L’obiettivo è il valore aggiunto che deriva dalle potenzialità

 

Presentiamo in queste pagine alcuni interventi al convegno “La Sicilia nel Mediterraneo con il Presidente Musumeci” tenutosi a Milazzo 29 Ottobre 2018 (Hotel Eolian) con la presenza del Governatore della Regione Siciliana Nello Musumeci. Attraverso scritti e filmati ripercorreremo i lavori per la costituzione della Macroregione Mediterranea Occidentale (MMO).

 

Intervento dell’arch. Michele Comparetto

Il Gruppo di Studio NonSoloPonte (NSP) si annovera fra i promotori/sostenitori della MACROREGIONE MEDITERRANEA CENTRO OCCIDENTALE (MMCO). “Una struttura di governance multilevel che, con il superamento dei limiti territoriali garantisca la partecipazione delle Autorità regionali, locali e dei cittadini alle politiche di cooperazione europee ed euromediterranee per la cultura, la tutela dell’ambiente, la ricerca scientifica, l’innovazione, i sistemi energetici, la connettività territoriale, la mobilità urbana sostenibile, e dunque lo sviluppo socioeconomico della terra meridionale e dei Paesi rivieraschi del Mediterraneo centro occidentale”. Nella fattispecie, sono oggetto dei contributi del Gruppo di Studio NSP alla MMCO, lo sviluppo delle tematiche inerenti: – La connettività territoriale (anche fisica, come ad esempio: Collegamenti Sicilia-Calabria, Sicilia-Tunisia…) – La mobilità urbana sostenibile (ad es.: Conurbamento delle città di Messina, Villa S. Giovanni e Reggio Calabria) – I sistemi energetici (derivabili prevalentemente da fonti rinnovabili: solare, eolico, maree e geotermico). Contributi rivolti particolarmente alla completa identificazione delle potenzialità complementari (di norma latenti) connesse a dette tematiche, nonché delle modalità adottabili ai fini della quantificazione del “valore aggiunto” derivabile dalla fruizione di dette potenzialità. Valore aggiunto destinato a divenire anche determinante – come si evince, ad esempio, dallo studio condotto dal Gruppo di Studio NSP, sulle “Valenze latenti del Ponte sullo stretto di Messina” www.nonsoloponte.it – poiché, atto a contribuire tangibilmente alla finanziabilità delle realizzazioni in esame, che possono avvalersene ai fini della validazione della sostenibilità economica – e quindi della bancabilità – degli investimenti atti a consentirne la concreta fattibilità. Ad ulteriore titolo esemplificativo si cita il “valore aggiunto” derivabile dalla fruizione delle “potenzialità turistiche” (latenti) delle quattro isole artificiali “di servizio”, previste per la realizzazione del “Tunnel Enea”, di collegamento della Sicilia con la Tunisia, nonché le ulteriori potenzialità derivabili dalla installazione, sulle stesse isole, di sistemi energetici derivabili da fonti rinnovabili e facenti capo a stazioni di monitoraggio e ricerca insediabili in loco. Le citate potenzialità delle quattro isole, nel loro insieme, sono già oggetto di studi preliminari da parte del Gruppo di Studio NonSoloPonte.

Costituente del Comitato napoletano per la Macro Regione Mediterranea

(Immagine di copertina: La fontana che decora il giardino di palazzo Berio )

 

Si apre oggi, venerdì 9 novembre (ore 9,00), a Napoli, l’assemblea di una importante iniziativa preparatoria della costituenda Macroregione Mediterranea nella sede di Palazzo Serra di Cassano-Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. In un nota diffusa dai promotori dell’evento si sottolinea: «Il momento assembleare a cui prenderanno parte espressioni della società civile, tra rappresentanti del mondo sociale, economico e delle istituzioni, è conclusivo di un iter denso di confronto tra convegni, pubblicazioni scientifiche ed altre attività e comporta la sua ufficializzazione”. La Macroregione, si evidenzia, “è il più avanzato ed innovativo strumento operativo dell’Unione Europea che permette la partecipazione plurale della società civile alle ‘very soft institution’, sofisticate forme istituzionali”. Ne sono già così attive 4, la Baltica, la Danubiana, la Alpina e la Adriatica-Jonica “con tanto di strategie ed ognuna in materia di ambiente, energia, trasporti, lotta alla criminalità e ricerca scientifica e sanitaria»Specificatamente, la Macroregione «è una forma innovativa sana delle forme partecipative messe a punto in un quadro di confronto dinamico e di sussidiarietà in cui tutte le forze della società civile possono trovare cittadinanza».Con essa si passa da un sistema di deleghe deresponsabilizzanti alla partecipazione meritocratica libera da deleghe. É l’affacciarsi di un modello nuovo di partecipazione democratica. Il passaggio da semplice elettore a cittadino protagonista lontano dall’appello all’assemblearismo o all’anarchia, concetti ormai superati» conclude la nota.

 

IL PROGRAMMA DEI LAVORI

ASSEMBLEA PER LA MACROREGIONE MEDITERRANEA

9 novembre 2018

ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI

Palazzo Serra di Cassano – Napoli

Ore 9.30 – Registrazione dei Partecipanti – Saluti delle Autorità

Ore 10.00 – On. Andrea Cozzolino – Video messaggio del Portavoce del Parlamento Europeo per la Riforma dei Fondi Strutturali

CLICCA IL VIDEOMESSAGGIO

Apertura dei Lavori

Ore 10.15 – Rocco Giordano – Cooptazioni

Interventi Programmati

  • Il Mediterraneo e la cooperazione delle Macroaree con i Paesi rivieraschi

Ore 10.45 – Emanuele Raimondo

Ore 11.00 – José Luis Solano Gade

  • La Macroregione Mediterranea occasione di sviluppo

(Moderatore – Rocco Giordano)

Ore 11.15 – Stanislao Napolano

Ore 11,25 – Alessandro Citarella

Ore 11.35 – Pasquale Persico

Ore 11.45 – Vito Grassi Presidente

Ore 11.55 – Cristina Fiorenzano

Ore 12.05 – Adriano Giannola

  • Le tematiche primarie comune dell’Area Mediterranea – Infrastrutture e Territorio

(Moderatore – Pasquale Persico)

Ore 12.15 – Roberta Varriale

Ore 12.25 – Ennio Forte

Ore 12.35 – Renè Georges Maury

Ore 12,45 – Giovanni Saccà

Ore 12.55 – Pietro Spirito

LUNCH 13.05 -14.30

  • Formazione, Ambiente e Salute nell’Area del Mediterraneo – Le Emergenze infettive

(Moderatore Prof. Cosimo Inferrera)

Ore 14,40 –Carlo Amirante

Ore 14,50 –Francesco de Notaris

Ore 15.00 –Antonino Aurilio

Ore 15,10 –Francesco Montanaro

Ore 15.20 – Egidio Montibello

Ore 15.30 – Stanislao Napolano

Ore 15,40 –Angelo Cioffi

  • Gli aspetti istituzionali e la società civile

(Moderatore – Vincenzo Senatore)

Ore 15,50 – Sandro Staiano

Ore 16,00 – Renato D’Amico

Ore 16,10 – Andrea Piraino

Ore 16,20– Stelio Mangiameli

SALUTI ISTITUZIONALI

Ore 16.30 – On. Paolo Russo – Camera dei Deputati – Vicepresidente del Comitato per la Legislazione

Ore 16 45 – On. Giuseppina Castiello – Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri

Ore 17.00 – Paolo Pantani – Proposta Istitutiva della Macroregione Mediterranea e richiesta a Amministrazione Pubblica procedente

Interventi programmati:

Ore 17.10 – Ivan Pacifico

Ore 17.20 – Luigi Guarino

Ore 17.30 – Stefano Stanzione

Ore 17.40 – Francesco Montanaro

Ore 17.50 – Rocco Giordano – Approvazione della proposta istitutiva

Ore 18.00 – Intervento del Difensore Civico della Regione Campania

___________________________________________

RELATORI

Paolo Pantani – Presidente Emerito ACLI Beni Culturali

Rocco Giordano – Economista dei Trasporti- Cooptazioni

Emanuele Raimondo –  Ricercatore in Materie Giuridiche

Beya Ben Abdelbaki Fraoua – Console Generale delle Repubblica di Tunisia

Antonio Cirino Pomicino – Console Onorario del Regno del Marocco

José Luis Solano Gade – Console Generale del Regno di Spagna

Stanislao Napolano – Dirigente Medico Presidente Associazione “Carlo Filangieri”

Alessandro Citarella – Rappresentante Meridem

Pasquale Persico – Presidente dell’Osservatorio dei Beni Culturali

Vito Grassi – Presidente Unindustria Campania

Cristina Fiorenzano – Rappresentante Regione Basilicata

Adriano Giannola – Presidente SVIMEZ

Roberta Varriale – CNR Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo

Ennio Forte – Economista dei Trasporti

Renè Georges Maury – Geografo

Giovanni Saccà – Ingegnere Responsabile Settore Studi Trasporti Ferroviari CAFI

Pietro Spirito – Presidente dell’Autorità Portuale del Tirreno Centrale

Cosimo Inferrera Presidente comitato promotore M.M.C.O.

Carlo Amirante – Costituzionalista

Francesco de Notaris – Direttore Bollettino Assise

Antonino Aurilio – Dirigente Medico Direttore U.O.S. Medicina di Base Distretto

Francesco Montanaro – Medico Specialista Gastroenterologo

Egidio Montibello – Medico già direttore UOC Formazione e Aggiornamento ASL NAPOLI 2 Nord

Angelo Cioffi – Medico Specialista Ginecologo

Vincenzo Senatore – Responsabile di Redazione Il Denaro

Sandro Staiano – Costituzionalista

Renato D’Amico – Docente scienza Politica

Andrea Piraino – Costituzionalista

Stelio Mangiameli – Direttore ISSIrFA- Cnr

On. Andrea Cozzolino – Eurodeputato – Vicepresidente Commissione per lo sviluppo regionale

On. Paolo Russo – Camera dei Deputati – Vicepresidente del Comitato per la Legislazione

On. Giuseppina Castiello – Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri

 

L’obiettivo è operare per crescere, progredire e diventare uguali

 

Presentiamo in queste pagine alcuni interventi al convegno “La Sicilia nel Mediterraneo con il Presidente Musumeci” tenutosi a Milazzo 29 Ottobre 2018 (Hotel Eolian) con la presenza del Governatore della Regione Siciliana Nello Musumeci. Attraverso scritti e filmati ripercorreremo i lavori per la costituzione della Macroregione Mediterranea Occidentale (MMO).

 

Intervento del prof. Giuseppe Abati Segretario generale AICCRE Puglia

“Macroregione Mediterraneo”
  UN SOGNO!
“La nuova Europa”

 

Un saluto dalla Puglia Regione Europea del Mediterraneo!

Sogniamo? la Macroregione?
No! ..chiediamo che si faccia immediatamente!

GRIDIAMO che abbiamo atteso troppo.
Molti dormono!
Sono ciechi non vedono che siamo fermi o peggio
La macro ALPINA è stata realizzata in due anni
Noi aspettiamo da SEI anni a dire poco
Sono troppi non possiamo indugiare oltre chiediamo alle Istituzioni di rompere gli indugi, agire e chiedere la nascita della macro regione del Mediterraneo che sposterà il baricentro verso il SUD per aiutarlo ad uscire dalla crisi dalle discriminazioni, dai soprusi… utile a ridurre l’esodo

Si parla dal 2009…. nel 2010 “la dichiarazione di Palermo”, Uniti dal Mediterraneo”, sottoscritta da 20 Paesi, che aspettano da 8 anni di essere coinvolti cioè: Algeria, Arabia Saudita, Bulgaria, Cipro, Croazia, Egitto, Francia, Giordania, Israele, Italia, Libano, Libia, Malta, Marocco, Palestina, Romania, Siria, Spagna, Tunisia, Turchia e rappresentanti della Lega Araba, presenti i rappresentanti della Commissione Ue, del Comitato delle Regioni, del Crpm (Conferenza delle regioni marittime). Il V. Presidente Arnao promise a Messina il 7 aprile che avrebbe organizzato un incontro e invitato tutti. Nel 2011 le Commissioni del PE esteri, sviluppo regionale, cultura e istruzione (del 2.3.2012 molto interessanti i suggerimenti)..

La risoluzione del Parlamento Europeo del 2012
Il parere del C.E.S.E “ La macro strategia per il Mediterraneo (suddivisa in due strategie sub regionali, una per il Mediterraneo orientale e l’altra per quello occidentale) deve puntare a trasformare la regione in uno spazio veramente all’avanguardia in termini di scambi commerciali, turismo, civiltà, idee, innovazione, ricerca e istruzione, convertendola in una regione di pace ai fini dello sviluppo e della prosperità sociale…”

Ancora nell’incontro di Vilnius del 2013

Il Parlamento europeo ( il 3 luglio 2013) suggerisce alla Commissione di coordinare un processo di riflessione e di concertazione per le strategie macro regionali future, individuando ed elaborando una “mappa previsionale delle macroregioni europee“, frutto di un’ampia concertazione con le regioni e gli Stati membri interessati, priva di carattere vincolante e che potrà evolvere in funzione delle dinamiche locali. Con riferimento all’area mediterranea, il Parlamento europeo sollecita la Commissione ad agire per l’attuazione di strategia macro regionale specifica, basandosi sull’esperienza, sulle risorse esistenti e sui risultati raggiunti dalle organizzazioni regionali esistenti ed associando i paesi terzi e le regioni interessati fin dalla fase di definizione della strategia, utilizzando a tale scopo lo strumento finanziario di vicinato e di partenariato. Ad avviso del Parlamento europeo, nell’area del Mediterraneo sono individuabili tre specifiche strategie macroregionali Mediterraneo occidentale, Iniziativa adriatico-ionica e Mediterraneo orientale– e i principali interventi dovrebbero essere mirati alla cooperazione su progetti specifici e comprendere le reti energetiche, la cooperazione scientifica e l’innovazione, le reti per la cultura, l’istruzione e la formazione, il turismo, il commercio, la tutela ambientale, il trasporto marittimo sostenibile, la sicurezza marittima e la protezione dell’ambiente marino dall’inquinamento, dal sovrasfruttamento e dalla pesca illegale, attraverso la creazione di una rete integrata di sistemi di informazione e sorveglianza per le attività marittime, il rafforzamento della buona governance e una pubblica amministrazione efficiente, in modo da favorire la creazione di posti di lavoro.

……il regolamento 1082 del 2005 sui GECT uno strumento ottimo per coinvolgere gli stati confinanti non utilizzato o molto poco nel sud e per usare i finanziamenti Ue…..

Qualcosa si muove: il sen. Pitella (che ha aderito al Comitato insieme ad altri) ha presentato una interrogazione che chiede tra l’altro:” quali misure, nelle more della costituzione della Macroregione del Mediterraneo Centro-Occidentale, si intendano mettere in atto al fine di veder coinvolto il nostro Paese e le sue imprese nella ideazione, progettazione e realizzazione delle infrastrutture di collegamento dei Paesi nordafricani con l’area europea, anche in considerazione della programmazione delle risorse dell’UE nel quadro delle grandi reti transeuropee

Al Presidente Musumeci chiediamo di essere il protagonista e di dare il via a questa grande mobilitazione …. Di essere in prima fila noi lo seguiremo in questa azione che può definire il riscatto del Sud

Dobbiamo essere decisi e animati dal desiderio di aiutare coloro che hanno bisogno

Vogliamo subito la macroregione del Mediterraneo.

Siamo convinti che ci aiuterà ad uscire dalla crisi ed aiuterà i paesi dell’Africa.

Possiamo fermare il flusso migratorio? Non è possibile!

Possiamo dire no ad un bambino che è nel mare senza nessuno…. è solo!

Si può dire no. Si, se abbiamo creato le condizioni per farlo vivere, non dico bene ma… nel suo Paese.

Solo la Macroregione può ridurre l’esodo.
Ora abbiamo bisogno anche di una diversa EUROPA.. Come Spinelli e altri sogno la nuova EUROPA
Questa non è quella che vogliamo
Deve essere differente dove si vota e si decide…

Non possiamo più stare zitti dobbiamo chiedere con forza il cambiamento un Presidente eletto, una Europa federale, cioè gli Stati uniti d’Europa

Dobbiamo parlare con i giovani e spiegare perché c’è bisogno di EUROPA e che bisogna andare a votare e saper scegliere. E’ indispensabile un’ Europa efficiente e democratica ..Dobbiamo contrastare la logica di buttarla giù.. Abbiamo assoluto bisogno d’Europa

La Cina sta invadendo il mondo da soli non riusciamo a competere o contrastare.

Non facciamoci ammaliare da facili promesse

E’ vero sogno…. una sola squadra Europea alle olimpiadi, così i giovani capiranno certamente di essere cittadini dell’Europa…

Una sola ambasciata nei vari paesi del mondo così tutti comprenderanno che siamo cittadini di una sola grande nazione.

Un sogno! Noi lavoriamo da 60 anni per realizzare l’Europa federale… speriamo che qualcuno miope e egoista non dissolva questo grande obiettivo: operare insieme per crescere, progredire e diventare uguali nel benessere, nell’amore e nella fraternità!

Abbiamo bisogno caro Presidente del Tuo aiuto!

E’ un bellissimo sogno.

Tu puoi farlo diventare realtà! Chiediamo il rispetto degli impegni!

Ricordo Moro: “nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa o nel Mediterraneo, poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo”. Un’Europa come una “comunità allargata”, aperta alla collaborazione, alla solidarietà e dialogo.

Moro era impegnato seriamente alla questione meridionale.

Queste macroregioni potranno aiutare i SUD a diventare protagonisti! l’incontro tra Città Regioni popoli aiuterà a realizzare incontri, gemellaggi, Gect e a preparare l’Europa unita

Il futuro dell’Italia è in Europa e nel Mediterraneo.

Sicuri di questo abbiamo realizzato un Comitato ed oggi l’Associazione Europea del Mediterraneo e invito l’on. Musumeci a partecipare.

Da Matera città Europea della cultura e Palermo Città Italiana della Cultura l’appello al riscatto del Mezzogiorno a realizzare gemellaggi tra città, i Gect, le macro regioni del Tirreno e Mediterraneo per rafforzare la collaborazione e l’amicizia tra i popoli e la vera nascita dell’Europa federale per far crescere le nostre Comunità. Un cammino non facile impegnativo!

Non è un sogno! è realtà se proseguiremo con l’entusiasmo, passione e la capacità che abbiamo dimostrato in questi mesi coinvolgendo Città e Regioni Europee! Questo è il compito dell’Associazione che nasce oggi! Ancora: La nuova iniziativa che il Veneto e la Lombardia, seguite cautamente dall’Emilia Romagna, hanno intrapreso, sulla base di quanto previsto dalla Costituzione, per ottenere maggiore autonomia e maggiori entrate.

Le altre regioni sono ferme! Perché!

L’Aiccre Puglia invita le Regioni, specie quelle del Sud, ad incontrarsi per avviare un’azione comune non solo per chiedere maggiore autonomia
( per non perdere un’altra occasione di crescita) ma anche per sollecitare l’ attuazione delle macroregioni del Mediterraneo ed anche quella del Tirreno, indispensabili per affrontare e risolvere molti problemi e tra i tanti quello migratorio! Programmare insieme.

Perché stare fermi se altri agiscono con spregiudicatezza e si mobilitano!

Un appello, quindi, all’ MFE e all’Aiccre a discutere e a diffondere la verità!

E’ un impegno che non possono sottrarsi devono subito coinvolgere i Presidenti delle Regioni, i Sindaci e gli iscritti ad operare per salvare l’Europa, la libertà e la democrazia!

Abbiamo bisogno di VOI per vincere che significa FAR rispettare l’impegni e affrontare seriamente il riscatto del Sud !!

Finora dimenticato! Trascurato umiliato!

E’ ora di re basta! Abbiamo pari doveri e vogliamo pari diritti!

 

Renato D’Amico – Macroregione come spazio strategico

 

In queste pagine presentiamo alcuni degli interventi al Convegno del 7 settembre 2018 presso la Stazione Marittima del porto di Napoli in occasione della presentazione del libro “Per la Macroregione de Mediterraneo occidentale” dei professori Renato D’Amico e Andrea Piraino (Franco Angeli, editore). L’appuntamento è stato organizzato da Paolo Pantani, presidente emerito di Acli Beni Culturali, Stanislao Napolano, presidente dell’Associazione Carlo Filangieri, Giordano Editore e quotidiano online Il Denaro.it.

