Il procedimento per la curvatura del legno

 

Tecnica di piegatura del legno


[3/4]

Michael Thonet fu un vero e proprio precursore dell’industrializzazione moderna. Il nuovo procedimento incentrato sulla curvatura del legno evitava di sagomare i singoli elementi componenti la struttura delle sedie al fine di poterli incastrare e incollare tra di loro i giunti a tenone e mortasa. L’innovazione consisteva nell’inumidire elementi di legno (preferibilmente faggio fresco, ricco di linfa) così da rendere la piegatura più semplice. Questi elementi erano inseriti in casseforme metalliche e, quindi, lasciati essiccare al vapore facendo assumere la forma desiderata.

Tutto ciò permetteva economie di tempo e di lavoro, quest’ultimo affidato a maestranze non specializzate. Gli elementi in faggio curvato venivano finiti ed assemblati fra di loro con delle semplici viti a vista. Questa tecnica consentiva perciò di produrre i mobili in serie, di spedirli smontati per nave o ferrovia e assembrarli soltanto giunti a destinazione. Tutto ciò con un abbattimento notevole dei costi di produzione e di trasporto. L’idea quindi consentiva la realizzazione di un kit di montaggio, che permise di cambiare il modo di concepire mobili a basso costo, poiché alle sedie si aggiunse tutto il resto della ricca produzione in catalogo. Le forme che ne derivavano, a differenza della tecnica di produzione, tuttavia non erano per niente innovative, dato che in realtà erano simili alla produzione eclettica dell’epoca, incentrata prevalentemente sullo stile Biedermeier. Questo stile, in voga tra la borghesia tedesca e austriaca nel periodo tra il 1815 ed il 1848, nacque in contrapposizione al ricco Stile Impero, assecondando e facilitando la produzione industrializzata. Per tale motivo il termine Biedermeier era utilizzato in senso dispregiativo, infatti è composto dall’aggettivo bieder cioè semplice, e da uno dei cognomi tedeschi più comuni come Meier: come a dire “mobili che piacciono tanto da essere acquistati dal quel sempliciotto del signor Meier”.

 

Gebrüder Thonet produce la Sedia N. 14

 

[2/4]

A Koritschan la Gebrüder Thonet iniziò a produrre la Sedia N. 14, che divenne presto il modello più diffuso dell’epoca e in seguito la sedia più venduta al mondo. Già nel primo poster della società (1859), con 26 modelli, si possono notare   i segni della produzione di massa. La particolarità consisteva nell’utilizzo di parti utilizzabili per più modelli. Thonet e i suoi figli riescono a costruire i primi 13 modelli utilizzando 2 soli tipi di schienale (uno leggermente arcuato per i modelli n.5, n.6 e n.9) e 2 tipi di sedile (uno per i modelli con le asole e l’altro per quelli senza). Il risultato ottenuto era l’armonizzazione degli stili e un risparmio notevole nel processo di produzione.  Ma non erano solo sedie. Del 1860 infatti è la prima sedia a dondolo in faggio curvato, simile a un rocker in metallo fabbricato a Birmingham da RW Winfield & Co.

Al Salone Internazionale del 1861 a Londra, la Gebrüder Thonet presentò vari modelli di sedute economiche e leggere, ma allo stesso tempo di buona qualità, riscuotendo finalmente il plauso universale. Nel 1869 la società lascio decadere i propri brevetti pressata da un mercato che sembrava infinito. Nel giro di pochi anni sorsero concorrenti in tutto il mondo. Tra queste la più importante era la J. & J. Kohn a Vienna ma anche in Italia negli anni Ottanta sorsero tre società concorrenti: a Udine la società Antonio Volpe, ad Acireale la Sardella e a sull’appennino tra Chiavari e Parma la Prima Società di mobili in Legno curvato a vapore. Pur tuttavia i fratelli Thonet avevano come vantaggio competitivo numerosi stabilimenti e una rete commerciale internazionale. Nel 1880 la loro varietà di prodotti era già molto ampia; era possibile acquistare qualsiasi tipo di mobile prodotto da Thonet in uno stile oramai inconfondibile che aveva anticipato lo stile Liberty ma anche partecipato allo stile rinascimentale e al revival gotico. Sempre utilizzando il legno di faggio si potevano comprare specchiere, letti, mobili da giardino, culle, divani e sgabelli pieghevoli.

Dopo la morte del capostipite, avvenuta a settantacinque anni il 3 marzo 1871 i figli continuarono a dirigere un’azienda con oltre ottomila operai solo in Europa con fabbriche dislocate in varie nazioni. Alla fine della prima guerra mondiale la rinomata fabbrica diviene Società per azioni, la quando nel 1923 si fonde con il gruppo Mundus, divenendo il maggiore produttore mondiale di mobili. Nel 1927 il gruppo Thonet-Mundus acquisisce i diritti per i mobili in tubolare metallico iniziando una attiva collaborazione con il Bauhaus. Nel 1931 Pilzer fondatore della Mundus diventa il proprietario e la famiglia Thonet perde il controllo del gruppo e delle aziende associate.

Prima della guerra Pilzer, di origine ebrea, parte per le Americhe per sfuggire alle persecuzioni razziali. Prima di partire vende l’utilizzo del marchio ad ovest del Reno a dei discendenti della famiglia Thonet che ricominciano a produrre in Germania e in Austria dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1975 dopo due anni dalla morte di Fritz Jacob Thonet i discendenti dei primi fratelli Thonet dividono le due attività in Germania e Austria, stipulando accordi commerciali sul possibile commercio con il nome Thonet nei due paesi. Da questo momento anche in Europa il nome Thonet non fa più capo ad un’unica proprietà e ad un’unica famiglia. Oggi troviamo in Germania una Thonet   più concentrata sul mobile in tubolare metallico e in Austria una Gebrüder Thonet Vienna di proprietà italiana (Franco Moschini) che fa del legno curvato il suo core business.

 

[Ringraziamo l’arch. Giovanni Renzi per l’attenzione che ci ha riservato, contribuendo ad eliminare le inesattezze ravvisate in questa pagina. l’arch. Renzi è un esperto che si occupa professionalmente di consulenza e formazione sulla storia del marchio Thonet, datazione pezzi storici, organizzazione di mostre (Friedberg, Udine, Milano), valutazione del materiale storico. Molti articoli sull’attività di questa storica azienda si possono trovare sul suo Blog www.legnocurvatodesign.it ]. 

 

 

 

Thonet, da un piccolo laboratorio a una produzione mondiale

 

Michael Thonet (al centro) con i suoi cinque figli.

[1/4]

Michael Thonet (Boppard, 2 luglio 1796 – Vienna, 3 marzo 1871), falegname/ebanista/ artigiano/progettista/industriale è ricordato soprattutto per la sua produzione di mobili in legno curvato a vapore. Le famose “sedie in paglia di Vienna” nome che fu attribuito alle sue sedute largamente utilizzate nei famosi caffè viennesi.

Fu il vero e proprio inventore di una tecnica – applicata all’arredo – totalmente innovativa, grazie alla quale era possibile piegare con il vapore listelli o aste di faggio. Notato dal principe Klemens von Metternich a una fiera nella vicina Coblenza si trasferì con l’intera famiglia a Vienna nel 1841.

Il 1° novembre 1853, la Gebrüder Thonet viene iscritta alla Camera di Commercio di Vienna da parte di Michael Thonet, che apre la società con i suoi cinque figli maschi  intestandola direttamente a loro nome. In verità,

Michael aveva aperto il primo laboratorio di falegnameria/ebanisteria già nel 1819 e negli anni successivi  e aveva fabbricato mobili e parquet utilizzando varie tecnologie di piegatura del legno; quando nel 1851 Michael Thonet, dopo  anni pieni di  molti tentativi con parziali successi e insuccessi, partecipa  all’Esposizione Internazionale di Londra, ha già pienamente acquisito piena maestria nella tecnica di curvatura del legno, come dimostrano le magnifiche curve delle gambe che sorreggono il tavolo/ scrittoio presentato in quell’occasione. L’arte di Thonet tuttavia non è compresa, la novità della sua produzione – troppo in anticipo sul gusto dominante – dovrà attendere l’Esposizione di Monaco del 1854 per raccogliere il plauso meritato. A questo punto il successo meritato è enorme.

Nel 1853 ha un laboratorio di falegnameria di ben 42 lavoranti al 396 in Haupstrasse a Gumperdorf a Vienna. Nel giro di pochi anni Michael e i suoi figli costruiscono 5 fabbriche che produrranno più di un milione di oggetti l’anno. Michael però non si limita al disegno di nuovi modelli. A lui si devono le macchine di curvatura, i forni di essiccatura, l’utilizzo mi speciali viti da legno senza punta. L’intero ciclo produttivo è opera del geniale Michael.

