Aperte le iscrizioni per la 23° edizione di Concorto Film Festival

Svelata la nuova locandina d’artista, annunciate le date e aperte le iscrizioni per partecipare alla selezione ufficiale della XXIII edizione di Concorto Film Festival, il festival del cortometraggio internazionale di Pontenure (PC), evento che si conferma come una tra le più importanti vetrine a livello europeo per giovani e talentuosi film-maker provenienti da tutto il mondo.

XXIII edizione | 17 – 24 AGOSTO 2024

ELISA SEITZINGER firma l’artwork della nuova edizione

ONLINE la call per partecipare alla selezione ufficiale:

Dal 17 al 24 agosto 2024, nell’oasi verde del Parco Raggio, nel cuore della Via Emilia, Concorto Film Festival presenta otto giorni ricchi di appuntamenti, con centinaia di film in programmazione, numerose anteprime, incontri e momenti di condivisione tra pubblico, attori e registi, frutto di una selezione che di anno in anno ha saputo tenere alta l’asticella della qualità, valorizzando i prodotti più legati alla contemporaneità e alla ricerca visiva.

I dettagli per iscriversi e partecipare alla selezione ufficiale del festival, che ogni anno registra la partecipazione di più di tremila produzioni, sono disponibili al link: concortofilmfestival.com/iscrizioni-concorto-film-festival-2024/ – le iscrizioni si chiudono l’1 maggio 2024 e sono aperte a tutti i tipi di cortometraggi, senza limitazioni riguardo al tema e al genere.

È stata svelata anche la locandina della XXIII edizione di Concorto Film Festival, affidata come consuetudine a un’artista proveniente dal mondo dell’illustrazione: a firmarla è Elisa Seitzinger, che ha reinterpretato secondo il suo stile e la sua sensibilità l’animale simbolo del festival, l’asino che vola.

Esistono animali che vivono tra il mito e la realtà, chi giura di averli incontrati di solito è preso per matto. Eppure, questa fauna fantastica ci spia dai capitelli delle chiese romaniche, dai bracciali lucenti nelle teche dei musei, dai libri miniati delle biblioteche irlandesi. La forza di questa fauna non sta nel realismo, anzi, il contrario. La bidimensionalità li rende ancora più forti, preservando il mistero.

L’asino che vola è l’animale fantastico di Concorto Film Festival, una creatura che fa dell’impossibile il suo possibile. Chiunque abbia salutato l’estate nell’ombra frondosa di Parco Raggio lo conosce. Quest’anno l’asino rinasce dalla china di Elisa Seitzinger. Ne emerge una visione: un asino ieratico, con una codina che ricorda il tira-tende delle nonne, circondato da stelle pirotecniche e da una luna complice silenziosa della sua ascesa. Potrebbe essere una decorazione della serra cinematografica che ogni estate è il teatro delle notti concortiane. Potrebbe essere un’epifania tra le foglie della quercia centenaria. Potrebbe essere, o forse è, il simbolo del nostro sogno che ogni anno si rigenera.

Nelle parole dell’autrice: “Contribuire alla serie dei meravigliosi manifesti delle varie edizioni di Concorto mi ha entusiasmata e così è nato questo nuovo asino alato, un asinello giocattolo, rosso a pois (pettinato effettivamente come una zebra) con zoccoli d’oro e coda di nappa, che si libra in una notte d’agosto, rischiarata da Luna e stelle cadenti per esaudire i desideri di chi sogna ad occhi aperti sotto il cielo del Festival”.

Elisa Seitzinger vive e lavora a Torino, doppia medaglia d’oro 2021 e medaglia di bronzo 2020 e 2021 di Autori d’Immagini, vincitrice del Premio Illustri 2018 – categoria Design e selezionata all’omonimo Festival nel 2019 tra i dieci illustratori più influenti d’Italia, ha esposto in numerose mostre collettive e personali in Italia e all’estero e lavora attivamente con i maggiori quotidiani e periodici nazionali e con tutte le principali case editrici italiane, collaborando inoltre con RAI, BBC, National Geographic, Warner Music Group, Adobe, Spotify, Apple Music, Taschen, Salone Internazionale del Libro, Premio Strega, etc.

Nei prossimi mesi sarà svelato il programma completo del festival, che vedrà al suo interno numerosi focus e sezioni con altri film fuori concorso, dedicati a temi, paesi geografici e retrospettive.

Concorto è membro attivo della Short Film Conference (l’organismo che raggruppa i più importanti festival internazionali del cortometraggio) e delegato industry in eventi di settore e numerosi festival. Il festival durante gli anni ha avuto l’onore di avere in competizione film di importanti registi come: Denis Villeneuve, Werner Herzog, Ruben Ostlund, James Franco, Ariane Labed, Chloe Sevigny, Pippo Delbono, Ben Rivers, Laura Bispuri, Antonio Piazza e Fabio Grassadonia.  Hanno fatto parte delle giurie del festival, tra gli altri: Daniele Ciprì, Teho Teardo, MASBEDO, Jacopo Benassi, Monika Bulaj, Tano D’Amico, Christos Massalas, Maya Vitkova, Jacqueline Lentzou.


CONTATTI:
www.concortofilmfestival.com
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Daccapo Comunicazione
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(Marcello Farno) / (Ester Apa)

BRUM – “Acquerelli reversibili” Esposizione di 23 dipinti di Giorgia Vitale

Sabato 13 Aprile 2024, alle ore 17 presso la Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” si terrà il vernissage dell’Esposizione “Acquerelli Reversibili”, una mostra di 23 dipinti dell’Artista Giorgia Vitale.

L’inaugurazione si aprirà, presso la Sala Lettura, con i Saluti Istituzionali e l’Introduzione della Direttrice della Biblioteca Regionale, Avv. Tommasa Siragusa, alla quale seguirà la Presentazione della Mostra da parte del Critico e Storico d’Arte e Presidente dell’Accademia Euromediterranea delle Arti, Prof.ssa Maria Teresa Prestigiacomo. Sarà presente la Pittrice che ha già ottenuto, previa richiesta della Presidente della predetta Accademia, il deposito presso questo Istituto del Suo Manifesto d’Arte. La Vitale, difatti, è stata ritenuta meritevole di occupare uno speciale capitolo nella storia dell’arte odierna e di “Fare Scuola”, avviando gli allievi all’acquisizione della novità tecnica da Lei istituita.

L’Esposizione delle pregiate opere pittoriche della Vitale, quale saggio della sapiente tecnica innovativa ad acquerello, sarà allestita al primo piano, negli spazi del corridoio adiacente la Sala Lettura e nella stessa location della Biblioteca, e rivelerà ai visitatori tratti del Suo animo sensibile, pervaso non solamente da colori ma anche da note. L’Artista, figlia della Trinacria, nata a Leonforte, ridente plesso dell’ennese, infatti, è anche Pianista Concertista e Insegnante di pianoforte e nel corso degli anni è stata pluripremiata e insignita, tra l’altro, nel 2013 del “Premio donna siciliana” per meriti artistico-musicali, e, in particolare, per eleganza interpretativa e preparazione tecnica.



Post dell’iniziativa culturale saranno presenti sulle pagine social della Biblioteca:

Chi non potrà prendere parte all’iniziativa in presenza, potrà scrivere sui social commenti e domande da rivolgere all’Autrice.
Nei giorni a seguire sarà disponibile il video.

Per INFO: Ufficio Relazioni con il Pubblico
                  tel.090674564

International Blues Challenge 2024 – Aperte le selezioni

Sono ufficialmente aperte le iscrizioni 2024 per la selezione alla partecipazione all’International Blues Challenge anche quest’anno organizzate da Ente Rovigo Festival, in collaborazione con il Rootsway Festival e la rivista Il Blues, a cui si aggiunge la collaborazione con Italian Blues Union, nell’ambito della trentasettesima edizione del Festival Deltablues che si terrà a Rovigo. Le selezioni nazionali permetteranno al vincitore di rappresentare l’Italia del blues all’IBC 2025 che si terrà – come ogni anno – a Memphis (Tennessee – USA) nel prossimo inverno (data che verrà comunicata). Anche quest’anno quindi sarà la prestigiosa sede del Deltablues ad ospitare con concerti “live” la serata finale della selezione, il 13 Luglio in piazza Vittorio Emanuele – Rovigo, inizio esibizioni ore 21:00, dove i tre finalisti – tra solo/duo e band – si affronteranno per staccare il biglietto che li porterà nella Terra del Blues a competere con le formazioni di tutto il mondo.

Per partecipare è necessario leggere attentamente il REGOLAMENTO che puoi scaricare qui e compilare il BANDO DI ISCRIZIONE che trovi qui. Tutto il materiale richiesto dovrà pervenire alla mail ibc@deltablues.it entro e non oltre la data di lunedì 15 Maggio 2024. Leggi attentamente tutte le indicazioni che troverai nel regolamento e compila il bando in ogni suo punto, anche in merito all’Esenzione Enpals che puoi scaricare qui.

L’International Blues Challenge (IBC) rappresenta il più grande e riconosciuto evento musicale di ricerca di talenti Blues emergenti sul piano mondiale voluto e creato dalla The Blues Foundation di Memphis (Tennessee – USA). L’IBC è definita una “Battle of the Bands” (la battaglia delle band), dove le stesse salgono sul palco e suonando una propria performance di breve durata e una qualificata selezione di esperti giudicherà in base ai criteri dettati dalla The Blues Foundation stessa. Tale giuria, selezionata dalla The Blues Foundation e dalle sue organizzazioni affiliate (principalmente blues societies), opera al fine di individuare la “Miglior Band Emergente” e il “Miglior Duo/Solista Emergente” tra tutti gli artisti che i vari affiliati hanno la facoltà di inviare in rappresentanza del Paese di riferimento alle semifinali IBC che si svolgono nei vari prestigiosi locali dislocati lungo la popolare Beale Street di Memphis, TN e alla finalissima dell’Orpheum Theatre sempre nella città del Blues. Per questo motivo dal 2005 “Ente Rovigo Festival” di Rovigo organizzatore del festival italiano Deltablues (www.deltablues.it) in collaborazione con l’Associazione Rootsway , la rivista Il Blues e – dal 2024 – con Italian Blues Union, indicono una gara di selezione per individuare, condividendo il regolamento con The Blues Foundation, una band e/o un solo/duo che possano rappresentare l’Italia a Memphis nell’edizione 2025.­INFO E CONTATTI

info@enterovigofestival.it

ibc@deltablues.it 


Ufficio Stampa 
A-Z Press
info@a-zpress.com

Un primo sguardo a TEFAF New York 2024

TEFAF NEW YORK 2024
New York, Park Avenue Armory
10 – 14 maggio 2024

Un primo sguardo a TEFAF New York 2024
3 aprile 2024, New York, NY

The European Fine Art Foundation (TEFAF) è lieta di svelare alcune tra le opere più straordinarie che saranno presentate a TEFAF New York, prevista dal 10 al 14 maggio 2024, con anteprima VIP su invito il 9 maggio. I 27 capolavori selezionati rispecchiano la qualità e la profondità dell’offerta espositiva che animerà  Park Avenue Armory.

Circa 90 gallerie di fama internazionale, provenienti da 15 nazioni diverse e da 4 continenti, offriranno alla vivace comunità artistica di New York il meglio di arte moderna e contemporanea, gioielleria, antichità e design. Insieme agli stand degli espositori, ospitati nella Wade Thompson Drill Hall, TEFAF New York allestirà anche dei ricercati spazi curati all’interno delle 16 sale dell’Armory dedicate alle ricostruzioni storiche, e anche delle presentazioni dinamiche – esclusiva TEFAF – nei Creative Spaces della Fiera.

Tutte le informazioni su TEFAF New York sono disponibili su www.TEFAF.com.

TEFAF è una fondazione no profit che sostiene l’esperienza e la varietà della comunità globale dell’arte, come dimostrano gli espositori selezionati per le sue due Fiere annuali di Maastricht e New York. TEFAF si pone come guida esperta per i collezionisti privati e istituzionali del mercato globale dell’arte, ispirando appassionati e compratori di tutto il mondo.

Bank of America è una delle istituzioni finanziarie maggiori del mondo che si rivolge a privati, piccole e medie imprese, e grandi corporation fornendo loro una gamma completa di prodotti e servizi bancari, d’investimento, di gestione patrimoniale, finanziari e di gestione del  rischio. La società offre una convenienza impareggiabile negli Stati Uniti, servendo circa 69 milioni di privati e piccole imprese con circa 3800 filiali, 15.000 sportelli automatici e i suoi pluripremiati servizi bancari digitali dagli oltre 57 milioni di utenti verificati. Bank of America è un leader globale nella gestione patrimoniale, nell’attività bancaria per imprese e investimenti, nel trading in un vasto ventaglio di asset class: ha come clienti aziende, governi, istituzioni e privati di tutto il mondo. Bank of America offre un supporto da leader del settore a circa 4 milioni di piccole imprese a gestione famigliare attraverso prodotti e servizi innovativi e di semplice utilizzo. La società affianca i clienti nelle operazioni negli Stati Uniti e nei loro territori, e in circa 35 nazioni del mondo. Le azioni di Bank of America Corporation (NYSE: BAC) sono quotate alla Borsa di New York.

TEFAF Maastricht è ampiamente riconosciuta come la fiera d’arte, antiquariato e design più importante del mondo. Con oltre 280 espositori di spicco provenienti da più di 20 nazioni, TEFAF Maastricht è la vetrina delle opere d’arte più prestigiose disponibili ogni anno sul mercato. Oltre alle sezioni tradizionali come dipinti degli Antichi Maestri, antichità e opere classiche, che interessano circa metà della Fiera, propone ai visitatori anche arte moderna e contemporanea, fotografia, gioielleria, design del XX secolo e opere su carta.

TEFAF New York è stata fondata all’inizio del 2016, originariamente sotto forma di due fiere d’arte ospitate ogni anno alla Park Avenue Armory: TEFAF New York Fall e TEFAF New York Spring. Oggi TEFAF New York è un unico evento annuale che unisce arte moderna e contemporanea, gioielleria, antichità e design, grazie alla partecipazione di circa 90 dei maggiori galleristi di tutto il mondo. Tom Postma Design, noto per il suo lavoro innovativo per i più importanti musei, gallerie e fiere d’arte, ha progettato per la Fiera un design che interagisce con lo straordinario spazio che la ospita, aggiungendo un tocco al tempo stesso leggero e contemporaneo.


CONTATTI STAMPA
 
GLOBAL                                                                        
Responsabile delle comunicazioni
Magda Grigorian, magda.grigorian@tefaf.com
 
ITALIA
Studio ESSECI
Roberta Barbaro | roberta@studioesseci.net

La 51a edizione di Ravenna Jazz avrà un intreccio particolarmente narrativo

51a edizione di Ravenna Jazz
Una produzione di Jazz Network ETS
in partnership con
Comune di Ravenna Assessorato alla Cultura e Paesaggio
Regione Emilia-Romagna Assessorato alla Cultura
Ministero della Cultura
Crossroads 2024
con il patrocinio di
ANCI Emilia-Romagna

Una panoramica geografica sul jazz, dagli USA a Cuba, con ritorno in Europa e in Italia, zoomando dalle formazioni orchestrali di dimensioni extralarge al solo: la 51a edizione di Ravenna Jazz avrà un intreccio particolarmente narrativo. Nelle sue undici serate, dal 3 al 13 maggio, il festival ospiterà il pianista Abdullah Ibrahim, uno dei pochi musicisti africani ad aver raggiunto un ruolo da protagonista nel jazz mondiale, una primadonna del canto afroamericano come Jazzmeia Horn, il jazz ‘sinfonico’ dell’Italian Jazz Orchestra con John De Leo e Rita Marcotulli, le seduzioni caraibiche della cubana Ana Carla Maza, le voci a cappella dell’Anonima Armonisti, l’apoteosi virtuosistica del jazz manouche di Joscho Stephan, le atmosfere oniriche del duo Opez, il soul jazz e il lounge di Sam Paglia, il jazz puro di Alessandro Scala.

All’interno di Ravenna Jazz troverà spazio anche il gran finale dell’iniziativa didattica Pazzi di Jazz: la colossale produzione corale-orchestrale “Pazzi di Jazz” Young Project (con un vasto organico di baby musicisti in compagnia di Mauro OttoliniMauro NegriAlien Dee e Tommaso Vittorini).

I workshop di “Mister Jazz“, che come da tradizione si integrano col programma dei concerti, saranno tenuti da due campioni della vocalità creativa come John De Leo (5 maggio) e Petra Magoni (l’8). I seminari si terranno al Centro Mousiké e saranno aperti a tutti gli strumentisti.

Ravenna Jazz è organizzato da Jazz Network in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna e con l’Assessorato alla Cultura e Paesaggio della Regione Emilia-Romagna, con il sostegno del Ministero della Cultura e con il patrocinio di ANCI Emilia-Romagna. Ravenna Jazz fa parte di Jazzer powered by Gruppo Hera.

Al Teatro Alighieri, Ravenna Jazz 2024 fa le cose in grande, ospitando personalità di spicco del jazz internazionale e produzioni orchestrali di dimensioni kolossal.

Abdullah Ibrahim è il sommo rappresentante del jazz africano: nel 1960, suo è il primo Lp di jazz realizzato da artisti di colore in Sudafrica, suo paese d’origine. L’aspetto più suggestivo della sua arte è l’esibizione in solo, e proprio così lo si ascolterà il 9 maggio: un contesto che fa emergere il suo stile dalla distintiva definizione ritmica, sontuosa e iterativa, e dai disegni melodici di palpitante dolcezza, intensamente evocativi.

Serial jazz: le produzioni originali con l’Italian Jazz Orchestra diretta da Fabio Petretti stanno diventando un appuntamento fisso e atteso, che si rinnova a ogni edizione con un diverso progetto musicale a tema e con nuovi ospiti. Quelli invitati per l’inaugurazione del festival (3 maggio) sono il cantante John De Leo e la pianista Rita Marcotulli, che svettano sulla compagine orchestrale in un omaggio a Elvis Presley, le cui canzoni saranno rivisitate in forma jazz-sinfonica. Tra rock ‘n’ roll e pop d’alto profilo, lo stesso Presley aveva scoperto il potenziale del proprio repertorio tradotto in arrangiamenti opulenti.

Anche “Pazzi di Jazz” Young Project è una produzione originale che di anno in anno si aggiorna: il repertorio di Harry Belafonte è al centro di questa mastodontica realizzazione orchestrale e corale, con una moltitudine di giovanissimi esecutori preparati e diretti da affermati musicisti come il direttore e arrangiatore Tommaso Vittorini, il trombonista Mauro Ottolini, il sassofonista Mauro Negri e il beatboxer Alien Dee (13 maggio).

Ai grandi live ospitati all’Alighieri si affiancano i concerti di “Ravenna 51° Jazz Club“: una programmazione inserita nella cornice accogliente dei club e dei piccoli teatri di Ravenna e circondario. E se anche le sale sono di piccole dimensioni, gli artisti sul palco sono di ampia notorietà internazionale, con in più uno spazio per i talenti del territorio.

Il Teatro Socjale di Piangipane si conferma come palcoscenico riservato alle voci: ospiterà tre appuntamenti con gruppi guidati da musiciste, tutte cantanti, tutte di diversa nazionalità.

Il 5 maggio si esibisce la violoncellista e cantante cubana Ana Carla Maza, accompagnata da Norman Peplow al pianoforte: seduzioni e passioni caraibiche in punta d’archetto. Il suo progetto “Caribe” è un ritorno alle descargas (jam) cubane degli anni Cinquanta, con abbondanti e gioiose deviazioni verso le rumbas caraibiche, il tango argentino e un flirt con la samba e la bossa nova brasiliane.

Il 7 maggio è la volta di Musica Nuda, ovvero Petra Magoni (voce) e Ferruccio Spinetti (contrabbasso), che nel 2023 hanno festeggiato i 20 anni del loro duo di intramontabile successo. Magoni e Spinetti ravvivano continuamente la magia delle loro interpretazioni di brani inediti, cover internazionali e classici della canzone francese.

Il 12 maggio i riflettori saranno puntati su Jazzmeia Horn, una delle più brillanti promesse emergenti del jazz made in USA. La giovane cantante di Dallas è balzata sulla prima pagina delle cronache jazzistiche nel 2015 grazie alla vittoria nella Thelonious Monk Institute International Jazz Competition, che ha rivelato all’improvviso il suo talento alla scena internazionale: la perfetta incarnazione moderna delle grandi dive afroamericane che hanno stabilito i canoni della jazz song.

Il palcoscenico del Cisim di Lido Adriano è per gli ascolti più sorprendenti e per gli artisti più fuori dagli schemi. E tali sono i protagonisti dei quattro concerti che si terranno in questo club. L’Anonima Armonisti (4 maggio) è un settetto vocale a cappella che, con l’inserimento in organico di Alien Dee, ha portato su una nuova dimensione il canto armonizzato a più voci, totalmente privo di accompagnamento strumentale, mettendolo in contatto con il beatboxing.

Sin dal titolo, “Django Forever”, e dall’organico tutto corde, il trio del chitarrista tedesco Joscho Stephan mette in chiaro la sua dedizione al gipsy swing, il jazz gitano che furoreggiò negli anni Trenta. Con Joscho il canone classico di questa musica che ha in Django Reinhardt il suo nume tutelare suona improvvisamente rivitalizzato (6 maggio).

Il duo Opez affianca il chitarrista Massi Amadori e il contrabbassista Francesco Giampaoli. La loro musica è contemporaneamente densa e rarefatta, sensuale e spirituale, melanconica ed evocativa. Il loro “Social Limbo” ispira passi di danza, ma come in un rallentatore lisergico (8 maggio).

Sam Paglia compone, canta e soprattutto maneggia qualunque tipo di tastiera. Paglia si è imposto come uno dei nomi più rappresentativi del movimento lounge, trasportando il genere exotica nel nuovo millennio. A Ravenna si presenta a capo di un quintetto che raccoglie ottimi solisti del territorio, tra i quali spiccano il sassofonista Alessandro Scala e il trombettista Enrico Farnedi (10 maggio).

C’è poi una tradizione ormai talmente affermata da meritare il marchio DOC: la presenza al Mama’s Club (l’11) del sassofonista ravennate Alessandro Scala, un local hero capace di esprimere gli impulsi più brillanti e coinvolgenti della grande scuola sassofonistica jazz, estendendoli anche al funk e il boogaloo. Per l’occasione Scala guiderà un quintetto con solisti del calibro di Mauro Ottolini (trombone) e Francesca Tandoi (pianoforte): una produzione originale del festival che conferma Scala come leader capace di coinvolgere i migliori esponenti del jazz nazionale.


Informazioni
Jazz Network, tel. 0544 405666,
e-mail: info@jazznetwork.it,
website: www.ravennajazz.itwww.crossroads-it.orgwww.erjn.itwww.jazznetwork.it

Ufficio Stampa Ravenna Jazz
tel. 051 0418568
Daniele Cecchini
e-mail: 
daniele@musicforward.it
e-mail: 
dancecchini@hotmail.com

C’è tempo solo fino al 10 aprile per candidarsi: “InspiringPR Award” e Premio studio “È il digitale, bellezza!”

Vincitore Premio InspiringPR Award edizione 2023 – BAT Italia
C’è tempo solo fino al 10 aprile per candidarsi: “InspiringPR Award” e Premio studio “È il digitale, bellezza!” La migliore campagna di relazioni pubbliche e la tesi di laurea più innovativa nel settore della comunicazione digitale meritano un premio.

“InspiringPR Award” e Premio studio “È il digitale, bellezza!”
 
La migliore campagna di relazioni pubbliche e la tesi di laurea più innovativa 
nel settore della comunicazione digitale meritano un premio

Mercoledì 10 aprile 2024 ultimo giorno utile per candidarsi ai due Premi InspiringPR 2024: l’InspiringPR Award – VII edizione e il Premio “È il digitale, bellezza!” – IV edizione.  
Le premiazioni avverranno durante il Festival delle Relazioni Pubbliche InspiringPR – promosso da FERPI – Federazione Relazioni Pubbliche Italiana e dalla Delegazione Ferpi del Triveneto in collaborazione conUniferpi Padova e Uniferpi Gorizia – sabato 18 maggio 2024, a Venezia, presso la Scuola Grande San Giovanni Evangelista. InspiringPR festeggia, con questa edizione, i suoi dieci anni.

Così Ada Sinigalia, Delegata di FERPI Triveneto, motore del Festival insieme ai giovani di Uniferpi e a tanti soci della Federazione: “Anche quest’anno, InspiringPR si propone come un evento unico nel panorama delle Relazioni Pubbliche: un momento di incontro, di networking e d’ispirazione aperto non solo a chi lavora nei diversi ambiti della comunicazione e delle imprese, ma anche a chi, seppur non del settore, influenza sensibilmente la professione. Nel decennale abbiamo deciso di rinnovare il format, superando il singolo tema delle passate edizioni, per dare spazio a ’10 parole per il futuro delle Relazioni’ e ricevere, da altrettanti speaker d’eccezione, una più ampia visione della comunicazione“.

Con l’InspiringPR Award, InspiringPR premierà la campagna/azione di relazioni pubbliche realizzata tra il 1° maggio 2023 e il 1° aprile 2024 che si è distinta per la sua particolare capacità di “ispirazione”. Per partecipare alla nuova edizione di InspiringPR Award, le candidature dovranno essere inviate via e-mail  entro e non oltre il 10 aprile 2024 a: award@inspiringpr.it

Possono essere candidate le campagne/azioni di relazioni pubbliche realizzate in Italia e all’estero da aziende, enti pubblici, organizzazioni profit e non profit, agenzie di comunicazione e liberi professionisti. La selezione delle iniziative che concorrono al Premio avviene a cura del Direttivo Ferpi Triveneto. Il regolamento completo è su inspiringpr.it/award.

Il Premio studio È il digitale, bellezza!”, è rivolto invece agli studenti delle Università italiane (corsi di laurea triennale o magistrale nei settori Comunicazione, Relazioni Pubbliche, Marketing, Digital Media ed Economia Aziendale) autori di un’innovativa tesi di laurea con focus specifico sulla comunicazione digitale, discussa dal 1° maggio 2023 al 1° aprile 2024.  

Per partecipare è necessario inviare il materiale (1 copia digitale della tesi in pdf, un breve abstract di massimo 1 cartella di testo, voto conseguito e riferimenti completi di contatto), entro e non oltre il 10 aprile 2024, all’indirizzo e-mail: premiostudio@inspiringpr.it..

Al vincitore un premio di 2.000 euroe uno stage post-laurea nella sede di Milano di Mindshare Italia della durata di sei mesi, con rimborso spese e ticket, da iniziare entro sei mesi dall’aggiudicazione del premio.  

Istituito con il supporto della famiglia Ripandelli e di Mindshare Italia, il Premio è in memoria di Adriana Ripandelli, tra le prime persone in Italia ad aver profondamente creduto nella rivoluzione digitale, investendo forza e professionalità in progetti innovativi che hanno illuminato d’ispirazione i propri settori. Per maggiori informazioni sul premio è possibile consultare inspiringpr.it/premio-studio-adriana-ripandelli.

Tutte le informazioni sulla decima  edizione del Festival sul sito web http://www.inspiringpr.it e sui canali ufficiali dell’evento in FacebookLinkedInInstagramTwitter e YouTube.


Contatti stampa:
Federica Lago                                                                                                                                    
Mail: press@inspiringpr.it

Diana Daneluz
Mail: mediarelationferpi@gmail.com

In occasione del Fuorisalone, Vitruvio Virtual Reality apre eccezionalmente le porte della nuova sede specializzata in Metaversi per Fashion e Design

Metaverso, moda e design

NASCE A MILANO
UN NUOVO STUDIO DEDICATO A METAVERSI, REALTÁ AUMENTATA E VIRTUALE E ALLE NUOVE TECNOLOGIE
 
METAVERSI PER FASHION E DESIGN
 
Presentazione nella nuova sede di Vitruvio Virtual Reality

Dal 15 al 20 aprile 2024
LOM – Locanda Officina Monumental
Via Galileo Ferraris 1, Milano

A Milano nasce un nuovo studio professionale, gestito da Vitruvio Virtual Reality, dedicato e specializzato in progetti metaversirealtà aumentata e virtuale e le nuove tecnologie.
In occasione del Salone del Mobile – Fuorisaloneda lunedì 15 a sabato 20 aprile 2024Vitruvio Virtual Reality apre eccezionalmente le porte della sua sede milanese in Via Galileo Ferraris 1, all’interno di LOM – Locanda Officina Monumental, con la presentazione di Metaversi realizzati su Spatial.

Ogni giorno, dalle 11.00 alle 17.00, il pubblico e gli addetti ai lavori avranno la possibilità di immergersi – sia in modalità desktop sia attraverso i visori per la realtà virtuale immersiva – negli ultimi metaversi realizzati da VVR.

I Metaversi sono una frontiera in larga parte inesplorata, spazi, mondi ibridi per loro natura, ibridazione che riguarda tanto il progetto e la tecnologia, quanto il marketing e l’espressività. In questi luoghi a metà fra il fisico e il virtuale, le persone possono incontrarsi, conoscersi, interagire fra loro, ma anche giocare, acquistare, usufruire di nuove forme d’arte e d’intrattenimento.

Il team di Vitruvio Virtual Reality – fra le più solide realtà italiane operanti nella realizzazione di esperienze di realtà virtuali e metaversi, con all’attivo partecipazioni a festival e concorsi dedicati a questi linguaggi innovativi – ha organizzato una settimana durante la quale visitatori ed esperti in materia avranno l’opportunità unica di immergersi nel mondo del metaverso e di approfondire tematiche e utilizzi inerenti le nuove forme di intrattenimento, con uno sguardo orientato in particolare ai settori produttivi della moda e del designAlessandro Agostini, CEO di Vitruvio Virtual Reality, racconta: “Negli ultimi 2 anni abbiamo studiato e ci siamo specializzati per affrontare le richieste qualitative a cui dovremo rispondere nei prossimi anni. Nel nostro studio oltre a programmatori e modellatori 3d ci sono architetti di spazi digitali, designer di oggetti digitali, paesaggisti per mondi digitali e anche modellisti digitali in grado di riprodurre virtualmente i capi e gli accessori in modo credibile e realistico. Da tempo con i miei collaboratori mi interrogo per capire se il nostro studio può avere una collocazione formale tra gli studi di design, creativi o altro.”

Tra i metaversi che il pubblico avrà modo di esplorare, oltre a un’esperienza “fuori porta” che sarà mostrata in anteprima al Salone, ci sarà il VVR Fashion Metaverse, uno spazio virtuale in cui arte, moda, architettura e tecnologia si fondono dando vita ad un progetto digitale di interior design dedicato al fashion e al luxury. Questo spazio può ospitare sfilate ed eventi digitali e allo stesso tempo una vetrina dove proporre abiti e accessori digitali e fisici, indossabili dagli avatar o acquistabili in e-commerce per essere indossati fisicamente. Come tutti i metaversi è basato sulla interoperabilità tra attività reali e attività virtuali ed una infrastruttura digitale scalabile, persistente ed interconnessa, incentrata sull’interazione in tempo reale di persone che possono lavorare, socializzare, giocare, vendere e acquistare. VVR Fashion Metaverse è inoltre stato finalista al concorso internazionale promosso dalla rivista statunitense “Interior Design” per la progettazione di spazi digitali nella categoria Built – experiential.

Il giorno giovedì 18 aprile lo studio di Vitruvio Virtual Reality rimarrà aperto fino alle 21.00.


INFORMAZIONI UTILI
TITOLO: METAVERSI PER FASHION E DESIGN. Presentazione di tre casi studio nella nuova sede milanese di Vitruvio Virtual Reality
DOVE: LOM – Locanda Officina Monumental, via Galileo Ferraris 1, Milano
QUANDO: dal 15 al 20 aprile 2024
ORARI: Da lunedì a sabato dalle 11.00 alle 17.00.
Giovedì 18 aprile dalle 11.00 alle 21.00

CONTATTI
WEB: www.vitruviovirtualreality.com/
MAIL: info@vitruviovirtualreality.com
FACEBOOK: www.facebook.com/vitruvioreality
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La TEOPRATICA di Veronica Piraccini, tra manuale di storia e pratica della pittura e possibile guida alla realizzazione di opere “buone”

La presentazione alla GNAM di Roma

La TEOPRATICA di Veronica Piraccini, tra manuale di storia e pratica della pittura e possibile guida alla realizzazione di opere “buone”

C’è un neologismo nel titolo del libro di Veronica Piraccini, artista, performer, Maestro in Pittura, docente di Pittura e di Fenomenologia del Sacro, coordinatrice del Dipartimento di Arti Visive dell’Accademia delle Belle Arti di Roma. Teopratica, Teoria più Pratica, osmotici ingredienti delle opere buone, quelle capaci di esprimere il Ductus dell’artista, quell’impronta personale identitaria che lo rende unico. E, per chi crede, di rivelare anche il divino.

Il libro, 700 pagine in una scrittura, alternata a disegni,  fitta fitta, di cui 100 a colori restituiscono immagini di opere d’arte dai primordi ai giorni nostri. Sono volutamente immagini piccole, a sollecitare il lettore a recarsi nei musei, nelle gallerie, a ricercarle come possibile per entrare in contatto diretto con loro. E così autenticamente conoscerle e conoscere. Pubblicato per “L’ERMA” di BRETSCHNEIDER, storica casa editrice di testi di archeologia di recente apertasi ad altri argomenti, “TEOPRATICA – la Pittura l’inizio del Desiderio – Sistema e Antisistema” si apre con la prefazione di Cecilia Casorati, Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma e l’autorevole presentazione di Claudio Strinati che ne sottolinea accanto alla profondità dottrinale l’autentico spirito poetico, ed è stato presentato il 2 aprile a Roma nella Sala delle Colonne della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, (direttrice Renata Cristina Mazzantini) e in un dialogo che ha coinvolto con l’Autrice Andrea Bottai, gallerista romano, Enrico Mascelloni, critico e curatore d’arte e Tommaso Cascella, pittore e scultore. I tre interventi di presentazione hanno colto ciascuno un aspetto fondamentale del testo, regalando un corrimano cui aggrapparsi a quei lettori che vorranno intraprendere il cammino tra le sue pagine.

Andrea Bottai, che nella Galleria Pian Dè Giullari ha ospitato di recente insieme a Carlina Bottai, anche le opere dell’artista in una recente mostra proprio dedicata alla nascita del desiderio, descrive il libro come un trattato di pittura a tutto campo, per lui un capolavoro dell’arte di insegnare l’arte, in cui l’Autrice/Docente prende per mano il suo allievo, avvicinandolo dapprima al pensiero che sovrasta e precedere il gesto artistico, poi al colore e allo spazio. Secondo quella che è una sua personale successione della dinamica del pensiero umano. Insegnamento dell’arte pittorica dunque, con meticolosità, ma anche con modestia, sempre presente infatti nell’Autrice il dubbio ad accompagnare le sue indicazioni. Libro coraggioso, Bottai vi individua due temi principali: quello della funzione sociale dell’arte per cui quello che esprime di utile deve raggiungere gli altri, e quello della trascendenza verso cui l’arte deve tendere, che poi altro non è che quel quid che spinge l’artista a proporsi agli altri. Sulla necessità di un trattato di questo tipo oggi, Bottai non ha dubbi: siamo immersi nel mondo delle nuove tecnologie che stanno velocemente trasformando anche il mondo dell’arte, e c’è chi seguirà pedissequamente le nuove vie e chi continuerà a fare ricerca, anche metafisica. E proprio l’elemento metafisico è importante venga ancora trasmesso soprattutto alle nuove generazioni, capace di allenare l’intelligenza naturale dell’uomo, e non quella artificiale.  

Veronica Piraccini è una pittrice. Bottai riconosce così nello sforzo autorale di scrittura delle settecento pagine del volume anche quello di giustificare la sua pittura, metafisica, variabile nei suoi mille colori, restituendoci la sua teopratica che ci attrae e ci attraversa.

Anche Enrico Mascelloni sottolinea dell’Autrice il suo essere innanzitutto essa stessa una Artista e il libro parla di lei, delle sue opere, della luce che fa parte del suo linguaggio. La scrittura fissa, in qualche modo, la sua identità con l’intensità che merita. Il libro poi, pare a Mascelloni soprattutto un libro sulla totalità. Dove l’autrice, da ottima didatta capace di comunicare a 360 gradi, prende in esame le tecniche, la storia dell’arte, soprattutto il Novecento con i suoi molteplici movimenti, l’estetica. Non è certamente la prima, avverte il critico, ad affrontare la questione delle arti nella loro totalità. Lo ha fatto il Futurismo, ad esempio. Lo ha fatto Richard Wagner, “demone” della totalità, che in pieno 800, epoca dei compartimenti stagno, prendeva in esame invece proprio il tutto che ci circonda. E così da Wagner al 900 e alle avanguardie e neoavanguardie del secolo. Ci si riavvicina Veronica Piraccini, “controcorrente nella corrente”.

Un intervento di spontanea adesione quello di Tommaso Cascella che nel libro ha dichiarato di aver ritrovato, facendosene contagiare, lo “stupore” verso l’arte. Entusiasmo e curiosità infinita ultimamente fuori dal suo personale percorso privilegiato, ma disincantato, di pittore e scultore. È stato quindi bello, ha detto, ritrovare nel testo la felicità dei colori, degli intingoli, delle mescole, dell’alchimia misteriosa tutta che sottende il fare, il mestiere dell’arte. E pur convinto che l’arte non si possa insegnare in realtà, scaturendo essa piuttosto dal non saper fare, da una sorta di incapacità, il libro coi suoi suggerimenti aiuta tuttavia a superare almeno le impasse tecniche, oltre che ad invitare, come è stato già detto, ad andare sempre oltre con il pensiero. Cascella ha poi voluto ricordare al pubblico presente, tra giovani e artisti affermati e tanti appassionati, che quello attuale è un momento bellissimo per l’arte. Contaminata dalle nuove più tecnologiche esperienze, l’arte tuttavia – e il libro che la attraversa tutta lo dimostra – non ha età, non ha tempo, è tutta contemporanea. La difesa giocosa dell’arte attuata da Veronica Piraccini riguarda l’arte di oggi, ma anche quella di ieri così come l’arte che verrà.

Prima della fine dell’incontro, altri personaggi della sua vita hanno raggiunto l’Autrice per un commento. Dal suo maestro di educazione artistica alle scuole medie, il pittore Elio Rizzo, si può dire il primo a riconoscere il talento dell’Autrice (dal disegno di uno scoiattolo…) e a spingerla a scegliere l’allora osteggiato liceo artistico; all’amico Guglielmo Giovanelli Marconi, il cui illustre nonno – del quale quest’anno, il 25 aprile, si celebra il 150° anniversario dalla nascita – trova pure spazio con le sue invenzioni nelle pagine del libro in un contesto interdisciplinare quale è quello dell’energia. Del libro Marconi sottolineava l’istanza etica, nella ricerca del bene quale fattor comune delle diverse arti e delle diverse scienze; a, infine, Silvia Palamides, studentessa, poi assistente dell’Autrice e da ultimo docente essa stessa. Emozione e condivisione nelle parole della giovane che ha potuto assistere e partecipare alla genesi del libro e alla sua crescita e ne professava la indubbia utilità.

In questo libro, che a dispetto della voluminosità e delle nozioni tecniche che contiene può essere letto “come un favola” – come ha detto in apertura Maddalena Santeroni, presidente dell’Associazione A3M Amici dell’Arte Moderna a Valle Giulia e mecenati della Galleria Nazionale e inoltre ideatrice del premio ‘Arte: Sostantivo Femminile’ –, come il racconto dei racconti, i “segreti di bottega e trucchi del mestiere“ del pittore, coesistono e si alternano al pensiero dell’artista che riflette sull’arte, sulla religione, sulla filosofia e nel contempo sperimenta e così sempre rinnova il pensiero stesso. La necessità dichiarata del libro è quella di andare verso pubblici diversi e in primis verso gli studenti delle Accademie di Belle Arti.

Una Pittura “Impercettibile”

In primo luogo un’artista, l’idea nuova della sua opera pittorica – spiega Veronica Piraccini – “prende forma nel 1989, nei laboratori industriali tra Marghera e Milano, e in collaborazione con la sorella Nadia, scienziato. Lei stessa l’ha denominata Pittura “Impercettibile”, per la sua proprietà di essere invisibile e visibile, essendo da principio bianca per poi rivelarsi in colori splendenti attraverso una luce nera nelle tematiche di “Tracciati”, “Grovigli” e “Puntiformi” della vita”. L’apparizione che l’artista attua con questa pittura determina un cambiamento spazio-temporale sia nella stanza che ospita l’opera che sia nel nostro animo, perché ci mette in contatto con la profondità dell’invisibile che è in noi: emotiva, spirituale, interiore. Quando poi la pittura dopo l’apparizione scompare di nuovo, si entra nell’altra condizione, quella della presenza/assenza e di quanto quest’ultima condiziona la vita, per poi restituire lo stupore della rivelazione alla riaccensione della pittura”. La vita stessa del resto è presenza e assenza, questa sua arte è rivelatrice di questa dimensione.

Per l’Artista/Autrice infine “Teopratica” vuol dire anche rivoluzione, rivoluzione dell’amore. Nella sua concezione dell’arte e della creatività come strumento assoluto di apertura, “punto di luce che squarcia il buio”. Arte che ha bisogno però di ricerca artistica e di studio e di una sua struttura teorica. Conoscere il sistema per andare verso un antisistema: creare qualcosa di nuovo, e di costruttivo, avendo avuto conoscenza di tutti i Modi e Sistemi del dipingere. È il Sistema, scrive Piraccini, che apre all’Antisistema dell’Invenzione.


Contatti:
Diana Daneluz
Giornalista Pubblicista
e-mail: dianadaneluz410@gmail.com

“Restaurando Canova”: Presentazione del restauro di due sculture attribuite ad Antonio Canova esposte alle Collezioni Comunali d’Arte di Bologna

Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica


Restaurando Canova
Presentazione del restauro di due sculture delle Collezioni Comunali d’Arte

Giovedì 4 aprile 2024 ore 15.00
Palazzo d’Accursio, Cappella Farnese
Piazza Maggiore 6, Bologna

Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna presentano al pubblico i restauri di due importanti sculture attribuite ad Antonio Canova conservate alle Collezioni Comunali d’Arte, resi possibili grazie alla collaborazione scientifica con istituzioni e professionisti di eccellenza quali Opificio delle Pietre DureMuseo Gypsotheca Antonio CanovaPolitecnico di Milano – Dipartimento di Design e Laboratorio di Restauro Ottorino Nonfarmale.
Si tratta dell’Apollino, capolavoro della fase giovanile dell’artista, scolpito nel 1797 – di cui si erano perse le tracce dal 1839 e riscoperto nel 2013 da Antonella Mampieri, storica dell’arte dei Musei Civici d’Arte Antica di Bologna, all’interno delle stesse Collezioni Comunali d’Arte dove la statua in marmo è in realtà sempre stata esposta ma riferita allo scultore Cincinnato Baruzzi, allievo del grande maestro – e di una Testa di vecchio, storicamente attribuita alla produzione canoviana come unica opera in terracotta, databile tra il 1820 e 1830, opera discussa e di controversa attribuzione.
L’incontro si svolge giovedì 4 aprile 2024 alle ore 15.00 nella Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio, in Piazza Maggiore 6 a Bologna, con ingresso gratuito.

Sarà possibile seguire la presentazione in diretta streaming sul canale YouTube Storia e Memoria di Bologna. 

Il progetto per i restauri delle due opere nasce dalla ricorrenza del bicentenario della morte di Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822), celebrata con una ricca programmazione di attività orientata alla tutela, valorizzazione e conservazione dell’opera del maggiore scultore italiano dell’Ottocento.

Nel 2022 l’Apollino è stato esposto per la prima volta al pubblico nella sua rinnovata bellezza nella mostra Canova e il potereLa collezione Giovanni Battista Sommariva, ideata da Vittorio Sgarbi e curata da Moira Mascotto ed Elena Catra al Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno (TV), che ha inteso ricostruire le prestigiose relazioni dell’artista con i massimi esponenti del panorama politico e culturale della sua epoca. Prima dell’esposizione la statua è stata restaurata presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, grazie alla generosità della Fondazione Canova, e dopo essere stato oggetto di un progetto di digitalizzazione in 3D eseguito con tecnologie di nuova generazione dal Politecnico di Milano.
Il Comune di Bologna ha aderito alle celebrazioni del bicentenario finanziando il restauro della Testa di vecchio, rara terracotta patinata tradizionalmente attribuita a Canova. L’intervento, condotto da Giovanni Giannelli del Laboratorio di Restauro Ottorino Nonfarmale, ha recuperato a una migliore leggibilità l’opera, che torna così alla fruizione del pubblico e all’attenzione degli storici dell’arte, libera da colorazioni incoerenti e da restauri inadeguati, offrendosi a una nuova valutazione critica.

Saluto istituzionale:
Silvia Battistiniconservatrice Collezioni Comunali d’Arte | Settore Musei Civici Bologna
Intervengono:
• per la storia e la contestualizzazione delle opere Antonella Mampieri, referente Archivio fotografico e Catalogo Musei Civici d’Arte Antica | Settore Musei Civici BolognaCincinnato Baruzzi collezionista di Canova
• per il restauro dell’Apollino
Paola Franca Lorenzi, restauratrice Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro di Firenze – Settore restauro Materiali lapidei

Riccardo Gennaiolifunzionario storico dell’arte Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro di Firenze – Settore restauro Materiali lapidei

Moira Mascottodirettrice Museo Gypsotheca Antonio Canova, Possagno
Giuseppe Amorusoprofessore associato Dipartimento di Design – Politecnico di Milano
• per il restauro della Testa di vecchio
Giovanni Giannellidirettore tecnico Laboratorio di Restauro Ottorino Nonfarmale S.r.l., San Lazzaro di Savena.

Durante l’incontro sarà possibile vedere le opere restaurate, esposte nel percorso di visita delle Collezioni Comunali d’Arte: Apollino nella Sala Boschereccia (Sala 16) e Testa di vecchio nella Sala 20, una delle due sale Palagi. Le opere

Entrambe le sculture sono pervenute alle Collezioni Comunali d’Arte grazie alla donazione disposta nel 1878 dallo scultore Cincinnato Baruzzi (Imola, 1796 – Bologna, 1878), allievo di Canova e a lungo direttore del famoso studio romano del maestro in via delle Colonnette, a favore del Comune di Bologna, nominato suo erede universale.


Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822)
Apollino, 1797
Marmo bianco apuano, cm 53 x 145 x 44 x 62, altezza base cm 78
Bologna, Collezioni Comunali d’Arte, n. inv. S 25

La scultura, che appartiene alla produzione giovanile di Canova, era stata particolarmente amata da colui che l’aveva creata ed è ricordata nelle sue memorie autografe come opera di grande valore.
Il dio è rappresentato come un giovane nudo dalle forme perfette, in appoggio sulla gamba destra e con la sinistra flessa, leggermente scartata di lato. Il corpo è animato da una lieve torsione serpentinata. Il volto androgino è incorniciato da una chioma di capelli lievemente arricciati e raccolti classicamente sulla sommità del capo in un nodo, che esalta l’effetto etereo della luce. Apollo trattiene con la mano sinistra l’arco, che termina con delle piccole teste di rapace, appoggiato al suolo, in evidenza rispetto alla corteccia del tronco posto dietro di lui. Con la mano destra tratteneva una freccia di metallo, ora perduta. La faretra è legata con un fiocco al tronco d’albero dove il serpente Pitone sta avviluppando le sue spire.

La scultura, scolpita a tutto tondo, è associata al piedistallo di marmo, concepito come un’antica ara. Questo, un cilindro dalla forma a rocchetto, è decorato con festoni vegetali trattenuti da nastri e borchie sul fusto. Gli elementi decorativi sono scolpiti a basso e alto rilievo. Il disco superiore o bilico è variamente modanato e decorato da una fascia perlinata sormontata da una decorazione vegetale dal profilo convesso. La base del piedistallo si presenta variamente modanata e con una fascia concentrica decorata con foglie e bacche di alloro a profilo convesso di imposta al fusto. Il basamento cilindrico è ancora dotato del congegno originario che permetteva la rotazione della scultura, presente anche in altre opere scultoree di Canova, e in occasione del restauro è stato ripristinato e rimesso in funzione.
L’Apollo o Apollino deriva da una lunga riflessione dell’artista sul tema del nudo giovanile stante iniziata con l’Amorino Lubomirski (1786 – 88), conservato nel Castello Łańcut in Polonia, e proseguita con altre tre versioni idealizzate del medesimo tema: l’Amorino Campbell (1787 – 89) dell’Anglesey Abbey di Cambridge, l’Amorino La Touche (1789) della National Gallery of Ireland a Dublino e l’Amorino alato Jusupov (1793 – 97) all’Ermitage di San Pietroburgo.

La variante con Apollo colto dopo aver ucciso il serpente Pitone fu venduta da Canova al diplomatico francese Jean-François Juliot e pervenne nel 1808 alla collezione del politico lombardo Giovanni Battista Sommariva. Quest’ultimo riuscì ad acquistare altre tre statue dello scultore: la Maddalena Penitente, la Tersicore e il Palamede. Esposto nell’abitazione parigina del collezionista, l’Apollo venne messo all’asta con il resto delle opere della raccolta nel 1839. Da questo momento se ne persero le tracce e ne rimasero solo alcune descrizioni e un’immagine incisa, un’illustrazione del volume di Isabella Teotochi Albrizzi su Antonio Canova che così descrive l’opera: “la semplice e leggiadra sua mossa, la schietta aria del volto, il molle suo corpicciuolo, il modo grazioso, con cui sono aggruppati i suoi capelli, tutto ricorda l’Amorino, del quale si è altrove favellato: e bene ognuno si avvede che non molta correr dove va la diversità fra due Deiformi fanciulli, di Venere l’uno, l’altro figliuol di Latona”. Riapparso all’estero sul mercato antiquario negli anni Cinquanta dell’Ottocento, l’Apollino fu acquistato da Cincinnato Baruzzi che lo trasferì nella sua villa sulla collina bolognese, allestita come una casa museo e dedicata alla celebrazione della scultura moderna.

Esposta alle Collezioni Comunali d’Arte dagli anni Trenta del Novecento, la scultura, inizialmente attribuita a Canova, con il tempo finì per essere considerata una replica di Baruzzi stesso, suo ultimo proprietario, e progressivamente dimenticata. Restituito al catalogo del sommo scultore di Possagno nel 2013 da Antonella Mampieri, che ha ricostruito le vicende collezionistiche dell’opera attraverso la lettura di documenti originali conservati presso la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, all’interno del ricco carteggio appartenuto a Cincinnato Baruzzi e alla moglie, Carolina Primodì, l’Apollino sta riscuotendo negli ambienti scientifici e presso il pubblico dei visitatori un largo consenso, come testimonia il prestito antecedente il restauro per la mostra Canova | Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna organizzata da Gallerie d’Italia a Milano nel 2019 che, sia per l’importanza e la bellezza delle opere esposte, sia per la grande rilevanza scientifica, ha rappresentato una straordinaria occasione di conoscenza della scultura tra Sette e Ottocento.

Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822) attr.
Testa di vecchio, sec. XIX (1820 – 1830)
Terracotta, marmo broccatello, cm 51 x 52 x 24, altezza base cm 22
Bologna, Collezioni Comunali d’Arte, n. inv. S 20

Il busto in terracotta è posto su una base in marmo con epigrafe latina “UNICUM CANOVAE PLASMA” commissionata da Cincinnato Baruzzi. L’attendibilità dell’attribuzione dell’opera è stata messa in discussione da parte della critica e forse proprio grazie a questo restauro sarà possibile affrontare nuovamente il problema. Tuttavia va sottolineata l’alta qualità del ritratto particolarmente vivo, alla cui naturalezza contribuiscono la lieve rotazione su cui si dispone il personaggio e il torso nudo, altre volte presente nella produzione ritrattistica dello scultore.

Nel 2021 il Settore Materiali lapidei dell’Opificio delle Pietre Dure ha redatto il progetto di restauro dell’Apollino la cui finalità ha riguardato la pulitura delle superfici e lo studio degli strati superficiali protettivi applicati in passato, per procedere all’eliminazione dei materiali dannosi e non più idonei per l’opera (materiale di deposizione, incrostazioni e collanti).
L’istituto è inoltre intervenuto in fase preliminare attuando una approfondita campagna diagnostica, le cui indagini hanno permesso di pianificare l’intervento che è stato condotto secondo i principi deontologici del restauro: gradualità, controllabilità, ritrattabilità e minimo intervento. I risultati delle indagini preliminari sono stati determinanti per la conoscenza dei materiali superficiali (patinature, protettivi, adesivi), osservati sul marmo e per la valutazione della loro conservazione o meno.

Le operazioni di restauro, definite dalle prove di pulitura, sono state diversificate tra la figura dell’Apollino e il piedistallo e hanno avuto l’obiettivo di recuperare l’equilibrio tra i vari valori che connotano la qualità artistica della scultura.

Particolare attenzione è stata rivolta, inoltre, al basamento in forma di ara cilindrica dotato di bilico, che consentiva all’Apollino di girare su se stesso a 360°. Lo smontaggio del disco superiore del piedistallo ha permesso lo studio di tale meccanismo e la ricostruzione di una delle due manopole di bronzo, andata perduta, ha consentito la ri-funzionalizzazione del sistema di rotazione. Lo studio della presa e la sua successiva ricostruzione sono stati realizzati in ambiente virtuale partendo dalla matematica della scansione 3D della manopola conservata. Le fasi di modellazione, prototipazione e sinterizzazione di una copia sono state eseguite dall’equipe dell’ing. Giuseppe Amoruso del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano.

Il bilico è realizzato in lega di rame e ferro: ferro per la crociera e il pignone interno ai rulli; alligati della lega di rame (almeno rame, stagno e piombo) per il disco, i giunti di innesto e i rulli. Nel caso dell’Apollino il sistema è costituito da un elemento superiore, il disco del piedistallo, in cui sono inseriti tre rulli solidali, grazie al pignone centrale di ferro e a un elemento di forma a “U”, anch’esso in lega di rame, fissato a gesso in uno scasso realizzato nello spessore del disco di marmo. I tre rulli sono posti nella circonferenza a 120° l’uno dall’altro. Il bilico permette il movimento grazie all’uso di cuscinetti a rulli. Nell’elemento inferiore del piedistallo è fissato il sistema di tenuta a crociera di ferro, i giunti di innesto realizzati entrambi in lega di rame e l’anello di lega di rame su cui corrono i rulli. Giunti e rulli consentono il trasferimento del moto rotatorio calcolato sul carico assiale che insiste sul bilico stesso. Il sistema è nascosto, protetto all’interno del piedistallo. Il bilico di Canova non mostra tracce di olii o grassi usati come lubrificante, ma sulle superfici metalliche in lega di rame che permettono l’unione delle due parti, i giunti di innesto e l’anello metallico, si riscontrano incisioni profonde e graffi che testimoniano, forse, il serraggio e successivo grippaggio dei rulli. Per migliorare la funzionalità del bilico e ridurre gli attriti sono stati predisposti un anello e una lamina politetrafluoetilene o teflon PTFE sugli elementi metallici inseriti nel piedistallo, che permetteranno di restituire, in maniera occasionale, il movimento rotatorio dell’Apollino, conservando i materiali costituivi del bilico.

Per la Testa di vecchio in terracottale operazioni di restauro sono state finalizzate alla pulitura completa di tutta la superficie del busto e della base, alla rimozione di tutte le stuccature di giunzione tra i vari elementi e di ricostruzione, alla rifinitura della pulitura della superficie.

Prima dell’intervento conservativo si osservava sulla superficie la presenza di una “patinatura” risultante da un intervento di restauro eseguito per riassemblare i vari frammenti fratturati, forse a causa di una caduta accidentale dell’opera. Tale “patinatura” risultava cromaticamente molto disomogenea con zone più scure come a ridosso delle stuccature, dove le integrazioni presentavano un fenomeno di alterazione, oltre che “granulosa” e inadeguata a una superficie come la terracotta. Alcune lacune nel volto, nel busto e sul retro non sono state integrate e con ogni probabilità sono riconducibili a problematiche riguardanti fenomeni di ritiro durante il processo di cottura dell’argilla che hanno inoltre provocato numerose fessurazioni e microfessure.

Un altro elemento molto evidente è il collante utilizzato per riassemblare i vari frammenti che ha determinato la fuoriuscita con abbondanti colature dalle fratture. La durezza della consistenza è tale da far ipotizzare una natura cementizia o di un bicomponente con un’alta densità e questa, forse, è una delle cause che non ha permesso di riallineare perfettamente nel riassemblaggio le fratture che in qualche punto risultavano non in aderenza e fuori asse.

Sul retro sono presenti due staffe metalliche di sostegno trattenute da un bullone che collegano il busto alla base in pietra.

All’interno della testa, la verifica eseguita con apparecchiatura elettronica ha segnalato un perno metallico molto consistente all’interno di un riempimento in gesso, una lima utilizzata a sostegno della testa che risultava completamente distaccata a causa di una frattura circolare sul collo. La bonifica e la pulitura ha riguardato tutto l’interno del capo e la parte retrostante dove, con piccoli vibroincisori è stato possibile rimuovere totalmente il collante fuoriuscito dalle fratture. Le fessurazioni e fratture nella parte retrostante del basamento sono state attentamente consolidate con iniezioni di resina bicomponente e infine stuccate con un impasto adeguato. La ricollocazione della testa è avvenuta inserendo dei piccoli perni in acciaio inox e collocandoli in zone con maggiore spessore, utilizzando resina bicomponente e riallineando perfettamente i bordi della frattura. È stato possibile riposizionare l’elemento correttamente e in perfetta adesione esercitando una pressione con una cinghia regolabile nel tensionamento.

Per altri elementi applicati non allineati si è ritenuto invasivo e troppo rischioso tentare di distaccarli, in quanto il collante utlizzato risulta molto rigido e ancora efficiente.

La rifinitura della pulitura infine è stata eseguita a tampone e acqua distillata per poi eseguire la sigillatura e l’integrazione delle lacune con stucco sintetico addizionato con carbonato di calcio perfettamente reversibile in acqua. Con alcol polivinilico (gelvatol) diluito al 15% è stato possibile effettuare il fissaggio superficiale della terracotta e delle stuccature.

Il restauro pittorico a integrazione delle lacune è stato eseguito con colori a vernice, mentre gli scompensi cromatici sono stati recuperati con velature ad acquerello.

Un ultimo elemento rilevato è la presenza nella parte retrostante di impronte digitali rimaste sull’argilla durante le fasi di plasmatura, che sono state analizzate e comparate dall’Università degli Studi di Padova con il dataset di impronte di Antonio Canova conservato alla Gipsoteca di Possagno, con l’acquisizione di ulteriori dati utili per quanto riguarda l’attribuzione dell’opera in oggetto.

La realizzazione dell’Apollino ha costituito una sfida personale per Antonio Canova, al limite del possibile, riuscendo finalmente a plasmare quella bellezza tanto ricercata nelle sue opere, verso la perfezione.
Il progetto nato da una collaborazione tra i Musei Civici di Bologna e il Dipartimento di Design del Politecnico di Milano con la direzione scientifica del prof. Giuseppe Amoruso, si è posto l’obiettivo di riprodurre l’opera con le più moderne tecnologie l’operaper proporne un nuovo allestimento interattivo ed esperienziale e favorirne una più ampia accessibilità multimediale.

Il team di ricerca è partito da alcune domande: cosa può giustificare la replica di un capolavoro artistico? Come è possibile, superando le difficoltà tecniche ed operative della riproduzione, trasmettere a coloro che la visiteranno quei valori tangibili ed intangibili che riflettono ed amplificano i concetti di materialità, fragilità e immaginazione tattile?

Nella prima fase di sviluppo è stata completata l’acquisizione tridimensionale dell’opera tramite la tecnica di scansione senza contatto, attualmente considerata il metodo più efficace per ricavare la morfologia della superficie di un oggetto di forma complessa e di difficile riproduzione fotografica a causa dei numerosi dettagli anatomici e decorativi. Il procedimento ha sperimentato l’utilizzo di uno scanner a luce strutturata, tecnologia che permette di ricostruire la geometria degli oggetti attraverso la proiezione di pattern di luce codificati, che vengono deformati quando si proiettano sul soggetto. I pattern di luce strutturata, solitamente bianca, sono costituiti da motivi geometrici codificati; la fotocamera acquisisce questi modelli di luce distorti, fotogramma dopo fotogramma, mentre il software di scansione analizza la griglia e ricostruisce accuratamente le superfici dell’oggetto. A seconda delle dimensioni dell’oggetto e della durata della scansione, in una sola sessione lo scanner 3D può acquisire decine, centinaia o addirittura migliaia di fotogrammi. La luce riflessa viene trasformata in un modello ad alta risoluzione tramite gli algoritmi di riconoscimento e ricostruzione. Con questo procedimento iterativo si determinano i punti sulla superficie che sono rispettivamente più vicini o più lontani dalla fotocamera
Dal modello geometrico, completato con la rappresentazione dello stato superficiale della scultura (la sua texture), sono state rappresentate le ortofoto (proiezioni ortografiche) a beneficio del successivo intervento di conservazione e il prototipo della maniglia presente sul bilico rotante su cui poggia la statua per poterne poi realizzare una copia e integrare quella mancante.

Infine è stata realizzata la replica tattile in scala 1:1 (tramite la stampa 3D) per poter portare il visitatore alla scoperta di quei dettagli che svelano il mito e la sua traduzione nella forma scolpita: i capelli raccolti in un nodo nella parte superiore del cranio, le lunghe ciocche che accarezzano il collo e le spalle del giovane Apollo, i lineamenti del viso che rappresentano la perfezione classica e il desiderio di purezza espressiva.

Direzione scientifica e replica 3D da scansione con Artec EVA: Giuseppe Amoruso (professore associato Dipartimento di Design – Politecnico di Milano)

Elaborazioni 3D: Andrea Manti (ricercatore Dipartimento di Design – Politecnico di Milano)

QR-code per esplorare il modello 3D:


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Vicenza: XXXIII Settimane Musicali al Teatro Olimpico 2024

Vicenza 12 aprile – 9 giugno 2024

Riparte il cammino delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico di Vicenza che annunciano l’edizione 2024 del Festival, in programma dal 12 aprile al 9 giugno. Con la direzione artistica di Sonig Tchakerian, la stagione offre un ricco palinsesto di concerti e iniziative nel segno dell’incontro e del dialogo tra le arti, con la città di Vicenza che, come ogni primavera, si trasforma in palcoscenico diffuso, cuore pulsante della musica da camera.

Si riaccendono le luci delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico di Vicenza, impegnate ad offrire anche quest’anno un’intensa e articolata stagione di concerti che avvolgono di note gli splendidi spazi del Teatro Olimpico e altri luoghi storici della città palladiana. In programma dal 12 aprile al 9 giugno con la direzione artistica di Sonig Tchakerian, il Festival, che nel 2011 ha ricevuto il prestigioso riconoscimento del Premio Franco Abbiati e giunge alla 33esima edizione, diventa ogni anno un trascinante crocevia artistico che accoglie artisti di fama della scena internazionale e giovani talenti, tra singolari percorsi d’ascolto e una visione ampia dell’esperienza musicale.

Jacob Aumiller, vincitore XII Brunelli 2023

La stagione di quest’anno conclude la programmazione triennale del Festival 2022-2024 intitolata “Prima il silenzio, poi il suono, o la parola”, spunto preso da un pensiero di Pier Paolo Pasolini espresso in Saggi sulla letteratura e sull’arte, con un invito ad una silenziosa riflessione prima della condivisione dell’esperienza del suono e della parola.  Il calendario del Festival si articola in un ventaglio di cicli e appuntamenti: i concerti di musica da camera al Teatro Olimpico, il Premio Lamberto Brunelli, il Progetto Giovani, il Mu.Vi – Musica Vicenza e i concerti per le scuole che aprono a momenti educativi nel segno di un ascolto guidato e coinvolgente per i ragazzi.  Dal 2023 con il progetto Andante Sostenibile, sono stati piantati 10 alberi a Vicenza, segno tangibile della attenzione del Festival all’ambiente.

“La programmazione 2024 – dichiara Sonig Tchakerian, direttore artistico del Festival – conclude un bellissimo viaggio che nel triennio 2022/2024 ha coinvolto 200 artisti tra suoni, parole, musica, teatro, prime esecuzioni, Concerti in Teatro Olimpico, Adagiosissimo Bach, Progetto Giovani, Matinée, Premio Brunelli, Andante sostenibile, Mu.Vi. Anche quest’anno tantissimi grandi ospiti. Per il concerto di inaugurazione due generazioni di violinisti si incontrano, Sonig Tchakerian e Giovanni Zanon, nel segno della grande scuola d’archi veneta, con un programma dedicato a Mozart mentre, a chiudere il festival, uno spettacolo visionario – Il suono e la magia – con il duo pianistico Sollini-Barbatano e l’illusionismo del mago Casanova, per la prima volta al Teatro Olimpico. Un programma eclettico, con celebri capitoli della storia della musica e nello stesso tempo di ricerca e attenzione per le prime esecuzioni o repertori particolari, a sottolineare ancora una volta l’identità del Festival, tra tradizione e innovazione.”

L’avvio della 33esima edizione è affidato al XIII Concorso Pianistico Nazionale Premio Lamberto Brunelli, iniziativa che il Festival organizza con la famiglia Brunelli dal 2011. Il concorso pianistico ha una giuria composta da illustri musicisti: Andrea Lucchesini, Presidente, Mariangela VacatelloClaudio AmbrosiniStefano Lorenzetti e Sonig Tchakerian e si svolgerà in due tappe: venerdì 12 aprile è prevista l’eliminatoria al Teatro San Marco con un recital per pianoforte solo; domenica 14 aprile la finale con un concerto per pianoforte e orchestra con l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta nella storica e incantevole cornice del Teatro Olimpico.

Anche quest’anno non manca il consueto appuntamento Mu.Vi – Musica Vicenza, un’intera bellezza della città con contagiosa energia performativa. Ogni spazio scelto ospiterà un preciso contesto tematico: a Palazzo Chiericati è in programma Jazz e dintorni, a Palazzo Thiene Le percussioni e Il Teatro, alla Loggia del Capitaniato MiAmOr – Hausmusik e a Palazzo Leoni Montanari Il pensiero della viola. Una manifestazione che si apre alla città e invita a lasciarsi coinvolgere dalle tante emozioni degli spettacoli dal vivo, con la musica che si combina alla suggestione degli ambienti.

La giornata del 26 maggio prosegue con il primo concerto al Teatro Olimpico per la serata inaugurale del Festival. Protagonisti dell’evento sono Sonig Tchakerian e Giovanni Andrea Zanon violino, con l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta in Effetto Mozart, con due celeberrimi concerti per violino e orchestra di Wolfgang Amadeus Mozart per chiudere con il doppio concerto di Johann Sebastian Bach.

Il secondo concerto al Teatro Olimpico è venerdì 31 maggio e vede l’atteso ritorno al Festival di Mario Brunello con il programma Bach-Weinberg, la giusta distanza. Suites e sonate. In una raccolta atmosfera di elegante raffinatezza, il celebre violoncellista accompagnerà il pubblico tra partiture di Johann Sebastian Bach (Suite in re minore BWV 1008 e Suite in mi bemolle maggiore BWV 1010) e del compositore russo, di origine polacca, Mieczyslaw Weinberg (Sonata n. 2 op. 121 e Sonata n. 4 op. 140 bis).

Sempre al Teatro Olimpico, venerdì 7 giugno, è in programma il concerto intitolato Prima il silenzio con riferimento al brano di John Cage 4’33’’ che apre la scaletta della serata. L’appuntamento, che intreccia originalmente stili e contesti compositivi, vede in scena Sonig Tchakerian, violino, Silvia Chiesa, violoncello, Maurizio Baglini, pianoforte, e Saverio TascaChristian Del Bianco e Vittorio Ponti alle percussioni, impegnati a guidare il pubblico tra le ricchezze espressive della Sonata in mi bemolle maggiore op. 18 per violino e pianoforte di Richard Strauss e della Sinfonia n. 15 in la maggiore op. 141 di Dmítrij Shostakovich nella trascrizione di Viktor Derevianko per trio con pianoforte e percussioni.

L’ultimo appuntamento al Teatro Olimpico è domenica 9 giugno. Per il gran finale del Festival è in calendario un evento di grande originalità con la musica che incontra il fascinoso mondo dell’illusionismo. Intitolato Il suono della magia – illusionismo tra silenzio, suono e parola, l’evento trova in scena il celebre illusionista Antonio Casanova con il Duo Sollini-Barbatano al pianoforte a quattro mani. Un concerto per pianoforte a quattro mani e illusioni con musiche di Gabriel Fauré (Dolly Suite), Claude Debussy (Petite Suite) e John Williams (Harry Potter and the Sorcerer’s Stone Suite), nella trascrizione per pianoforte a quattro mani del Duo Pianistico di Firenze) e testi a cura di Attilio Piovano.

Due i concerti Matinée:

domenica 2 giugno, in Odeo del Teatro Olimpico, con Enoch Arden – Un’Odissea contemporanea, evento dedicato all’intenso e suggestivo Melologo op. 38 Enoch Arden per voce recitante e pianoforte di Richard Strauss, con Maria Luisa Zaltron, attrice, e Stefania Redaelli, pianoforte

domenica 9 giugno, a Palazzo Chiericati, con L’Arte del contrappunto ad opera del Quartetto Nous con Ekaterina Gyorik e Alberto Franchin, violino, Sara Dambruoso, viola, e Riccardo Baldizzi, violoncello, in un originale impaginato che prevede una versione per quartetto d’archi dei Contrappunctus I – II – III – IV da L’Arte della Fuga BWV 1080 di J.S. Bach e una selezione da 24 Preludi e Fughe op. 87. A chiudere il programma il Quartetto n. 5 in si bemolle maggiore op. 92 di Dimitry Shostakovich.

Particolare attenzione è rivolta dalle Settimane Musicali al Teatro Olimpico alla valorizzazione dei talenti emergenti, giovani promesse avviate verso importanti carriere.

Cinque i concerti del Progetto Giovani, dedicato ai vincitori di concorsi nazionali e internazionali. Protagonisti dei concerti sono:

Francesco Maria Navelli,pianoforte (sabato 25 maggio, Palazzo Chiericati), Alta Formazione – Accademia Nazionale di Santa Cecilia; Jakob Aumiller, pianoforte, vincitore del XII Premio Lamberto Brunelli 2023 (sabato 1 giugno, Odeo del Teatro Olimpico), Duo AlphaOmega con Pasquale Allegretti Gravina, violino, e Livia Zambrini, pianoforte, Bando Guglielmo 2023 (domenica 2 giugno, Odeo del Teatro Olimpico), Giacomo Menegardi, pianoforte, vincitore del XXXIX Premio Venezia (sabato 8 giugno, Odeo del Teatro Olimpico), Aka Duo con Seina Matsuoka, violino, e Yuto Kiguchi, pianoforte, vincitori all’ICM – International Chamber Music Competition 2023 di Pinerolo e Torino Città metropolitana (domenica 9 giugno, Palazzo Chiericati).

Tre i concerti per le scuole, tutti al Teatro Olimpico:

venerdì 31 maggio con Mario Brunello nel concerto Bach-Weinberg, la giusta distanza. Suites e sonate;

venerdì 7 giugno con Sonig Tchakerian, violino, Silvia Chiesa, violoncello, Maurizio Baglini, pianoforte, e Saverio TascaChristian Del Bianco e Vittorio Ponti alle percussioni nel concerto 4’33’’;

domenica 9 giugno con Antonio Casanova, illusionista, e il Duo Sollini-Barbatano, pianoforte a 4 mani, nel concerto-spettacolo Il suono della magia – illusionismo tra silenzio, suono e parola.

Le Settimane Musicali al Teatro Olimpico si avvalgono della collaborazione di enti istituzionali quali l’Assessorato alla Cultura del Comune di Vicenza,  il MIC-Ministero della Cultura, oltre al patrocinio della Regione del Veneto. Sono inoltre sostenute da Banca Mediolanum, Digitec, Fondazione Roi, Banca delle Terre Venete,  Veronica e Dominique Marzotto, Famiglia Brunelli, BDF Digital, Massignani & C., Tomasi, Fondazione Musicale Omizzolo – Peruzzi, Casa del Blues, Iiriti, Yamaha, Forma, Aries – GHouse, Musei Civici Vicenza, Teatro Comunale Città di Vicenza, Conservatorio Arrigo Pedrollo.

Media Partner: Il Giornale di Vicenza e VCR | Venice Classic Radio.

Anche quest’anno le Settimane Musicali al Teatro Olimpico confermano la plurale vocazione del Festival e le molteplici collaborazioni con realtà istituzionali e associative. Proficue collaborazioni a livello artistico sono in atto con il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza, in particolare per la coproduzione  del concorso pianistico nazionale intitolato alla figura di Lamberto Brunelli;

con gli Amici della Musica di Firenze, gli Amici della Musica di Padova, la  Fondazione Accademia di Musica di Pinerolo e con Asolo Musica per l’inserimento del vincitore del Premio Brunelli nella loro programmazione artistica; con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia per un concerto   dedicato a turno al miglior allievo dei corsi di violino, violoncello e pianoforte; con la Fondazione Accademia di Musica di Pinerolo per i vincitori dell’ICM e con diverse realtà territoriali tra cui il Liceo Don Giuseppe Fogazzaro, Musei Civici e Palazzo Leoni Montanari.



Contatti Organizzazione:
SMTO pubblicherelazioni@settimanemusicali.eu – www.settimanemusicali.eu 
Alessandra Canella
Studio Pierrepi  

canella@studiopierrepi.it
www.studiopierrepi.it