Ridisegnare il contesto dell’architettura italiana

 

L’Atlante IUAV, dell’architettura italiana degli anni ’50 e ’60, è il risultato di uno spoglio – ancora provvisorio e in corso di implementazione – delle riviste di architettura e di ingegneria pubblicate in Italia dal 1945 al 1970. Lo spoglio – fondamentale per poter ricostruire una mappatura esaustiva degli edifici realizzati e dei progetti pubblicati sulle principali pubblicazioni di settore – è stato necessario per cercare di ridisegnare il contesto dell’architettura italiana di quegli anni.

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

Mappa sui bisogni formativi dei professionisti museali

 

“Musei del futuro. Competenze digitali per il cambiamento e l’innovazione” è stata una tavola rotonda, che si è svolta a Roma nella sede del MAXXI il primo marzo 2018, per restituire i risultati emersi dall’indagine di scenario del progetto Mu.SA – Museum Sector Alliance, realizzato da Fondazione Symbola e Melting Pro, al fine di mappare i bisogni formativi dei professionisti museali in Italia, in relazione alle loro competenze digitali e trasferibili. Sono stati invitati gli esperti italiani del settore, tra direttori di musei e parchi archeologi, esperti di vari ambiti della sfera museale, project manager di musei di piccole dimensioni, di start-up innovative e cooperative che forniscono servizi museali, docenti universitari, esperti di profili professionali e rappresentanti delle istituzioni competenti in materia, a livello regionale e nazionale.

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

Progettare paesaggi sognando anche di giorno

 

La ricerca della sostenibilità può essere considerata un’astratta ‘utopia della fuga’ mentre in realtà è interessante la sua concretezza come ‘utopia della ricostruzione’. L’Architettura del paesaggio è uno strumento efficace per la concezione di trasformazioni sostenibili degli habitat urbani. Questo libro propone alcuni argomenti ritenuti significativi nel loro insieme per interpretarne la contemporaneità.

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

A Cosenza i maestri scalpellini perpetuano l’antico mestiere

 

Presso il Museo delle Arti e dei Mestieri nel 2015 si metteva in evidenza “La Pietra. Il mestiere e l’arte del decorare. Storia della lavorazione della pietra nella provincia di Cosenza”. La mostra è stata promossa dalla Provincia di Cosenza, col patrocinio e il sostegno della Fondazione Carical e della collaborazione del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria. Il catalogo qui presentato delinea un quadro completo delle opere che furono realizzate dalle schiere di scalpellini che operavano sul territorio nel campo della scultura, del decoro ornamentale e dell’architettura, fornendo una considerevole messe di informazioni sulla storia dell’arte calabrese e sulla storia della locale economia: dall’estrazione della materia prima ai modelli figurativi e architettonici originatisi attorno ad essa. La mostra esprime la ricchezza pietrifera del territorio cosentino evidenziando l’attività di maestri scalpellini che ancora oggi, seppure in pochi, difendono dalla modernità il loro importante ed antico mestiere. Un mestiere che viene ripercorso con esempi di materiali grezzi, con prime attestazioni di decoro ornamentale provenienti dall’area archeologica della Sibaritide e dall’Archivio di Stato di Cosenza, con artisti contemporanei che reinterpretano e sperimentano la pietra locale.

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

Educare adolescenti oppositivi, aggressivi e iperattivi

 

Con sempre maggiore frequenza gli insegnanti di oggi trovano in aula studenti difficili, ostili verso l’adulto, oppositivi alle consegne didattiche, persino provocatori e talvolta aggressivi ai limiti della violenza verbale, emotiva e addirittura fisica. Questi ragazzi sembrano immuni e resistenti agli interventi educativi di ogni sorta: le punizioni, come l’uso del potere e dell’autorità, sembrano infatti acuire la loro ostilità. Il permissivismo è in egual modo deleterio. Come può un insegnante diventare competente per tutte queste diversificate situazioni psicologiche e sociali? Se è vero che la causa – o se vogliamo – la diagnosi clinica di questi ragazzi è estremamente eterogenea, è altrettanto vero che tutti sono “gestibili” in modo efficace con un unico approccio educativo funzionale. Tutti questi studenti ribelli sono accomunati dallo stesso bisogno: trovare adulti significativi che credano in loro e siano per loro un riferimento educativo. Ragazzi che in classe, nel setting frontale e con un codice educativo autoritario, diventano aggressivi, oppositivi e dirompenti, si rifiutano di studiare, di andare a scuola e quando presenti attivano dinamiche di difficile gestione, cambiano in una relazione di fiducia liberando spazio per l’insegnamento e l’apprendimento. Quello che avete tra le mani non è un libro da leggere ma è soprattutto un libro da applicare con una ricca e documentata proposta di nuovi dispositivi formativi come l’Apprendimento Cooperativo, le classi aperte, le mappe mentali.

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

Sulla natura delle cose: l’esistenzialismo di Lucrezio

 

Della vita di Lucrezio ci è ignoto quasi tutto: egli non compare mai sulla scena politica romana né sembra esistere negli scritti dei contemporanei in cui non viene mai citato, eccezion fatta per la lettera di Cicerone ad Quintum fratrem II, contenuta nella sezione Ad familiares, in cui il celebre oratore accenna all’edizione, forse postuma, del poema di Lucrezio, che egli starebbe curando. Però, in scrittori romani successivi egli viene spesso citato: ne parlano Seneca, Frontone, Marco Aurelio, Quintiliano, Ovidio, Vitruvio, Plinio il Vecchio, senza tuttavia fornire nuove informazioni sulla vita. Questo però dimostra che non si tratta di un personaggio inventato.

CONTINUA LA LETTURA SU WIKIPEDIA

 

Manufatti eccellenti e architetture della quotidianità

 

Architetture nel tempo rappresenta la consapevolezza della durata, della permanenza, dell’autenticità dei luoghi attraverso i secoli e nella continua, loro, contemporaneità affidata alla conservazione che trasmette al futuro, al dialogo fra antica e nuova architettura, al progetto di restauro. Non solo quindi manufatti eccellenti ma anche architetture della quotidianità, manufatti della necessità oltre che della volontà simbolica e magniloquente, che comunque il tempo lo hanno attraversato per acquisire il diritto di essere memoria e futuro, per poter esibire una cittadinanza egualmente riconosciuta alle frontiere del tempo passato e di quello presente, materiale per la storia che attraverso la ricerca e l’indagine sul campo diventa storia anche esso. 

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

Strategie di identità dinamiche: la Reggia di Caserta

 

Il Palazzo reale di Caserta fu voluto dal Re di Napoli Carlo di Borbone, il quale, colpito dalla bellezza del paesaggio casertano e desideroso di dare una degna sede di rappresentanza al governo della capitale Napoli e al suo reame, volle che venisse costruita una reggia tale da poter reggere il confronto con quella di Versailles. Si diede inizialmente per scontato che sarebbe stata costruita a Napoli, ma Carlo di Borbone, cosciente della considerevole vulnerabilità della capitale a eventuali attacchi (specie da mare), pensò di costruirla verso l’entroterra, nell’area casertana: un luogo più sicuro e tuttavia non troppo distante da Napoli. Dopo il rifiuto di Nicola Salvi, afflitto da gravi problemi di salute, il sovrano si rivolse all’architetto Luigi Vanvitelli, a quel tempo impegnato nei lavori di restauro della basilica di Loreto per conto dello Stato Pontificio. Carlo di Borbone ottenne dal Papa di poter incaricare l’artista e nel frattempo acquistò l’area necessaria, dove sorgeva il palazzo cinquecentesco degli Acquaviva, dal loro erede duca Michelangelo Caetani.

CONTINUA LA LETTURA SU WIKIPEDIA

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

Orto Botanico di Palermo: il luogo più stupendo del mondo

 

La sua origine risale al 1779, anno in cui l’Accademia dei Regi Studi, istituendo la cattedra di Botanica e Materia medica, le assegnò un modesto appezzamento di terreno per insediarvi un piccolo Orto botanico da adibire alla coltivazione delle piante medicinali utili alla didattica e alla salute pubblica. Questo primo Orto ben presto si rivelò insufficiente alle necessità e nel 1786 si decise di trasferirlo in quella che è la sede attuale, presso il Piano di Sant’Erasmo, all’epoca tristemente famoso in quanto sede dei roghi della Santa Inquisizione. Nel 1787 Goethe in viaggio a Palermo visita l’orto botanico e ne fa una descrizione incantata, visti i suoi interessi naturalistici: «Nel giardino pubblico vicino alla marina ho passato ore di quiete soavissima. È il luogo più stupendo del mondo. Nonostante la regolarità del suo disegno, ha un che di fatato; risale a pochi anni or sono, ma ci trasporta in tempi remoti».

CONTINUA LA LETTURA SU WIKIPEDIA

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

Il teatro greco romano di Catania e gli spettacoli nell’antichità

 

Il volume racconta il teatro greco-romano della città etnea nei suoi dettagli, dalle origini greche alla sua trasformazione nel quartiere catanese chiamato “Grotte”, fino alla sua riscoperta nella metà del ‘700 e alla progressiva liberazione dalle case che nel tempo lo avevano nascosto. Ma il volume racconta anche di quanto intimo e quotidiano fosse il rapporto tra questo grande spazio pubblico e gli antichi catanesi, di come vi si svolgessero gli spettacoli, dalle tragedie greche di età classica alle commedie romane, di come si ingannasse il tempo tra uno spettacolo e l’altro, attraverso gli oggetti smarriti dagli spettatori, attraverso le centinaia di lucerne che illuminavano al crepuscolo la grande cavea e la strada del ritorno a casa.

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN