Dialogo fecondo tra progetto urbano e paesaggio

 

La ricerca affronta uno dei temi più nevralgici e recenti del territorio contemporaneo, quello della qualità spaziale, sociale ed ecologico delle aree peri-urbane. In una nuova prospettiva ineludibile per tutti gli utenti che credono nella necessità di disaccoppiare la crescita da espansione ‘. Ribaltare la prospettiva della ‘pianificazione per divenire volano di sviluppo del ciclo edilizio’, significa prospettare ordinamenti spaziali derivanti da un dialogo fecondo tra le scienze del progetto urbano e le scienze del paesaggio.

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Sui luoghi della grande guerra in Vallagarina

 

Ricorre quest’anno il centenario della conclusione della cosiddetta Guerra del 1915-1918, in realtà iniziata per molti Paesi europei il 28 luglio del 1914. L’armistizio entrò in vigore alle ore 11:00 dell’11 novembre 1918, ponendo fine alla Grande Guerra. Fu così denominato, infatti, perché era il più grande conflitto armato mai combattuto fino ad allora. Interrompeva un’epoca di pace e di prosperità che ricordiamo come Belle Époque ovverosia quel periodo storico, sociale, culturale, artistico europeo che dall’ultimo ventennio dell’Ottocento giunge fino all’inizio della Prima guerra mondiale. Ne seguì una lunga guerra di posizione che ha lasciato i segni nei territori dove si svolse. Trincee, postazioni di artiglieria, gallerie, ricoveri, teleferiche, acquedotti, ne segnano i tracciati e vari Musei ne raccolgono le testimonianze dolorose. Questo testo, curato dal Museo storico italiano della Guerra di Rovereto e Vallagarina, ci offre l’opportunità di visitare “a distanza” questi luoghi e vivere i momenti salienti. 

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Museo Storico Italiano della Guerra

Sui luoghi della grande guerra in vallagarina 2017 eng  

Sui luoghi della grande guerra in vallagarina 2017 ted

I sogni siciliani di Giuseppe Samonà

 

Riportiamo il testo della scheda di presentazione di questo libro di Cesare Ajroldi, del quale presentiamo un estratto: «L’architettura ha da sempre due dimensioni: quella dello scenario costruito che l’uomo predispone e trasforma nel volgere del tempo e quella dei pensieri e delle immaginazioni che la incontrano e alimentano. Si è detto che l’architettura è opera umana per eccellenza; sistema complesso di oggetti e relazioni; concrezione materiale poderosa che avvolge e condiziona la vita. Ma da sempre essa ha un fondamento speculativo e intellettuale autonomo. Oltre che nelle figure e nei disegni, vive nelle catene di parole e di pensieri che la accompagnano. Sta dunque anche e per una parte importante nei libri. I libri hanno al pari delle opere costruite una storia e formano un paesaggio con una organizzazione e dei capisaldi. Tra libri scritti e da scrivere vi sono legami forti, così che s’inseguono in una trama di corrispondenze e di rimandi. Una collana è un arco di libri che aspirano a un’intenzione e a un disegno. È bene che essa si riferisca alla ricchezza di culture di paesi diversi».

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Mirare all’architettura sostenibile

 

Questo libro, di Paola Gallo e Rosa Romano, ha il pregio di fornire un’analisi completa del complesso processo di organizzazione inerente la struttura metodologica e organizzativa di un laboratorio progettuale, articolato in momenti di approfondimento teorico e di esercitazioni, entrambi finalizzati allo sviluppo di un progetto complesso che porti lo studente a riflettere sulla necessità di adottare soluzioni tecnologiche di impianto e di involucro innovative, capaci di incidere positivamente sull’impatto ambientale degli edifici e, parallelamente, su quello del luogo urbano in cui sono collocati. Lo afferma Marco sala, nella prefazione di questa stimolante pubblicazione a carattere progettuale.

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Scoprire il territorio con occhio fotografico

 

Realizzato al termine del Corso Base di Fotografia Digitale, tenutosi a Castel del Piano nei mesi ottobre / dicembre 2017, questo calendario nasce come obiettivo finale del percorso affrontato insieme dal gruppo di lavoro, per divenire sfida personale di ognuno dei partecipanti. Sfida ancora più significativa, in quanto si tratta di una situazione in cui la realtà non è più quella scontata, ma una scoperta continua. Si tratta, in verità, di una rilettura con occhio fotografico di un territorio che presenta allo sguardo punti di vista ogni volta differenti, dai quali cogliere i particolari del variegato contesto. Scatti fotografici che, in un calendario, accompagneranno l’intera annata.

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Sulla salvaguardia della città storica

 

Questo volume raccoglie l’attività di ricerca sviluppata negli ultimi dieci anni all’interno di gruppi di studio che hanno valutato interdisciplinariamente le problematicità e le singolarità dei centri storici in diverse zone dell’Italia e del bacino del Mediterraneo. Si trovano analizzati i molteplici aspetti che contraddistinguono i diversi centri partendo dall’analisi delle superfici e della geometria delle forme per poi arrivare a valutare le tecniche costruttive e le problematiche strutturali dei singoli edifici e degli aggregati in cui si trovano, nella consapevolezza che edifici e aggregati sono organi fondamentali dell’organismo centro storico e che dalla relazione dei singoli elementi nasce la capacità di un centro storico di comportarsi come un insieme omogeneo dotato di unitarietà dell’immagine ma anche e soprattutto di connessioni strutturali per la salvaguardia degli edifici e dei loro abitanti.

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Atlante di viaggio lungo le ferrovie dismesse

 

In questo volume dell’Atlante delle linee ferroviarie dismesse sono trattati i percorsi del gruppo “Ferrovie dello Stato”. Dove sono collocate le stazioni? In che regioni si trovano e quali comuni attraversano? Per queste linee è prevista la riattivazione, ma esclusivamente per il “turismo ferroviario”, una volta individuate le risorse economiche necessarie per effettuarne i lavori di ripristino. È questo un modo per riutilizzare vecchie strutture che altrimenti andrebbero perdute. In Francia, per esempio, si utilizzano i carrelli a pedali che si muovevano sui binari, un tempo utili per verificare il buono stato dell’infrastruttura, ed oggi molto diffusi per raggiungere le località da visitare. La parola chiave è “Greenway”: rappresentano percorsi verdi multifunzionali realizzanti lungo il tracciato delle ferrovie non più attive, ma ancora valide per spostamenti turistico ricreativi. Ciò permette di conservare quel patrimonio storico che arricchisce il territorio a cominciare dalle infrastrutture stesse, fino agli edifici presenti lungo il percorso e naturalmente alle opere d’arte che si potranno via via incontrare. Potete sfogliare l’intero fascicolo, anche se da parte nostra vi proponiamo naturalmente di cominciare dal patrimonio che arricchisce la Sicilia. Si inizia con la linea Terme Vigliatore-Messina Scalo, poi Fiumefreddo di Sicilia-Catania Ognina, e così via. Potremo soffermarci sulle immagini di vecchie stazioni e leggere interessanti notizie, dal momento che è stata tracciata la loro storia, ricordando quando erano in servizio e per quale motivo hanno cessato l’attività del trasporto ferroviario, sia viaggiatori che merci.

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Messina: proposte strategiche per il futuro

 

Dal Dipartimento di architettura dell’Università degli studi di Ferrara, presentiamo la tesi di laurea di Simone Cardullo dedicata a Messina e al territorio dello Stretto. La storia contemporanea delle città, che su questo braccio di mare si affacciano, ha inizio con la ricostruzione dopo il terremoto del 1908. La tesi si sviluppa su diversi piani di progetto. A scala territoriale, in una visione che comprende tutto l’insieme ambientale, si punta a definire le linee guida per il futuro dei due centri maggiori, Messina e Reggio Calabria. Focalizzando poi l’attenzione su Messina, dopo avere definito l’impianto infrastrutturale, di cui il centro urbano si dovrà dotare, sono state sviluppate due esperienze progettuali riguardanti la Fiumana Zaera e il Lungomare Sud. Nel primo caso, la Fiumara Zaera si presenta oggi come elemento strategico di collegamento trasversale tra il mare e monti retrostanti. Nel secondo caso, l’iniziale utopia, immaginata con la riedificazione, di uno sviluppo industriale non corrispondente ai bisogni del territorio, ha generato un tessuto urbano lacerato e compromesso. Nonostante tutto, esistono grandi potenzialità sulle quali impiantare la città del prossimo futuro. Scopriamo quali.

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Resilienza: unitarietà di procedure d’intervento

 

Il testo “Resilienza e territorio”, che qui presentiamo, è la raccolta degli atti di un convegno svoltosi ad aprile del 2016 all’Università degli Studi di Firenze. Negli ultimi decenni la comunità scientifica internazionale ha fornito molti contributi sull’argomento della resilienza, ovvero la capacità di reagire di fronte a forti traumi, ad inaspettate difficoltà. Ciò ha permesso di migliorare le fasi di messa a punto dei differenti approcci analitici, dando luogo ad un maggiore coordinamento fra gli specialisti, perfezionando così il livello di professionalità e il quadro normativo internazionale. Le esperienze fatte sul campo sono state, quindi, il fattore principale per un lungo ed attento percorso di formazione. Si avverte ora la necessità una interdisciplinarità fra i saperi, come presupposto allo sviluppo della resilienza di sistemi complessi. Occorre individuare una unitarietà di procedure d’intervento, all’interno delle quali le diverse esperienze possano essere collocate. E questo non solo per scopi divulgativi o istruttivi, di mero carattere universitario.

La città di Firenze costituisce un esempio ottimale per l’applicazione di analisi sulla resilienza poiché il suo patrimonio d’arte ho superato le minacce portate dall’alluvione del 1966. Ancora oggi la città conserva fortunatamente le proprie memorie storiche di primaria importanza per la cultura del mondo. Il workshop, di cui il testo che presentiamo è il documento riassuntivo, ha preso spunto proprio dall’alluvione di cui, nel 2016, ricorreva il cinquantenario. In realtà nel 1966 il concetto di resilienza non aveva ancora fatto la sua apparizione nel panorama scientifico. Pur tuttavia, la capacità reattiva della popolazione nel salvare tanti tesori storici ed artistici dalla furia dell’Arno ha dimostrato come si possa agire nel migliore dei modi per salvaguardare il territorio. Oggi quelle azioni e la consapevolezza dell’operare può fornire valide indicazioni sulle quali riflettere.

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La nuova Galleria Orleans al Palais-Royal 3/3

 

Quando si elevano voci sentenzianti contro il commercio coperto fiorente, che dava spazio alle attività dubbie ed immorali, si pone rimedio. L’intervento moralizzatore è compito del futuro Re Luigi Filippo, chiamato – durante i moti rivoluzionari che lo porteranno al trono – Égalité fil, giacché figlio di quel Duca d’Orléans che a questa vicenda ha dato inizio. Nel 1827 e nel 1829 le Gallerie sono demolite, a seguito di un incendio che distrugge la Galerie Vitrée. Il nuovo progetto di valorizzazione dell’area, che si accompagna al ripristino del giardino precedente di una quindicina d’anni, consiste nel sostituire le cadenti Galeries in legno con la nuova Galleria Orléans. La famiglia proprietaria del Palazzo identifica, dunque, con il proprio nome l’intero complesso.

Il progetto è affidato all’architetto Pierre -François- Leonard Fontaine. È ricordato come l’inventore dello “Stile impero”, il cui neoclassicismo celebrò le glorie di Napoleone. In verità Fontaine è stato capace di vivere la sua attività professionale passando dall’Ancien Régime alla Rivoluzione, al Consolato, al Primo impero, alla Restaurazione, alla Monarchia di luglio, al Secondo Impero. Carriera davvero invidiabile e costantemente ad altissimo livello. Luigi Filippo chiama, dunque, Fontaine per eseguire l’intervento fra i giardini e il cortile del Palais Royal ed egli realizza un ampio padiglione vetrato (65 metri di lunghezza e 8,5 metri di larghezza) che può ospitare 24 negozi in galleria. Oggi possiamo ammirare solo il doppio colonnato di pietra, perché la volta vetrata centrale è stata completamente smantellata nel 1935. E in quanto alla pubblica moralità? Luigi Filippo completerà il suo programma quando, conquistato il potere nel 1830, regolamenterà la prostituzione, vietandola al di fuori delle “maisons de tolérance” e dal 1836 chiuderà anche le sale da gioco. In conseguenza di ciò, mercanti equivoci, giocatori, prostitute e giovanotti allegri, lasceranno definitivamente il Palazzo e ripiegheranno sui nascenti boulevards.

La vicenda di questo intervento edilizio non ci dimostra semplicemente la progressiva trasformazione moderna di Parigi in capitale europea del XIX secolo. È anche la testimonianza della nascita, in maniera del tutto imprevista, di una tipologia che diverrà l’emblema della città ottocentesca, quella dei “passages couverts”. Saranno d’ora in poi strade urbane e nel contempo spazi commerciali protetti alle intemperie. Tutto ciò per celebrare la seduzione della merce e i desideri di un nuovo pubblico di benestanti acquirenti. La fiorente borghesia del secolo.

Fonte immagine: Paris – Palais Royal – La Galerie d’Orleans

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