Alla Fondazione Magnani-Rocca scoppia la Munari-mania

Scoppia la Munari-mania. Un trionfo di pubblico senza precedenti alla Fondazione Magnani-Rocca per la mostra “Bruno Munari. Tutto”. E c’è anche un nuovo progetto multimediale.
Mamiano di Traversetolo, Parma — La Fondazione Magnani-Rocca celebra il successo straordinario della più grande mostra mai dedicata a una delle figure più iconiche del design e della comunicazione visiva del XX secolo quale fu Bruno Munari.

BRUNO MUNARI. TUTTO
Fondazione Magnani-Rocca
Mamiano di Traversetolo – Parma
16 marzo – 30 giugno 2024

Inaugurata il 16 marzo e aperta fino al 30 giugno 2024, la mostra sta attraendo un pubblico numerosissimo da tutta Italia, stabilendo un nuovo record per il museo e affermandosi come la più significativa degli ultimi quindici anni.
Un evento che sta catturando l’interesse degli appassionati di design, architettura e discipline creative e artistiche ma anche di numerose famiglie e figure educative, che riconoscono in Munari un innovatore della pedagogia e dell’Arte contemporanea. Qui il genio di Munari è raccontato non in ordine strettamente cronologico, ma per concetti e attitudini, dimostrando le interconnessioni tra i diversi lavori nelle differenti discipline: arte, design industriale e pedagogia.

La mostra “Bruno Munari. Tutto” alla Fondazione Magnani-Rocca (Mamiano di Traversetolo, Parma) è aperta per tutto il ponte del 25 aprile, anche mercoledì 1° maggio, offrendo un’ulteriore opportunità per visitare e vivere questa celebrazione di creatività e innovazione.

Per informazioni su orari visite guidate è possibile visitare www.magnanirocca.it

Alla Magnani-Rocca, nuovo progetto creativo – In questo periodo di fervente innovazione culturale e creativa, la Fondazione lancia un nuovo entusiasmante progetto: “La Villa dei Capolavori”, un podcast che è anche un’audioguida d’autore curata da Altremuse  il nuovo canale vocale della Fondazione Magnani-Rocca racconta la grande Arte all’interno del Museo e anche nel Mondo.

La prima stagione è a cura di Altremuse, il collettivo di storiche dell’arte, curatrici e creator digitali che oggi è diventato un media di divulgazione che è anche una rivista cartacea. Voci giovani, competenti, pop e irriverenti al punto giusto.

Il Podcast “La Villa dei Capolavori” si può vivere in due modi diversi. Per chi si trova al Museo è un’esperienza coinvolgente che svela, sala per sala, curiosità e retroscena che riguardano le opere e i più grandi artisti di ogni epoca come Tiziano, Canova, Monet, Cézanne, Goya, Burri, de Chirico, e altri miti della storia dell’Arte presenti nella collezione della Fondazione Magnani-Rocca.

Per chi lo ascolta al di fuori dalla Villa, ovunque si trovi nel mondo, è invece una serie di episodi emozionanti che raccontano di una Collezione straordinaria e di Luigi Magnani, l’uomo che l’ha resa possibile mettendo insieme alcune delle più importanti opere della Storia dell’Arte. Ascoltalo qui

In arrivo le prossime stagioni – Nuovi creator stanno lavorando alle prossime stagioni per raccontare la grande Arte attraverso, temi, mostre, approfondimenti.

Il progetto ideato da Kreativehouse è frutto della sperimentazione di nuovi linguaggi digitali ed è scritto e curato da Altremuse, segnalate dal Giornale dell’Arte tra 30 under 30 della creatività del futuro.

Il nuovo progetto podcast “La Villa dei Capolavori”, rappresenta il culmine dell’impegno della Fondazione Magnani-Rocca per la promozione culturale attraverso tecnologie innovative e media vocali, rendendo l’arte accessibile su scala mondiale. Con questo progetto, realizzato con il contributo di Regione Emilia Romagna e di Crédit Agricole Italia, la Fondazione Magnani-Rocca intende stabilire un nuovo standard per la comunicazione culturale, utilizzando la tecnologia dei media vocali per raggiungere e coinvolgere il pubblico in modi precedentemente inesplorati.

La Fondazione Magnani-Rocca tra le Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna – Il progetto delle audioguide/podcast della Villa dei Capolavori è realizzato grazie alla legge regionale 2/2022 per il riconoscimento e la valorizzazione delle abitazioni e degli studi di esponenti del mondo della storia, della cultura, delle arti, della politica, della scienza e della spiritualità, denominate “Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna”.

La Fondazione Magnani-Rocca, con la mostra “BRUNO MUNARI TUTTO”, la collezione permanente, il parco romantico, è aperta per tutto il Ponte del 25 aprile con orario continuato 10-19 (venerdì 26 aprile orario 10-18). 

Giovedì 25 e domenica 28 aprile ore 11.30, 12, 16, 17, venerdì 26 aprile ore 16.30, sabato 27 aprile ore 16.30 e 17, per chi lo desidera, è possibile visitare la mostra con guida specializzata prenotando a segreteria@magnanirocca.it , oppure presentandosi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo ingresso € 14, costo guida € 5.

Per il solo ingresso non occorre prenotare, i biglietti si acquistano all’arrivo.

La mostra dedicata a Bruno Munari è realizzata grazie al contributo di: FONDAZIONE CARIPARMA, CRÉDIT AGRICOLE ITALIA
Media partner: Gazzetta di Parma, Kreativehouse.
Con la collaborazione di: AXA XL Insurance e Aon
Angeli Cornici, Bstrò, Cavazzoni Associati, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico.


BRUNO MUNARI. TUTTO
Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).
Dal 16 marzo al 30 giugno 2024. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno. Lunedì chiuso, aperto Lunedì di Pasqua.
Ingresso: € 14 valido anche per le Raccolte permanenti e il Parco romantico – € 12 per gruppi di almeno quindici persone – € 5 per le scuole e sotto i quattordici anni. Il biglietto comprende anche la visita libera agli Armadi segreti della Villa. Per meno di quindici persone non occorre prenotare, i biglietti si acquistano all’arrivo alla Fondazione.
Informazioni e prenotazioni gruppi:
tel. 0521 848327 / 848148   info@magnanirocca.it   www.magnanirocca.it   
Il sabato ore 16.30 e la domenica e festivi ore 11.30, 16, 17, visita alla mostra ‘Munari’ con guida specializzata; è possibile prenotare a segreteria@magnanirocca.it , oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 19 (ingresso e guida).
 
Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net

Rovigo, Palazzo Roncale: Matteotti, una Storia di tutti

È un Matteotti a tutto tondo quello che emerge nella mostra proposta ed organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comitato Provinciale per il Centenario di Matteotti, mostra che rappresenta uno dei momenti più alti delle Celebrazioni nazionali nei 100 anni dalla morte dello statista rodigino.

Rovigo, Palazzo Roncale

GIACOMO MATTEOTTI (1885 –1924). Una Storia di tutti

Mostra a cura di Stefano Caretti

All’interno delle diverse iniziative territoriali e nazionali, va ricordato anche il restauro e nuovo allestimento della Casa Museo dello statista a Fratta Polesine, Casa Museo che, nella sua nuova veste, aprirà i battenti al pubblico proprio il 10 giugno, in concomitanza con la giornata commemorativa nazionale.

“La sua denuncia della nascente dittatura, atto di coraggio già di per sé meritevole di essere tramandato come esempio, lo consacrò alla memoria dell’antifascismo durante e dopo il Ventennio, facendogli assumere tratti eroici” sottolinea Stefano Caretti curatore della mostra

 “Al di là dall’aspetto celebrativo, l’esposizione – afferma il curatore – ha l’obiettivo di ricollocare la storia del deputato all’interno del contesto polesano, dove nacque e visse gran parte della sua breve esistenza, un luogo in cui potevano leggersi, estremizzati, fenomeni comuni al resto d’Italia, come la povertà, l’emigrazione, la conflittualità sociale prima, le violenze del dopoguerra poi. Fu probabilmente quello sguardo sempre rivolto al suo territorio che permise a Matteotti di cogliere prima di altri i segni dei tempi.

L’angolo tra il Lungotevere e via Scialoia dove l’auto dei sicari attendeva il passaggio di Matteotti.

Nato a Fratta Polesine – da una famiglia molto agiata – aderì presto al socialismo e via via intensificò il suo impegno politico nel Partito e nell’amministrazione locale, assumendo sempre le conseguenze dell’espressione forte e pubblica delle proprie posizioni, spesso controcorrente e visionarie: dalle polemiche giornalistiche, al limite della diffamazione e della minaccia, fino alla condanna per disfattismo.

Pacifista convinto, dopo il confino in Sicilia, nel dopoguerra, venne eletto deputato, rinvigorendo le denunce alle crescenti violenze del fascismo, fino al suo clamoroso rapimento e omicidio compiuto il 10 giugno del 1924.

Il percorso espositivo propone un confronto tra il contesto sociale e culturale dell’epoca e le idee, e gli episodi, della vita di Matteotti, così da evidenziare le influenze e le peculiarità delle sue scelte, dando la possibilità al visitatore di inquadrare la sua azione nelle corrette coordinate spaziali e temporali.

La storia di Giacomo Matteotti è e deve essere considerata, soprattutto, una storia di tutti.

Per questo il compito principale della mostra è quello di promuovere la conoscenza della società italiana dell’epoca e, quindi, delle complesse dinamiche che portarono all’instaurarsi della dittatura, al fine di evitare che gli errori commessi in passato possano ripetersi in futuro”.

Su queste premesse, il percorso espositivo in Palazzo Roncale accompagna il visitatore ad approfondire una serie di precisi temi. Ad iniziare dall’ambiente in cui Giacomo è nato. Il titolo che il professor Caretti ha scelto per questa sezione è indicativo: “Ville e tuguri: Matteotti e il Polesine“: Il focus successivo la mostra lo riserva a “Velia Titta e la sua famiglia. La Belle Époque europea“, per ricordare l’amore sbocciato tra Giacomo e Velia, giovane di eccellente famiglia, sorella del celebre baritono Titta Ruffo. 

Appena tredicenne Giacomo si iscrive alla gioventù socialista e nel 1904 al partito. Colpito dall’estrema miseria in cui sopravviveva la popolazione rurale del Polesine. Ed è a queste sue lotte sociali che è riservata la terza sezione della mostra: “Dall’impegno sul territorio al socialismo“.

 “Per la guerra o per la guerra alla guerra”, tema della successiva sezione, documenta la profonda avversione di Matteotti alla guerra, presentata come “santa e rivoluzionaria”.

Come racconta la sezione “Nella guerra, in trincea e lontano dal fronte“, Matteotti, all’entrata dell’Italia nel conflitto, continua la sua opposizione in tutte le sedi in cui gli è ancora concesso esprimerla. Nonostante fosse stato riformato e congedato, viene arruolato e poi inviato al confino in Sicilia dove si adopera con la Croce Rossa per il rientro di prigionieri.

Il dopoguerra in Parlamento” ricorda l’elezione avvenuta nel 1919 e nuovamente nel ’21 e nel ’24 nel collegio Rovigo-Ferrara. La sua attività di parlamentare viene riconosciuta come “indefessa e onnipresente”. Sono anni in cui Matteotti matura la necessità di arrivare agli Stati Uniti d’Europa.

Capendo la natura totalitaria del fascismo vi si oppone strenuamente. Pubblica Un anno di dominazione fascista, volume che irrita Mussolini e il Regime.

L’epilogo del suo percorso parlamentare è illustrato nella successiva sezione riservata a “I congressi socialisti e la Marcia su Roma“. In essa rivivono gli anni fatidici dal Congresso Socialista di Livorno del 1921, del successivo di Roma nel ’22 e, nell’ottobre dello stesso anno, la Marcia su Roma: con il benestare del re il fascismo, forza antipartitica, diventava istituzionale. Quella di Matteotti, in Parlamento, sarà la voce più forte dell’opposizione.

La Lancia Kappa targata Roma 55-12169 usata da Dumini, Volpi, Viola, Malacria e Poveromo per il sequestro di Giacomo Matteotti

Il 10 giugno del ’24 questa voce scomoda venne fatta tacere per sempre. Matteotti fu rapito. Il suo corpo, straziato e denudato, verrà ritrovato il 16 agosto in una fossa a Riano Flaminio. Intanto il 27 giugno le opposizioni parlamentari mettono in atto la secessione dell’Aventino. Mussolini passa alla controffensiva e, a partire dall’anno successivo, approva senza ostacoli le “leggi fascistissime”. Nel novembre del ’26 i deputati dell’Aventino vengono dichiarati decaduti dal mandato parlamentare.

L’ultima sezione in mostra è dedicata al processo “beffa” di Chieti. Il “processo” dura appena una settimana, ben presidiato dai fascisti, dimostrandosi essere null’altro che una autentica “farsa”, come avrebbe scritto Turati a Velia Matteotti, una “beffa atroce… evidentemente concordata”.

“La denuncia della nascente dittatura, atto di coraggio già di per sé meritevole di essere tramandato come esempio, consacrò Matteotti alla memoria dell’antifascismo durante e dopo il Ventennio, facendogli assumere tratti eroici”, chiosa Stefano Caretti curatore della mostra.


Fondazione Cariparo
dott. Roberto Fioretto
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Si alza il sipario su “RARA AVIS. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane”

Si è alzato il sipario su RARA AVIS Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane, l’elegante mostra a cura di Sofia Gnoli allestita con grande cura presso le Uccelliere Farnesiane sul Palatino, con l’organizzazione e la promozione del Parco archeologico del Colosseo.

RARA AVIS
Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane
Roma, Parco archeologico del Colosseo
Uccelliere Farnesiane
24 aprile 2024 – 21 luglio 2024

Abiti e accessori, esempi unici di haute couture provenienti dagli archivi delle più celebri maison di moda al mondo, vengono esposti nelle Uccelliere Farnesiane, uno dei luoghi più simbolici della Roma rinascimentale e barocca, incastonate negli Orti Farnesiani del Palatino, il primo giardino botanico del mondo, voluto nel XVI secolo dal cardinale Alessandro Farnese. Il percorso della mostra si snoda all’interno dei due padiglioni ed è suddiviso in tre sezioni: Il MitoCaleidoscopiche Visioni e Le ALI, irreALI, reALILa alata fantasia della ‘mitica’ Anna Piaggi.

La nuova mostra in programma, ancor più che in altri casi, conferma la volontà del Parco archeologico del Colosseo di vivificare i suoi importanti complessi architettonici con eventi culturali che traggano la loro ispirazione dal genius loci, in dialogo con le energie creative che progressivamente emergono dalla società civile. Una successione di straordinari abiti-uccello e accessori piumati anima, infatti, sul Palatino, le Uccelliere Farnesiane“, spiega Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo. “Grande attenzione è stata riservata, oltre che alla scelta degli oggetti, anche all’allestimento della mostra, che è immersivo con proiezioni di un paesaggio idilliaco, dei suoni e dei rumori della natura per la voliera che ospita la sezione Caleidoscopiche Visioni e la simulazione di tuoni e lampi nell’altra per la sezione Il Mito“.

La sezione dedicata al “Mito” e al divino, ‘popolata’ di abiti-uccello bianchi, neri e oro, si apre con un omaggio a Giovanni Gastel e al suo scatto Zeus in forma di cigno e Leda (1990).

Queste alcune delle meraviglie che è possibile ammirare: il maestoso abito cigno bianco, una spuma di tulle completata da candide ali di Maria Grazia Chiuri per Christian Dior (Cruise, 2022); l’abito cigno nero, che riporta alla memoria la Odile di Il Lago dei Cigni di Tchaikovsky, di Alexander McQueen per Givenchy (haute couture autunno-inverno 1997); l’abito-corsetto in organza, interamente ricamato con piume di gallo e di fagiano, della Collezione Firenze 2020 di Dolce&Gabbana Alta Moda;  il lungo abito nero, guarnito sul retro da una cascata di caleidoscopiche piume di Thierry Mugler (haute couture autunno-inverno 1997); il micro-abito dorato, in metal mesh ed enormi ali di piume di struzzo disegnato da Donatella Versace appositamente per Katy Perry e dai lei sfoggiato sul tappeto rosso del Gala del MET nel 2018; il look esclusivo realizzato da Alessandro Michele per Gucci con ricami in cristalli 3D e indossato da Florence Welch, al MET Gala del 2019, così come la mise, con bolero pappagallo, della prima sfilata haute couture di Jean-Paul Gaultier (autunno-inverno 1997). Un posto speciale merita inoltre l’abito “Vittoria del colibrì”, progettato appositamente per “Rara Avis” da Tiziano Guardini, realizzato in seta non violenta e dedicato al tema della sostenibilità.

Una sezione è poi dedicata agli accessori “aviari” di Anna Piaggi e provenienti dalla sua collezione personale, tra cui una borsa gabbietta con canarini e cappelli di Schiaparelli e Philip Treacy.

Proprio come due Wunderkammer, le stanze delle meraviglie, che tra il Cinquecento e il Seicento ospitavano rarità naturali e artificiali, – aggiunge Sofia Gnoli, curatrice della mostra – le Uccelliere accoglie abiti visionari e accessori nati dalle idee di designer internazionali. Vorremmo far vivere ai visitatori un’esperienza di stupore, come se si immergessero in un piccolo cosmo strabiliante, in cui c’è una corrispondenza tra uomo e animale, per guardare più lontano, al rapporto stesso con la natura“.

Abiti piumati e accessori uccello fanno parte di un lessico allegorico dai molteplici significati, simbolo di contrastanti allusioni – paura, bellezza, prigione e libertà – che ha incantato nei secoli artisti e scrittori, scultori e fashion designer.

Inquietanti o benevoli, comunque metaforici, gli uccelli fanno parte del lessico delle apparenze sin dall’antichità. È il caso di Maat, dea della giustizia dell’Antico Egitto, spesso rappresentata con ali piumate, così come delle Arpie della mitologia greca, mostruose creature con viso da donna e corpo da uccello.

Pappagalli, aquile, struzzi e pavoni hanno periodicamente incantato cavalieri e regine, principesse e muse del gusto. Pensiamo all’ultimo quarto del Settecento quando la regina Maria Antonietta, giocosamente soprannominata da suo fratello Joseph “Testa di piume”, furoreggiava con le sue altissime acconciature pullulanti di uccellini imbalsamati e piccole gabbie, create da Léonard, il suo parrucchiere personale. Più tardi, come emerge da certe descrizioni di Proust che, in un passo della Recherche, vede trasfigurare la duchessa di Guermantes in uccello del paradiso, le donne iniziarono a subire vere metamorfosi.

Qualcosa di simile sembra accadere con gli abiti e gli accessori in mostra che, attraverso uno stupefacente percorso, fanno dialogare il mondo umano con quello animale.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Marsilio Arte dove, accanto al testo di Sofia Gnoli, sono presenti saggi di Emanuele Coccia, Karen Van Godtsenhoven, Peter McNeil, Natsumi Nonaka e Simona Segre Reinach.


1537 Alessandro Farnese, cardinale e nipote di papa Paolo III, avvia un programma di acquisti d’una serie di piccoli appezzamenti, posti fra le falde del Palatino sul Foro e la sommità della collina, fino al versante opposto sul Circo Massimo.

1548 Alessandro Farnese cede la proprietà al fratello Ottavio, obbligando quest’ultimo a contribuire con l’enorme cifra di 1500 scudi d’oro in due anni all’abbellimento del bene familiare, riservandosene l’usufrutto.

1556-1565 subentra il cardinale Ranuccio. Intraprende una serie di lavori centrati sull’assetto vegetale del giardino, ancora per buona parte ortivo e a frutteto, con boschetti di olmi e di allori, alberi di magnolia e di agrumi. L’organizzazione spaziale, a riquadri regolari, si arricchisce di treillage a formare pergolati, cupole, tribune e incerchiate, che coprono i viali e le piazzole fra le aiuole, dove sempre più numerose compaiono le fontane.

1565 alla morte di Ranuccio la proprietà torna al cardinale Alessandro, che acquista altri due terreni limitrofi. Sul fronte nordorientale, affacciato sul Campo Vaccino, realizza: il grande muro con basamento a scarpa che delimita il giardino su questo lato e le torrette angolari alle estremità del muraglione; il portale centrale col teatro d’ingresso retrostante; la rampa di risalita al primo ripiano e il criptoportico incassato nella collina. Risale a questo momento il Ninfeo degli Specchi, erudita esercitazione sul tema della fontana incassata nel terreno a mo’ di grotta, attribuibile forse a Pirro Ligorio.

1591-1626 il giovanissimo Odoardo, nel 1591 ancora sedicenne, riceve l’eredità politica dello zio Alessandro. Fa realizzare un ambiente a grotta: il triclinio estivo che verrà poi trasformato nel Ninfeo della Pioggia fra il 1612 e il 1626. A questo momento risale anche la terrazza conclusa dal fondale scenografico costituito dal fronte dei ruderi della Domus Tiberiana trasformato in prospetto monumentale in cui si incastona il Teatro del Fontanone. Al di sopra di questo basamento sorgeva ancora una costruzione, residuo delle precedenti vigne, definita nei documenti “uccelliera vecchia”.

1627-1635 Odoardo intraprende le ultime trasformazioni, in vista del suo matrimonio con Margherita de’ Medici nel 1628. Alla vecchia uccelliera, disassata rispetto al percorso di risalita venutosi a formare nel corso del tempo, ne viene accoppiata un’altra in modo più o meno speculare, rendendo il sistema nuovamente simmetrico rispetto all’asse monumentale. Entrambe le voliere vengono coronate da aeree coperture trasparenti in rete metallica. Ai lati delle uccelliere, per il collegamento con il ripiano superiore del giardino, due scalee spezzate in tre branche intagliano il volume del basamento, formato dalle strutture della Domus Tiberiana, accentuando lo slancio verticale della composizione. Tutto l’insieme così ricongiunto in un organico sistema di architetture sovrapposte e terrazzate viene ricoperto da una decorazione in parte a graffito in parte a stucchi. Una seconda “catena d’acqua”, o successione di fontane, viene proposta sul versante orientale del giardino, con la nuova Fontana dei Platani, il sottostante e ridecorato Ninfeo degli Specchi e il doppio specchio d’acqua costituito dalle peschiere gemelle. Di quest’ultimo complesso di bacini e fontane resta solo il Ninfeo degli Specchi.

Metà del ‘600 comincia il declino, quando Ranuccio II trasferisce la corte a Parma, dopo la sconfitta nella guerra di Castro. Da allora nessun membro della famiglia Farnese fissa più la propria residenza nella città dei papi. 

14 novembre 1692 lettera che attesta che i giardini, che costituiscono una grossa spesa, vengono dati a coltivare a giardinieri d’habilità e fede, che abbiano a contentarsi del frutto, che ne caveranno, invece delle provigioni, che si sono pagati per lo passato.

1718 – 1854 dai documenti si apprende la progressiva trasformazione del giardino in consolidata azienda agricola, la “Reale Azienda Farnesiana”.

1721 – 1727 il duca di Parma Francesco I intraprende lo scavo dell’area. Scoperta di tre grandi ambienti della Domus Flavia: il Lararium, l’Aula Regia e la Basilica. Vengono rinvenute le statue più belle della collezione conservata nel museo della Pilotta a Parma: i due nudi maschili colossali in basalto dell’Ercole e del Dioniso Farnese.

20 gennaio 1731 muore Antonio senza eredi maschi. L’unica discendente, Elisabetta Farnese, sposa Filippo V di Borbone.

1809 – 1814 amministrazione francese a Roma, il prefetto napoleonico conte di Tournon, fa disegnare un nuovo assetto del giardino simile a un parco pubblico. L’idea non vede la luce, invece viene realizzato il progetto, attribuito al Valadier, per una riedizione in veste neoclassica delle uccelliere, prive delle coperture a pagoda, saldate da un corpo centrale e rese abitabili per il conte.

1861 l’imperatore francese Napoleone III compra con fondi del proprio patrimonio personale gli Orti Farnesiani da Francesco II di Borbone, con l’esplicito proposito di condurvi scavi. L’impresa viene affidata all’archeologo italiano Pietro Rosa. Avviene la completa distruzione delle coltivazioni, mentre le costruzioni e le fontane vengono conservate o parzialmente riadattate con lievi modifiche, come le uccelliere, che diventano l’abitazione del direttore degli scavi.

1870 gli Orti Farnesiani vengono acquistati dal Governo Italiano.

1876 Rodolfo Lanciani viene nominato direttore degli scavi. La superficie dei giardini viene drasticamente ridotta. La facciata nord, sul Campo Vaccino, e i casini angolari vengono rasi al suolo. Il portale del Vignola viene smontato.

Inizio del 900 l’archeologo Giacomo Boni prosegue gli scavi e riprende anche a occuparsi del giardino. Reintroduce essenze esotiche a ricordo del ruolo di Orto Botanico del giardino nel corso del ‘600. Riporta alla luce il Ninfeo degli Specchi, dalla metà del XVIII secolo seppellito da detriti di scavo e vegetazione inselvatichita. Viene sepolto negli Orti Farnesiani.

1957 rimontaggio del portale del Vignola in via di San Gregorio, quale accesso monumentale al parco archeologico del Palatino, ancora attuale ingresso.


INFORMAZIONI
Mostra organizzata e promossa dal Parco archeologico del Colosseo
A cura di Sofia Gnoli
Uccelliere Farnesiane
Orti Farnesiani sul Palatino, Via di San Gregorio, Roma

ORARI
24 aprile 2024 – 21 luglio 2024
9.00 – 18.45, ultimo ingresso alle ore 18.30
visitabile tutti i giorni con esclusione delle giornate a ingresso gratuito
 
Ufficio Stampa:
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo, Padova Tel. 049663499;
Roberta Barbaro, roberta@studioesseci.net
Simone Raddi, simone@studioesseci.net

Jesolo, JMuseo: apre al pubblico la mostra “Banksy&Friends: l’arte della ribellione”

Dal 24 aprile la città di Jesolo accoglierà nelle sale del JMuseo una mostra unica nel suo genere: Banksy&Friends: l’arte della ribellione, la mostra che racconta la contemporaneità attraverso gli occhi di alcuni tra i più influenti artisti viventi.

Dal prossimo 24 aprile il nuovissimo JMuseo di Jesolo accoglierà oltre 90 opere tra le più irriverenti e controcorrente dell’arte contemporanea.

Banksy, ma anche Jago, TvBoy, Takashi Murakami, Liu Bolin, David LaChapelle e molti altri: artisti celebri e celebrati in tutto il mondo riuniti in una mostra straordinaria e dedicata all’arte del nostro presente, con opere iconiche e linguaggi compositivi in grado di giungere dritto al cuore di tutti.

Con le sue oltre 90 opere, la mostra rappresenta una summa di quella che è l’arte contemporanea oggi, presentando al pubblico i lavori di artisti amatissimi come Banksy, Jago, TvBoy ma anche di altri nomi celebri e conosciuti a livello internazionale: da Liu BolinDavid LaChapelle, Takashi MurakamiMr BrainwashObey fino ai noti italiani Angelo AccardiLAIKAMaPoLaurina PaperinaPAUNello PetrucciAndrea Ravo MattoniRizek e Giuseppe Veneziano.

Tutti protagonisti di un’arte pubblica e sociale che è diventata ormai un linguaggio accessibile, diretto e di denuncia, in cui lo spettatore può immedesimarsi, perché parlano di una realtà contemporanea che ci appartiene.

Curata da Piernicola Maria Di Iorio e con 90 opere, la mostra racconta storie “controcorrente”, ci parla di vita, di morte, di ingiustizia sociale, di guerre, narrate ora con spirito canzonatorio, ora con maestria lirica o anche con un deciso tono di attacco. Quello che è sicuro è che il messaggio non è mai banale né scontato, scuote le coscienze, indigna, commuove. Hanno creato una rottura con i riferimenti classici del mondo dell’arte e della sua fruizione, rifiutando di entrare a far parte di un sistema chiuso ed escludente. Ironia della sorte, questi artisti ribelli con le loro opere e la narrazione che li identifica, sono diventati molto ricercati e attualmente sempre più centrali nell’interesse del pubblico e dei musei e centri d’arte contemporanea.

La mostra è prodotta dal Comune di Jesolo e organizzata da Piuma e Arthemisia.


Sede
J MUSEO
Via Aldo Policek
30016 – Jesolo (VE)
Date al pubblico
24 aprile – 15 settembre 2024
Biglietti
Intero 12,00 €
Ridotto 10,00 €

Info su orari, eventi e biglietti e prenorazioni
www.comune.jesolo.ve.it
www.jmuseo.it
info@jmuseo.it | T. +39 0418 627167

Social e Hashtag ufficiale
BanksyJesolo
@jmuseojesolo
@arthemisiaarte

Ufficio stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 6938030

4^ Biennale Disegno Rimini | Grotte, cascate e forre in mostra

Nella quarta edizione della Biennale del Disegno (Rimini, dal 20 aprile al 28 luglio), emergono testimonianze mai esposte, o poco conosciute al pubblico, di straordinari disegni a soggetto naturalistico-ambientale.
Raffigurano grotte, cascate o scorci impervi di valli, che anticipano, sin dagli ultimi decenni del Settecento, quelli che verranno chiamati i teatri “romantici” della natura.

4^ Biennale Disegno Rimini
 
Mostra
GROTTE, CASCATE E FORRE
Il Grand Tour della natura dalla Calcografia Nazionale e dal Fondo Piancastelli
Rimini, Biblioteca Gambalunga, Sale antiche
4 maggio – 28 luglio 2024

Mostra a cura di Massimo Pulini, Franco Pozzi

Parallelamente ai percorsi d’obbligo del Grand Tour, che prevedevano soggiorni nelle più importanti e storiche città, si sviluppa l’interesse per la singolare varietà di paesaggi e di natura offerti dalla penisola italiana.
La mostra “Grotte, cascate e forre. Il Grand Tour della natura; dalla Calcografia Nazionale e dal fondo Piancastelli” è allestita nelle Sale Antiche della Biblioteca Gambalunga, a cura di Massimo Pulini e Franco Pozzi.

Come recita il sottotitolo, la mostra attinge da due grandi nuclei pubblici: uno romano e uno forlivese.

Nella vasta raccolta conservata nella Calcografia Nazionale di Roma è presente un fondo di bellissimi disegni a grande formato, di fine Settecento e ancora anonimo. Sono fogli che raffigurano antri rocciosi, anfratti di boschi e scorci naturali dal forte impatto visivo, carte eseguite perlopiù a inchiostro bruno e molte di queste sembrano realizzate per una destinazione teatrale.

Per raggiungere le città italiane, piene di storia e bellezza, si dovevano affrontare tragitti che immergevano i viaggiatori entro una natura gravida di spunti ispiratori, di emozioni trascendenti e scenari adeguati ai romanzi così come a suggestive scenografie teatrali.

La Biblioteca Piancastelli di Forlì conserva uno straordinario taccuino di Felice Giani, che con il suo energico e sprezzante segno descrive e interpreta un breve ma accidentato percorso tra Faenza e Marradi, compiuto nel 1794 con alcuni allievi ed amici. I disegni documentano i percorsi impervi di artisti che sul finire del Settecento e agli inizi dell’Ottocento andavano a cercare le forze naturali con le quali confrontarsi, anticipando di almeno una generazione lo spirito romantico.

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Castello di Rivoli: Expanded With

Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta Expanded With, una mostra che guarda al ruolo della fotografia nell’arte contemporanea degli ultimi decenni quale parte del programma di EXPOSED Torino Foto Festival. La mostra, allestita al terzo piano della Manica Lunga, raccoglie opere nelle quali il medium fotografico è il punto di partenza per indagare diversi tipi di relazione con il paesaggio. Dalle azioni performative degli anni 60-70, la mostra comprende opere di pionieri della Land Art, dell’Arte povera e della Body Art, includendo inoltre l’uso della fotografia come strumento concettuale, arrivando a ulteriori esperienze più contemporanee.

a cura di Marcella Beccaria
2 maggio – 25 agosto 2024
Manica Lunga, Terzo piano
Inaugurazione: giovedì 2 maggio 2024

Expanded With è parte di Expanded, una mostra in tre capitoli a cura di Marcella Beccaria ed Elena Volpato pensata per valorizzare il nucleo fotografico della Collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT in comodato al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e a GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Proponendo un unico percorso coerente, la mostra è articolata nelle sedi di Castello di Rivoli, GAM e OGR Torino, e presenta la fotografia da tre angolature speciali. Oltre a Expanded With al Castello di Rivoli, il progetto include Expanded Without presso le OGR e Expanded – I Paesaggi dell’arte presso GAM a Torino. Expanded indaga l’immagine quale campo allargato, intenzionalmente citando gli scritti della teorica d’arte americana Rosalind Krauss.
 
In concomitanza con Expanded With, nella Sala 18 al secondo piano del Museo sarà invece possibile visitare la mostra Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo, a cura di Marcella Beccaria e Andrea Viliani, che riunisce per la prima volta un importante corpus di fotografie dell’artista, tra cui molti inediti, restituendo uno straordinario racconto dal quale emerge la vitalità artistica di Torino e del suo territorio.
 
Expanded With è parte del programma di EXPOSED Torino Foto Festival (2 maggio – 2 giugno 2024), il nuovo Festival Internazionale di Fotografia di Torino promosso da Città di Torino, Regione Piemonte, Camera di commercio di Torino, Intesa Sanpaolo, Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT su delega della Fondazione CRT e organizzato da Fondazione per la Cultura Torino.

Biglietti
Dal 2 maggio al 2 giugno alla mostra si potrà accedere anche con il PASS EXPOSED acquistabile al prezzo di € 25 in biglietteria INFOPIEMONTE – Desk ABBONAMENTO MUSEI di via Garibaldi 2, o sul sito di EXPOSED a questo link: https://www.exposed.photography/tickets


Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
10098 Rivoli – Torino
Info: +39 0119565222
come arrivare

Le attività del Castello di Rivoli sono realizzate primariamente grazie al contributo della Regione Piemonte.
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Ufficio Stampa Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Manuela Vasco | press@castellodirivoli.org | tel. 011.9565209
 
Consulenza Stampa
Stilema | anna.gilardi@stilema-to.it | tel. 011.530066

Noale (Venezia), Palazzo della Loggia: Concetta De Pasquale “Viaggio nel Tempo” – A cura di Francesca De Biasi

“Viaggio nel tempo” è la nuova mostra di Concetta De Pasquale, artista visionaria e viaggiatrice appassionata. I suoi viaggi sono stimolo e ispirazione per le sue collezioni che puntano direttamente all’anima dello spettatore. In questa nuova mostra che si terrà a Palazzo della Loggia di Noale (VE) dall’11 maggio al 26 maggio 2024, il viaggio è a ritroso nel tempo.

Segnaliamo la mostra “Viaggio nel Tempo” dell’artista Concetta De Pasquale. Patrocinata dal Comune di Noale, questa originale esposizione svelerà opere inedite dell’artista, che raccontano la storia affascinante della famiglia Sailer, di cui la De Pasquale è diretta discendente.

Accanto alle sue creazioni pittoriche, avremo l’opportunità di ammirare materiale storico mai visto prima che documenterà il periodo che la famiglia ha passato nelle Villa del ‘500 a Cappelletta di Noale.

 

Diretta discendente della famiglia Sailer, proprietaria della storica dimora cinquecentesca di Villa Lazzari, Agazzi, Sailer ora Antonelli di Cappelletta di Noale, Concetta vuole far rivivere, attraverso la sua arte e un’ampia documentazione storica ereditata dalla famiglia, le vicende e le imprese dei Sailer, una presenza iconica nella storia di Noale.

