Roma, Studio Quipu: OLTRE L’OCEANO. Ho visto il mare, per lasciarsi andare

Brenda Rey Sanchez “Vittoria”, Roma, 2023
OLTRE L’OCEANO
Ho visto il mare,
per lasciarsi andare

a cura di Emanuela Robustelli

Dal 2 al 18 febbraio 2024
Opening 2 febbraio ore 18.30
Studio Quipu

Opere di
Alberto Demarini
Jimmy Garnique Sanchez
César Pozo
Brenda Rey Sanchez
William Santamaria
Diego Vega

Lo Studio Quipu presenta la collettiva di fotografia di giovani fotografi peruviani residenti a Roma _Oltre l’Oceano. Ho visto il mare, per lasciarsi andare, come progetto di divulgazione, sperimentazione e ricerca sull’arte contemporanea latinoamericana all’interno del programma di mostre, concerti e performance previste per quest’anno.

La mostra racchiude una raccolta di scatti che narrano la propria storia di contaminazione artistica e culturale, con le proprie differenze stilistiche e con la poesia di ciascun sguardo che si posa sulle strade che si incontrano durante un viaggio.

Diego Vega “Equilibrio”, Vichayito, Perú 2023

In una città che non ha tempo, l’artista narra e allo stesso tempo reinterpreta le proprie radici, arricchite da nuovi stimoli culturali.  Questa è la più grande ricchezza delle fotografie di viaggio: la fotografia di strada permette infatti di abbattere confini spazio temporali e di immergersi nell’immaginario collettivo di realtà lontane per poi metterle a confronto con il proprio essere, curiosi di scoprire ciò che appare come nuovo e diverso, aprire gli occhi con le infinite mutevolezze delle sue maree.

Alberto Demarini “Gran señor de las nubes” Madrid, 2023

È da questa constatazione che nasce la mostra _Oltre l’Oceano. Ho visto il mare, per lasciarsi andare, che si propone di far conoscere la cultura peruviana attraverso la lente fotografica di quelli artisti che hanno deciso di documentare un tempo vissuto fuori dal proprio paese di origine.

Una serie di scatti dove ogni fotografo con la propria lettura, approfondimento, riflessione, propone uno scambio culturale e una testimonianza di integrazione.

Nel giorno dell’inaugurazione è previsto l’incontro con gli artisti e una lettura di frasi in lingua quechua.


Informazioni
Dal 2 al 18 febbraio 2024
Vernissage venerdì 2 febbraio, ore 18.30

Orario
dal martedì al sabato, ore 11.30/14 e 16/20
Via Romanello da Forlì, 24a
Contatti studioquipu@gmail.com 

Da Simona Pandolfi pandolfisimona.sp@gmail.com

A Monfalcone grazie all’impegno dell’Amministrazione comunale insieme al Consigliere regionale Antonio Calligaris e del sostegno della Regione Friuli-Venezia Giulia

Calligaris, Cisint e Fasan in occasione dell’inaugurazione del Museo medievale di Monfalcone (ph. F. Ruzzier)

Una mostra dai caratteri dell’eccezionalità a cura di Marco Goldin



A Monfalcone in autunno grazie all’impegno dell’Amministrazione comunale insieme al Consigliere regionale Antonio Calligaris
e del sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia

“La mostra Da Boccioni a Casorati. Arte nelle Venezie al tempo di Ungaretti, a cura di Marco Goldin, si inserisce nel percorso di valorizzazione culturale in vista dell’importante appuntamento di GO!2025” – spiega il Consigliere regionale Antonio Calligaris, che sottolinea come “grazie all’opera di tutta l’amministrazione Comunale e dell’Assessore alla cultura di Monfalcone Luca Fasan possiamo perseguire l’obiettivo di rendere Monfalcone la ‘Illegio’ dell’Arte Moderna e Contemporanea, una realtà riconosciuta a livello regionale e nazionale capace di attrarre turisti per le sue esposizioni di arte”.
La mostra rientra nella programmazione di grande livello della Galleria, avviata con le esposizioni dedicate a Tullio Crali, Zoran Music, Vito Timmel, Vittorio Bolaffio e da ultimo la tanto apprezzata mostra su Dino, Mirko e Afro Basaldella. “Eventi di grande valore, realizzati grazie alle relazioni virtuose in essere fra il Comune di Monfalcone e alcune prestigiose Istituzioni culturali, come la Fondazione Musei Civici di Venezia, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma” – afferma Luca Fasan, che ha voluto ringraziare il consigliere Regionale per aver contribuito al finanziamento dell’esposizione.

“Grazie a due miei emendamenti alla Legge su Gorizia 2025 e al lavoro svolto con l’Assessorato regionale” – spiega Calligaris – “portiamo 400 mila euro a Monfalcone per realizzare questa importante mostra che sarà un fiore all’occhiello del territorio in occasione della Capitale Europea della Cultura”.

Grande soddisfazione per aver ottenuto un così importante risultato viene espressa anche dal Sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint. “Grazie al tanto e ottimo lavoro fatto in questi anni dalla nostra Amministrazione” – sottolinea – e con il supporto costante del consigliere Calligaris e della Regione Friuli Venezia Giulia”.
L’esposizione che sarà allestita a Monfalcone avrà i caratteri dell’eccezionalità per gli autori che vi saranno inseriti, partendo dalle figure straordinarie di Umberto Boccioni, nel ricordo di una mostra del 1910 a Ca’ Pesaro dove fu presente con 42 opere, e di Felice Casorati, in mostra Ca’ Pesaro nel 1913 con 41 opere. A seguire, un panorama fitto di altri importanti artisti.


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di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
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Museo Civico Medievale, Bologna | ART CITY Bologna 2024: Giovanna Caimmi / Giulia Dall’Olio. Contatti indicibili

Contatti indicibili – Giulia Dall’Olio

A cura di Maria Chiara Wang

27 gennaio – 3 marzo 2024
Museo Civico Medievale
Via Manzoni 4, Bologna
www.museibologna.it/arteantica

Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica
Nell’ambito di ART CITY Bologna 2024 in in occasione di Arte Fiera

Inaugurazione
Venerdì 26 gennaio 2024 ore 17.30

Live drawings sabato 3 febbraio 2024 ore 20.00 – 23.00 in occasione di ART CITY White Night

Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna sono lieti di presentare Contatti indicibili, mostra bipersonale di Giovanna Caimmi e Giulia Dall’Olio a cura di Maria Chiara Wang, organizzata nell’ambito della dodicesima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.

Il progetto espositivo nasce come manifesto per un ritorno alla percezione, alla riscoperta di quell’insieme di sensorialitàsensibilità e istintività quali elementi fondamentali per instaurare un dialogo con l’opera. In tale scambio non servono le parole per spiegare il contenuto, occorre altresì una giusta predisposizione d’animo. La dialettica diventa, in tal modo, il sistema entro il quale i dati sensoriali acquisiscono significato riuscendo a concepire ciò che non si lascia dire. L’atto conoscitivo che ne risulta è dinamico e aperto anche alle contraddizioni, all’inaspettato, al dissonante a ciò che si emancipa da schemi e categorie. “L’arte con la sua fisionomia plurale”, secondo la definizione di Franco Cambi in Riflessioni sull'”indicibile”, diventa il linguaggio che ci apre all’indicibile traducendo il pensiero in emozione.
E il contatto? È l’immediatezza, ovvero l’assenza di media tra soggetto e oggetto artistico, è l’esperienza che si ha degli altri corpi e di noi stessi nel medesimo momento, ma è anche la compressione dello spazio e del tempo come nel caso di Contatti indicibili ove l’arte contemporanea viene affiancata a manufatti medievali secondo un accostamento apparentemente inconciliabile, articolato e complesso reso però possibile dal tessuto delle relazioni sottese.

Le opere di Giovanna Caimmi dialogano con quelle di Giulia Dall’Olio e con l’ambiente circostante attraverso il racconto di una natura incontaminata, lussureggiante, a tratti romantica, una natura che nei secoli è stata spesso custode di quei reperti di epoche passate riemersi nel tempo e custoditi nelle sale del museo.

Contatti indicibili Giovanna Caimmi

In particolare, Giovanna Caimmi affianca alla qualità pittorica dei disegni il lavoro di ricerca e di archivio; è così che in mostra accosta ai “grovigli naturali” modellati con matita e carboncino su carte veline sovrapposte, Tiber: un’installazione che racchiude e condensa in sé l’indagine storico-artistica che ha condotto su un triplice fronte: quello dei Deutsch-Römer, artisti tedeschi venuti in Italia affascinati dal mito di Roma e della nostra Penisola, quello relativo alle vicende del giovane Carl Philipp Fohr annegato nel Tevere nel 1818 e quello autobiografico. Nelle parole della curatrice Maria Chiara Wang: “L’elemento che accomuna la produzione dell’artista, sia in seno alle singole opere che trasversalmente all’intero corpus dei suoi lavori, è l’affastellamento, la ridondanza di linguaggi, media e segni; ciò determina un surplus rumoroso che unitamente al peso e alla consistenza delle carte e degli elementi contenuti nell’installazione conferisce una qualità sinestetica ad ogni sua creazione”.

Giulia Dall’Olio espone, invece, oltre ai suoi caratteristici lavori in bianco e nero, una nuova serie di opere nelle quali entra significativamente in scena il Blu come tributo a un’epoca, quella medievale, che, a partire dal XII secolo, impiega tale colore in maniera iconografica e simbolica assegnandogli, data la sua rarità, un valore spirituale e divino. Inoltre, come scrive Michel Pastoureau in Blu. Storia di un colore, il blu è “luce sui cui s’iscrive tutto ciò che è creato”: quale sfondo allora risulta più adatto per mettere in risalto una natura selvaggia e rigogliosa ritratta con un segno che si fa via via più libero e istintivo?Nei disegni di Dall’Olio – osserva ancora Wang – il colore diviene la scenografia dove prende corpo la drammaturgia del gesto, la materia dalla quale l’artista, come uno scultore, fa emergere la vegetazione attraverso l’uso di cancellature con tecnica a levare”.

La mostra Contatti indicibili si apre al pubblico venerdì 26 gennaio 2024 alle ore 17.30.

In occasione di ART CITY White Night, sabato 3 febbraio 2024dalle ore 18.00 alle 22.00 Giovanna Caimmi e Giulia Dall’Olio daranno vita a un live drawings, evento durante il quale il pubblico potrà assistere dal vivo al processo di creazione dell’opera. Le artiste realizzeranno, ciascuna, un nuovo disegno che andrà a completare l’allestimento della mostra inaugurata il 26 gennaio. Ingresso gratuito dalle ore 18.00

Durante il periodo di apertura dell’esposizione, mercoledì 21 febbraio alle ore 17.00 si svolgerà la presentazione del 30° volume di Edizioni My Monkey dal titolo Vi è un piacere nei boschi inesplorati, nel quale le opere di Giulia Dall’Olio dialogano con i versi di Lord Byron, e – a seguire – il progetto Tiber di Giovanna Caimmi.

Giovanna Caimmi è un’artista indipendente diplomata con lode all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Dal 2020 al 2022 è stata Coordinatrice di Pittura del Dipartimento di Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna dove tuttora insegna nel Dipartimento di Arti Visive (Disegno per la Pittura).
Dal 2013 al 2016 è stata membro interno del CDA della Fondazione Zucchelli, iniziando un’attività di curatela di mostre di giovani artisti.
Attualmente conduce una ricerca come Ph.D Student presso PXL/ MAD University College of Hasselt, Belgium all’interno del Frame Research Group, gruppo di ricerca internazionale.
Come artista indipendente ha esposto in numerose mostre personali e collettive in gallerie e Musei, in Italia e all’estero.
www.giovannacaimmi.it

Giulia Dall’Olio (Bologna, 1983) si diploma all’Accademia di Belle Arti della sua città.
Ha esposto in Italia, Germania e Stati Uniti. Vincitrice di diversi premi tra i quali si ricordano: l’esposizione nella collezione permanente della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma in occasione della 16° edizione del Premio Level0 ArtVerona, in collaborazione con Galleria Studio G7 e Traffic Gallery (2021), e l’esposizione a Palazzo Reale a Milano come finalista della XX° edizione del PREMIO CAIRO (2019).
Tra le mostre principali: Imbalance, Kunsthalle Mannheim, a cura di Mathias Listl e in collaborazione con Galerie Isabelle Lesmeister (2022); INEFFABLE WORLDS, Tang Contemporary Art, Hong Kong, a cura di Michela Sena e Giuliana Benassi (2021); CIAK COLLECTING, Palazzo Orti Manara, Verona, a cura di Irene Sofia Comi (2021); SELVA, Galerie Isabelle Lesmeister, Regensburg (2020); Per ogni estatico istante, Giulia Dall’Olio – Paola De Pietri, Galleria Studio G7, Bologna, a cura di Irene Sofia Comi (2020); Suspension, Massey Klein Gallery, New York, (2018); Il terzo paesaggio, Museo Palazzo Poggi, Bologna, a cura di Leonardo Regano (2016).
Attualmente è rappresentata dalla galleria Isabelle Lesmeister di Ratisbona e da Galleria Studio G7 di Bologna.
www.giuliadallolio.it


Mostra
Giovanna Caimmi / Giulia Dall’Olio. 
Contatti indicibili

A cura di
Maria Chiara Wang

Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica

Sede
Museo Civico Medievale
Via Manzoni 4, Bologna

Periodo di apertura
27 gennaio – 3 marzo 2024

Inaugurazione
Venerdì 26 gennaio 2024 ore 17.30

Orario di apertura
Martedì, giovedì 10.00 – 14.00
Mercoledì, venerdì 14.00 – 19.00
Sabato, domenica, festivi 10.00 – 19.00
Chiuso lunedì non festivi

