Crepax, dagli inizi alla maturità 2/4

 

L’attività di Crepax come fumettista inizia nel 1963, ma è due anni dopo, che crea il fortunato personaggio di Valentina Rosselli. Nel primo racconto (stampato su Linus) non è neanche il personaggio principale, ma è la fidanzata di un critico d’arte, tale Philip Rembrant, che nasconde la seconda identità del supereroe Neutron. L’episodio si intitola La curva di Lesmo (quella del circuito automobilistico di Monza). Seguiranno altri 30 racconti, riuniti in sette volumi. Non saranno gli unici. Tra gli altri la Lanterna magica (1977) e Valentina pirata, il primo episodio a colori della serie dedicata all’eroina di Crepax.

Il supereroe Neutron scomparirà lentamente (addirittura perderà i super poteri), mentre Valentina diventa il personaggio intorno al quale girano gli episodi. Ritroveremo Neutron sulla rivista Corto Maltese, dove recupererà il primo posto. Il personaggio riacquista una forte caratterizzazione, soprattutto grazie alla validità dei dialoghi, considerati, generalmente, il punto debole delle storie di Crepax.
Le trame di Valentina sono molto varie per tipo e ispirazione. Trattano di temi onirici, fantascienza, fantasy, spionaggio e (naturalmente) erotismo. La rappresentazione di Valentina è ispirata a Louise Brooks, attrice del cinema muto.

A dire il vero, le eroine a Crepax non sono mai mancate. Nella sua vita ne ha create diverse, come BelindaBiancaAnita e Francesca. E se le prime tre risentono del suo tipico sensualismo, l’ultima, Francesca, è addirittura una collegiale, senza nessuna forma di ispirazione erotica. Anita (come Valentina) si ispira ad una attrice del cinema, l’omonima Anita Ekberg. Il suo nome, in Italia, si lega, naturalmente, al celebre film di Federico Fellini La dolce vita, che fu un successo internazionale. La grande Anita, in una storia dal sapore onirico, realizza, addirittura, un rapporto sessuale con la TV. È il primo fumetto, altamente simbolico, che ne prospetta tale significato, molto prima del famoso episodio di Videodrome di Cronenberg.  In una versione a fumetti, in cui Crepax si ispira ai Viaggi di Gulliver, si muove, invece, Bianca.

Se la caratterizzazione principale del lavoro di Crepax è l’erotismo, non poteva non realizzare testi ritenuti dei classici della letteratura erotica, e cioè Histoire d’OJustine e Emmanuelle. Produce, nel 1977, L’uomo di Pskov e l’anno successivo L’uomo di Harlem, la cui storia si muove nel mondo del jazz di New York. Invero Crepax ha avuto un forte collegamento con il jazz e la sua musica. Realizzò, infatti, per “Musica Jazz“, una rivista del settore, alcune copertine di supporti discografici, allegati al giornale. Furono talmente valide da divenire un cult, oggi, ricercatissime e ambite.
Il suo ultimo lavoro, del 2002, è stato l’adattamento a fumetti del libro di Mary Shelley, Frankenstein.

Guido Crepax è morto nel 2003, ma il suo lavoro è stato conosciuto ovunque e ovunque apprezzato. I suoi disegni sono apparsi in Francia, Spagna, Germania, Finlandia e Grecia, ma anche in Brasile, Giappone e Stati Uniti.

 

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Heimat


Questo video è stato selezionato dal “Premio Treccani Web”, quale eccelleza del Web italiano.Tale premio seleziona giorno per giorno le eccellenze tra i contenuti audio, video, grafici e testuali italiani e in lingua italiana che ogni anno vengono pubblicati nel web. 
Il video premiato è di Irene Delvai e racconta la sua “migrazione” di casa in casa, di vita in vita. Nel video la protagonista ha fatto del mondo la sua casa, dormendo, mangiando e vivendo in luoghi pubblici. Il titolo del video “Heimat” (in tedesco “patria”) identifica in modo simbolico una generazione in perenne movimento.

Vai alla pagina del Premio Treccani Web e guarda il video.

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La pendente Torre di Pisa 2/2

 

Non si conosce con certezza il progettista della Torre di Pisa. Si ipotizza si tratti di Diotisalvi, l’architetto che contemporaneamente stava realizzando il Battistero vicino. Ci si basa, però, soprattutto sulle analogie tra le due costruzioni. Ma le ipotesi sono molte. Ad esempio, Vasari l’attribuisce a Bonanno Pisano, altri ancora al Gherardi. La teoria di Vasari si basa sul ritrovamento di un’epigrafe su una pietra tombale trovata nell’atrio. Così come ne esiste un’altra sullo stipite del portone di ingresso, dove è riportata la scritta “cittadino pisano di nome Bonanno”.  Alcuni studiosi però sostengono che il frammento, sia parte della cattedrale, successivamente al suo incendio, avvenuto nel 1595.

La preziosità del monumento ha fatto sì che vi fossero numerosi restauri. Si comincia nell’Ottocento, nel tentativo di creare maggiore stabilità, sotto la guida dell’architetto Alessandro Gherardesca. Vennero eseguiti dei saggi del terreno, assumendo notizie sull’esistenza di argilla e sulla presenza di acqua a livello di fondazione. La causa era quindi tecnica e non, come si asseriva, allora, la volontà progettuale di costruirla già pendente. Si presentava, perciò, la necessità di lavori di consolidamento alla base. Questi sono stati eseguiti negli ultimi decenni. I risultati sono brillanti, tanto che gli operatori garantiscono la solidità della torre per altri 300 anni. Negli ultimi venti anni sono stati eseguiti, inoltre, restauri delle superfici lapidee, sia all’esterno che all’interno della torre.

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Nello scriptorium di Cassiodoro

 

È solo una fisima comune che esista un’età della giovinezza preferibile ad una della vecchiaia. Esiste invece un’evoluzione continua, una maturazione, una sedimentazione, perché le idee non hanno limiti d’età. È da piantarsi nella mente che occorre imparare a comprendere un mondo non più dialetticamente lineare, ma ameboide, caratterizzato da continui e repentini cambiamenti di forma. Non esiste una cesura netta tra gli opposti e il bianco con il nero tendono a coincidere senza necessariamente passare per il grigio. Così come occorre riflettere prima di affermare che si è rotto il meccanismo che garantiva la trasmissione delle idee e dei valori. Se il mondo è a tutti gli effetti presentificato, lo è perché coloro che dovevano storicizzarlo sono stati trafitti dalla convinzione di una vitalità giovanile durevole fino alla morte. In realtà, in un mutamento più rapido rispetto al passato, è il senso del tempo che occorre cogliere per capire le cose. Il discorso parrà astratto, ma permette di rammagliare l’anima della tradizione con la spinta all’innovazione. Non certo giovani versus vecchi. Ebbene, se il passato odora di muffa, il presente farà di sicuro tendenza, quando invece la saggezza degli anziani potrebbe tornare utile alla genialità dei giovani. Nasce però un problema. I cenobiti di Vivarium, scriptorium istituito dal vecchio Cassiodoro, pur nutrendo ammirazione per il maestro, non riuscivano a comprendere la vera essenza del suo ragionare. In tal senso tuttora la frattura appare incolmabile. Si è costretti così ad invecchiare in un perenne giovanilismo che rende tutti, non discepoli di un passato fecondo, ma orfani di una cultura antica divenuta troppo scomoda per radicare tante esili certezze.

Fonte immagine: particolare della Bibbia Amiatina (ms. Laur. Amiat. 1) unica copia sopravvissuta intera di un esemplare proveniente dal Vivarium di Cassiodoro.

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Presentazione del libro: TTIP La NATO economica?

 

Il libro sarà presentato domani a Sant’Antonino di Susa (Torino).

L’interconnessione del mondo contemporaneo non permette più di analizzare le singole realtà nazionali senza tenere conto delle forze globali più ampie. Per questo, oggi più che mai, l’ottica geopolitica – disciplina eclettica per antonomasia – è quella che meglio risponde alle esigenze di comprensione di un mondo in evoluzione continua e, apparentemente, disordinata. Queste considerazioni trovano una esplicitazione nel nuovo libro pubblicato da Experiences: TTIP La NATO Economica? Il Partenariato Transatlantico per gli Scambi e gli Investimenti nella geopolitica del XXI secolo. Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), attualmente in discussione ai più alti livelli tra Stati Uniti ed Unione Europea, ha come obiettivo quello di realizzare un mercato privo di dazi e barriere doganali tra le due sponde dell’Atlantico. Tale trattato definisce anche un’armonizzazione degli standard produttivi e legislativi su diverse materie. L’obiettivo dichiarato è creare un mercato unico tra le due sponde dell’Atlantico che potenzialmente può determinare uno spazio chiuso o con alte barriere all’ingresso di nuovi paesi. Scopo del libro è pertanto descrivere i possibili scenari che l’approvazione o meno del trattato potrebbe determinare. La sua stesura, che coinvolge le due aree economiche più ricche del pianeta, è di per sé un avvenimento degno di analisi secondo qualsiasi dottrina geopolitica. L’eventuale contemporanea partecipazione alla NATO e al TTIP delle nazioni firmatarie configurerebbe, infatti, un nuovo attore unitario in campo economico, politico e militare sulla scena internazionale verso il quale gli altri attori internazionali dovrebbero necessariamente sviluppare nuove strategie. L’analisi condotta nelle pagine del libro si avvale delle riflessioni di Huntington, Fukuyama, Luttwak, Dugin ed altri autori che hanno animato il dibattito internazionale degli ultimi 25 anni dalla fine della Guerra Fredda all’attuale fase post-globalizzazione.

Fabrizio Bertolami 
TTIP la NATO economica? Il partenariato transatlantico per gli scambi e gli investimenti nella geopolitica del XXI secolo
Experiences 2016, 216 p., brossura
Prezzo di copertina: Brossura € 15,00 – eBook € 10,50

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A Novara di Sicilia giocano col Maiorchino

 

Lo stemma del paese è rappresentato da un albero di noce; le sue origini affondano nella preistoria come attestano le contrade di Casalini e di Sperlinga; il paesaggio naturale, con la Rocca Salvatesta e la Rocca Leone, le neviere e la pineta di Mandrazzi, offre una serie di elementi fortemente caratterizzanti la geologia, la flora e la fauna del luogo. Numerosi mulini idraulici, oggi ridotti a pochi esemplari, si trovano lungo il torrente San Giorgio ubicato all’inizio del paese, offrendo un interessante esempio di archeologia industriale. Poi ci sono le chiese, il castello intorno al quale si è costituito il primo nucleo del paese, i monumenti ed anche un piccolo museo delle tradizioni popolari.

Questo è il territorio di Novara di Sicilia, un paese in provincia di Messina, situato al confine tra i monti Nebrodi ed i Peloritani, a 650 m. di altezza. Il viaggiatore lo potrà raggiungere sia dalla costa tirrenica che da quella ionica, attraverso la statale 185, partendo da Barcellona e Patti oppure da Giardini Naxos e Francavilla di Sicilia. In questa località non solo ammirerà suggestivi scorci panoramici, leggerà la storia del sito attraverso le sue testimonianze storiche ed artistiche, ma apprezzerà una tavola ricca di prodotti genuini, dei sapori e dei profumi di una cucina ancora fortemente legata al territorio.

Specialità panarie e dolciarie, gustose pietanze a base di carni, verdure e legumi …ed una peculiarità locale: il formaggio Maiorchino. Questo saporito pecorino è stato infatti presentato a Roma, a villa Borghese, nell’ambito di una manifestazione gastronomica, uscendo dai confini isolani e ponendosi all’attenzione di un pubblico più vasto in campo nazionale. Alcuni produttori di Novara di Sicilia e Fondachelli Fantina hanno offerto una degustazione di questo formaggio affiancandolo ad altre produzioni locali. La sua preparazione, a base di latte di pecora, è alquanto elaborata; altrettanto complessa è la stagionatura, scandita da ritmi ben precisi che prevedono la salatura delle forme, la pulitura, la strofinatura e l’oliatura. Dopo circa otto mesi il formaggio è pronto per essere gustato. Al taglio si presenta compatto e dal caratteristico colore giallo della pasta casearia.

La realizzazione del Maiorchino è associata ad un evento risalente al Seicento, per la precisione ad un gioco pubblico, che consiste nel lanciare una forma di cacio lungo un percorso prestabilito, fra vari contendenti e scommettitori. Chi raggiunge il traguardo con meno lanci è il vincitore. Il gioco si svolge durante il periodo carnevalesco, ma il crescente interesse non solo per l’aspetto ludico della manifestazione, ma anche per la qualità e la bontà del prodotto, ha determinato il ripetersi della gara durante il periodo estivo ad uso di emigranti di ritorno e naturalmente di turisti e curiosi. Nella settimana che precede il ferragosto, i numerosi villeggianti saranno pertanto coinvolti in un itinerario in grado di coniugare il bello dell’arte, l’allegria del gioco e la bontà dei sapori.