Un’esplorazione della società e della vita dell’epoca mediata dalla creatività dell’artista che certamente lascerà un’impronta duratura nell’immaginario del visitatore. L’esposizione prevede un percorso attraverso le sale del Palazzo dove si potrà visionare una cospicua documentazione originale di lettere inviate dal fronte, cartoline d’amore e fotografie che ritraggono la famiglia e la vita all’interno di Villa Sailer-Agazzi-Antonelli, oltre alle fotografie scattate durante la prima guerra mondiale sui campi di battaglia da Carlo Sailer, come ci racconta l’artista:

“…. Gli scatti fotografici di Carlo Sailer, ufficiale medico durante la Prima guerra Mondiale, realizzati sui campi di battaglia, sono testimonianza di quell’Epoca. Uomo dalle grandi passioni, amante della fotografia, delle macchine, della bellezza e della vita, Carlo Sailer nella nostra famiglia ha costituito per quasi un secolo, un mito, un esempio di libertà e di profondi e veri principi.”

Tutto il materiale, che per la prima volta viene esposto al pubblico, sarà accompagnato da una lettura onirica attraverso le opere dell’artista che illustreranno tramite la loro forza creativa la parte emozionale dei personaggi che hanno vissuto le storie. Una mostra di rilievo che intende rivelare la ricca storia di Noale in maniera diversa, più disinvolta e offrire la possibilità di visionare alcune testimonianze storiche della cittadina medievale.

Concetta De Pasquale, nasce a Salò (BS) nel ‘59, si laurea in lettere specializzandosi in Storia dell’Arte all’Università di Urbino. Successivamente si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, dove frequenta gli studi degli scultori Fausto Melotti e Nanni Valentini, suoi maestri nell’uso minimale e rigoroso della materia.

Dopo le prime esperienze con materiali diversi, la sua attenzione si ferma sulla carta che diventa supporto privilegiato per una pittura organica essenziale ed intima che indaga il corpo nella sua doppia valenza, fisica e spirituale.

La sua è una pittura visionaria che scaturisce dall’esperienza che il proprio corpo compie incontrando direttamente la carta, segni, impronte e tracce di una esperienza che prima di essere pittorica è mentale e spirituale.

Negli anni il suo percorso artistico si fa sempre più intenso, arricchendosi durante i suoi molteplici viaggi, di importanti scambi artistici con personalità di spicco nel mondo dell’arte e della cultura, scrittori, architetti, fotografi, registi e musicisti, con i quali intraprende un dialogo creativo realizzando in team libri d’arte, spettacoli, performance ed installazioni. Dopo gli anni di insegnamento al Liceo Artistico, oggi vive e lavora nel suo studio sul mare, in Sicilia, avventurandosi spesso in viaggi in barca a vela come “Pittrice di bordo” per realizzare personalissimi taccuini di viaggio e per tracciare rotte reali e immaginarie su vecchie carte nautiche.

Dal 1979 ad oggi ha esposto in spazi pubblici e gallerie private in Italia e all’estero: Stoccolma, Lisbona, Parigi, Nizza, Principato di Monaco, Londra, Strasburgo, Budapest, Bruxelles, Berlino, Lugano, Dubai, Indonesia, realizzando Mostre personali e collettive in prestigiosi Musei e Spazi Istituzionali. Le sue opere sono presenti in Musei e in importanti Collezioni pubbliche e private in Italia e all’Estero.

Si ringraziano:
Dott.ssa Patrizia Andreotti Sindaco del Comune di Noale
Dott. ssa Annamaria Tosatto Assessore alla Cultura
Dott.ssa Chiara Leandri Ufficio Cultura e Comunicazione
il Prof.re Marco Marinacci per il testo critico
e
lo sponsor “La Cantina da Michele” di Scorzè


Titolo Mostra: “Viaggio nel Tempo”
Artista: Concetta De Pasquale
Dove: Palazzo della Loggia – Piazza Castello 55 – Noale (VE)
http://wwww.comune.noale.ve.it.
Telefono info. 0415897275. Fax. 0415897242.
Email. noale@comune.noale.ve.
Quando: dal 11 maggio 2024 al 26 maggio 2024
Inaugurazione: sabato 11 maggio 2024, ore 17.00/20.00
Orari: venerdì 16.00 – 20.00
Sabato e Domenica: 10.30 – 13.00/16.30 – 19.30

Per informazioni:
www.concettadepasquale.it
concedepasquale@virgilio.it
www.facebook.com/concetta.depasquale.507
www.facebook.com/concidepasquale
concedepasquale@virgilio.it

Francesca De Biasi – Art Curator 
debiasiartcurator@gmail.com 

Conversano: aperta al pubblico la grande mostra “Chagall. Sogno d’amore”

Chagall. Sogno d’amore

20 aprile – 27 ottobre 2024
Polo Museale – Castello Conti Acquaviva D’Aragona di Conversano

Dal 20 aprile 2024, al Polo Museale – Castello Conti Acquaviva D’Aragona di Conversano, apre al pubblico la grande mostra Chagall. Sogno d’amoreoltre 100 bellissime opere attraverso cui viene raccontata tutta la vita e l’opera di uno degli artisti universalmente più noti e amati: Marc Chagall.

A seguito dell’esperienza maturata lo scorso anno a Conversano con la mostra di Antonio Ligabue, che ha conseguito un grandissimo apprezzamento da parte dei visitatori, il Comune e Arthemisia rilanciano proponendo al pubblico un artista dalla portata internazionale quale Mar Chagall, evidente segno di crescita e progressione nella proposta culturale della Città.

Marc Chagall (Bielorussia, 1887 – Francia 1985) è uno dei più grandi artisti al mondo ed uno dei principali interpreti della pittura del Novecento che – con le sue opere universalmente note, un inconfondibile stile onirico e fantasioso e una vita ricca di tormenti – rappresenta un unicum nella storia dell’arte.
Ebreo ed esule dalla sua patria, proprio per il credo religioso, nel 1910 si trasferisce a Parigi per approfondire gli studi artistici. Attivamente coinvolto nella Rivoluzione Russa, fonda un’accademia d’arte nella sua terra natia, contestata pesantemente dal Governo. Torna in Francia, ma la seconda guerra mondiale lo costringerà a scappare in Spagna, in Portogallo e negli Stati Uniti. Nel 1944 perde la sua amatissima moglie, e questo sarà un ulteriore e tragico trauma nella vita e nell’opera dell’artista. Nel 1948 Chagall torna in Francia e si stabilisce in Provenza, dove abiterà fino alla sua morte nel 1985.

Chagall. Sogno d’amore rappresenta una straordinaria opportunità per ammirare oltre 100 opere tra dipinti, disegni, acquerelli e incisioni dell’artista; un nucleo di opere rare e straordinarie, certificate e autorizzate dalla Fondation Chagall, provenienti da collezioni private e quindi di difficile accesso per il grande pubblico che consentono di ripercorrere la traiettoria artistica del pittore dal 1925 fino alla morte.

L’Amore è il fil rouge che unisce tutta la produzione di Chagall: amore per la religione, per la patria, per la moglie, per il mondo delle favole, per l’arte.

La mostra, dal forte impatto emotivo, racconta un mondo tutto suo, intriso di stupore e meraviglia. Nelle opere coesistono ricordi d’infanzia, fiabe, poesia, religione ed esodo, un universo di sogni dai colori vivaci, di sfumature intense che danno vita a paesaggi popolati da personaggi, reali o immaginari, che si affollano nella fantasia dell’artista: un immaginario onirico in cui è difficile discernere il confine tra realtà e sogno.

Ad arricchire la mostra anche tanti supporti multimediali come video, approfondimenti didattici, elementi immersivi.

Promossa e sostenuta dal Comune di Conversano Città d’Arte e Museco – Musei in Conversano, la mostra Chagall. Sogno d’amore è prodotta e organizzata da Arthemisia ed è a cura di Dolores Duràn Ucàr, una delle più importanti studiose dell’artista. La voce italiana della mostra è affidata alla storica dell’arte Francesca Villanti.


Date
20 aprile – 27 ottobre 2024

Sede
Polo Museale – Castello Conti Acquaviva D’Aragona
Piazza Conciliazione (Arco monumentale)
Conversano – Bari

Orario apertura
Dal martedì al venerdì 10.00 – 13.30 | 15.30 – 19.00
Sabato e domenica 10.00 – 13.30 | 15.30 – 20.30
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Lunedì chiuso

Biglietti
Intero € 15,00
Ridotto € 13,00

Informazioni e prenotazioni
T. +39 080 99 52 31

Sito
www.arthemisia.it

Hashtag ufficiale
#ChagallConversano

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Venezia, Ca’ Pesaro: ARMANDO TESTA

Ca’ Pesaro inaugura la nuova stagione espositiva 2024 con una grande mostra dedicata ad Armando Testa (1917-1992). Già presente dal dicembre 2022 nelle collezioni civiche veneziane con 17 opere, il geniale creativo piemontese sarà al centro di una rassegna monografica che permetterà di scoprire e riscoprire aspetti inediti della sua produzione. 

ARMANDO TESTA
Venezia, Ca’ Pesaro, Galleria internazionale d’Arte Moderna
20 aprile – 15 settembre 2024

A cura di Gemma de Angelis Testa, Tim Marlow ed Elisabetta Barisoni
Con la collaborazione di Galleria Continua e TestaperTesta

Dagli esordi torinesi presso la Scuola Tipografica Vigliardi Paravia e con l’insegnamento di Ezio D’Errico, l’esposizione mira a ricostruire il percorso artistico di un protagonista della cultura visiva contemporanea, creatore di celebri icone entrate da anni nel nostro immaginario collettivo.
I suoi capolavori sono figli di una pluralità di linguaggi espressivi, sperimentati nel corso della sua carriera più che trentennale, la cui modernità è oggi fonte di ispirazione per gli artisti contemporanei e che ha portato lo studioso di estetica Gillo Dorfles a definirlo “visualizzatore globale”.

Al primo concorso, vinto da Armando Testa a vent’anni per ICI (Industria Colori Inchiostri) nel 1937, si affianca la ricerca portata avanti nell’immediato dopoguerra per importanti aziende come Martini & RossiCarpano, Borsalino Pirelli, da cui scaturiranno alcune delle sue più geniali e iconiche invenzioni. E ancora, le pubblicità, le campagne promozionali e i loghi per LavazzaSassoCarpanoSimmenthal e Lines, tra gli altri, che hanno accompagnato diverse generazioni di spettatori, fruitori, artisti e creativi, si arricchiranno delle suggestioni di Testa per occasioni pubbliche nazionali, come le Olimpiadi di Roma del 1960, di cui realizzò il manifesto ufficiale vincendo un concorso segnato da articolate vicende. 

Gli anni Cinquanta e Sessanta videro la nascita delle immagini e delle animazioni per la televisione, con personaggi, suoni e gesti che sono rimasti nella storia della pubblicità e della cultura internazionale: dal digestivo Antonetto (1960) alla celebre sfera rossa sospesa sopra la mezza sfera del Punt e Mes, che in dialetto piemontese significa “un punto e mezzo” (1960); da Caballero e Carmencita per il caffè Paulista di Lavazza (1965) agli immaginifici abitanti del pianeta Papalla per i televisori Philco (1966); da Pippo, l’ippopotamo azzurro dei pannolini Lines (1966-1967), alle pubblicità per l’olio Sasso (1968) e per la birra Peroni (1968). 

Le ricerche intorno al tema del cibo, visto nelle sue declinazioni eclettiche e anche ironiche, si affiancheranno in mostra ad attività legate ai temi sociali e alla diffusione culturale nelle quali Armando Testa non mancò di impegnarsi, come le campagne per Amnesty International, per il referendum sul divorzio, per la povertà e la fame nel mondo, a citarne solo alcune. 

Parallela e contigua a queste produzioni corre la ricerca inesauribile di Armando Testa su alcune questioni sempre aperte: non solo la figura umana, le geometrie, i pieni e i vuoti, il positivo e il negativo, ma anche soggetti specifici come le mani e soprattutto le dita, primo organo di senso e di percezione del mondo, alfabeto con il quale interpretiamo il soggetto e lo spazio che ci circonda. 

Significative interviste e contributi video porteranno i visitatori della Galleria Internazionale d’Arte Moderna a rivedere un pezzo importante della propria storia e le giovani generazioni a scoprire un genio creativo del nostro passato recente. 

Non solo l’Armando Testa già noto: l’esposizione di Ca’ Pesaro intende rivolgere uno sguardo complessivo alla sua lezione e al suo lascito artistico, con un’attenzione particolare alle sue qualità e felici intuizioni come pittorescultoredisegnatore e creatore di infinite suggestioni condensate, magicamente, in una sintesi inaspettata. 



Museo Ca’ Pesaro
Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Santa Croce 2076
30135 Venezia
Tel. +39 041 721127
 
Informazioni per la stampa
Fondazione Musei Civici di Venezia
Chiara Vedovetto 
con Alessandra Abbate
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
 
Con il supporto di
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
tel. 049663499
Referente Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net

A Palazzo dei Musei a Reggio Emilia arriva la mostra Luigi Ghirri zone di passaggio. Discrete semioscurità

Con la mostra Luigi Ghirri. Zone di passaggio. Discrete semioscurità nelle opere di Mario Airò, Paola Di Bello, Paola De Pietri, Gregory Crewdson, Stefano Graziani, Franco Guerzoni, Armin Linke, Amedeo Martegani, Awoiska van der Molen(dal 26 aprile 2024 al 2 marzo 2025), Palazzo dei Musei prosegue la riflessione sull’opera di Luigi Ghirri attraverso un ampio percorso dedicato al tema del buio che si propone di raccontare l’importante ruolo che questo riveste nell’immaginario collettivo e come fonte di ispirazione in fotografia e non solo.

A PALAZZO DEI MUSEI A REGGIO EMILIA
DAL 26 APRILE ARRIVA LA MOSTRA

NELLE OPERE DI MARIO AIRÒ, PAOLA DI BELLO, PAOLA DE PIETRI, GREGORY CREWDSON, STEFANO GRAZIANI, FRANCO GUERZONI, ARMIN LINKE, AMEDEO MARTEGANI, AWOISKA VAN DER MOLEN

A partire dai notturni di Luigi Ghirri, la mostra propone un’ampia riflessione sul buio come fonte di ispirazione in fotografia. Discrete semioscurità, spazi dotati di illuminazione provvisoria e ancora bagliori, lampi e le intermittenze delle lucciole costituiscono quelle zone di passaggio tra la luce e il buio capaci di attivare letture alternative del reale.

La mostra, a cura di Ilaria Campioli e parte del programma di Fotografia Europea, mette al centro una selezione di 56 immagini di ambientazione notturna che Ghirri ha realizzato nel corso della sua produzione e che raccontano di luoghi “illuminati in maniera provvisoria, spazi che vivono una loro discreta semioscurità e che solo temporaneamente diventano luminosi in maniera festosamente provvisoria”, capaci di sollecitare l’attivazione diuna lettura alternativa del reale. Per Ghirri sono dunque i bagliori, i lampi e le piccole intermittenze, ad esempio quelle delle lucciole, ad esprimere le migliori modalità di illuminazione poiché mantengono intatta la percezione di quell’oscurità troppo spesso cancellata in favore di una illuminazione da “set cinematografico dove sembra sparire tutta la magia ed il fascino della luce”.

Se il buio è al centro della ricerca di Ghirri, le “micro-rotture” generate da improvvise illuminazioni capaci di rivelare quel rapporto fra luce e buio celato nella natura, intrecciano un dialogo che amplia la riflessione grazie ai progetti di una serie di importanti autori contemporanei di fama internazionale. Sono le discrete semioscurità di Mario Airò, Gregory Crewdson, Paola Di Bello, Paola De Pietri, Stefano Graziani, Franco Guerzoni, Armin Linke, Amedeo Martegani e Awoiska van der Molen che, nellaloro eterogeneità di tecniche, approcci e sguardi, indagano le zone di passaggio tra buio e luce, spazi di possibilità spesso caratterizzati da una natura precaria e transitoria in cui bagliori, aperture e illuminazioni aprono a nuove configurazioni.

Aby Warburg nel suo celebre intervento del 1923, dal titolo Il rituale del serpente, afferma che “il fulmine imprigionato nel filo – l’elettricità catturata – ha prodotto una civiltà che fa piazza pulita del paganesimo” e, in un certo senso, della sacralità che lega l’uomo alla natura. Questo timore trova in realtà un nuovo significativo orizzonte di comprensione nelle opere presenti in mostra.

Il rapporto tra luce e buio costituisce un tema centrale e imprescindibile nella storia del procedimento fotografico stesso. Inoltre, l’affrancamento dal buio, permesso dalle diverse tecniche di illuminazione artificiale, ha consentito di estendere le possibilità del medium non solo in termini di capacità di produzione stessa delle immagini, ma ampliandone l’utilizzo in luoghi bui o scarsamente illuminati come catacombe e grotte, prima inaccessibili all’occhio del fotografo.

In questo senso, ideale filo conduttore delle riflessioni offerte dai diversi progetti degli autori presenti in mostra è La photographie à la lumière artificielle, opera pubblicata nel 1914 da Albert Londe, pioniere della cronofotografia e fotografia scientifica, che si presenta come un compendio delle numerose tecniche di illuminazione pre-elettriche ad uso della fotografia.

Il manuale, di cui la mostra espone una copia in edizione originale, rivela una profonda fascinazione per la luce, indagata nelle sue componenti materico-alchemiche e in relazione a quell’oscurità dalla quale essa magicamente emerge per poi ritornarvi e dissolversi. Preziosa attestazione delle conoscenze dell’epoca, l’opera testimonia anche un grande entusiasmo nei confronti delle nuove possibilità offerte dall’illuminazione artificiale, che avrebbe permesso una “conquista del buio” grazie alla quale, secondo l’autore, nulla sarebbe stato più inaccessibile all’occhio del fotografo.

In occasione della mostra, Palazzo dei Musei declina il tema del buio e della notte con Passaggi notturni (26 aprile – 29 settembre 2024), a cura di Silvia Chicci che, attraverso l’occhio delle fototrappole, indaga l’attività notturna degli animali nei boschi. Realizzata in collaborazione con il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, la mostra costruisce un dialogo con le ricche collezioni naturalistiche del Museo valorizzandole attraverso una lettura inedita e capace di sfruttare le moderne tecnologie.

Il crepuscolo e la notte sono per molte specie animali il tempo privilegiato per entrare in attività. Al calare del buio, prede e predatori escono dai ripari per nutrirsi e cacciare sfruttando i propri sensi appositamente affinati per orientarsi nell’oscurità. Presenze silenziose e discrete, protette dal buio della notte, percorrono boschi, sentieri e campi spingendosi alle periferie delle città eludendo lo sguardo dell’uomo. Appena oltre le zone di passaggio tra luce e buio, tra uomo e natura care a Luigi Ghirri, è la fototrappola a documentare un mondo notturno attivo e popolato.

Lo studio condotto negli ultimi trent’anni dal personale dell’attuale Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, finalizzato a documentare anche tramite il fototrappolaggio il ritorno e l’espansione dal crinale alla pianura del lupo, ha consentito l’acquisizione di migliaia di filmati che documentano, anche a breve distanza dalle luci della città, l’attiva presenza di lupi, cinghiali, tassi, volpi, istrici, aprendo lo sguardo su una notte ricca di ‘passaggi’.

La mostra è promossa da Comune di Reggio Emilia (Musei Civici, Biblioteca Panizzi) in collaborazione con Archivio Eredi Luigi Ghirri, e realizzata grazie ai Fondi europei della Regione Emilia-Romagna. Con il contributo Art Bonus di Iren.

INFO musei.re.it
Ingresso libero

Palazzo dei Musei
26 aprile 2024-2 marzo 2025
A cura di Ilaria Campioli
Luigi Ghirri. Zone di passaggio
Discrete semioscurità 
nelle opere di Mario Airò, Gregory Crewdson, Paola Di Bello, Paola De Pietri, Stefano Graziani, Franco Guerzoni, Armin Linke, Amedeo Martegani, Awoiska van der Molen.

La mostra è promossa da Comune di Reggio Emilia (Musei Civici, Biblioteca Panizzi) in collaborazione con Archivio Eredi Luigi Ghirri, e realizzata grazie ai Fondi europei della Regione Emilia-Romagna. Con il contributo Art Bonus di Iren.

Palazzo dei Musei
26 aprile 2024–29 settembre 2024
A cura di Silvia Chicchi
Passaggi notturni
Promossa dal Comune di Reggio Emilia-Musei Civici in collaborazione con il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano.

Venerdì 26 aprile h. 19.30
Palazzo dei musei – Portico dei marmi
OPENING
Luigi Ghirri. Zone di passaggio
Discrete semioscurità nelle opere di Mario Airò, Gregory Crewdson, Paola Di Bello, Paola De Pietri, Stefano Graziani, Franco Guerzoni, Armin Linke, Amedeo Martegani, Awoiska van der Molen.
ingresso libero

Sabato 27 aprile h. 11
Palazzo dei musei – Portico dei marmi
CONFERENZA
Come luce festosamente provvisoria
con Annalisa Metta

VISITE GUIDATE (in italiano)
Luigi Ghirri. Zone di passaggio
Discrete semioscurità nelle opere di Mario Airò, Gregory Crewdson, Paola Di Bello, Paola De Pietri, Stefano Graziani, Franco Guerzoni, Armin Linke, Amedeo Martegani, Awoiska van der Molen.
Sabato 4,11,18,25 maggio, 1 e 8 giugno 2024 h. 10.30

Servizio Servizi Culturali – Comunicazione
Piazza Casotti, 1/c – 42121 Reggio Emilia
tel. +39 0522 456 532 / + 39 348 8080539
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