Il prodotto finale, la sedia perfetta viene assemblata alla fine degli anni Sessanta pochi anni prima della sua morte. Ancora oggi le sedie in legno curvato a vapore vengono prodotte nello stesso modo.

 

[Ringraziamo l’arch. Giovanni Renzi per l’attenzione che ci ha riservato, contribuendo ad eliminare le inesattezze ravvisate in questa pagina. l’arch. Renzi è un esperto che si occupa professionalmente di consulenza e formazione sulla storia del marchio Thonet, datazione pezzi storici, organizzazione di mostre (Friedberg, Udine, Milano), valutazione del materiale storico. Molti articoli sull’attività di questa storica azienda si possono trovare sul suo Blog www.legnocurvatodesign.it ].

l’aumentata produzione non incise sulla qualità

 

“Le leggere proporzioni delle gambe lavorate al tornio e dei supporti cruciformi testimoniano una profonda conoscenza dei materiali, dato che utilizzavano il minimo materiale necessario per garantirne la robustezza. I sedili delle Slat Back erano tappezzati da tessuti con nastri, pelle, lana o giunco fissati su un morbido rivestimento interno, per aggiungere funzionalità e durevolezza. Le ritmiche linee orizzontali delle traversine, dei poggiapiedi e delle stecche davano luogo a una struttura leggera, eppure robusta e solida” (AA.VV. Design in 1000 oggetti, Phaidon Design Classics, London 2006, Roma 2008).

Nel 1872 in una nuova fabbrica, oltre a torni e seghe da traforo, comparve la prima macchina a vapore della comunità. Ora dieci operai potevano produrre 144 sedie alla settimana. Con l’aumentato livello di produzione, si rese necessario un disegno industriale standardizzato. Si adottarono così diversi stili di sedie a pioli e a traversa. Fra queste continuò la produzione della Slatback Chair, nota come N.5 Dining. Furono anche usate moderne tecniche di vendita, ad esempio la spedizione tramite  catalogo postale o l’esposizione in  showroom di prodotti. Dalla fabbrica RM Wagan & Company iniziò la vendita di una notevole quantità di  sedie a partire dalla metà del XIX secolo. Tuttavia ciò non andò a discapito della qualità, della semplicità e dell’eleganza che ancora oggi è possibile riscontrare.

 

Le sedie per gli angeli discesi dal cielo

 

“Lungo tutto il XIX secolo, i loro prodotti trovano grande eco in tutti gli Stati Uniti, nel 1876 partecipano persino all’esposizione universale di Philadelphia. A loro si devono centinaia di invenzioni che condividono con il mondo esterno senza pretendere il brevetto, dalla sega circolare alla molletta per il bucato, dalla sedia a rotelle alla scopa piatta che rimpiazzava le vecchie ramazze tonde. Gli articoli prodotti sono i più disparati: sementi, confetture, scatole, panieri, stoffe, scope e soprattutto mobili… Producono credenze, armadi, cassettoni con ampi e numerosi cassetti per riporre biancheria ed ogni genere di oggetti, spesso inseriti in appositi vani ricavati nelle pareti, una sorta di moderni armadi a muro che avevano il vantaggio di evitare il depositarsi della polvere; e ancora tavoli, scrittoi e letti che poggiano su ruote di legno, per facilitarne lo spostamento” (Angela Agrati , Lo stile Shaker: mobili e arredi come espressione di fede, DeAgostini).

La Slatback Chair (sedia con schienale a traversine) fu realizzata negli anni Sessanta dell’Ottocento da fratello Robert Wagan, il quale riprese il modello della sedia Ladder Back (letteralmente  “con schienale a pioli”). Sotto la sua direzione si modificò una delle macchine per la lavorazione del legno, al fine di permettere una produzione più spinta, tanto da raggiungere le 600 sedie all’anno.

La sedia Shaker Slat Back è un esempio di manufatto elegante nella struttura di sedia di campagna, ma articolata nella sua semplicità ad esempio grazie agli ornamenti terminali, sorta di guglie che inducono ad uno sguardo verso l’alto, per rendere grazie al Cielo. Si racconta, infatti, che gli Shakers desiderassero di costruire sedie così belle che in qualunque momento un angelo che fosse sceso dal cielo vi si potesse accomodare, attratto dalle sue linee incantevoli. Questi ornamenti terminali erano spesso tanto leggeri da dover richiedere l’inserimento di perni in acciaio.

 

La bellezza utilitaria dei mobili Shaker’s

 

Per gli Shakers il lavoro era concepito come atto di devozione religiosa, in conseguenza di questo la loro produzione, prima individuale ed artigianale, poi sempre più industriale, si è sempre distinta per la sua accuratezza. Gli Shakers (società di coloro che credono in una seconda apparizione di Cristo) sono giunti negli Stati Uniti d’America nel 1774, provenienti da Manchester in Inghilterra, dovendo sfuggire alle persecuzioni della Chiesa anglicana. Hanno fondato una serie di comunità negli stati del New England.

Sono chiamati Shaking Quaquers, “i quaccheri che si agitano”, nel corso delle loro cerimonie religiose ballano, scuotendo ed agitando mani, piedi e capo, per liberarsi dai peccati e dalle negatività quotidiane. Ad alcuni capitava di cadere addirittura in trance. Erano guidati da una particolare filosofia di vita, basata sulla professione di fede e sui principi dell´uguaglianza e della modestia. Secondo ciò la bellezza risiede nell’utilità, tanto che forma e funzione coincidono. Questo principio sarà ripreso dai “funzionalisti” nei primi anni del Novecento. Infatti i funzionalisti, come gli Shakers, eliminano ogni elemento non essenziale dagli oggetti che realizzano, anticipando le moderne teorie del design.

Ognuna di queste comunità aveva organizzato la propria attività agricola e la lavorazione del legno, materiale con il quale potevano costruire a mano mobili e utensili domestici. Il principio religioso al quale si ispiravano era concretizzato da pulizia e ordine, sinonimo di devozione. Evitavano il depositarsi della polvere, cosicché durante le pulizie di casa, i mobili erano appesi a una funzionale fascia di legno dotata di pioli e disposta lungo le pareti delle stanze.

Le loro realizzazioni erano caratterizzate da precisione e semplicità di linee. Il mobilio multiuso era, infatti, spoglio di fregi e decorazioni (contrariamente al mobilio neoclassico in voga in Europa). Molto presto, i loro prodotti, soprattutto utensili da lavoro e mobili per interni ed esterni, iniziarono ad essere apprezzati anche fuori della comunità, dando vita a un’economia in grado di essere diffusa e divenire di sostegno all’intera collettività religiosa.

Blocchi educativi ABC – 3/3

 

Ancora oggi i blocchi si basano sui disegni e sui colori originari, ma vengono prodotti esclusivamente con legno di tiglio, realizzati ancora in rilievo e stampato con una gamma colori di inchiostri non tossici, a prova di bambino. «Ogni blocco racconta una storia, e poiché ci sono parecchi lati si può raccontare qualsiasi storia. Troverete una varietà di animali, numeri, simboli matematici, e quattro alfabeti completi».

Esistono infatti serie di blocchi che riproducono gli alfabeti inglese, spagnolo, tedesco, ebraico. Inoltre l’alfabeto Braille e le lingue dei segni. Attualmente, l’azienda ha intenzione di realizzare una serie con l’alfabeto della lingua Cherokee. Non perché ci sia grande richiesta di blocchi di lingua Cherokee. Al contrario: non c’è. La cultura Cherokee è addirittura sul punto di scomparire. Ma preservare e rispettare un linguaggio in via di estinzione è sentito come la cosa più giusta da fare, anche se non c’è un profitto.

Bultman oltre al resto ha ampliato la varietà di confezioni, introducendo nuovi set, raccolti in scatole, sacchi, cassette e vagoncini. A conti fatti, questi blocchi risultano affascinanti per coloro che desiderano sentirsi ancora ispirati dalla partecipazione sensoriale del mondo fisico. È una idea semplice, creativa, vecchio stile e forse un po’ eccentrica, ma questa è l’essenza dello zio Goose.

Blocchi educativi ABC – 2/3

 

La produzione dei cubi cessò quando nel 1955 l’azienda produttrice chiuse i battenti. Tuttavia, nel 1983 William Bultman, che si ricordava dei Blocchi ABC con cui aveva giocato da bambino, fondò la fabbrica Uncle Goose Toys. La ditta che si proponeva come scopo di produrre giocattoli in grado di sviluppare le capacità motorie e le abilità matematiche e linguistiche dei bambini in età prescolare. Bultman iniziò la produzione, impegnandosi a dare un contributo all’economia locale stabilendo la propria fabbrica a Grand Rapids, in Michigan.

