’orrore generalizzato contro una intera Nazione. Da noi, si produrranno nuove diatribe televisive e si solleveranno spelacchiati dubbi accademici. Tutto per spiegare dove stia la verità. Contro il positivismo, basato sulla certezza dei fatti, Nietzsche replicava che «no, i fatti proprio non esistono, bensì esistono solo interpretazioni». Per questo vogliamo dare qualche esempio di come questa mattina sulle pagine dei quotidiani, nazionali e internazionali, l’interpretazione sia unanime. Vorremmo, però, anche aggiungere che la guerra è sempre orrore: oggi e in passato. Con questi versi, Salvatore Quasimodo testimoniava sommessamente come il silenzio, in momenti particolari, sa fare molto rumore.

Alle fronde dei salici
«E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento».

(Salvatore Quasimodo, da Giorno dopo giorno)

IN PRIMA PAGINA

Una selezione dei quotidiani di oggi Lunedì 4 aprile 2022 in Italia e all’Estero
come compaiono sul sito web IL GIORNALONE

Cosa chiedere per il prossimo anno l’ho scoperto con Whatsapp

Questa mattina un po’ tutti abbiamo ricevuto sui nostri telefonini dei post spiritosi e figurine di buon augurio. Ne pubblichiamo uno, per sorridere insieme. «Stufo di illudermi ogni anno con la pace, la serenità, la gioia, l’amore e la salute, per quest’anno chiedo a tutti voi maggiore concretezza. Per il Nuovo Anno sono graditissimi assegni, contanti o monete sonanti. Grazie. E se avete bisogno dell’IBAN, non esitate a chiederlo. Auguri!».

Ci siamo domandati se rivolgervi gli Auguri in modo altrettanto spiritoso e spensierato o viceversa fare degli Auguri più formali e compassati. Dopo “ampia ed esauriente discussione” (come si usa scrivere nei verbali), abbiamo infine deciso di pubblicare un articolo già uscito, ma fra i più cliccati del sito, perché tra il serio e il faceto induce come al solito a riflettere. Per cui ora avete tre scelte: leggerlo, rileggerlo se lo avevate già letto oppure semplicemente accettare I NOSTRI AUGURI PER UN 2022 MIGLIORE DI TUTTI GLI ANNI FINORA TRASCORSI.

IMMAGINE DI APERTURA – Foto di Thomas Ulrich da Pixabay

Addio a Sergio Palumbo: giornalista e documentarista colto e riservato

Sergio Palumbo

di Sergio Bertolami

Un altro amico è scomparso. Sono troppi, ormai, ed è sempre più difficile parlarne. Per questo lascio che di Sergio Palumbo siano alcuni degli amici che condividevamo a delineare i tratti essenziali. Il primo, Giuseppe Ruggeri, perché già dalle prime ore di ieri mattina, nel diffonderne la notizia su Messina Today, ha espresso la sua (e la nostra) costernazione: «Con Sergio Palumbo se ne va un pezzo della Messina che conta. Che conta per intelligenza, apertura culturale, passione». Il secondo, Sergio Di Giacomo, lo ha ricordato con un pezzo redatto stamani per la Gazzetta del Sud, sulle cui pagine culturali Sergio Palumbo svolgeva con dedizione il proprio lavoro di giornalista. Ripropongo ambedue gli articoli qui di seguito, così come vorrei suggerire il sito web che Sergio stesso curava e dove si possono ritrovare le sfaccettature della sua attività di critico letterario e documentarista. Potrei stralciarne appena poche righe, ma preferisco che leggiate direttamente. A scorrere le sue pagine, infatti, è possibile imbattersi in una miriade di personaggi che hanno elevato la cultura italiana del Novecento e che Sergio ha incontrato davvero nel corso delle sue interviste, dei quali ha scritto a più riprese. Nella mia mente riaffiorano i discorsi che intessevamo sui grandi ogni qualvolta ci incontravamo: sulla famiglia Piccolo di Calanovella o Giuseppe Tomasi di Lampedusa, per esempio. Proprio in occasione dei cinquant’anni dalla morte dell’autore che non conobbe mai il successo del Gattopardo, preparammo una pagina speciale per la Gazzetta del Sud, partendo da un lavoro di Rosa Manuli sulle visite dello scrittore a Messina, che gli avevo segnalato. A riflettere bene, tutte le volte che un amico scompare, penso sempre a quante iniziative avremmo potuto realizzare insieme e mi rendo conto delle occasioni che non abbiamo concretizzato. Come quando con un gruppo di amici, anni fa, avevamo programmato un incontro pubblico per l’uscita di un mio libro. L’ho presentato altrove, ma non a Messina. Occasione irripetibile, oramai; non certo per il libro, ma per quanti che non ci sono più. Di quel gruppo il primo ad andare via è stato Franco Bonardelli e ieri anche Sergio Palumbo. È proprio vero quello che diceva qualcuno: scopriamo sempre, quando è tardi, che le sole cose che non si rimpiangono mai sono gli sbagli.  