 

>>> Intervento di Renato D’Amico

Ringrazio, innanzitutto, gli amici napoletani che hanno ritenuto che questo volume curato da me e da Andrea Piraino meritasse una presentazione. Ma li ringrazio, soprattutto, e con essi ringrazio tutti coloro che sono stati presenti a questa iniziativa, spesso apportando un loro prezioso contributo di riflessione, per il fatto che nonostante le innumerevoli e ben note difficoltà di un processo tanto complesso, continuano da anni, ormai, e con lodevole impegno nella proposta di istituzione della Macroregione del Mediterraneo centro occidentale. Ed è in piena sintonia con la loro invariata passione che oggi colgo l’accelerazione che negli ultimi mesi ha interessato questo processo istitutivo

Come è stato sottolineato sin dagli interventi di apertura di questa mattina, il senso di questo processo è quello di voler procedere dal basso, secondo quell’approccio bottom-up suggerito dall’UE e nel quale il “Territorio” è chiamato ad assumere un ruolo di assoluto protagonista. Ne è prova l’ampia partecipazione a questa iniziativa degli attori territoriali privati, dei principali stakeolders, dei quali ho potuto apprezzare gli interventi. Né sarebbe potuto essere diversamente: è tra i principali obiettivi della Strategia Europea delle Macroregioni quello di prendere le mosse da una visione condivisa dei «punti di forza» e di «debolezza» – ma anche le «opportunità» e le «minacce», come richiede l’analisi SWOT – che accomunano le regioni che decidono di aderirvi, così come essi vengono rappresentati dagli attori (pubblici e privati) che vivono ed operano in quel territorio, al fine di pervenire ad una strategia comune ispirata non già alla mera “rincorsa delle emergenze” bensì a quel metodo della programmazione (interventi integrati e coordinati tra loro, e proiettati sul medio-lungo periodo) ahimè troppo spesso trascurato dalle nostre istituzioni pubbliche.

È quasi superfluo dire, inoltre, quanto l’istituzione della Macroregione del Mediterraneo occidentale costituisca un’occasione straordinariamente importante in particolare per il Mezzogiorno d’Italia, e, soprattutto per quelle occidentali che si affacciano sul Mediterraneo. Le cose che ho avuto il piacere di ascoltare questa mattina confermano, in tal senso, quanto scrivono tutti gli autori i cui contributi sono raccolti in questo nostro volume. Le ricadute positive riguarderebbe il protagonismo dei territori meridionali nella valorizzazione del ruolo che essi a fatica si stanno conquistando – anche per ragioni squisitamente geografiche e culturali – nei rapporti con i Paesi della sponda settentrionale dell’Africa. Ma riguarderebbero anche l’elaborazione di una vera strategia volta al superamento di quel dualismo Nord-Sud così duro a morire, a cominciare dalle infrastrutture per la mobilità e delle politiche economiche.

La Strategia Europea delle macroregioni può essere letta su due piani, uno di breve e medio periodo ed uno di lungo periodo. In quest’ultimo caso, in particolare, il punto di approdo sarebbe  quello del superamento di un’Europa delle Nazioni a beneficio di un’Europa dei Popoli in prospettiva federalista. Un obiettivo difficile, questo, irto di ostacoli politici, tanto più in un’epoca, la nostra, dominata da “sovranismi” ed egoismi d’ogni genere.

Per questo, sono personalmente più propenso per obiettivi più di breve-medio periodo, forse più modesti ma indispensabili. Mi riferisco – come sostengo nel mio scritto contenuto nel volume – alla Macroregione del Mediterraneo occidentale intesa come spazio strategico e occasione di apprendimento organizzativo, per le istituzioni come per le comunità coinvolte, nel recepire quei mutamenti paradigmatici – di contenuto e di metodo – che contraddistinguono le migliori politiche europee di sviluppo locale. Apprendere tutto questo, farlo divenire un patrimonio comune dei territori che aderiscono alla Macroregione non ha solo un valore in sé in vista di politiche che possano realmente creare sviluppo, bensì significa anche porre su solide fondamenta anche quella prospettiva politica di più lungo periodo che punta all’Europa dei Popoli.

Pur muovendoci in questo percorso bottom-up, di democrazia partecipativa, non possiamo tuttavia tralasciare il fatto che l’istituzione della Macroregione richiede il coinvolgimento delle istituzioni amministrative, Regioni, Province, Città.  E qui sorge il primo problema: la permanenza di un disegno istituzionale ancora fondato sulle Nazioni, ciascuna con un proprio assetto amministrativo e regolamentare che rende estremamente difficoltoso quel coordinamento e quella armonizzazione delle politiche più volte rivendicate nei documenti istitutivi delle macroregioni. Perché possano efficacemente funzionare come «spazi funzionali», l’istituzione della Macroregione necessita dunque di una chiara manifestazione di volontà e responsabilità politica, di un impegno non propagandistico bensì costantemente perseguito da parte degli esponenti politici chiamati a governare le Regioni, le Province, le Città, metropolitane e non, che ricadono nel territorio interessato dalla Macroregione del Mediterraneo occidentale.

La stessa volontà della politica è condizione indispensabile sotto il profilo tecnico procedurale. E questo, come insegna l’esperienza, costituisce un secondo problema. Sappiamo, infatti, che la materia dell’istituzione, prima, e del ciclo di vita, poi, delle macroregioni è regolata non da una normativa specifica, bensì da uno schema consuetudinario. Resta però il fatto che sia nella prima fase di questa “procedura” (la piena condivisione da parte degli attori territoriali circa le sfide comuni da affrontare e la strategia da adottare), sia nella seconda (quella delle relazioni inter-governative, orizzontali e verticali, sul piano degli organismi dell’Unione, prima in sede di Consiglio, e poi in sede di Commissione che avvia un ampio processo di consultazione con tutti gli attori territoriali che si conclude con l’adozione del Piano d’Azione e la redazione di una Comunicazione sulla Strategia della Macroregione che dovranno, infine, essere formalmente approvati dal Consiglio europeo. dei passi istituzionali da percorrere), sia, infine, nella terza fase (quella della attuazione della strategia macro-regionale attraverso l’espletamento di ruoli e compiti nel quadro dell’approccio della multi-level governance e della partnership pubblico-privata), fondamentale è la responsabilità delle istituzioni pubbliche (Regioni e Comuni, in primis).

Così stando le cose, in conclusione, la sfida che ci aspetta è quella di impedire il possibile “cortocircuito” tra l’approccio place-based e la tradizionale pervasività della politica (meridionale), con il suo corredo (sempre dietro l’angolo) di disattenzione e paralisi decisionale.

 

 

 

Giovanni Saccà – Rete Transeuropea e rete Transmediterraneea 3/3

 

In queste pagine presentiamo alcuni degli interventi al Convegno del 7 settembre 2018 presso la Stazione Marittima del porto di Napoli in occasione della presentazione del libro “Per la Macroregione de Mediterraneo occidentale” dei professori Renato D’Amico e Andrea Piraino (Franco Angeli, editore). L’appuntamento è stato organizzato da Paolo Pantani, presidente emerito di Acli Beni Culturali, Stanislao Napolano, presidente dell’Associazione Carlo Filangieri, Giordano Editore e quotidiano online Il Denaro.it.

>>> Intervento di Giovanni Saccà

3/3

Connessioni tra i corridoi TEN-T e TMN-T

Nelle Regioni europee bagnate dal Mediterraneo occidentale sono in corso i lavori relativi ai corridoi Mediterraneo, Scandinavo-Mediterraneo e Reno-Alpi. Nel Nord Africa nelle nazioni magrebine sono in corso i lavori relativi al corridoio Atlantico e Magrebino [1] (fig. 10 e 13: stato attuale e stato futuro).

Fig.10– Principali linee ferroviarie europee e del nord Africa (area magrebina) – 2018

Il collegamento dei corridoi TEN-T Atlantico e Mediterraneo con il corridoio TMN-T Atlantico è previsto tramite l’Afrotunnel di Gibilterra [2]. Tale progetto [3] trae le sue origini nella dichiarazione comune spagnola-marocchina del 16 giugno 1979 sottoscritta dal re Juan Carlos I di Spagna e dal re di Hassan II del Marocco.
La posizione strategica dello stretto di Gibilterra in un contesto di mobilità crescente su scala internazionale dà a questo progetto una chiara componente geopolitica in termini di opportunità che apre allo sviluppo del trasporto terrestre intercontinentale, favorendo l’integrazione tra l’Europa e l’Africa [4] (fig. 11 e 12).

Fig.11 – Aree geografiche di origine/destinazione dei treni viaggiatori e merci che dovrebbero transitare nell’Afrotunnel di Gibilterra (Fonte: www.secegsa.com)

 

Fig. 12 – Previsioni di traffico attraverso il tunnel ferroviario di Gibilterra: scenario tendenziale (Fonte: www.secegsa.com)

Non bisogna dimenticare che attraverso il Mediterraneo transita circa il 19% del traffico mondiale navale (dati 2014) e che le quantità sono destinate ad aumentare anche in conseguenza delle stime di crescita della popolazione mondiale.
In particolare la popolazione dell’Africa è destinata a raddoppiare entro il 2050 e a quadruplicare entro il 2100 [5] (nel 2015: 1.186 milioni di abitanti, nel 2050: 2.478 mil. di abitanti, nel 2100: 4.387 mil. di abitanti).
Questo comporta la necessità di programmare per tempo il potenziamento dei collegamenti nel Mediterraneo. Non è pensabile che l’unico collegamento stabile programmato tra l’Europa e l’Africa sia quello dello stretto di Gibilterra. È opportuno che l’Unione per il Mediterraneo (UfM) inizi a pianificare studi di fattibilità relativi alle possibilità di collegare il corridoio Scandinavo Mediterraneo della rete TEN-T con il corridoio Magrebino della rete TMN-T.
I due corridoi inizialmente potrebbero essere uniti tramite un collegamento marittimo e successivamente tramite un collegamento stabile tra la Tunisia e la Sicilia [6]. Ciò rende evidente la necessità di reinserire nel corridoio TEN-T Scandinavo Mediterraneo un collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia in modo da evitare un’interruzione di carico in corrispondenza dello Stretto di Messina. Coerentemente con tale necessità nel DEF 2017-Allegato Infrastrutture [7] (Appendice 2 – Interventi – pag. 132) e nel DEF 2018-Allegato infrastrutture [8] (INTERVENTI PRIORITARI DA SOTTOPORRE A PROGETTO DI FATTIBILITÀ – MODALITA’: FERROVIE – pag.61) il Governo italiano ha previsto la predisposizione di un Progetto di fattibilità finalizzato a verificare la fattibilità del collegamento, stabile o non stabile, attraverso lo Stretto di Messina.
Pertanto, nelle prossime revisioni dei corridoi europei e nord africani, dovrebbero essere inserite le connessioni tra i corridoi TEN-T e TMN-T (Fig. 13) insieme al collegamento stabile dello Stretto di Messina.

Fig. 13 – Ipotesi di congiunzione dei corridoi ferroviari CORE europei TEN-T e del Nord Africa TMN-T

La realizzazione del Corridoio Atlantico e del corridoio Magrebino della rete TMN-T insieme al loro congiungimento con i corridoi europei Atlantico e Mediterraneo della rete TEN-T tramite l’Afrotunnel di Gibilterra darebbe indubbi vantaggi strategici ed economici ai paesi attraversati da tali corridoi [9]. Tale scenario è in linea con quanto auspicato dall’associazione Ferrmed [10].
La mancata realizzazione della tratta ferroviaria Torino-Lione escluderebbe automaticamente la pianura padana e quindi l’Italia dal principale futuro flusso delle merci da e per l’Africa.
I porti del Nord Tirreno e del Nord Adriatico, a ridosso dei principali poli industriali nazionali, sono in posizione favorevole rispetto ai grandi corridoi europei e si caratterizzano come porti gateway.
La realizzazione di un collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia e l’istituzione di un servizio di navi traghetto veloci tra la Sicilia e la Tunisia (dopo il completamento del corridoio Scandinavo Mediterraneo e del corridoio Magrebino) insieme alla trasformazione dei porti di transhipment del sud Europa in porti gateway, darà all’Europa la possibilità di rilanciare il traffico ferroviario merci attraverso la penisola iberica, italiana e balcanica creando nuove significative opportunità di lavoro [11]. Un porto di transhipment (fig. 14) trae forza dall’efficienza dei servizi e dalla posizione geografica, ma potrà sempre essere sostituito da un altro porto. Maggiore è la forza che il porto ha alle spalle, maggiore è l’attrazione per le grandi Compagnie di navigazione.

Fig.14 – Volumi di traffico container nei porti del Mediterraneo e del Mar Nero – Fonte: TRT, 2015 (pag.91-Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica 2015 [12])
Il reale sviluppo dipenderà dalla capacità organizzativa di trattenere i flussi di merci sul territorio limitrofo ai porti e di aggiungervi valore attraverso le fasi finali della lavorazione per i mercati di consumo. Infatti, la lavorazione dei container comporta impatti notevolmente superiori in termini di fatturato, di utile e di occupati prodotti rispetto al solo transito dei container, con ciò costituendo una grande opportunità per i potenziali effetti economici ed occupazionali.

Tab. 2 – Differenziale in termini di valore aggiunto prodotto da un container in transito ed un container “logisticizzato”

L’obiettivo principale deve essere quindi quello di sviluppare un sistema logistico in grado di intercettare anche i flussi, non originati o destinati alle regioni sede dei porti CORE, sui quali aggiungere lavorazioni e quindi valore. Un’economia, pertanto, basata sempre meno sulla produzione industriale e sempre di più sui servizi e, in particolare, sulla capacità di offrire servizi integrati di logistica.
Le aree circostanti i porti CORE, dopo l’ultimazione dei lavori relativi alla rete TEN-T e TMN-T, sono la sede naturale dove realizzare le ZES (Zone ad economia Speciale) di grandi dimensioni in grado di attrarre investimenti e creare occupazione significativa in grado di riequilibrare le economie dei territori.
Non bisogna dimenticare che i porti italiani sono quasi tutti collocati nei pressi del centro delle città storiche che condizionano e da cui sono condizionati, e che negli ultimi anni in Italia non è stata presa in seria considerazione la possibilità di realizzare nuovi porti lontani dalle città.
Il Global Competitiveness Index 2014-2015 del World Economic Forum, ha collocato le infrastrutture portuali italiane al 55° posto nella graduatoria di competitività, a fronte del 9° posto della Spagna, del 23° posto del Portogallo, del 32° della Francia, del 49° della Grecia e del 51° della Croazia. Tra gli elementi di debolezza del sistema portuale italiano, assumono rilievo la carenza di infrastrutture fisiche, arretrate rispetto agli standard europei, la perdita di competitività del sistema portuale nel sistema del transhipment, l’incremento delle quote di mercato dei sistemi portuali del Nord Europa sui traffici tra paesi extra-UE ed Italia.
Per concludere con quanto stabilito a pag. 49 del CONTRATTO PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO (dell’Italia) sottoscritto il 18 maggio 2018: “Senza un’adeguata rete di trasporto ad alta capacità non potremmo mai vedere riconosciuto il nostro naturale ruolo di leader della logistica in Europa e nel Mediterraneo”.

 

[1] YOUTUBE “Une ligne TGV Tunisie Algérie Maroc” – https://www.youtube.com/watch?v=PghwOoiEbMg&t=55s

[2] YOUTUBE “Futur projet Tunnel entre L’Europe et l’Afrique” – https://www.youtube.com/watch?v=YyNd9pU1mmA

[3] Secegsa.com

[4] http://www.ferrmed.com/

[5] http://www.un.org/en/development/desa/population/

[6] Ricerca.Repubblica

[7] http://www.mit.gov.it/comunicazione/news/def-2017/allegato-al-def-2017-le-opere-fino-al-2030

[8] http://www.mit.gov.it/sites/default/files/media/notizia/2018-05/Allegato_3%20bis_-_Connettere_lxItalia.pdf

[9] Secegsa.com

[10] http://www.ferrmed.com/

[11] Ricerca.Repubblica

[12] http://www.mit.gov.it/node/5278

 

LEGGI L’INTERO INTERVENTO:
1/3 – Parte prima
2/3 – Parte seconda
3/3 – Parte terza

 

Giovanni Saccà – Rete Transeuropea e rete Transmediterraneea 2/3

 

In queste pagine presentiamo alcuni degli interventi al Convegno del 7 settembre 2018 presso la Stazione Marittima del porto di Napoli in occasione della presentazione del libro “Per la Macroregione de Mediterraneo occidentale” dei professori Renato D’Amico e Andrea Piraino (Franco Angeli, editore). L’appuntamento è stato organizzato da Paolo Pantani, presidente emerito di Acli Beni Culturali, Stanislao Napolano, presidente dell’Associazione Carlo Filangieri, Giordano Editore e quotidiano online Il Denaro.it.

>>> Intervento di Giovanni Saccà

2/3

 

Fig. 6 – Delimitazione del mercato contendibile fra i sistemi portuali del Nord e del Sud Europa – Fonte: NEA, Transport Research, 2011

È sorprendente che una percentuale non marginale di container in Italia del Nord non passi per i porti Mediterranei, ma sia instradata tramite i porti del Nord Europa con alcuni retroporti italiani (Novara, Verona e Padova) che avviano i carichi direttamente verso il Nord Europa.
Il problema del riequilibrio tra il Nord e Sud Europa sta diventando sempre più urgente ed evidente.
È necessario individuare al più presto delle strategie che inducano tutti i paesi europei a rispettare i principi stabiliti concordemente con il Trattato di Maastricht, in modo da raggiungere gli obiettivi comuni a partire dalla coesione sociale tramite una armonica crescita economica e occupazionale.
Negli ultimi anni a livello internazionale, soprattutto in Europa si assiste per effetto della stagnazione economica ad un crescente riduzione delle risorse disponibili che comportano, tra l’altro, lo scadimento dei servizi e un crescente divario fra territori (perdita di coesione) e crisi contestuale dell’inter-governabilità europea (populismi emergenti).
A partire dal 2009, non a caso, si è sentita l’esigenza di iniziare a costituire le Macroregioni.
La Macroregione è uno strumento comunitario approvato dalla Comunità Europea nata con lo scopo di favorire la partecipazione al processo decisionale non solo degli Stati ma anche delle Regioni, degli Enti Locali e della Società civile in aree circoscritte dello spazio europeo aperte all’integrazione economica e territoriale. Gli Stati di una determinata Macroregione possono anche non appartenere all’Unione Europea.
Nel 2009 venne istituita la prima macroregione denominata Regione del Mar Baltico (EUSBSR), nel 2010 la regione del Danubio (EUSDR), nel 2014 l’Unione europea per l’Adriatico e Ionio (EUSAIR) ed infine nel 2015 venne istituita la macroregione Alpina (EUSALP).
Il Parlamento Europeo ha esaminato periodicamente i progressi delle Macroregioni già istituite e ha discusso dell’istituzione di ulteriori Macroregioni. A tal proposito è significativa la proposta di risoluzione del parlamento europeo del 27 giugno 2012 riguardante l’evoluzione delle strategie macroregionali dell’UE: pratiche attuali e prospettive future, in particolare nel Mediterraneo (2011/2179(INI)) [1].
Si rammenta a tal proposito che sin dal 1995 è stato avviato il “Partenariato euromediterraneo” (Euromed), chiamato anche “Processo di Barcellona” e che negli anni successivi sono stati sottoscritti accordi di associazione tra i paesi membri dell’Unione Europea e dieci paesi del Mediterraneo: Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Israele, Palestina, Giordania, Libano, Siria e Turchia.
Il 13 luglio 2008 durante il vertice di Parigi per il Mediterraneo è nata l’”Unione per il Mediterraneo” (UpM) ovvero “Union for the Mediterranean” (UfM) con il proposito di consolidare e rafforzare i traguardi ottenuti nell’ambito del Partenariato euro-mediterraneo (Euromed).
L’Unione per il Mediterraneo (UpM) raggruppa 43 paesi sulla base di una copresidenza paritaria tra la sponda sud e nord del mar Mediterraneo: i 28 paesi membri dell’Unione europea, Algeria, Balcani (Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro), Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Mauritania, Principato di Monaco, Palestina, Siria, Tunisia e Turchia.
Il Segretariato generale dell’Unione per il Mediterraneo istituito il 3 marzo 2010 si trova in Spagna a Barcellona.
Nell’ambito di tali processi è stato avviato l’ammodernamento di tutte le infrastrutture delle nazioni del Nord-Africa e del Mediterraneo orientale.
Dietro mandato dei Ministri dei Trasporti il Forum Euro-MED, a partire dal 2009, ha predisposto annualmente nuove mappe relative alla rete globale (Comprehensive network) e alla rete centrale (Core network) dei paesi mediterranei ovvero nuove versioni della Trans-Mediterranean Network of Transport (Figg. 7, 8 e 9).

Fig. 7 – Rete multimodale delle infrastrutture di trasporto nel Mediterraneo occidentale – Rete Comprehensive e Core: strade, porti, aeroporti e interporti nelle nazioni magrebine (versione luglio 2016)

 

Fig. 8 – Rete multimodale delle infrastrutture di trasporto nel Mediterraneo occidentale – Rete Comprehensive: ferrovie e porti nelle nazioni magrebine – Rete Core: ferrovie (merci), porti e interporti nelle nazioni magrebine – (versione luglio 2016)

 

Fig. 9 – Rete multimodale delle infrastrutture di trasporto nel Mediterraneo occidentale – Rete Comprehensive: ferrovie e porti nelle nazioni magrebine – Rete Core: ferrovie (passeggeri) e aeroporti nelle nazioni magrebine – (versione luglio 2016)

All’elaborazione delle proposte hanno collaborato, tra gli altri, GTMO 5+5/CETMO, AMU e ESCWA, sotto la supervisione dell’UNECE [2].
L’implementazione del “Regional Transport Action Plan for the mediterranean region” (RTAP) 2014-2020 è coordinata e monitorata dallo Strumento per il dialogo Euromed istituito in seno all’UpM, coordinato dalla Commissione Europea con il supporto del Segretariato dell’UpM e con il coinvolgimento di tutti i Stati Membri (a livello ministeriale e con gruppi di lavori tematici EURO MED RETE E LAND TRANSPORT).
È stato quindi avviato l’ammodernamento delle linee stradali e ferroviarie delle nazioni del Nord-Africa (tab.1).

Tab. 1 – Estensione della rete ferroviaria e stradale nel nord Africa [3], 2014
Il Masterplan del Marocco prevede l’ultimazione dei lavori relativi alle nuove infrastrutture TMN-T entro il 2035, analoghi obiettivi sono stati approvati anche dall’Algeria e dalla Tunisia.
Alla fine di tali lavori saranno attivati due nuovi corridoi nordafricani chiamati Atlantico e Magrebino realizzati nel rispetto della Specifiche Tecnologiche di interoperabilità europee (STIs).

Durante la seduta del Parlamento Europeo del 27 giugno 2012, tra l’altro, si è discusso “dell’importanza di dare seguito ad una strategia macroregionale mediterranea che associ l’Unione, le autorità nazionali, regionali e locali, le organizzazioni regionali, le istituzioni finanziarie e le ONG della sponda europea del bacino del Mediterraneo e dell’Unione per il Mediterraneo, e che sia aperta ai paesi vicini e/o ai paesi in fase di preadesione, per innalzare notevolmente il livello politico e operativo della cooperazione territoriale in questa zona;”
Inoltre è stato sottolineato che “una macroregione del Mediterraneo potrebbe garantire che i vari programmi dell’UE concernenti il Mediterraneo si completino a vicenda e che i finanziamenti esistenti siano utilizzati nella maniera più efficace possibile, e potrebbe apportare un reale valore aggiunto ai progetti concreti dell’Unione per il Mediterraneo e associare i paesi terzi e le regioni interessati fin dalla fase di definizione della strategia, utilizzando a tale scopo lo strumento finanziario di vicinato e di partenariato, sempre nell’assoluto rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della democrazia, “e promuovendo, ove necessario, il principio del “di più per chi si impegna di più”;
Inoltre:
18.  insiste sull’importanza del bacino del Mediterraneo come spazio di cooperazione decentrato – che va oltre i rigidi confini geografici – per rafforzare il processo decisionale transregionale e la condivisione di buone pratiche, non da ultimo per quanto riguarda la democrazia, i diritti umani, lo Stato di diritto, l’ecologia, lo sviluppo economico, l’ecoturismo nonché i partenariati in materia di cultura, ricerca, istruzione, gioventù e sport; sottolinea l’importanza specifica dell’istruzione quale catalizzatore per una transizione democratica;
19.  ritiene che la macroregione mediterranea debba svilupparsi in conformità delle norme internazionali sui diritti economici, sociali e culturali, in particolare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Convenzione dell’Unesco sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali;
20.  esorta il Consiglio a dare seguito alle sue conclusioni del 24 giugno 2011 e a tenere conto delle volontà espresse in ordine alla strategia macroregionale adriatico-ionica dai territori interessati a livello nazionale, regionale e locale, nonché dei legami storici, delle tradizioni e delle iniziative intraprese, adottando tale strategia nei prossimi mesi, in modo da realizzare un primo passo verso l’attuazione di una strategia macroregionale mediterranea;
21.  sottolinea che la strategia macroregionale adriatico-ionica costituisce un fattore significativo di riconciliazione tra i territori dei Balcani occidentali e può contribuire all’integrazione di questi paesi nell’Unione europea;
22.  auspica che anche nel Mediterraneo occidentale e nel Mediterraneo orientale emergano strategie macroregionali che integrino una componente marittima sostanziale e tengano conto delle specificità dei numerosi territori costieri e insulari mediterranei e delle loro esigenze di sviluppo; ritiene che queste strategie future debbano dedicare maggiore attenzione alla tutela dell’ambiente, alla biodiversità e al turismo sostenibile;
23.  invita la Commissione ad applicare pienamente l’articolo 174 del TFUE mediante un piano strategico, al fine di superare gli svantaggi strutturali dei territori insulari e di garantire le condizioni necessarie per la crescita economica e per un’effettiva coesione sociale e territoriale; rileva che occorre prestare particolare attenzione alla necessità di garantire la piena accessibilità e continuità territoriale di questi territori con il continente europeo, attraverso finanziamenti adeguati; esorta inoltre la Commissione ad adottare misure – come l’aumento della soglia degli aiuti “de minimis” a favore delle isole, in particolare nei settori dell’agricoltura, dei trasporti e della pesca – che contribuiscano a porre i territori insulari su un piano di parità competitiva con i territori continentali, in modo da ridurre il divario tra i diversi livelli di sviluppo delle regioni europee e da garantirne l’effettiva integrazione nel mercato unico;
24.  auspica che la Commissione assuma una posizione favorevole nei confronti della dimensione insulare della strategia macroregionale mediterranea, in particolare nel valutare gli aiuti di Stato che rappresentano una legittima compensazione per gli svantaggi legati all’insularità e nell’adeguare la politica di coesione e le politiche di ricerca e innovazione alle esigenze specifiche delle regioni insulari, al fine di rafforzarne l’integrazione nell’Europa continentale;
25.  sottolinea l’importanza delle industrie culturali e creative quali colonne portanti dello sviluppo e della creazione di posti di lavoro nelle regioni insulari;
26.  esorta la Commissione a individuare gli strumenti necessari che permettano la valutazione e l’eventuale lancio di nuove iniziative macroregionali nel Mediterraneo occidentale e orientale, come ad esempio progetti pilota;
27.  sottolinea che le principali aree di intervento per la macroregione del Mediterraneo dovrebbero essere mirate agli opportuni livelli subregionali per la cooperazione su progetti specifici e comprendere le reti energetiche, la cooperazione scientifica e l’innovazione, le reti per la cultura, l’istruzione e la formazione, il turismo, il commercio, la tutela ambientale, il trasporto marittimo sostenibile, la sicurezza marittima e la protezione dell’ambiente marino dall’inquinamento, dal sovrasfruttamento e dalla pesca illegale attraverso la creazione di una rete integrata di sistemi di informazione e sorveglianza per le attività marittime, il rafforzamento della buona governance e una pubblica amministrazione efficiente, in modo da favorire la creazione di posti di lavoro;
28.  ritiene che il coordinamento di queste tre strategie macroregionali – Mediterraneo occidentale, Iniziativa adriatico-ionica e Mediterraneo orientale – consentirà di condurre una politica d’insieme per tutto il bacino del Mediterraneo, in sinergia con le priorità definite dalle organizzazioni regionali e internazionali, in particolare quelle definite dall’Unione per il Mediterraneo, e di applicare le migliori pratiche in grado di contribuire al conseguimento degli obiettivi della strategia dell’Unione europea per una crescita economica intelligente e sostenibile.
Omissis …

Le economie e i porti del Nord Africa (Marocco, Algeria e Tunisia) hanno un potenziale molto elevato di crescita e sono destinati a svolgere un ruolo sempre più importante nel bacino del Mediterraneo.
I paesi del Maghreb si stanno industrializzando e stanno migliorando le infrastrutture e le comunicazioni nel rispetto degli standard internazionali in modo da creare le condizioni per consentire importanti investimenti stranieri in grado di creare nuove significative opportunità di sviluppo economico e sociale [4].
In prossimità di Tangeri in Marocco, sullo Stretto di Gibilterra, la Cina costruirà un grande parco industriale che ospiterà duecento multinazionali. Per la struttura, grande circa duemila ettari, da realizzare nell’arco di 10 anni, l’investimento previsto è di 10 miliardi di dollari. Analoga iniziativa è prevista in prossimità del costruendo nuovo porto tunisino di Enfidha e del costruendo nuovo porto algerino di El Hamdania (Cherchell), che serviranno non solo la Tunisia, l’Algeria e il Mediterraneo Centro Occidentale, ma anche alcuni paesi subsahariani a partire dal Niger e dal Mali che non hanno sbocchi sul mare.

[1] http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A7-2012-0219+0+DOC+XML+V0//IT
[2] https://www.unece.org/unece/search?q=TMN-T&op=Search
[3] https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/wfbExt/region_afr.html
[4] https://www.experiences.it/esperienze-mediterranee-n-1/06-2

 

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1/3 – Parte prima
2/3 – Parte seconda
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Giovanni Saccà – Rete Transeuropea e rete Transmediterraneea 1/3

In queste pagine presentiamo alcuni degli interventi al Convegno del 7 settembre 2018 presso la Stazione Marittima del porto di Napoli in occasione della presentazione del libro “Per la Macroregione de Mediterraneo occidentale” dei professori Renato D’Amico e Andrea Piraino (Franco Angeli, editore). L’appuntamento è stato organizzato da Paolo Pantani, presidente emerito di Acli Beni Culturali, Stanislao Napolano, presidente dell’Associazione Carlo Filangieri, Giordano Editore e quotidiano online Il Denaro.it.

>>> Intervento di Giovanni Saccà

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L’Unione Europea, tra i tanti obiettivi che si è posta con il Trattato di Maastricht [1], ha deciso di sviluppare le reti transeuropee nei settori delle infrastrutture dei trasporti [2], delle telecomunicazioni [3] e dell’energia [4].

Articolo 129 B del TRATTATO SULL’UNIONE EUROPEA (92/C 191/01)

Per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di cui agli articoli 7 A e 130 A e per consentire ai cittadini dell’Unione, agli operatori economici e alle collettività regionali e locali di beneficiare pienamente dei vantaggi derivanti dall’instaurazione di uno spazio senza frontiere interne, la Comunità concorre alla costituzione e allo sviluppo di reti transeuropee nei settori delle infrastrutture dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell’energia.

Nel 1996, partendo dalle singole reti ferroviarie nazionali dei 15 paesi membri dell’Unione europea, sono state delineate delle specifiche volte a costituire una grande rete di trasporto, sovranazionale (TEN-Trans European Network). Successivamente tali specifiche sono state aggiornate ed estese ai nuovi paesi aderenti.
Entro il 2030 dovrebbe essere pienamente operativa in tutta l’Unione europea una “rete essenziale” TEN-T multimodale e nel 2050 una rete di qualità e capacità elevate con una serie di servizi di informazione connessi (fig.1).

Fig.1 – Rete TEN-T [5]

Il Trattato di Maastricht, tra l’altro, si pone l’obiettivo di creare un mercato interno unico europeo in grado di sviluppare la coesione sociale tramite la crescita economica e occupazionale. La libertà di movimento per beni, persone e servizi, necessita di infrastrutture efficienti e moderne. Le reti TEN sono state individuate per raggiungere tali scopi, oltre che per garantire l’interconnessione e l’interoperabilità delle reti nazionali.
La Commissione europea ha quindi sviluppato delle linee-guida relative ad obiettivi, priorità, identificazione dei progetti di interesse comune e linee maestre per i tre settori coinvolti (trasporti, energia e telecomunicazioni). Il Parlamento europeo ed il Consiglio dell’Unione europea hanno approvato tali linee-guida dopo essersi consultati con il Comitato economico e sociale e con il Comitato delle regioni.
Per quanto riguarda il settore dei trasporti, il trattato ha individuato le reti di trasporto trans-europee (TEN-T) suddividendole in:

  • Rete stradale trans-europea;
  • Rete ferroviaria trans-europea (che a sua volta include sia la rete ferroviaria convenzionale trans-europea che la rete ferroviaria ad alta velocità trans-europea);
  • Rete fluviale trans-europea e porti per la navigazione interna;
  • Rete di porti marittimi trans-europea;
  • Rete marittima trans-europea (detta anche “autostrade del mare”) (aggiunta all’elenco dalla direttiva n. 884/2004/ce)
  • Rete aeroportuale trans-europea;
  • Rete combinata di trasporto trans-europea;
  • Rete di informazione e gestione delle spedizioni trans-europea;
  • Rete di gestione del traffico aereo trans-europea

Limitando l’esame della situazione attuale al traffico dei container, appare evidente la netta disparità tra i traffici gestiti dai porti del mare del Nord Europa e quelli del Mediterraneo.

Fig. 2 – Traffico container marittimo tra i porti dell’UE e l’Estremo Oriente nel 2012 [6] (migliaia tonnellate/anno)
Fig. 3 – Portgraphic: top-20 EU container ports, q1 2018 [7]

Attualmente la Germania, attraverso i porti del Northern Range, gestisce un traffico di container quattro volte superiore a quello che sarebbe giustificato dal volume delle merci importate o esportate dal Paese: la Germania svolge un ruolo di piattaforma logistica al servizio dei Paesi europei.
Il porto di Rotterdam insieme agli altri porti del mare del Nord e alle relative infrastrutture di supporto attualmente serve un mercato di circa 350 milioni di consumatori (fig. 4) e ha l’obiettivo di aumentarlo ulteriormente sino a circa 500 milioni (fig.5).

Fig. 4 – Attuale mercato servito dai porti del mare del Nord Europa
Fig. 5 – Obiettivo di estensione del mercato servito dai porti del mare del Nord Europa

I porti europei del Mediterraneo occidentale stanno cercando di ridurre le proprie lacune guardando all’organizzazione e alla progettazione del Northern Range per creare sistemi di collegamento intermodale che permettano di raggiungere nel modo più veloce ed efficiente possibile i mercati europei. Maggiore è la forza che il porto ha alle spalle, maggiore è l’attrazione per le grandi Compagnie di navigazione.
In base a studi NEA Transport Research Training del 2011, il mercato contendibile tra i sistemi portuali del Nord e del Sud Europa è tale da consentire alle regioni mediterranee un significativo rilancio del trasporto delle merci attraverso lo sviluppo dei porti, delle infrastrutture logistiche e dell’organizzazione (Fig.6).

[1] http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:11992M/TXT
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Reti_di_trasporto_trans-europee
[3] http://europa.eu/youreurope/citizens/consumers/telecoms-internet/index_it.htm
[4] https://ec.europa.eu/commission/priorities/energy-union-and-climate_it
[5] http://ec.europa.eu/transport/infrastructure/tentec/tentec-portal/map/maps.html
[6] Italia decide
7] http://www.porteconomics.eu/2018/05/29/portgraphic-top-20-eu-container-ports-q1-2018/

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Stanislao Napolano: Divenire, noi del Mezzogiorno, la locomotiva d’Italia

 

In queste pagine presentiamo alcuni degli interventi al Convegno del 7 settembre 2018 presso la Stazione Marittima del porto di Napoli in occasione della presentazione del libro “Per la Macroregione de Mediterraneo occidentale” dei professori Renato D’Amico e Andrea Piraino (Franco Angeli, editore). L’appuntamento è stato organizzato da Paolo Pantani, presidente emerito di Acli Beni Culturali, Stanislao Napolano, presidente dell’Associazione Carlo Filangieri, Giordano Editore e quotidiano online Il Denaro.it.

 

>>> Intervento di Stanislao Napolano

Permettetemi di ringraziare Paolo Pantani per l’invito a partecipare a questo importante convegno che con l’occasione della presentazione del libro dei prof. Piraino e D’Amico, ci permette di confrontarci su una tematica di fondamentale importanza, ci obbliga a fare delle riflessioni sull’Europa e sull’emergere di nuove istanze che portano ad aggregazioni tra aree del vecchio continente e aree extra europee, appunto la macro area del Mediterraneo Centro Occidentale, è qui dove la cultura europea si incontra con la cultura araba, creando opportunità di confronti culturali ed economici, non senza difficoltà e interrogativi.

Questa iniziativa può avviare quel processo virtuoso, che permetterebbe ai paesi del nord Africa di svilupparsi con l’aiuto dell’Europa, consentendo di ridurre i flussi di migrazione, che stanno creando forti tensioni all’interno di diversi paesi europei.

Dobbiamo essere grati a Paolo per la grande intuizione che ha avuto nel credere in questa iniziativa per la costituzione della Macro Regione del Mediterraneo Centro Occidentale, opportunità in cui il Mezzogiorno d’Italia deve poter guadare con interesse e come un’occasione di sviluppo per sé stesso. Il confrontarsi con i grandi paesi rivieraschi del Mediterraneo Centro Occidentale, sia della sponda nord che quella sud, ci permette a noi del Mezzogiorno di avviare iniziative che creerebbero sviluppo con potenzialità molto interessanti.

L’Associazione Carlo Filangieri, di cui mi onoro di presiedere, composta per la maggior parte da giovani professionisti è intitolata al generale e politico della nazione napoletana, figlio di Gaetano Filangieri illustre giurista e filosofo ritenuto tra i massimi giuristi e pensatori napoletani ed europei del diciottesimo secolo, Carlo fu a fianco di Napoleone e fino all’ultimo tentò di modificare le sorti della nazione napoletana. Egli ha incarnato tutto il travaglio di questa nostra terra nel XIX secolo.

La nostra associazione è nata un anno fa circa, con il proposito di rivedere attraverso nuovi percorsi di studio e di ricerca la questione del Mezzogiorno ed ha permesso di riunire intorno a se, giovani professori universitari, imprenditori, economisti, come il prof. Lepore della facoltà di Economia dell’università Parthenope, il prof. Trione dell’università di Bari, il dott. Pierluigi Sanfelice imprenditore attivo nel settore della solidarietà nazionale e internazionale, il dott. Emanuele Raimondo ricercatore presso l’università Luiss Guido Carli di Roma e lo stesso Paolo Pantani motore infaticabile e insostituibile che ci unisce nelle nostre finalità. Abbiamo stabilito una serie di obiettivi definendo anche un cronoprogramma, affinché al termine di questo studio, possa essere presentato ai nostri rappresentanti politici, agli imprenditori, ai media, al mondo universitario, dimostrando che il Mezzogiorno può risollevarsi, può riscattarsi con le proprie forze, attraverso nuovi modelli di sviluppo, scevri da preconcetti ideologici e storici.

La nostra associazione nasce con le stesse motivazioni per cui si è costituita l’Unione Europea. Abbiamo pensato, che anche le nostre sei regioni peninsulari del Mezzogiorno, avessero questa esigenza, in quanto, se prendiamo in considerazione solo il numero di abitanti della Basilicata o del Molise riescono a stento ad eguagliare numericamente un quartiere di Napoli, ma analizzando anche gli altri dati presi a prestito da SVIMEZ, vediamo che ogni regione del Mezzogiorno peninsulare presenta numeri insignificanti in un contesto europeo, se invece immaginassimo insieme le sei le regioni, qualcosa in più rappresenteremmo e da questo qualcosa in più vorremmo partire e capire fin dove si può arrivare.

Indico sei regioni per motivi oggettivi, la Sicilia e la Sardegna sono regioni a statuto speciale, che avrebbero già le possibilità di poter attuare iniziative autonome per avere un buon sviluppo, e tra l’altro si rimane basiti quando si confronta la realtà siciliana, con quella del Trentino Alto Adige. La Sicilia, una Regione ricca, che potrebbe essere la locomotiva del nostro Mezzogiorno è sempre additata per le sue “performance” negative.

Noi vogliamo focalizzare la nostra attenzione e i nostri sforzi inizialmente sul territorio peninsulare, poi ci confronteremo con le altre due regioni, ma prima vogliamo fare ordine qui, trovare qui le prime risposte all’esigenza di creare un mondo dove i nostri figli non debbano più emigrare, dove si possano creare nuove opportunità di lavoro, dove si possa ricostruire una solidarietà civile, dove la legalità non debba essere sollecitata e bramata. Noi puntiamo e crediamo molto nei giovani, essi sono il nostro target, noi lavoriamo per loro!

Noi guardiamo ai nostri concittadini e tentiamo con la nostra iniziativa, di contribuire a un miglioramento della qualità della nostra vita per dare speranza in queste terre, migliorare il rapporto tra domanda e offerta facendo crescere le occasioni di lavoro per tutti, far sì che vivere nel Mezzogiorno d’Italia non sia più una iattura!

Dobbiamo immaginare come se fino ad oggi avessimo vissuto una tragica guerra, ora ci troviamo tra le macerie di questo conflitto, per cui da adesso, in una fase post bellica vogliamo avviare una nuova fase storica, per cui come è avvenuto in altre parti del mondo, come ad esempio in Corea del Sud, in Indonesia, nel Vietnam, rimetterci in gioco, senza recriminare nulla, senza lamentose questue, partire da ciò che abbiamo, anche se questo può apparire a una prima lettura poco!

Da dove possiamo partire? Possiamo ad esempio partire dal nostro gettito fiscale, perché anche noi nel Mezzogiorno abbiamo un nostro gettito fiscale, dal sommerso da far emergere e tante altre risorse nascoste che potrebbero contribuire alla nostra ripresa. Poter partire da questa base individuando pochi, ma strategici investimenti per infrastrutture e fondi per incentivare l’imprenditoria, naturalmente ribadiamo, stiamo a un livello di studio che si sta approfondendo e sarà nostra cura far conoscere a voi tutti, i risultati.

Ritorniamo a questo costante richiamo e interesse verso il Mezzogiorno, che ha suscitato, ha provocato, ha sollecitato centinaia di convegni, dibattiti, confronti, senza mai riuscire a trovare il bandolo della matassa o tirare il ragno dal buco. Cosa ancora più stupefacente è che tutti questi dibattiti e confronti, ufficialmente richiamavano e richiamano il Mezzogiorno come tema, ma poi si discuteva e si discute delle singole regioni di questa vasta area del nostro paese, mai immaginate come una forza unica, accomunate da un unico destino!

Chiedo a voi esperti di economia, di finanza, di imprese, perché l’Europa ha deciso di unirsi? Ci è stato detto che la globalizzazione ci costringeva a confrontarci con realtà economiche e industriali molto forti, per cui l’Italia, la Germania, la Francia ognuna da sola non avrebbe avuta la capacità di misurarsi, con le economie emergenti della Cina, l’India, il Pakistan, il Brasile e quelle storiche come gli Stati Uniti d’America. Bene, se trasliamo tale esigenze nella nostra Italia e al nostro Mezzogiorno in particolare, la Basilicata, il Molise, la Calabria, la Campania, l’Abruzzo e la Puglia, ognuna da sola, cosa possono rappresentare? Che potenzialità hanno per potersi misurare in un contesto globale, come quello in cui viviamo ormai da oltre un ventennio? Come confrontarsi anche all’interno della costituenda Macro Regione del Mediterraneo Centro Occidentale?

Di conseguenza lo sviluppo del nostro Mezzogiorno deve essere affrontato, come sviluppo del Mezzogiorno, quindi non commettendo l’errore di voler programmare piani di sviluppo per ogni singola regione, ma definire piani di sviluppo per tutta l’area geografica del Mezzogiorno, da una comune cabina di regia. In quante occasioni si è parlato dello sviluppo dei porti del Mezzogiorno, Gioia Tauro, Brindisi, Salerno, Napoli, come porte d’acceso per l’Europa, da Sud. Bene, se vogliamo seriamente affrontare questo tema, il primo problema che ci troviamo d’avanti è l’interconnessione tra questi porti e la carenza d’infrastrutture, oltre ad aspetti di pari importanza di tipo organizzativo e di legalità, che non vanno dimenticati. Il settore marittimo che è stato uno dei maggiori punti di forza del Mezzogiorno da circa due secoli, deve essere potenziato e tutelato, come nostra eccellenza. Se invece continuiamo a ragionare con la visione regionalistica, ogni Regione potrebbe progettare iniziative non compatibili con le altre ed è il risultato che spesso abbiamo ottenuto. Quello delle infrastrutture è uno dei punti fondamentali, strategici per il nostro Mezzogiorno, in quanto negli anni passati sono state avviate moltissime opere, ma in larga parte sono rimaste incompiute, questo perché, alla base vi erano finalità esclusivamente regionali, mentre non vi era una programmazione strategica di ampio respiro che avrebbe dovuto coinvolgere anche le regioni limitrofe e l’intera area meridionale. Oltre a questi aspetti, si può considerare la realizzazione di una politica di sviluppo delle “Startup”, da ritenere come cellule staminali totipotenti che interconnettendosi creino una rete di industrializzazione, realizzando la spinta propulsiva per il Mezzogiorno, da questo, guardare alla sponda meridionale del Mediterraneo come area in cui noi del Mezzogiorno possiamo offrire il nostro know-how ai paesi del Nord Africa con ricadute dirette per la nostra imprenditoria. Il Mezzogiorno non può essere solo il mercato di altri, ma deve essere anche attore nella produzione industriale in senso lato, poiché solo in questo modo si creano posti di lavoro concreti e duraturi.

Colgo l’occasione per ricordare un recente articolo di Isaia Sales, sul bilancio fallimentare delle Regioni, ma quelle del Mezzogiorno, in particolare. La modifica del titolo V della Costituzione con la delega alle Regioni delle materie di legislazione concorrente quelle relative all’art. 117.3 della Cost.:

  • a) rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni;
  • b) commercio con l’estero;
  • d) istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale;
  • f) ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi;
  • g) tutela della salute;
  • l) protezione civile;
  • m) governo del territorio;
  • n) porti e aeroporti civili;
  • o) grandi reti di trasporto e di navigazione;
  • p) ordinamento della comunicazione;
  • q) produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia;
  • r) previdenza complementare e integrativa;
  • s) armonizzazione dei bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
  • t) valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali;
  • u) casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale;
  • v) enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.

In queste materie concorrenti come sono intervenute le regioni del Mezzogiorno, come hanno sfruttato queste opportunità?

In realtà i risultati alla modifica del Titolo V della Costituzione sono stati a mio avviso, non il fallimento di una legge sbagliata, ma la cartina tornasole del valore dei nostri amministratori, in quanto le regioni del centro nord ne hanno beneficiato considerando l’opportunità che tale modifica offriva alle regioni stesse e traendone il massimo beneficio. Per noi invece vi è stato un arretramento generale, perché non si è compreso la portata di tale cambiamento, in quanto i nostri amministratori non sono stati all’altezza del momento storico, come è accaduto in più occasioni nel passato, per cui la modifica del titolo V° è stato un fallimento esclusivo per le nostre regioni. Bisogna anche smascherare il refrain che la solita Lombardia o il Veneto ci abbiano penalizzati con scelte egoistiche e antimeridionali. Posso affermare a ragion veduta in quanto presente alle trattative a livello ministeriale per la Sanità, negli anni ottanta e novanta, chi osteggiava le regioni meridionali, erano la Toscana, l’Emilia Romagna, l’Umbria! I contratti della Sanità, i modelli organizzativi in Sanità sono sempre stati realizzati da queste regioni e noi l’abbiamo subiti, perché assenti a quei tavoli e chi è assente ha sempre torto, questa è la realtà delle cose! Quanto affermo, non più di tre mesi fa, fu ribadito dal prof. Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore della Sanità ad un convegno qui a Napoli presso il CNR

Noi sosteniamo e propugniamo la piena nostra responsabilizzazione, come spesso mi trovo a dire, il nostro destino è nelle nostre mani, e quale miglior occasione in un confronto con le realtà che si trovano sulle sponde del Mediterraneo? Ma anche in questo caso, non possiamo affrontare questa importante e impegnativa iniziativa, in ordine sparso, senza la consapevolezza di una nostra forte responsabilità verso i nostri concittadini. Per vincere queste sfide bisogna essere attori attivi e sempre presenti nei momenti decisionali in quelli critici e definitivi.

Ho rappresentato in molte occasioni all’amico Pantani, che aderire all’area della macro regione del Mediterraneo Centro Occidentale, deve coincidere con la costituzione della macro regione del Mezzogiorno, in quanto gli altri partecipanti, hanno un background di notevole spessore. Ci troviamo di fronte a entità statali, come ad esempio Malta, di estensione pari alla nostra isola d’Elba, è però uno stato, per cui una regione come la Campania o la Puglia, da sole non sarebbero dei validi interlocutori.

Costituendo la Macro Regione del Mezzogiorno e utilizzando gli strumenti normativi previsti dall’art. 117 della Costituzione, si possono definire accordi internazionali e con l’Unione europea, facilitazioni per il commercio con l’estero, favorire con normative regionali specifiche, l’apertura del nostro Mezzogiorno a investitori stranieri.

Il nostro Mezzogiorno è costituito da 20 milioni di abitanti, una entità ragguardevole se rapportata ai 28 paesi della Comunità Europea, per comprendere cosa significa, solo la Germania, la Francia, il Regno Unito, Italia, la Spagna e la Polonia sono i paesi con un maggior numero di abitanti rispetto al Mezzogiorno. I paesi rimanenti ne hanno molto di meno, tra questi: la Norvegia, la Svezia, il Belgio, il Portogallo. Potremmo essere una realtà non di poco conto se ci crediamo e iniziamo a remare tutti nella stessa direzione.

L’importanza di dare vita alla Macro Regione del Mezzogiorno diviene strumento strategico anche per confrontarsi all’interno della nostra nazione. Pensate a un presidente di una tale realtà, che si confronta al tavolo della conferenza Stato – Regioni, non avremo più i timori, le perplessità, che a ogni finanziaria o ad ogni aggiustamento dei conti pubblici, giustamente l’autorevole Nando Santonastaso ci segnala con allarme e angoscia, ma essendo realista posso immaginare una tappa intermedia in cui la meta potrebbe essere un coordinamento funzionale delle Regioni Meridionali, dove si concordano gli obiettivi e si pianificano le tappe, con verifiche puntuali dei risultati che si ottengono, come avviene in ogni gestione imprenditoriale accorta e seria.

Cosa manca quindi per invertire la nostra attuale condizione? Essere convinti che ciò che facciamo lo facciamo per il nostro Mezzogiorno, una forte volontà a contrastare l’attuale stato delle cose, una forte motivazione a contare solo sulle nostre forze, poiché noi, fuori dalla nostra terra siamo i migliori e siamo gli artefici dei successi di altri in realtà lontane da qui, dare vita e formare un forte senso di appartenenza con la riscoperta del nostro passato, delle nostre tradizioni. Trovare le soluzioni per creare lavoro, permettendo ai nostri giovani di rimanere qui e dare la possibilità a chi è andato via, di ritornare aiutandoci con le loro positive esperienze a contribuire fattivamente alla crescita del nostro Mezzogiorno e anche dell’Italia, poiché potremo avere finalmente anche l’ambizione di divenire noi la locomotiva d’Italia.

 

Pasquale Persico: Non è possibile avvantaggiare solo una parte del Paese

 

In queste pagine presentiamo alcuni degli interventi al Convegno del 7 settembre 2018 presso la Stazione Marittima del porto di Napoli in occasione della presentazione del libro “Per la Macroregione de Mediterraneo occidentale” dei professori Renato D’Amico e Andrea Piraino (Franco Angeli, editore). L’appuntamento è stato organizzato da Paolo Pantani, presidente emerito di Acli Beni Culturali, Stanislao Napolano, presidente dell’Associazione Carlo Filangieri, Giordano Editore e quotidiano online Il Denaro.it.

 

>>> Intervento di Pasquale Persico

Il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, apre all’ipotesi di costituzione di una Macroregione del Mediterraneo Centro Occidentale. L’esponente del Governo ne parla durante la conferenza stampa di anticipazione del Rapporto Svimez, la notizia potrebbe avere implicazioni politiche importanti, perché il dibattito serio sulla nascita delle Macroregioni (quella del Mediterraneo centro occidentale ed quella Orientale) presuppone una modifica costituzionale sulle competenze delle le Regioni e delle le aree vaste, riorganizzate per il raggiungimento di una nuova efficacia della governance interistituzionale, in una visione federalista degli Stati Uniti d’Europa.
Ma, a parte la difficoltà di avviare in Europa una riforma politica che rafforzi l’Euro e la politica fiscale, la stessa Ministra Lezzi sottovaluta quanto bolle in pentola nelle commissioni parlamentari o in stanze più ristrette per delineare e soddisfare la richiesta di alcune regioni del Nord compresa L’Emilia e Romagna, di più autonomia e di più competenze a partire dalla istruzione.
I criteri di riassegnazione delle risorse prevedono un tacito accordo che invece di riconoscere una equità e comparabilità degli standard di infrastrutture e servizi, parta dallo stato attuale per cristallizzare l’attuale divario e sancire che i diversi livelli di qualità e quantità degli standard sono anche una misura del tipo di domanda che viene dalla popolazione.
Pertanto, le regioni che hanno una capacità fiscale maggiore possono diminuire il loro contributo alle altre regioni per il solo fatto che anch’esse devono migliorare le performance dei propri standard di servizi. Esse devono attingere al loro risparmio fiscale. Si cristallizza, così, il divario e non tengo conto che è tutto il sistema paese che deve essere messo in recupero della produttività totale dei fattori e che al Mezzogiorno deve essere data la possibilità di partecipare al gioco delle nuove autonomie e delle nuove competenze.
Ecco, se la Ministra è consapevole, la battaglia costituzionale potrebbe avere una prospettiva per la politica del riequilibrio dell’efficacia della governance delle regioni e delle aree vaste e del Mezzogiorno in particolare, che invece a breve diventerà la ferita profonda per la incapacità del sistema Italia di affrontare il divario nord- Sud così come delineato da Giannola nel rapporto Svimez.
La raccomandazione da fare, allora, è quella di non continuare ad ipotizzare la doppia produttività e la doppia politica dei redditi tra nord e sud dell’Italia e dell’Europa, ma ispirarsi al principio della cipolla come organizzazione sociale sana. Quando è sana la cipolla può essere tagliata guardando alla sua omogeneità come principio che rasserena sull’esito della sua efficacia. Per il Paese è un modo per dire che non è possibile pensare di poter avvantaggiare ancora solo una parte di esso lasciando marcire l’altra parte, questa visione sarebbe miope e di breve respiro culturale, e come la cipolla puzzerebbe di marcio anche durante il cucinare.

 

Paolo Pantani: Allargare il processo di partecipazione decisionale

 

In queste pagine presentiamo alcuni degli interventi al Convegno del 7 settembre 2018 presso la Stazione Marittima del porto di Napoli in occasione della presentazione del libro “Per la Macroregione de Mediterraneo occidentale” dei professori Renato D’Amico e Andrea Piraino (Franco Angeli, editore). L’appuntamento è stato organizzato da Paolo Pantani, presidente emerito di Acli Beni Culturali, Stanislao Napolano, presidente dell’Associazione Carlo Filangieri, Giordano Editore e quotidiano online Il Denaro.it.

 

>>> Intervento di Paolo Pantani

La Macroregione è uno strumento comunitario approvato dalla Comunità Europea, nato con lo scopo di favorire la partecipazione al processo decisionale non solo degli stati ma anche delle regioni, degli enti locali e della società civile in aree circoscritte dello spazio europeo.

Gli interventi concordati in ambito Macroregionale possono essere sostenuti dai fondi strutturali e da investimenti europei per affrontare le sfide comuni relative ad una determinata area geografica. Gli stati di una determinata macroregione possono appartenere oppure no all’Unione Europea.

Nel 2009 venne istituita la prima macroregione denominata Regione del Mar Baltico, nel 2010 la regione del Danubio, nel 2014 l’Unione europea per l’Adriatico e Ionio ed infine nel 2015 venne istituita la macroregione Alpina:

La strategia UE per la Macroregione del Mar Baltico (EUSBSR) ha tre obiettivi principali: salvaguardare il mare, potenziare le infrastrutture per migliorare i collegamenti all’interno della macroregione e accrescere il benessere dei cittadini, anche combattendo la criminalità organizzata.

La strategia UE per la Macroregione del Danubio (EUSDR) ha quattro ambiti prioritari: promuovere i collegamenti nella regione del Danubio; proteggere l’ambiente; creare prosperità e rafforzare la regione anche dal punto di vista della sicurezza.

La strategia UE per la Macroregione Adriatica e Ionica (EUSAIR) promuove una crescita sostenibile in termini economici e sociali della regione adriatico-ionica, supportando al contempo il processo di integrazione dei paesi balcanici dell’area. La Strategia riguarda principalmente le opportunità dell’economia marittima: trasporti mare – terra, protezione dell’ambiente marino, turismo sostenibile e connettività in campo energetico.

La strategia UE per la Macroregione alpina (EUSALP) interessa quattro ambiti di intervento. Il primo è quello di crescita economica e innovazione, ad esempio mediante attività di ricerca su prodotti e servizi specifici della regione alpina; poi connettività e mobilità, con il miglioramento della rete stradale e ferroviaria e l’espansione dell’accesso a Internet via satellite nelle aree remote. Seguono interventi nel campo di ambiente ed energia, con la messa in comune delle risorse per salvaguardare l’ambiente e la promozione dell’efficienza energetica nella regione.

Sull’esperienza di queste quattro macroregioni è nata l’idea di proporre la costituzione della Macroregione Mediterranea Centro-Occidentale.
Con la revisione delle reti di Trasporto TEN-T (Trans-European Networks–Transport), prevista nel 2021 e la revisione del Regional Transport Action Plan (RTAP 2021-2026) si potrebbe formalizzare il piano di integrazione tra la Rete di Trasporto TEN-T e la Rete di Trasporto Trans-MED (TMN-T). Tali accordi dovrebbero creare le condizioni non solo per il completamento nei tempi stabiliti degli interventi previsti sia nel Sud Europa che nel Nord Africa, ma anche per la realizzazione dell’Afrotunnel di Gibilterra e del collegamento stabile nello Stretto di Messina, realizzati nel rispetto delle Specifiche Tecniche di Interoperabilità Europee e nella pianificazione del loro uso in esercizio.

Insieme a nuove opportunità di lavoro, le nuove infrastrutture sarebbero trainanti per implementare la integrazione al processo di globalizzazione del commercio mondiale, nonché di tenere conto dell’inarrestabile aumento demografico del continente africano nei prossimi decenni.

La nuova Macroregione Mediterranea Centro-Occidentale (MMCO) potrebbe avere i seguenti obiettivi:

  • Salvaguardare il mare Mediterraneo;
  • Promuovere la reciproca conoscenza e socializzazione tra i popoli;
  • Promuovere una crescita sostenibile in termini economici, sociali e culturali in tutta l’area sia nelle regioni del sud Europa che in quelle del nord Africa (istruzione superiore e ricerca);
  • Migliorare le infrastrutture stradali e ferroviarie, dei porti, degli interporti e degli aeroporti per creare un Sistema integrato e nuove opportunità di sviluppo che riducano la necessità di migrazione;
  • Sviluppare e gestire un piano condiviso di utilizzo delle energie alternative (piano solare del mediterraneo, eolico, ecc.);
  • Sviluppare e gestire un comune sistema di protezione civile e controllo delle migrazioni;
  • Combattere la delinquenza comune e organizzata.

Le attività di cooperazione in atto tra i paesi dell’Unione per il Mediterraneo potrebbero favorire la creazione della Macroregione Mediterranea Centro Occidentale con lo scopo di allargare il processo di partecipazione decisionale tra gli stati anche alle regioni, agli enti locali, alla società civile.