Fonte immagine:  “Corsa del Maiorchino”

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Il museo di Palazzo Abatellis a Palermo 1/2


Il Palazzo Abatellis, detto anche Palazzo Patella, è un edificio storico del XV secolo, posto in via Alloro, nel famoso quartiere della Kalsa di Palermo. In esso trova luogo l’omonima Galleria Regionale. L’edificio, fu costruito nel Quattrocento, in stle gotico-catalano, su progetto di Matteo Carnilivari, che in quel periodo lavorava a Palermo, edificando anche palazzo Aiutamicristo. Il proprietario dell’immobile era Francesco Abatellis, maestro Portulano del Regno. Non avendo figli, stilò un testamento dove il grande edificio, alla morte della moglie, passasse in proprietà ad un monastero di suore con il nome “di Santa Maria della Pietà”. Effettivamente, nel maggio 1526, vi venne a risiedere un gruppo di suore dell’ordine domenicano, giunte dal Monastero di Santa Caterina. Per ospitarle, il palazzo subì ingenti lavori di ristrutturazione per trasformarlo in convento, frazionandolo in celle e corridoi con il rifacimento delle finestre. Fu denominato “Monastero del Portulano”. Per il corretto funzionamento dell’istituto, mancava, però, una cappella per pregare. La costruzione fu manomessa con la costruzione di una piccola chiesa posta sul lato sinistro del palazzo. Ebbe il nome di “Chiesa di S. Maria della Pietà”.
Nel Seicento fu edificata sul lotto una nuova chiesa, molto più grande, ma con uguale nome, con ingresso su via Butera (si può ammirarla tuttora). La vecchia chiesetta finì per essere suddivisa in più vani e messa, sull’abside, in comunicazione col convento. Vi fu ricavato un parlatorio e alcuni magazzini.

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Crepax e le sue eroine 1/4

 

Dopo aver raccontato di Hugo Pratt e Milo Manara, un altro dei fumettisti italiani che hanno rivoluzionato il genere è senz’altro Guido Crepax. Nel 1965 creò il personaggio, noto a tutti, di Valentina. Erano gli anni Sessanta e la figura ben si allaccia al periodo in cui è nata. L’elemento caratterizzante delle storie di Valentina è il tratto sofisticato ed il taglio erotico dei disegni e delle sue vicende. La prepotente raffigurazione innovativa ha fatto di Guido Crepax un’icona internazionale del genere del fumetto sensuale.

Nato a Milano nel 1933 e laureatosi in Architettura nel 1958, Guido Crepas, meglio conosciuto come Crepax, si mette in luce inizialmente come grafico pubblicitario. Realizza manifesti e poster, copertine per libri ed LP, come quella per “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno. Illustra anche campagne pubblicitarie di grande impatto, come quella della Shell, del 1957, che venne premiata con la Palma d’oro per la pubblicità. Disegna, altresì copertine per riviste, come per l’edizione italiana di Galaxy e del Tempo Medico, prima rivista italiana di medicina (fino al 1980).

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È uscita la Storia di Barcellona P.G. a cura di Marcello Crinò

 

Filippo Rossitto registrò quanto vide nella città natale durante il 1860 e, scendendo nella cronaca più minuta, fornì con singolare scrupolosità notizie preziose, che si sarebbero di sicuro perdute. «Il mio paese – scrive l’autore con la modestia di altri tempi – non ha una storia; quel poco che è stato scritto nelle storie generali della Sicilia è inesatto o pieno di errori e specialmente nella nomenclatura e situazioni dei luoghi. […] Volendo scrivere una storia documentata, percorsi pagina a pagina molte carte ed archivi. […] I posteri mi scuseranno se non troveranno il mio lavoro uguale all’altezza dei tempi in cui viviamo; ad ogni modo ho fatto quel che ho potuto e che mi hanno lasciato fare: mi conforto col detto del poeta Ovidio: Ut desint vires, tamen est laudanda voluntas (Anche se mancano le forze, tuttavia si deve lodare la buona volontà)».