Messina Today: Addio a Sergio Palumbo, una vita dedicata alla storia di Messina e ai suoi miti
Gazzetta del Sud: Morto Sergio Palumbo, giornalista e scrittore
Il sito web dell’autore: Sergio Palumbo, critico letterario e documentarista

IMMAGINE DI APERTURA – Immagine di Messina vista dallo Stretto in una foto di Christian Georg Sulzer da Pixabay

Sit tibi terra levis. In morte di Giovanni Molonia, storico

Se ne è andato Giovanni Molonia, intellettuale messinese generoso e sagace. Per più di un quarantennio si è occupato di recupero, conservazione e studio delle memorie storiche del territorio peloritano di cui è stato qualificato, attento e meticoloso cultore e divulgatore. È una grave perdita per Messina e per tutti gli studiosi messinesi e non, cultori di storia locale, che, con la sua morte, perdono un importante e significativo punto di riferimento.
Saro Abate
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Giovanni Molonia ci ha lasciato, ma i giganti come lui muoiono soltanto fisicamente perché l’immortalità l’hanno raggiunta con le loro opere. Ci sarà in ogni tempo qualcuno che vedrà un suo articolo di giornale, un libro, un saggio, un catalogo, e in quel momento la morte sarà sconfitta, per sempre.
Nino Principato
Lutto a Messina, è morto lo studioso Giovanni Molonia

Uomo che ha letto tutti i libri, Giovanni è stato uno studioso anomalo, atipico, direi unico nel panorama degli intellettuali messinesi. Lo caratterizzava la refrattarietà a ogni genere di protagonismo, l’assoluta mancanza dell’autoreferenzialità tanto di moda tra coloro che si ritengono dotti, la curiosità infinita verso ogni aspetto della storia della nostra città, l’incredibile abilità nel compulsare archivi, biblioteche, fondi librari pubblici e privati, e mettere in relazione tra loro fonti e notizie di diversa origine e provenienza. Le sue schede su fatti e personaggi della storia messinese erano puntuali monografie in cui non veniva trascurato alcun dato, alcun aspetto della materia trattata. È stato, Giovanni, uno studioso d’altri tempi, al pari degli eruditi messinesi otto-novecenteschi (La Corte Cailler, Arenaprimo, Grosso Cacopardo, Puzzolo Sigillo e altri) da lui tanto amati, i cui scritti in sommo grado padroneggiava.
Sergio Todesco
In ricordo di Giovanni Molonia, l’uomo che ha letto tutti i libri

Io piango semplicemente l’amico. I libri che ha scritto in tutti questi anni parlano per lui. Il mio sentimento? Mi sento ancora più solo di quanto già non fossi. Sit tibi terra levis.
Sergio Bertolami

Mediterraneo Europa Occidente

 

MEDITERRANEO EUROPA OCCIDENTE
Nuovi Scenari, Immaginario e Destino
Mandanici 8-9-10 settembre 2017

Settima edizione

C’è ancora spazio per il “Mito e il Sogno della Bellezza e della Giustizia” nella dimensione contemporanea del territorio in cui viviamo? La nostra “Sicilia” è disseminata da tracce antropologiche che rivelano un destino narrativo primordiale al centro del mediterraneo. In alcune aree, dove la temporalità è ancora sospesa e la realtà oscilla tra l’accadere, l’inerzia e le negazioni del passato, sarà la mente dell’uomo, con la sua cultura, la conoscenza, le sue musiche e le architetture a ridisegnare un “ritmo dominante” di bellezza nel territorio, e trascinare “fuori” definitivamente la percezione di incombente abbandono territoriale, sociale, spirituale e giuridico che ha caratterizzato i fenomeni critici di questo secolo. Questo evento è un tentativo di “rivisitazione critica” dei concetti di spazio, luogo, ambiente, territorio e paesaggio attraverso una prospettiva antropologica e storica della percezione dei “comportamenti umani” e dei “fenomeni” che in essi avvengono. Una occasione culturale di confronto tra aree del sapere apparentemente distanti tra loro come le neuroscienze e la psicoanalisi, l’architettura e il design, le scienze musicali e l’archeologia, l’economia e il diritto, la filosofia e la geografia, l’antropologia e la storia. La vera conoscenza di un “territorio” da parte di chi lo abita ma anche di chi lo visita non può continuare ad essere sostenuta solo da motivazioni di tipo individuale e consumistico, ma dovrebbe sempre tendere ad una “esplorazione cognitiva delle memorie” dalla quale possa emergere una nuova coscienza collettiva dell’abitare e attraversare i luoghi, non solo in senso fisico ma anche in senso spirituale, immaginario, metafisico e simbolico. Al fenomeno della globalizzazione che, per soggiacere a regole di tipo prevalentemente economico tende alla cancellazione delle piccole etnie, dei retroterra culturali e di tutta una fenomenologia arcaica di comportamenti umani e di tradizioni, va contrapposto un modello alternativo di “connettività micro-dimensionale delle culture e dei saperi” di tutti i luoghi della terra che possa efficacemente assicurare all’umanità un progressivo transito verso la post-modernità e oltre! Questo evento è quindi dedicato a uomini e donne dallo spirito libero che sentono di poter dare ancora un personale e collettivo apporto, tramite le diverse discipline e ambiti in cui operano, scientifiche, umanistiche, spirituali, artistiche e tecnologiche, alla complessa dimensione evolutiva del sistema “Mondo”. Negli spazi in cui vivono.. in quelli che stanno ancora attraversando.. e in altri, che hanno solo immaginato o sognato!

Giuseppe Mento

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Daniele Bertolami, 1956-2017

 

Quando si muore nessuno può scegliere dove andare. Daniele è stato sottratto alla vita il giorno in cui s’è tracciato il suo destino, reso palese l’ultima notte dai suoi occhi. Ora non ci sono più parole, ma solo lacrime e silenzio.

 

Daniele Bertolami (Novara di Sicilia 12.06.1956 – Messina 11.08.2017) architetto, socio fondatore di Experiences S.r.l. Ha coordinato tutti gli aspetti grafico-progettuali della società, con particolare attenzione al settore editoriale e allo sviluppo delle pagine web.

La Galleria di Messina tra musica e parole

 

Domenica 11 Giugno alle ore 18:30 con ingresso gratuito, per il ciclo “I BRANI CELEBRI dei Grandi Compositori della Musica Pianistica Classica”, al “Museo Messina nel’900“ Concerto per pianoforte del M° David Carfì.

– Il M° Matteo Pappalardo Direttore Artistico del Teatro Vittorio Emanuele II introdurrà il concerto.

– L’Arch. Sergio Bertolami fra le due parti del Concerto, relazionerà su “Promozione e Valorizzazione della Galleria Vittorio Emanuele III

– Il M° David Carfì, eseguirà immortali capolavori di:

  1. A. Mozart   –  Fantasia in Re minore  

                            –  Fantasia in Do minore 

  1. Schubert     –  Primo movimento sonata in La minore

–  Improvviso op. 90 n° 4

–  Ave Maria

  1. Chopin        – Notturno op. 9 n° 2 in Si bemolle minore

– Notturno op. 9 n° 2 in Mi bemolle

                             – Opera 25 n° 1 e n° 12

                             – Preludi opera 28

 L’ingresso al Museo, con visite guidate a partire dalle ore 16:30 in occasione dell’evento costerà solo € 3,00.

 

Il verde sotto casa, breve Storia del giardino

 

La storia della civiltà si riflette sull’architettura, ma anche sul giardino, che arredava gli esterni. Si evolve nella misura in cui lo si concepisce. Dal verde sorprendente del giardino all’italiana, si è passati a quello geometrico nel giardino alla francese, per arrivare al giardino all’inglese, dove l’artificio ricrea una natura “incontaminata”. Dall’Ottocento in poi le varie fasi si fondono nel parco pubblico.

Oggi, viviamo una fase di grande ripensamento sull’opera dell’uomo e sulla natura. È l’uomo, infatti, che deve difendere la natura, proprio quella stessa che rappresentava, ai primordi, solo un grande pericolo incombente.

Il libro, che vi proponiamo, può ricordare e suggerire un comportamento sicuramente più sostenibile e rassicurante, che si è evoluto nei secoli, ed ha visto il succedersi di mode artistiche nel campo sia dell’arredo d’esterni, che del paesaggio. Un e-book che può essere inusuale, tutto da sfogliare e leggere.

 

Brevi istantanee da leggere sui primordi del giardino nell’antichità, cliccate:
http://www.experiences-plus.it/exp_istantanee/istantanee_10/giardino_storia_home.htm

Se, invece, volete gustare alcune anteprime-video di quello che può offrirvi il nostro e-book, cliccate:
Il giardino in età classica – VILLA ADRIANA A TIVOLI –
https://www.youtube.com/watch?v=S0xqopU9_6w
https://www.youtube.com/watch?v=Qs68eF2Y4cg

Il giardino all’italiana – VILLA D’ESTE A TIVOLI –
https://www.youtube.com/watch?v=aGm2DO5x-8E
https://www.youtube.com/watch?v=imHTyHOUHDc

Il giardino alla francese – IL GIARDINO DI VERSAILLES –
https://www.youtube.com/watch?v=WjvDNu1s60k
https://www.youtube.com/watch?v=vrUlRe5uDLw

DANIELE BERTOLAMI, Storia del giardino, formato e-book, costo 1,60 euro

 

 

Le antiche leggende del mare

 

L’universo sconosciuto sempre rappresentato dal mare è stato fonte di nuove storie e leggende. Dalle prime traversate degli uomini primitivi ai Fenici, dalle esplorazioni ai traffici commerciali o al viaggio mitico di Cristoforo Colombo. Storia dopo storia. La partenza, il viaggio e l’approdo sicuro sono ricchi di “incontri” misteriosi. Così la grande distesa d’acqua si popola di presenze sorprendenti, come streghe, spiriti maligni, sirene e mostri. Dalle innumerevoli disgrazie, create da tempeste e gorghi, nascono “sfortune” e superstizioni. Come incontrare mitiche navi fantasma.

Il libro di Maria Savi Lopez – pubblicato da Experiences in due e-Book – raccoglie quante più possibili leggende e racconti sul mare. Un testo del XIX secolo, che ci riporta vecchie storie, ma anche resoconti validi tutt’oggi, pur se il mare non fa più paura come una volta. Sono comunque racconti curiosi ed affascinanti. Una buona lettura per distendersi e svagarsi con una dimensione favolistica e affascinante. Sono storie di sempre, presenti nella marineria e narrate dai vecchi marinai. Se poi si ama il mare e lo si pratica, sono leggende da imparare e a propria volta narrare, durante le traversate, ai compagni di viaggio, per semplice scaramanzia oppure ironia e divertimento. Perché non provare ad “immergersi” in questo mondo leggendario?

Alcuni Video su queste fantastiche storie:
“Olandese Volante” – Tra Mito e Realtà
Gli uomini-pesce esistono?

 

MARIA SAVI LOPEZ, Le leggende del mare, in due e-Book, costo di ognuno 0,80 centesimi.