L’azione promozionale puntò sul sentimento della nostalgia che questi avrebbero evocato. La nuova azienda prende appunto il nome di Uncle Goose, che vuol dire zio oca. Nel presentarsi al pubblico parla di cosmogonia cioè di “mito” volendo fornire un’interpretazione sull’origine del particolare mondo che questo gioco educativo ha concretizzato. Lo fa con ironia come ironico è il marchio. Perché Zio Goose sembra a un amico un po’ eccentrico, quasi uscito da un vecchio racconto del 19º secolo, quando l’azienda fu inventata, per fabbricare a mano i classici blocchi dell’alfabeto in legno. Cappello a cilindro, farfallino, tanto da sembrare un gentiluomo della classe aristocratica, in realtà con divertimento richiama la moda di un’epoca passata.

Questi prodotti si lavorano ancora mano, come nell’immaginario fa ancora babbo Natale. L’azienda lo fa richiamandosi all’etica del lavoro e alla maestria degli “elfi” del Midwest in epoca ottocentesca. Realizzare ancora a mano i blocchi sembrerebbe una cosa improbabile da fare oggi e forse anche fuori moda. In effetti questo giocattolo è ormai diventato un’icona, tuttavia potrebbe estinguersi. «Ma non possiamo neanche immaginare di vivere in un mondo senza blocchi alfabeto».

Blocchi educativi ABC – 1/3

 

«Quando insegnate a vostro figlio come leggere, scrivere, ordinare o semplicemente divertirsi, niente batte la semplicità». Con queste parole la fabbrica della Uncle Goose, presenta i blocchi educativi ABC antichi più di un secolo, ma ancora presenti sul mercato, considerati gli strumenti pedagogici più ricchi di fantasia. Raggiungere l’età scolare segna, infatti, l’ingresso in un mondo in cui i confini della conoscenza si amplificano. Imparare a leggere, e di conseguenza a scrivere o a fare di conto, è un vero e proprio rito di passaggio.

I blocchi ABC sono stati prodotti dalla prima volta nel 1879 dalla The Embossing Company of Albany a New York, che li mise in produzione su scala industriale. “I giocattoli che insegnano” era il suo motto. Checkers (giochi con pedine, come dama o scacchi), domino, blocchi architettonici e ABC costituivano la maggioranza dei giochi prodotti.

La fabbrica, nata nel 1870, utilizzava la goffratura (cioè l’impressione a rilievo a scopo ornamentale). I cubi erano confezionati in set di 27 cubi di legno di 2,54 centimetri di lato. I blocchi riportavano stampati proprio in rilievo i caratteri di quattro alfabeti, tre tipi di numeri arabi, simboli aritmetici e ventisette figure di animali. Ogni figurina sui lati di ciascun cubo era riprodotta in colori vivaci.

Questi blocchi si ispiravano ai giocattoli che padri e i nonni intagliavano a mano, per passatempo durante i periodi invernali, volendo giocare ed interessare i bambini più piccoli. Per più di mezzo secolo i blocchi ABC sono stati tra i giocattoli più amati dai bambini. Il ricordo di queste ore di gioco spensierato, ma istruttivo, è rimasto anche in alcuni adulti dai gusti difficili, come Frank Lloyd Wright.

Friedrich Froebel inventore del kindergarten 2/3

 

Ciascuno di questi giochi era custodito in un’apposita scatola. Occorreva prelevare gli elementi geometrici dal contenitore e poi trovare il modo di riporli secondo un criterio, acquisendo così il concetto di ordine, rispetto, comprensione del funzionamento di un gioco. I mattoncini per le costruzioni sono ormai una realtà nel mondo dei bambini, ma nel 1837 erano una innovazione.

Dai Gifts scaturì la nascita di una serie di giocattoli versatili, semplici, orientati alla intuizione e al ragionamento del bambino, facilitandogli le operazioni di costruzione e sviluppandone la fantasia. Ancora oggi molti giochi in uso nelle scuole derivano proprio dai materiali ideati dal pedagogista tedesco. Non prevaricano la mente del bambino, a differenza di molti giocattoli dei tempi moderni, anche se l’attuale pedagogia ritiene che l’eccessivo geometrismo sia in parte limitativo, a differenza dell’uso di materiali plasmabili come la sabbia o la creta. Ma in questo sta il gioco dell’evoluzione.

Il documentario: Friedrich Fröbel – The Creator of Kindergarten

Fonte dell’immaginePINTEREST