Nel 1911 il Comune di Barcellona Pozzo di Gotto pubblicò la ponderosa e fondamentale opera di Rossitto terminata nel 1877, due anni prima della sua morte. Le sue pagine di storia municipale rappresentano solo una parte di ciò che era stato scritto. La storia si componeva in origine di tre sezioni: civile, letteraria e monumentale. Oggi si conosce solo la “civile” e alcuni frammenti sparsi delle altre due, soprattutto della “monumentale”. Filippo Rossitto (1807-1879), letterato, patriota e storico municipale nacque il 10 ottobre del 1807 a Pozzo di Gotto. Il padre Giuseppe era un cospiratore carbonaro, la madre si chiamava Emanuela Cassata, ed entrambi appartenevano a famiglie nobili ed agiate. Il cognome Rossitto nella forma originaria, Rousset, è riscontrabile nei libri parrocchiali di Pozzo di Gotto già nel XVI secolo.

La sua opera, il cui titolo esatto è “La città di Barcellona Pozzo di Gotto descritta e illustrata con documenti storici”, fu concepita in un vasto arco temporale, con un lungo lavoro di ricerca negli archivi e con la pubblicazione di vari articoli sui periodici della Sicilia e in alcuni opuscoli, come quello su Simone il Normanno, poi ripubblicato in appendice nel libro, L’opera fu pubblicata grazie anche al lavoro di coordinamento svolto dal nipote, il professore Filippo Bucalo (1873-1942), il quale si occupò di scrivere la prefazione e il profilo biografico dell’autore.

Filippo Rossitto LA CITTÀ DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO
Experiences 2016, 520 pagine, brossura
Prezzo di copertina versione in brossura € 21,00
Prezzo di copertina versione elettronica € 14,70

  

 

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La pendente Torre di Pisa 1/2

 

Nella piazza del Duomo di Pisa si trova uno dei più famosi monumenti italiani: la Torre pendente, che la caratterizza. A Pisa la chiamano semplicemente “la Torre”. È il campanile della cattedrale di Santa Maria Assunta, posta al suo fianco. Raggiunge circa 56 metri d’altezza e fu costruita tra il XII ed il XIV secolo. Per la precisione, la costruzione iniziò nel 1174. È cesellata, come un merletto, con giri di arcate tonde e sei piani di loggette. Ma oltre la bellezza architettonica, la pendenza l’ha resa famosa in tutto il mondo. Ha un’inclinazione di 4,8° gradi rispetto all’asse verticale. Si deve al cedimento del terreno dove poggia, cosa che si registrò già in fase di costruzione. Infatti, i lavori furono sospesi quando aveva raggiunto solo i tre piani.

Essendo fatta tutta in marmo, raggiunge un peso di 14.453 tonnellate, che preme sulla fondazione e sul terreno argilloso della piazza, che ha influito anche sulla stabilità di tutti gli altri edifici che si trovano nella piazza. Le opere di costruzione della Torre ripresero nel 1275, sotto la conduzione di Giovanni di Simone e Giovanni Pisano. Vennero sopraelevati altri tre piani. Per sicurezza fu adottato uno stratagemma: i piani aggiunti curvano verso il lato opposto alla pendenza. Nel secolo seguente fu aggiunta, infine, la cella campanaria.

A causa del terreno fatto di argilla e sabbia, a Pisa numerose costruzioni sono pendenti. Abbiamo, ad esempio, tutta la chiesa di San Michele degli Scalzi con il suo campanile, che raggiunge i 5 gradi di inclinazione. Vi è poi il campanile della chiesa di San Nicola, vicino al Lungarno, che presenta una pendenza di 2.5 gradi.
La torre di Pisa raggiunge i sette piani. Due sono le stanze al suo interno, una al piano terra, l’altra in cima. Ambedue non hanno il soffitto. Ha due scale: direttamente dal primo livello al sesto e, a chiocciola, dal sesto al settimo anello. Al sesto livello vi è un’apertura dove si può guardare giù il piano terra. Nella Torre erano poste tre campane: la Pasquereccia, la Terza e la campana del Vespruccio. Ognuna suonava a seconda l’ora della giornata. Nel XV secolo, la campana di San Ranieri (denominata all’inizio “Giustizia”), ha sostituito quella detta Pasquereccia, che fu poi rifusa.

Tutto il complesso della Piazza, è gestito, oggi, dall’Opera della Primaziale di Pisa. Essa amministra, oltre alla Torre, anche la cattedrale, il battistero e il vicino cimitero, ovvero tutti i monumenti del “Campo dei Miracoli”.

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