Orario di apertura durante ART CITY Bologna (1 – 4 febbraio 2024)
Giovedì 1 febbraio ore 10.00 – 14.00
Venerdì 2 febbraio ore 14.00 – 19.00
Sabato 3 febbraio ore 10.00 – 22.00
Domenica 4 febbraio ore 10.00 – 19.00

Ingresso
Intero € 6 | ridotto € 4 | ridotto speciale giovani tra 19 e 25 anni € 2 | gratuito possessori Card Cultura

Ingresso durante ART CITY Bologna (1 – 4 febbraio 2024)
Gratuito possessori biglietto Arte Fiera
Sabato 3 febbraio dalle ore 18.00 gratuito per tutti

Informazioni
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Trieste: GLI HISTRI E I LORO CONTEMPORANEI con la curatrice della mostra, Martina Blečić Kavur

Allestimento della mostra

GLI HISTRI E I LORO CONTEMPORANEI con la curatrice della mostra, Martina Blečić Kavur,
martedì 30 gennaio alla Sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich

“Gli Histri e i loro contemporanei” è il titolo del secondo evento collaterale della mostra Histri in Istria – Histri u Istri allestita al Museo d’antichità “J. J. Winckelmann” a Trieste, realizzata dalla Comunità Croata di Trieste/Hrvatska Zajednica u Trstu insieme al Museo Archeologico dell’Istria/Arheološki Muzej Istre u Puli, in coorganizzazione con il Comune di Trieste (aperta al pubblico fino al 1 aprile 2024, da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 17.00).

In programma martedì 30 gennaioalle ore 17.30, alla Sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich (con traduzione simultanea in italiano) avrà come protagonista la curatrice della mostra, Martina Blečić Kavur, professoressa di storia presso l’Università del Litorale di Capodistria, che nel suo intervento presenterà gli Istri nel contesto regionale delle culture dell’Adriatico settentrionale, in particolare della zona del Quarnero e il suo retroterra, e la loro inclusione nelle differenti reti di comunicazione e interazioni strutturate, soprattutto con le civiltà italiche e mediterranee, come contributo alla connessione universale delle società del periodo. 

“La mostra Histri in Istria – Histri u Istri– afferma Martina Blečić Kavur – “presenta soltanto una piccola parte del lontano, ma importante patrimonio archeologico dell’Istria come segno, tra l’altro, dell’identità dell’area. Infatti, durante l’Età del Ferro, l’Istria era prevalentemente abitata dagli Istri, della cui cultura apprendiamo soprattutto attraverso i loro riti, costumi funebri e gli oggetti della loro ricca cultura materiale. Questi frammenti permettono di seguire lo sviluppo del gruppo etnico degli Istri durante l’intero I millenio a. C., in base ai comuni modelli sociali, culturali e ideologici. Manifestandosi in particolari sistemi di segni e di simboli, religioni e riti, il patrimonio dell’Età del Ferro degli Istri si distingue dal resto della costa orientale adriatica sotto vari aspetti. È particolarmente significativa la scultura monumentale in pietra (come riflessione immortalata del concetto ideologico e della portata artistica). Sono altrettanto importanti gli elementi minori, specialmente costumi e gioielli, armi e vasellame, in quanto testimoni dello status e del prestigio dell’aristocrazia istriana. Considerati nel loro insieme, questi reperti ci presentano lo scenario di una comunità gerarchica che accettava apertamente le nuove tendenze e i modi di rappresentazione. Gli oggetti conservati testimoniano inoltre” – sottolinea la curatrice – “che gli Istri non erano isolati, e che la formazione della loro identità era allo stesso tempo influenzata dalle circostanze locali e dai contatti globali con le numerose comunità contemporanee vicine e distanti, con e senza nome”.

Allestimento della mostra

Martina Blečić Kavur si è laureata in Archeologia e Storia alla Facoltà di Lettere e Filosofia/Filozofski fakultet dell’Università di Zagabria, dove ha conseguito anche la laurea magistrale in Archeologia preistorica. Ha discusso la tesi di dottorato alla Facoltà di Filosofia/Filozofski fakultet dell’Università di Lubiana. Insegna Archeologia delle Età del Bronzo e del Ferro, Arte preistorica e Teoria delle arti visive alla Facoltà di Studi Umanistici/Fakultet za humanističke studije e alla Facoltà di Studi Educativi/Pedagoški fakultet dell’Università del Litorale/Sveučilište Primorska. Ha ottenuto borse di ricerca all’estero, soggiornando come borsista – ricercatrice alla “Freie Universität” di Berlino nel 2003/2004 e 2005, all’Università di Belgrado nel 2017 e all’Università “Ss. Cirillo e Metodio” di Skopje nel 2023.
Ha tenuto relazioni in numerose Università, in Slovenia e all’estero, realizzando mostre internazionali in 7 Paesi. Ha partecipato a conferenze e convegni in molti Paesi, dove ha presentato e pubblicato i risultati delle sue ricerche. Nell’ambito delle sue attività di ricerca, ha finora pubblicato oltre 250 articoli e ha partecipato attivamente a diversi progetti di ricerca nazionali e internazionali. Ha condotto 6 progetti nazionali e bilaterali, e attualmente conduce il progetto internazionale Osor beyond the myth e il progetto nazionale sloveno ERC KS From Sea to Sea: Continuity and Changes between the Bronze and Iron Age on the territory between the Adriatic and the Pannonian plain. Dall’Università del Litorale ha ricevuto il premio per l’eccellenza scientifica.


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Bologna e Grizzana Morandi (BO): La dodicesima edizione di ART CITY Bologna omaggia Giorgio Morandi per i 60 anni dalla morte

ART CITY Bologna
1 – 4 febbraio 2024
Varie sedi, Bologna e Grizzana Morandi (BO)
artcity.bologna.it

La dodicesima edizione di ART CITY Bologna, promossa da Comune di Bologna e BolognaFiere in accompagnamento ai 50 anni di Arte Fiera, rende omaggio a Giorgio Morandi in occasione del sessantesimo anniversario della morte.
Cinque special projects esploreranno e reinterpreteranno il lavoro del maestro attraverso differenti linguaggi del contemporaneo: Mary Ellen Bartley e Joel Meyerowitz per la fotografia, Tacita Dean per il video, Virgilio Sieni per la performance e Mark Vernon per il suono. 

Come di consueto nei giorni di ART CITY Bologna, sarà l’intera città a farsi palcoscenico per la cultura contemporanea grazie alla partecipazione di numerose realtà istituzionali pubbliche e private, gallerie d’arte e spazi indipendenti che animeranno una programmazione diffusa e variegata in grado di coinvolgere pubblici eterogenei.

Proiettandosi oltre i confini urbani, in una sfera territoriale policentrica che interessa l’intera area metropolitana di Bologna, il programma sarà animato complessivamente da oltre 200 eventi, da Budrio a San Lazzaro di Savena, da Pieve di Cento a Imola, da Sasso Marconi a Valsamoggia, da Rastignano a Calderara di Reno, a San Giovanni in Persiceto.



ART CITY Bologna 2024 è promossa da
Comune di Bologna e BolognaFiere in occasione di Arte Fiera

Direzione artistica
Lorenzo Balbi

Con il coordinamento di
Settore Musei Civici Bologna | Area Arte Moderna e Contemporanea

Periodo
1 – 4 febbraio 2024

Sito web
artcity.bologna.it

Social media
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#artcitybologna

Ufficio stampa
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Rovigo: al Roverella Tina Modotti – Ultime ore per ammirare una delle mostre italiane più apprezzate

Tina Modotti, Campesinos che leggono “El Machete”, Messico 1929

Rovigo, Palazzo Roverella

Mostra a cura di Riccardo Costantini

Tina Modotti. Ultime ore per ammirare una delle mostre italiane più apprezzate dalla critica e dal pubblico.

I numeri indicano un finale in potente crescendo negli ultimissimi giorni, anzi ultimissime ore, di apertura della mostra sull’opera di Tina Modotti al Roverella di Rovigo. Chi ancora non ha trovato il tempo per ammirare una delle meglio recensite e più apprezzate mostre italiane dell’anno ha la possibilità di farlo sino alle ore 20 di questa domenica 28 gennaio.  Poi, calato il sipario sulla Modotti, si inizierà l’allestimento del nuovo attesissimo appuntamento rodigino: quello con la sontuosa monografica su Henry de Toulouse-Lautrec (dal 23 febbraio al 30 giugno). 

Una mostra sulla Modotti non è certo una novità in Italia, ma questa rodigina è stata valutata come imperdibile anche da chi ha già altrove ammirato le immagini dell’artista friulana – messicana – cosmopolita. Perché al Roverella ad essere documentata con immagini originali è tutta la produzione di questa fotografa, occasione quindi unica per poter organicamente comprendere la genialità di questa leggenda della fotografia mondiale

“Tina Modotti. L’opera”, a cura di Riccardo Costantini, è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, e con il sostegno di Intesa Sanpaolo. L’esposizione ripercorre l’intera esperienza dell’artista con la fotografia. Al Roverella, oltre 300 scatti, molti mai visti in Italia; dalle immagini che raccontano la società e il lavoro nel Messico degli anni Venti, alla ricostruzione dell’unica mostra del 1929 a lei dedicata e da lei organizzata, fino alle rare immagini che raccontano il suo errare in molti Paesi.

Tina Modotti, Donna con bandiera, Messico, 1928 ca.

La straordinaria qualità di questa mostra ha calamitato a Rovigo 22.000 visitatori, con un netto crescendo nel tempo. Nel solo ultimo fine settimana i visitatori sono stati circa 2.000.

E i dati di questi giorni confermano l’arrivo di tante persone che per i più diversi motivi non sono riuscite a giungere a Rovigo nei mesi scorsi ma che non vogliono perdersi una opportunità realmente unica: ammirare, tutte insieme più di 300 immagini di un mito della fotografia di ogni tempo.


Info:
 
Palazzo Roverella www.palazzoroverella.com
 
Fondazione Cariparo www.fondazionecariparo.it/eventi-culturali
Relazioni con i media:
dott.ssa Alessandra Veronese
Ufficio Comunicazione:
dott. Roberto Fioretto
comunicazione@fondazionecariparo.it
 
Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499; www.studioesseci.net;
referente Simone Raddi simone@studioesseci.net

Roma, Chiostro di Sant’Alessio – Istituto Nazionale di Studi Romani: AB INITIO – Dieci anni di arte contemporanea sul Colle Aventino

Mercoledì 7 febbraio 2024
Opening reception, ore 17 / 20

Chiostro di Sant’Alessio, Sede dell’Istituto Nazionale dI Studi Romani
Piazza Cavalieri di Malta 2 – Roma

8 – 9 febbraio, visita mostra ore 11 / 14, ingresso libero

Mercoledì 7 febbraio 2024 alle ore 17, nel chiostro dell’ex convento di Sant’Alessio, sede dell’Istituto Nazionale dI Studi Romani, inaugura il progetto AB INITIO – Dieci anni di arte contemporanea sul colle Aventino, a cura di AdA-Cultura e Francesca Perti, promosso dall’Associazione Amici dell’Aventino, con il Patrocinio del Municipio I Roma Centro e dell’Istituto Nazionale di Studi Romani. 

Infatti saranno esposte le opere di Tommaso Cascella / Giorgio Crisafi / Publia Cruciani / Pablo Figura / Marco Fioramanti / Daniel Galligani / Emilio Leofreddi / Mauro Magni / Giovanna Martinelli / Riccardo Monachesi / Jasmine Pignatelli / Massimo Saverio Ruiu / Ninì Santoro / Sandro Scarmiglia / Lucrezia Testa Iannilli / Alberto Timossi / Mara van Wees, artisti che per dieci anni hanno generosamente contribuito con le loro opere site-specific alla realizzazione di mostre sul colle, indoor e outdoor, promosse dall’associazione Amici dell’Aventino. Completeranno l’esposizione, proiezioni delle foto testimonianza degli eventi passati, pannelli con articoli e testi critici, ed altri materiali informativi con la presentazione di Giulia Silvia Ghia – Assessore alla Cultura Municipio Roma I Centro, Letizia Lanzetta, direttrice dell’Istituto Nazionale di Studi Romani e Alessandro Olivieri – presidente Associazione Amici dell’Aventino.

Questo evento, che coincide anche con il finissage di OPENBOX4, uno dei progetti promossi dall’Associazione ed inaugurato lo scorso 3 dicembre 2023, conclude così un ciclo di dieci anni, perseguendo le finalità statutarie di custodia e valorizzazione dei luoghi dell’Aventino: AdA, fondata nel 1981, promuove tra i residenti del Colle la consapevolezza civica che la responsabilità della qualità dell’ambiente in cui hanno la fortuna di vivere ricade, prima di tutti, su di loro. Il concetto che meglio definisce quest’atteggiamento è quello di custodia: in qualità di abitanti, pro tempore, si ha l’obbligo, civile e morale, di preservarli nel loro valore storico, artistico, culturale e paesaggistico. 

In quest’ottica hanno preso avvio le mostre d’arte, inaugurandole nella sede di AdA, presso la basilica dei Santi Bonifacio e Alessio, con In Crypta’ (dicembre 2013 / gennaio 2014), mostra di scultura ceramica nella cripta medioevale. Qualche anno dopo, nel chiostro dell’ex-convento della basilica, sede dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, è la volta di Claustromania, una mostra volutamente “territoriale”, in quanto organizzata da istituzioni / artisti e curatrice abitanti all’Aventino.  

Nella stessa sede, in concomitanza con la RomeArtWeek (2019), fu presentato OPENBOX, un progetto espositivo incentrato sul dialogo tra l’arte contemporanea e gli spazi verdi sul colle adottati da AdA. 

Un progetto pilota che propone la trasformazione dei giardini dell’Aventino in gallerie darte all’aperto, in “open boxes, spazi virtuali a scatola“, e che vuole dare la possibilità ad artisti di esporre le proprie opere per un periodo limitato in un contesto paesaggistico e storico unico.

Il progetto nasce con il restauro del giardino di piazza Albina, che è stato riportato al suo disegno originale, sotto la sorveglianza attiva di AdA, del Municipio Roma I Centro, e il finanziamento di BNP Paribas Real Estate. Dopo anni di incuria, di insicurezza pubblica e traffici illeciti, il giardino è tornato a svolgere la sua funzione di polmone verde, di area di incontro e svago. 

Il primo OPENBOX è stato realizzato nel dicembre 2020 / febbraio 2021, con la collaborazione del Municipio Roma Centro I, e con opere di ben otto artisti in tre giardini pubblici, ed è stato un successo. Accresciuto forse anche dall’essere nel pieno del periodo delle restrizioni covid, quando passeggiare nei giardini era tra le poche attività outdoor consentite. Segue l’anno dopo OPENBOX2, in memoria di te, un omaggio agli Aventinenses, a chi non c’è più. Nel 2022 / 2023 OPENBOX3, Vitruvio docet, è stato dedicato all’architettura sul colle. OPENBOX4, mito-morfosi, attualmente in corso, si confronta con i miti e la loro presenza nascosta all’Aventino.

OPENBOX è ormai un appuntamento fisso, dove il ruolo degli abitanti attraverso la loro associazione è la forza trainante. Succede anche altrove, ad Amsterdam con ARTZUID, come a Roma con l’ECOMUSEO Casilino: si progetta la rigenerazione del verde urbano attraverso iniziative di arte contemporanea organizzate in loco e affiancate dalle istituzioni. 

Hanno finora collaborato, artisti, curatori, grafici, fotografi (in ordine alfabetico): Aurora Avvantaggiato / Paolo Buggiani / Tommaso Cascella / Mario Cozzi / Giorgio Crisafi / Publia Cruciani / Pablo Figura / Yvonne Ekman / Marco Fioramanti / Evandro Gabrieli / Daniela Gallavotti Cavallero / Daniel Galligani / Antonio Grieco / Emilio Leofreddi / Mauro Magni / Giovanna Martinelli / Roberta Melasecca  / Rita Miranda / Roberto Mirulla /  Riccardo Monachesi / Luigi Narici / Alessandro Olivieri  / Francesca Perti / Jasmine Pignatelli / Giulia Ripandelli / Massimo Saverio Ruiu / Ninì Santoro / Paola Spinelli / Sandro Scarmiglia / Lucrezia Testa Iannilli / Alberto Timossi / Luca Valentino / Raffaele Vitto / Mara van Wees. 


AB INITIO
Promosso da: Associazione Amici dell’Aventino
Con il Patrocinio di: Municipio I Roma Centro, Istituto Nazionale di Studi Romani
A cura di: AdA-Cultura e Francesca Perti
Espongono: Cascella / Crisafi / Cruciani / Figura  / Fioramanti / Galligani / Leofreddi / Magni / Martinelli / Monachesi / Pignatelli / Ruiu / Santoro / Scarmiglia / Testa Iannilli / Timossi / van Wees
Opening : mercoledì 7 febbraio, ore 17 – 20 
Dove : Piazza Cavalieri di Malta 2, Roma 
Durata : 8 – 9 febbraio ore 11 – 14 , ingresso libero.
Sponsor. Casale del Giglio
Contatti : info@aventino.org 

Ufficio stampa
Roberta Melasecca
| roberta.melasecca@gmail.com | +39 3494945612

Bologna, MAMbo: Due artiste di epoche diverse affermano la propria individualità creativa

Properzia de’ Rossi, Giuseppe e la moglie di Putifarre, 1525-1526
Marmo, cm 53 x 54 – Bologna, Basilica di San Petronio

A cura di Lorenzo Balbi con l’assistenza curatoriale di Giulia Pezzoli 26 gennaio – 26 maggio 2024
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Project Room

Via Don Minzoni 14, Bologna

www.mambo-bologna.org

Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

Nell’ambito di ART CITY Bologna 2024 in occasione di Arte FieraInaugurazione
Giovedì 25 gennaio 2024 ore 18.00

Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna inaugura la programmazione espositiva della Project Room per l’anno 2024 con la mostra Lynda Benglis e Properzia de’ Rossi: Sculpitrici di capriccioso e destrissimo ingegno, a cura di Lorenzo Balbi, visibile dal 26 gennaio al 26 maggio 2024.
L’inaugurazione si svolge giovedì 25 gennaio alle h 18.00 nell’ambito di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali, promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.

L’esposizione propone un dialogo inedito tra Properzia de’ Rossi (Bologna, 1490 circa – 1530), considerata la prima donna scultrice nella storia dell’arte nonché unica donna ad avere una biografia all’interno delle Vite di Giorgio Vasari, e Lynda Benglis (Lake Charles, Louisiana, 1941), considerata una delle più importanti e irriverenti scultrici viventi. Appartenenti a epoche e culture lontane tra loro, le due artiste, entrambe virtuose del medium scultoreo, sono accomunate dall’ambizione di affermare la propria individualità creativa in contesti ostili o difficilmente accessibili alle donne.

Properzia de’ Rossi sfida i limiti dell’epoca in cui vive attraverso la sua stessa presenza di artista in un contesto prettamente maschile, quello del prestigioso cantiere bolognese di San Petronio, in cui lavorano, impegnati nelle sculture in marmo dei portali della facciata, celebri artisti quali Niccolò Tribolo, Alfonso Lombardi, Girolamo da Treviso e Amico Aspertini. Secondo Vasari, de’ Rossi sostiene l’immane sforzo fisico della tecnica scultorea animata dal desiderio di fama e dalla volontà di estirpare all’universo maschile il “vanto della superiorità”, seppur “per mezzo del marito” avrebbe chiesto ai “fabbricieri della basilica” una parte di quel lavoro. Il Vasari, inoltre, sottolinea il manifestarsi dell’indole irriverente della donna nella formella marmorea da lei realizzata, raffigurante l’episodio biblico di Giuseppe e la moglie di Putifarre: l’opera, che racconta un amore adulterino, sarebbe, secondo il critico d’arte, manifesto dell'”ardentissima passione” che la scultrice nutre nei confronti del suo amante e che sfoga nell’arte. Nell’ottica di Vasari, dunque, l’attività artistica di Properzia de’ Rossi è ridimensionata dall’intervento di due uomini: il marito, come intercessore per l’ottenimento del suo lavoro, e l’amante, come fonte d’ispirazione per la sua arte.

Come Properzia de’ Rossi, Lynda Benglis, a cinque secoli di distanza dall’artista bolognese, opera fin dai suoi esordi una rivoluzione sfidando i limiti sociali e, di pari passo, quelli della materia attraverso il suo gesto artistico. Americana di origini greche, Benglis inizia la sua carriera negli anni Sessanta opponendosi con opere estrose e colorate alla geometria e al dogmatismo del movimento artistico del Minimalismo, i cui maggiori suoi rappresentanti, come Donald Judd e Robert Morris, sono di sesso maschile. Dai versamenti di lattice pigmentato, dal quale prendono vita dipinti aderenti al pavimento, ai materiali sperimentali scelti, che mutano la loro natura nel tempo, tutto concorre ad alimentare il gesto con il quale Benglis plasma opere in fieri che sfidano l’immutevolezza e la staticità tipiche dei manufatti artistici scultorei.

Anche nel caso delle opere esposte al MAMbo, le brillanti sfumature cromatiche non seguono la traiettoria canonica dell’utilizzo del marmo bianco nell’arte contemporanea – come, ad esempio, nel caso di Sol LeWitt – ampliando così le possibilità di espressione della tecnica che si traducono in un patrimonio visivo ricco e profondo. La sua sperimentazione con il colore nel contesto della scultura in marmo si sposa alla volontà di preservare elementi storici, basti pensare all’influenza dell’arte greca e del Barocco, con l’obiettivo di scardinare i confini temporali dell’arte. Le opere di Benglis conservano una traccia antropomorfa, catturata attraverso un preciso gesto e momento definito dall’artista “the frozen gesture”, e producono una nuova chiave interpretativa rivoluzionaria dell’arte scultorea mettendo in scena un fitto dialogo tra passato e presente.

Lynda Benglis e Properzia de’ Rossi: Sculpitrici di capriccioso e destrissimo ingegno presenta dalla produzione artistica dell’artista bolognese lo stemma nobiliare della famiglia Grassi con aquila bicipite, in filigrana d’argento con noccioli di frutta intagliati, proveniente dal Museo Civico Medievale di Bologna e appositamente restaurato per questa occasione espositiva, e una riproduzione in 3D della formella in marmo, prodotta anch’essa per la mostra, rappresentante l’episodio biblico di Giuseppe e la moglie di Putifarre, realizzata per il portale della Basilica di San Petronio e conservata all’interno del suo Museo diocesano. Quest’ultima è un duplicato di fedele accuratezza, estremamente utile in caso di perdita dell’opera originale, che rende fruibile presso il MAMbo una scultura impossibile da spostare dalla sua collocazione originale. La suddetta riproduzione in 3D rappresenta un’azione concreta di valorizzazione del patrimonio culturale affidato alla tecnologia digitale, impiegata perlopiù nella conservazione e nel restauro dei beni artistici. Sia lo stemma nobiliare della famiglia Grassi che la formella in marmo realizzata per la Basilica di San Petronio sono descritte e attribuite da Vasari a Properzia de’ Rossi nelle Vite, primo testo critico di storia dell’arte a sua volta presente in mostra attraverso le due preziose edizioni del 1568 conservate presso la Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna.

Dalla produzione artistica di Lynda Benglis, l’esposizione presenta sette sculture in marmo, realizzate dal 2015 al 2021, provenienti da Thomas Brambilla Gallery di Bergamo e da collezioni private ubicate nell’area metropolitana di Bologna. Queste ultime, oltre a valorizzare il territorio emiliano, rappresentano per il pubblico un’imperdibile occasione di fruizione.

La mostra Lynda Benglis e Properzia de’ Rossi: Sculpitrici di capriccioso e destrissimo ingegno, nata dalla collaborazione tra Settore Musei Civici Bologna, Settore Biblioteche e Welfare culturale del Comune di Bologna e Arcidiocesi di Bologna, rappresenta un esempio virtuoso di strategia culturale che mira a creare progetti condivisi per creare nuove e affascinanti narrazioni diacroniche sulla storia culturale della città.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale in edizione bilingue italiano / inglese, con testi di Lorenzo BalbiVera FortunatiIrene Graziani, David J. Getsy ed Eloisa Morra. In appendice sono inoltre presenti contributi tematici di Elisa Rebellato sull’edizione delle Vite di Vasari in mostra, Matteo Fabbri sulla riproduzione 3D del bassorilievo Giuseppe e la moglie di Putifarre di Properzia de’ Rossi e Simone di Virgilio sul restauro dello stemma gentilizio della famiglia Grassi di Properzia de’ Rossi. Completano il volume le vedute di allestimento della mostra e ulteriori immagini a corredo dei testi.

Si ringraziano per i generosi prestiti la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna, il Museo Civico Medievale di Bologna, Thomas Brambilla Gallery di Bergamo, Collezione SOF:ARTCollezione privata Stefano Angelini, unitamente ai prestatori che hanno preferito rimanere anonimi.

Un particolare ringraziamento al Museo della Basilica di San Petronio di Bologna.


Mostra
Lynda Benglis e Properzia de’ Rossi: Sculpitrici di capriccioso e destrissimo ingegno

A cura di
Lorenzo Balbi

Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

Sede
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni 14 | Bologna

Periodo di apertura
26 gennaio – 26 maggio 2024

Inaugurazione
Giovedì 25 gennaio 2024 h 18.00

Orari di apertura
Martedì e mercoledì h 14.00 -19.00
Giovedì h 14.00 – 20.00
Venerdì, sabato, domenica e festivi h 10.00 – 19.00
Chiuso lunedì non festivi

Orari di apertura straordinari in occasione di ART CITY Bologna 2024
Giovedì 1 febbraio h 10.00 – 20.00
Venerdì 2 febbraio h 10.00 – 20.00
Sabato 3 febbraio h 10.00 – 23.00
Domenica 4 febbraio h 10.00 – 20.00

Ingresso
Intero € 6 | ridotto € 4 | gratuito possessori Card Cultura e nei giorni di ART CITY Bologna 2024 (1 – 4 febbraio)

Informazioni
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496611
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Settore Musei Civici Bologna
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Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
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Elisabetta Severino – Silvia Tonelli
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Bologna, Museo Davia Bargellini: Pegah Pasyar. Mnemosine ad ART CITY Bologna 2024 

Pegah Pasyar, Mnemosine, 2023 – Tecnica mista, cm 43 x 40 x h 36-90
Foto © Marco Baldassari – Courtesy l’artista

A cura di Marco Baldassari

25 gennaio – 11 febbraio 2024
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44, Bologna

Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica
Nell’ambito di ART CITY Bologna 2024 in in occasione di Arte Fiera

Inaugurazione mercoledì 24 gennaio 2024 ore 17.30

Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna sono lieti di presentare, nella sede del Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, la mostra personale di Pegah Pasyar dal titolo Mnemosine, a cura di Marco Baldassari.
Visibile dal 25 gennaio all’11 febbraio 2024, il progetto espositivo si inaugura mercoledì 24 gennaio alle ore 17.30 nell’ambito della dodicesima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.

Le nove sculture inedite che l’artista iraniana presenta in questa occasione – di cui sei in terracotta e tecnica mista e tre in metallo, tutte accomunate dallo stesso titolo Mnemosine – riportano lo sguardo interiore alla Memoria e al Ricordo, ad un momento dove tormento e felicità convivono.
Il lavoro di Pegah Pasyar parte dalla tradizione creativa che guarda alle antiche tecniche, come quello della miniatura persiana da lei praticata per oltre 10 anni in Iran, e alla creazione di gioielli, con una manualità che trova ispirazione nei piccoli formati. Nella cultura occidentale, la memoria torna ai piccoli giocattoli dell’infanzia che l’artista fonde nelle forme geometriche come una sintesi del mondo adulto, mentre il ferro consumato, arrugginito è l’esperienza che modifica col tempo le forme. La diversità delle forme e dei colori delle opere indica una diversità di esperienze, ciascuna con una propria vita, anche se alla base i giocattoli sono un messaggio universale di unità dei bambini di tutti i continenti. All’inizio delle vite delle persone, nell’infanzia non c’è differenza di religioni, razze, o nazioni. La forma complessiva delle sculture fluttua tra la forma geometrica regolare e l’infinito mondo infantile.

Pegah Pasyar, Mnemosine, 2023 – Tecnica mista, cm 36 x 32 x h 93
Foto © Marco Baldassari – Courtesy l’artista

Spiega il curatore Marco Baldassari: “Già come il poeta Rilke indicava, il gioco introduce una ambiguità spazio-temporale non ordinaria. Il gioco ha in sé stesso il suo fine, come l’arte. “O ore dell’infanzia, quando /dietro alle figure c’era più del semplice / passato, e a noi dinanzi non il futuro. /…Eppure nel nostro solitario andare / quel che dura ci recava diletto e stavamo tra giocattolo e mondo, nello spazio intermedio che dal principio fondato fu per un evento puro”. Tempo senza temporalità. Per questo processo si avvale del tema del riciclo e del recupero. In Pegah è sia nella tecnica con cui modella le sue forme, sia negli oggetti inseriti Già nella passata edizione di ART CITY Bologna l’artista con le opere “Voci dall’Abisso” creava il suo rapporto con la Memoria, una costanza che qui si esprime in forme geometriche che rappresentano l’età adulta che racchiude pensieri dell’infanzia. “L’Atlante Mnemosyne” di Aby Warburg, conteneva disegni, contemporanei. Uno storico dell’arte che nutriva la memoria con immagini”.

Il dialogo con il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini è costruito sia all’interno del percorso creativo personale di Pasyar che attraverso il confronto con le opere conservate nelle collezioni permanenti, tra splendide marionette, ceramiche, pitture e sculture e opere realizzate da artiste donne del passato, come i dipinti di Lavinia Fontana Ginevra Cantofoli, il ventaglio di Marta Palomba, le sculture di Clarice Vasini e i paramenti barocchi delle Putte del Baraccano.

Collocate a varie altezze su basi di tufo etrusco, le sculture di Pasyar attraversano tre sale del percorso di visita: la Sala 2, con la galleria dei dipinti, uno dei rari esempi ancora integri di collezionismo storico cittadino, che comprende opere della grande stagione tardogotica del Trecento bolognese; la Sala 6, dove si può ammirare un’elegante berlina da gara da gala da quattro posti tardo settecentesca, straordinariamente dipinta e dorata, e infine la Sala 7, con lo scenografico teatrino per marionette di ambito veneziano, in legno intagliato e dipinto, costituito da boccascena, palcoscenico, due coppie di quinte in tela e cartone dipinti a tempera, e il fondale con 74 figure maschili e femminili, 9 cavalli e 1 scimmia, in parte conservate in deposito e in parte esposte all’interno del teatrino.

Come in una wunderkammerla contemporaneità si specchia nella storia e nei materiali che lo compongono. Nel mondo di Pegah Pasyar la meraviglia del mondo di queste sculture è la trasposizione delle infinite possibilità della mente dei bambini, dove un piccolo maiale può guidare un elicottero. Mondi fantastici di malinconica apparizione.

L’esposizione è accompagnata da una omonima pubblicazione bilingue (italiano/inglese) edita da Agenzia NFC, contenente le riproduzioni delle opere esposte introdotte da testi di Marco Baldassari e Mark Gregory D’Apuzzo.

Pegah Pasyar è nata ad Esfahan, in Iran.
Si è laureata presso l’Università di Arte e Architettura di Kashan nel corso di laurea in Artigianato. Per circa dieci anni si è formata nel disegno di Miniature e Disegno di figura, con un famoso maestro iraniano. Ha insegnato successivamente a sua volta Miniatura. Si è laureata presso la Young Jewelry Designers Association of Iran presso Teheran. Ha creato e disegnato gioielli per un suo brand. Si è laureata nel 2020 in Pittura (Arti Visive), presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Partecipazione a mostre, pubblicazioni, eventi: Bench Rest Art, a cura di Tobia Donà, Fiera di Forlì (2016); performance Human Mask, a cura di Barbara Ceciliato rassegna Cineteca di Bologna, Piazza Maggiore, Bologna, (2017); Nulla è come sembra, a cura di Claudio Rosi, Istituto Storico Parri – Museo della Resistenza, Bologna (2017); Su misura, a cura di Casagallery Itinerante, Salone del Podestà di Palazzo Re Enzo, Bologna (2018); Criminis Imago, a cura di Giuseppe Amato e Marco Baldassari, Oratorio di Santa Maria della Vita, Bologna (2020); Russi: Cantiche. Dante e la fotografia, a cura di Beatrice Buscaroli e Bruno Bandini, Russi, centro storico (2021); Catalizzatore, Spazio NFC, Rimini (2021); Tran(S)missions, a cura di Università Roma Tre, Palazzo Taverna, Roma (2021); Skying Routing, BNP, Bologna (2022); Voci dall’Abisso. Quattro artiste iraniane a Bologna, Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni, Bologna (2023); Women for Freedom, a cura di Claudia Conte, B&C Tax e B&C Legal, Milano (2023); performance Respiro Sottoterra. L’Iran dis-velato di Pegah Pasyar, Lapidario del Museo della Città, Rimini (2023).
Ha inoltre curato l’allestimento delle mostre La diversità dello sguardo. Villa Litta vista da Brera a cura di Marco Baldassari e Rosanna Ruscio, presso Villa Litta Borromeo, Lainate (2023) e Eclipsis al Teatro Arena del Sole, Bologna (2023-2024).


Titolo mostra
Pegah Pasyar. 
Mnemosine

A cura di
Marco Baldassari

Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica

Sede
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44, Bologna

Periodo di apertura
26 gennaio – 11 febbraio 2024

Inaugurazione
Mercoledì 24 gennaio 2024 ore 17.30

Orario di apertura
Martedì, mercoledì, giovedì 10.00 – 15.00
Venerdì 14.00 – 18.00
Sabato, domenica, festivi 10.00 – 18.30
Chiuso lunedì non festivi

Orario di apertura durante ART CITY Bologna (1 – 4 febbraio 2024)
Giovedì 1 febbraio ore 10.00 – 15.00
Venerdì 2 febbraio ore 14.00 – 20.00
Sabato 3 febbraio ore 10.00 – 22.00
Domenica 4 febbraio ore 10.00 – 18.30

Ingresso
Gratuito

Informazioni
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
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Scuderie Aldobrandini Frascati: STEFANO PIALI – “L’umano oltre la storia”

Stefano Piali, Omaggio al Sommo Poeta – Foto di Loredana Gelli

a cura di Ida Mitrano

Scuderie Aldobrandini, Frascati (Roma)
Inaugurazione sabato 3 febbraio 2024 ore 17:00

Il suggestivo spazio espositivo delle Scuderie Aldobrandini di Frascati (Piazza Guglielmo Marconi 6) ospita, da sabato 3 a domenica 25 febbraio, “L’umano oltre la storia” di Stefano Piali un artista che, da oltre quarant’anni con il suo personale segno pittorico e scultoreo, si misura in una produzione che lascia ogni volta stupiti, così come ben descritto nel testo critico di Ida Mitrano che apre lo splendido catalogo della mostra.

I punti cardini del suo lavoro risiedono nell’apparente dicotomia tra storia e tradizione, modernità e passato, movimento, metamorfosi e stasi che diventano nell’artista nuovi scenari per il suo estro contemporaneo.

In particolare, questa esposizione nel centro più vitale dei Castelli Romani, lo vede impegnato in una nuova sfida, quella con l’essenza stessa dell’uomo e del significato dell’arte. In Piali, infatti, l’arte non solo trasforma e plasma la materia alla ricerca di bellezza, ma dialoga costantemente “oltre l’umano”, distante solo apparentemente dalla società attuale, percepita invece visceralmente e della quale denuncia la condizione inedita, la perdita, appunto, di umanità.

Stefano Piali, Lassù un suono, una luce – Foto di Maurizio Ludovisi

Nella sua pittura e scultura le figure prendono forma, i volumi si riempiono, si incidono, si graffiano, gli spazi bianchi delle tele prendono vita. Niente a che vedere con gli anonimi stupori tecnologici a cui oggi sembriamo abituarci. L’arte di Piali nasce dalla esitazione, dalla imprevedibilità, dalla inconsapevolezza.

Qualcosa di estremamente umano, legato alla tradizione dei grandi Maestri del passato, da Michelangelo a Tiepolo e Caravaggio che l’artista riempie di quel “quid” che lo contraddistingue e che diventa la sua ossessione: mettere a fuoco l’uomo e la sua trasformazione nell’incontro simbiotico tra pittura e scultura perché, come lui stesso afferma: ”Quando scolpisco ho nostalgia della pittura, quando dipingo ho nostalgia della scultura”.

Stefano Piali, Re e Regina – Foto di Maurizio Ludovisi

Ecco che la potenza plastica della forma, i panneggi che avvolgono e stringono i corpi, la tensione del movimento che si arresta improvviso in certe parti della tela, del marmo  e del bronzo fanno fluire la sua forte ossessione di rappresentare non la storia ma l’uomo nella storia, oltre la storia.

Lo si percepisce in opere come Energia in movimento, un trittico di grandi dimensioni dove i protagonisti sono l’uno incurante dell’altro e dove ognuno vive il proprio accedere nella storia; o nel potente fermo immagine di Eteriche evoluzioniL’Angelo della speranzaStravolgimenti essenziali o, ancora, ne Il folle volo, tutti dipinti che nella loro instabilità della scena sembrano trovarsi, invece, proprio là dove devono stare per essere, per esistere.

Stefano Piali, Regina – Foto di Maurizio Ludovisi

La mostra offre l’opportunità straordinaria di esplorare il suo Dentro e fuori l’opera  o la Fuga dalla storia, per richiamare ancora solo alcune delle opere con cui l’artista si interroga e pone interrogativi sull’uomo. Uno sguardo oltre l’umano, dunque, che diventa condizione di resilienza e speranza per affermare quella umanità che oggi è negata, quella fragilità messa a nudo a cui Piali restituisce il potente seme della vita attraverso l’unicità del suo processo creativo.

Stefano Piali, Grande Re – Foto di Maurizio Ludovisi

 “È con grande entusiasmo e onore che accolgo la straordinaria mostra dell’artista Stefano Piali  presso la nostra struttura museale di Frascati” ha dichiarato la Sindaca Francesca Sbardella che ha sottolineato inoltre: ” L’arte di Piali, come magistralmente delineato nel testo critico di Ida Mitrano, si distingue per la sua complessità e profondità con la capacità di coniugare le tecniche tradizionali, come la pittura e la scultura, con la contemporaneità delle sue visioni. Attraverso la sua opera ci invita a riflettere sulle sfide della nostra epoca, incanalando le ansie e le speranze dell’umano contemporaneo. La mostra, che offre uno sguardo approfondito sulla ricerca di Piali attraverso gli anni, si presenta come un’occasione unica per il pubblico di immergersi nella profondità della condizione umana, oltre la Storia convenzionale.  Stefano Piali non solo si confronta con la tradizione e i maestri del passato ma li abbraccia e li trasforma in un linguaggio personale e contemporaneo. Incoraggio tutti i cittadini di Frascati e i visitatori a esplorare questa straordinaria mostra, a lasciarsi trasportare dalla bellezza delle opere di Piali. Che questa esposizione sia un catalizzatore per riflessioni profonde e significative sulla condizione umana e sul ruolo dell’arte nel plasmare il nostro futuro”.

La mostra resterà aperta al pubblico fino a domenica 25 febbraio 2024.


Pittore e scultore, Stefano Piali nasce a Roma il 28 gennaio 1956.
Sin dall’adolescenza manifesta l’esigenza di esprimersi attraverso il disegno e la pittura.
Frequenta dapprima il Liceo Artistico di via Ripetta e, nel 1978, si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove approfondisce le tecniche della scultura sotto la guida del maestro Pericle Fazzini.
Sceglie di vivere a Marino, dove ha insegnato per molti anni nella sezione di discipline plastiche presso l’Istituto d’Arte, oggi liceo artistico “Paolo Mercuri”.
Ispirandosi da sempre ai grandi maestri del passato: Michelangelo, Caravaggio, Tiepolo e Dalì, esprime una spiccata personalità artistica e una propria identità espressiva.
L’artista, infatti, dialoga con le diverse materie spaziando dal marmo, al bronzo, all’argilla, alle resine, per passare alle tecniche pittoriche con altrettanta naturalezza.
Dai primi lavori emergono subito le tematiche su cui si concentra l’interesse e la riflessione dell’artista.  La metamorfosi, il movimento e il volo, gli eroi, i centauri e i cavalieri, sono i protagonisti di un viaggio nell’inconscio, di un cammino verso l’infinito alla ricerca di nuove dimensioni.


INFORMAZIONI UTILI
MOSTRA: L’umano oltre la storiaARTISTA: Stefano PialiSITO WEB  www.stefanopiali.com
DOVE: Scuderie Aldobrandini, Piazza Guglielmo Marconi,6  00040 Frascati/ (RM)
A CURA DI: Ida Mitrano
INGRESSO GRATUITO

INAUGURAZIONE: sabato 03.02.2024 ore 17:00
PERIODO ESPOSIZIONE: dal 03 al 25.02.2024
ORARIO INGRESSO: dal martedì al giovedì 15:00-18:00; venerdì, sabato, domenica 10:00-19:00
GIORNO DI CHIUSURA: lunedì
PRESS OFFICE: Loredana Gelli gelliloredana@gmail.com