Atlante di viaggio lungo le ferrovie dismesse

 

In questo volume dell’Atlante delle linee ferroviarie dismesse sono trattati i percorsi del gruppo “Ferrovie dello Stato”. Dove sono collocate le stazioni? In che regioni si trovano e quali comuni attraversano? Per queste linee è prevista la riattivazione, ma esclusivamente per il “turismo ferroviario”, una volta individuate le risorse economiche necessarie per effettuarne i lavori di ripristino. È questo un modo per riutilizzare vecchie strutture che altrimenti andrebbero perdute. In Francia, per esempio, si utilizzano i carrelli a pedali che si muovevano sui binari, un tempo utili per verificare il buono stato dell’infrastruttura, ed oggi molto diffusi per raggiungere le località da visitare. La parola chiave è “Greenway”: rappresentano percorsi verdi multifunzionali realizzanti lungo il tracciato delle ferrovie non più attive, ma ancora valide per spostamenti turistico ricreativi. Ciò permette di conservare quel patrimonio storico che arricchisce il territorio a cominciare dalle infrastrutture stesse, fino agli edifici presenti lungo il percorso e naturalmente alle opere d’arte che si potranno via via incontrare. Potete sfogliare l’intero fascicolo, anche se da parte nostra vi proponiamo naturalmente di cominciare dal patrimonio che arricchisce la Sicilia. Si inizia con la linea Terme Vigliatore-Messina Scalo, poi Fiumefreddo di Sicilia-Catania Ognina, e così via. Potremo soffermarci sulle immagini di vecchie stazioni e leggere interessanti notizie, dal momento che è stata tracciata la loro storia, ricordando quando erano in servizio e per quale motivo hanno cessato l’attività del trasporto ferroviario, sia viaggiatori che merci.

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE LA VISIONE A TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

 

Messina: proposte strategiche per il futuro

 

Dal Dipartimento di architettura dell’Università degli studi di Ferrara, presentiamo la tesi di laurea di Simone Cardullo dedicata a Messina e al territorio dello Stretto. La storia contemporanea delle città, che su questo braccio di mare si affacciano, ha inizio con la ricostruzione dopo il terremoto del 1908. La tesi si sviluppa su diversi piani di progetto. A scala territoriale, in una visione che comprende tutto l’insieme ambientale, si punta a definire le linee guida per il futuro dei due centri maggiori, Messina e Reggio Calabria. Focalizzando poi l’attenzione su Messina, dopo avere definito l’impianto infrastrutturale, di cui il centro urbano si dovrà dotare, sono state sviluppate due esperienze progettuali riguardanti la Fiumana Zaera e il Lungomare Sud. Nel primo caso, la Fiumara Zaera si presenta oggi come elemento strategico di collegamento trasversale tra il mare e monti retrostanti. Nel secondo caso, l’iniziale utopia, immaginata con la riedificazione, di uno sviluppo industriale non corrispondente ai bisogni del territorio, ha generato un tessuto urbano lacerato e compromesso. Nonostante tutto, esistono grandi potenzialità sulle quali impiantare la città del prossimo futuro. Scopriamo quali.

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE LA VISIONE A TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

 

Resilienza: unitarietà di procedure d’intervento

 

Il testo “Resilienza e territorio”, che qui presentiamo, è la raccolta degli atti di un convegno svoltosi ad aprile del 2016 all’Università degli Studi di Firenze. Negli ultimi decenni la comunità scientifica internazionale ha fornito molti contributi sull’argomento della resilienza, ovvero la capacità di reagire di fronte a forti traumi, ad inaspettate difficoltà. Ciò ha permesso di migliorare le fasi di messa a punto dei differenti approcci analitici, dando luogo ad un maggiore coordinamento fra gli specialisti, perfezionando così il livello di professionalità e il quadro normativo internazionale. Le esperienze fatte sul campo sono state, quindi, il fattore principale per un lungo ed attento percorso di formazione. Si avverte ora la necessità una interdisciplinarità fra i saperi, come presupposto allo sviluppo della resilienza di sistemi complessi. Occorre individuare una unitarietà di procedure d’intervento, all’interno delle quali le diverse esperienze possano essere collocate. E questo non solo per scopi divulgativi o istruttivi, di mero carattere universitario.

La città di Firenze costituisce un esempio ottimale per l’applicazione di analisi sulla resilienza poiché il suo patrimonio d’arte ho superato le minacce portate dall’alluvione del 1966. Ancora oggi la città conserva fortunatamente le proprie memorie storiche di primaria importanza per la cultura del mondo. Il workshop, di cui il testo che presentiamo è il documento riassuntivo, ha preso spunto proprio dall’alluvione di cui, nel 2016, ricorreva il cinquantenario. In realtà nel 1966 il concetto di resilienza non aveva ancora fatto la sua apparizione nel panorama scientifico. Pur tuttavia, la capacità reattiva della popolazione nel salvare tanti tesori storici ed artistici dalla furia dell’Arno ha dimostrato come si possa agire nel migliore dei modi per salvaguardare il territorio. Oggi quelle azioni e la consapevolezza dell’operare può fornire valide indicazioni sulle quali riflettere.

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE LA VISIONE A TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN