La mappa della metropolitana di Londra

 

Molti fra noi conoscono Alessandro Baricco, maestro di storytelling ed eccezionale affabulatore. Ci avrebbe fatto piacere farvelo seguire in una delle tre lezioni di “Mantova Lectures” per la prima volta tenute in occasione dei vent’anni del Festivaletteratura, nel settembre 2016 e poi registrate al teatro dell’Opera di Roma ad ottobre 2016. Il titolo di questa lezione è stata: “La Mappa della Metropolitana di Londra. Sulla verità”. A cosa si riferisce Baricco, quando parla di verità? All’idea espressa da Harry Charles Beck che a Londra nel 1931 riprogetta la mappa della metropolitana della città utilizzando solo linee rette raccordate da segmenti. È una idea geniale che semplifica quell’intreccio di percorsi sotterranei, non certo corrispondenti alla realtà topografica. Nonostante ciò questa rappresentazione è leggibile e comprensibile a colpo d’occhio. Prendendo spunto dal tema Baricco esplora il tema della “verità”, tra realtà e rappresentazione, tra fenomeno e percezione grazie a relazioni sorprendenti con Dante, Beethoven, Kant, Leopardi.

Leggiamo l’articolo pubblicato sul sito ufficiale di “Mantova Lectures”

http://www.festivaletteratura.it/it/racconti/mantova-lectures

Ai più volenterosi consigliamo, invece, questo documentario in inglese.

https://www.youtube.com/watch?v=1xmOpyv5NuI&t=1264s

Dal documentario possiamo scoprire che Beck era un dipendente della Metropolitana di Londra. Ben presto si rese conto che la ferrovia correva per lo più sotterranea. Le carte utilizzate indicavano le posizioni delle stazioni nel sottosuolo ma risultavano irrilevanti per i viaggiatori che volevano invece sapere solo come raggiungere la stazione più vicina per raggiungere un luogo ubicato in superficie.

Nel tempo libero Beck riprogetta, quindi, la mappa della metropolitana della città, utilizzando solo linee rette raccordate da segmenti con una inclinazione di 45° o di 90°. Una mappa semplificata, nella quale compaiono solo le stazioni raccordate fra loro attraverso quei segmenti, i quali hanno come riferimento reale solo il Tamigi. Per rendere più chiara la mappa e per sottolineare i collegamenti, Beck fa una differenza fra le stazioni ordinarie (contrassegnate solo con tacche) e le stazioni di interscambio (contrassegnate con diamanti).

Come spesso capita, la direzione della Metropolitana fu inizialmente scettica della proposta così innovativa. Nonostante ciò il progetto è fu provvisoriamente presentato al pubblico in un piccolo opuscolo del 1933. L’idea diviene subito popolare, e da quel momento la mappa di Beck comincia ad essere utilizzata. All’autore del progetto non furono riconosciute che cinque ghinee per il lavoro fatto. Comunque, dopo il successo iniziale, Beck ha continuato a disegnare la mappa della metropolitana fino al 1960. Durante questo tempo, sono state aggiornate le nuove linee e le nuove stazioni. Beck ha continuamente modificato il disegno, per esempio cambiando il simbolo interscambio da un diamante ad un cerchio, così come ha mutato i colori delle linee. Per saperne di più attardiamoci a scoprire come la Metropolitana di Londra si è ramificata nel corso degli anni tra il 1863 e il 2008.

https://www.youtube.com/watch?v=VYZ_8x0QALs

 

Una particolare torre russa

 

Nella capitale del lontano Tatarstan, Kazan’, in Russia, esiste una torre pendente, famosa in quei paesi. Si chiama Torre Söyembikä, ed era una torre di guardia. Prende il nome dall’eroina tàtara, che resse il governo dal 1549 al 1551.
Esistono sulla torre diverse leggende. La più importante narra che il monumento è frutto della volontà dello zar Ivan il Terribile, che nel 1552 ne avrebbe ordinato la costruzione con urgenza, cosa che fu fatta in soli 7 giorni. In essa, poi, sarebbe stata imprigionata l’eroina tàtara. Questa per porre fine alla insopportabile detenzione, si gettò nel vuoto. È per questo che la torre è a lei denominata. Questa è, tuttavia, solo una leggenda. Le carte, invece, testimoniano che la Söyembikä fu imprigionata a Mosca e morì nella città di Kasimov.

La strana torre fu utilizzata come simbolo del potere in auge. In cima ad essa fu posizionata, nel 1730, un’aquila bicipite, simbolo zarista. Successivamente, durante il periodo Sovietico l’aquila venne sostituita da una stella rossa. Oggi porta, invece, una mezzaluna islamica. La torre Söyembikä è composta da sette piani, raggiungendo un’altezza di circa 58 metri. Da essa si gode uno splendido panorama, dove si possono ammirare i due fiumi cittadini Kazanka e Volga.

La torre rientra nel gruppo delle torri pendenti mondiali. È inclinata, infatti, di 1,98 gradi. La sua particolare forma a ziqqurat è servita come ispirazione del progetto della stazione di Kazanskij a Mosca dell’architetto Aleksej Ščusev. La torre ha subito consolidamenti delle fondazioni negli anni Trenta e Novanta del secolo scorso.

La Stazione di MoscaLa Stazione di Mosca

 

La data di costruzione
La data di costruzione della Torre Söyembikä è, praticamente, avvolta nel mistero. I documenti sono scarsi. Tutte le carte precedenti al XVI secolo sono andate distrutte in un incendio (nel 1701). Per cui gli studiosi ipotizzano basandosi sui pochi riferimenti certi. Alcuni di essi fissano la data tra il XVII e le prime fasi del XVIII secolo. Lo asseriscono in base al fatto che in quel periodo erano molte le torri edificate in Russia. Altri ricercatori sostengono che la data di costruzione è precedente almeno di un secolo, e comunque prima della metà del Cinquecento.

Il professore Nikolaj Zagoskin, dell’Università imperiale di Kazan’, fa risalire la data al periodo dei khan. Molti sono gli storici che lo avallano, soprattutto, perché in quel tempo esistevano torri con un’architettura molto simile nell’Asia centrale. La teoria è, però, smentita dal racconto di viaggio effettuato dal tedesco Adam Olearius nel 1638 in quelle zone. Nel testo non si cita affatto la torre tàtara, facendo presupporre che si tratti di costruzione posteriore.

 

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Un sistema nuovo d’interagire col mondo

 

Dieci anni fa, il 9 gennaio 2007, Steve Jobs ha presentato al pubblico iPhone e la maniera di approcciare il presente è cambiata. Con il mondo in tasca, s’è trasformata in modo radicale l’esistenza. Ti informi su Wikipedia, posti su Facebook, spedisci messaggi con WhatsApp, condividi selfie e video, controlli e-mail, utilizzi mappe, ascolti musica, sfogli giornali e libri, chiami un taxi. Tutto questo in mobilità e con interfaccia multi-touch. All’inizio del 2005, senza clamori, in Apple si prese a tradurre i gesti delle dita – come tap, scroll, pizzichi e strisciate – in comandi di funzione. IPhone era il prodotto più importante dai tempi del primo Macintosh. Comprensibile il timore iniziale di Jony Ive: «Io credo che le idee siano fragili e che si debba essere delicati con le idee ancora abbozzate». Era il futuro, ma anche il momento in cui «scommetti l’azienda». Grandi rischi; per converso, grandi ricompense se hai successo. Il rischio maggiore era eliminare la tastiera. L’interfaccia diventava, così, fluida e flessibile. Un portatile sottile, leggero. Design essenziale, minimale. Il nuovo aspetto amichevole invitava a toccare lo schermo. Sensazioni magnetiche. «È la cosa migliore che abbia fatto», anticipò Jobs a Time. Quel 9 gennaio presentò tre rivoluzionari prodotti. Un iPod a grande schermo con comandi tattili. Un telefono portatile rivoluzionario. Un “device” innovativo per la comunicazione internet. «Non tre dispositivi distinti ma un unico dispositivo chiamato iPhone». Da allora non siamo più gli stessi. Jobs non ha inventato nuove funzionalità, ma le ha rese davvero fruibili. Aveva ragione: per cambiare il mondo basta pensarlo differente. Sembra facile, ma è la cosa più complicata che ci sia.

Il nostro calendario solare 2/3

 

Il calendario gregoriano ed il calendario giuliano sono due calendari solari. La Terra, infatti, nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole impiega circa 365 giorni per una rotazione completa, cioè, la durata del nostro anno. Questo è diviso in 12 mesi, di durata diversa. Ciononostante, i mesi non seguono precisamente le fasi lunari. Da qui la differenza con i calendari lunari. Gli anni bisestili (ogni quattro anni) rendono preciso il calcolo astrale. Grazie alla rotazione delle quattro stagioni, è possibile organizzare l’anno in funzione dei lavori agricoli. Le stagioni non mutano mai la data di inizio e sono legate ai solstizi ed agli equinozi.

La scansione del nostro calendario, fu adottata il 15 ottobre 1582 per volontà di Papa Gregorio XIII (da cui il nome), attraverso l’emanazione di una specifica bolla papale. Fu adottato in tutta l’Europa cattolica. In quella protestante posteriormente, nel XVIII secolo. In Svezia, anche se paese europeo, il cambiamento avvenne solo nel 1753. Le Chiese ortodosse russa e serba mantengono attualmente il calendario giuliano.
Nel resto del mondo molti paesi di altre confessioni hanno adottato il calendario gregoriano abbastanza recentemente, come il Giappone (nel 1873), la Cina (nel 1912), l’Egitto (nel 1875) e la Turchia nel 1924.

Nel 1923, in Russia, fu creato il Calendario rivoluzionario sovietico, che non ebbe, però, grande fortuna, dato che fu abbandonato nel 1940, per tornare al gregoriano. Anche alcune Chiese ortodosse stanno verificando l’ipotesi di lasciare il loro calendario (che differisce attualmente di 13 giorni rispetto al nostro) e allinearsi al resto dell’Europa cristiana.

Antipasti appetitosi 2/3

 

L’antipasto è presente nella gastronomia dell’isola da quando, nel periodo greco, i cuochi siciliani erano rinomati e richiesti in tutta l’area del Mediterraneo. Durante il periodo romano i signori, nelle loro lussuose residenze – come la villa del Casale a Piazza Armerina o del Tellaro nei pressi di Noto marina –  imbandivano cene spettacolari. Comodamente sdraiati su triclini, in un tripudio di suoni e danze, gustavano una successione di vivande.

Petronio nel Satiricon designa con il termine “gustatio” la serie di antipasti proposti durante la cena offerta da Trimalcione, che si apriva con uno spettacolare ”asinello di bronzo le cui bisacce erano piene di olive bianche e nere”.

Più tardi in epoca barocca, in Francia e in Spagna, paesi che hanno notevolmente influenzato la cucina isolana, al termine antipasto si attribuisce un significato di contrapposizione, cioè fuori dall’opera (hors-d’oeuvre) o di intermezzo (entremès).

Proprio in posizione intermedia l’antipasto è presente tra le vivande che compongono il pranzo del Corpus Domini del 1790 nel Convento dei Benedettini di Catania. Si tratta di una “imbanata di pasta di Napoli e prosciutto” collocata tra una minestra di cous cous e un arrosto.

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Il Britisch Museum a Londra 1/5

 

Tra i musei più famosi ed antichi vi è il British Museum di Londra (in Great Russell Street). La sua storia inizia nel 1753, quando sir Hans Sloane, noto medico e scienziato inglese, con il suo patrimonio letterario ed artistico, dà vita alla biblioteca di Montague House a Londra. La collezione, acquistata dal governo britannico, fu messa in esposizione nel 1759. Oggi il British Museum possiede ben 30 milioni di oggetti, così tanti da farne rimanere molti in magazzino, data l’enorme superfice necessaria per esporli tutti. In dettaglio si contano: 30 milioni di oggetti solo al British Museum, altri 70 al Natural History Museum e 150 alla British Library. Il Natural History Museum (che contiene collezioni di storia naturale) e la British Library (la biblioteca) sono filiazioni del British Museum.

Il museo ha attualmente un carattere universalistico. Esso, infatti, si occupa della storia e della cultura materiale di tutta l’umanità, a partire dalla preistoria sino ad oggi. Il cortile centrale del museo è stato nel 1997 oggetto di lavori edili. Nello spazio rinnovato è stata realizzata, su progetto di Lord Foster, la Queen Elizabeth Great court, la più grande piazza coperta europea. Il British Museum, già nel 1923,  contava più di un milione di visitatori, oggi questi visitatori si sono moltiplicati.

Il British Museum, nato grazie ad una legge apposita di Giorgio II, poggiava inizialmente su quattro collezioni. Oltre quella di sir Hans Sloane, ne facevano parte la Cottonian Library, raccolta da Sir Robert Bruce Cotton (di età elisabettiana), e la biblioteca di Harleiana, composta dai conti di Oxford. A queste tre collezioni si aggiunse, nel 1757, la Royal Library, composta dai testi acquisiti dai re britannici nel corso del tempo. Per la grande quantità di volumi conservati, il museo fungeva anche da “biblioteca nazionale” (la prima in assoluto). Inoltre, con la cessione della Old Royal Library, si trasferì al museo il diritto ad ottenere una copia di qualsiasi libro che venisse pubblicato nel regno britannico. Questo diritto permetteva alla biblioteca una crescita continua e perpetua. Tale diritto è posseduto oggi da tutte le biblioteche nazionali. Successivamente, una parte dei libri fu trasferita nella British Library, dove si trovano scritti di una rarità eccezionale.

 

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Le sorelle Giussani e Diabolik 1/2

 

Le sorelle Giussani (Angela e Luciana) fumettiste, in un mondo di uomini, diedero vita a diversi personaggi, ma sono note perché crearono (ed editarono) la serie di Diabolik, che fu il primo fumetto nero italiano stampato nel formato tascabile. Angela, nata a Milano nel 1922, fa da giovane la modella. Quando nel 1946 sposa l’editore Gino Sansoni, entra nel settore editoriale. Inizialmente si occupa di una collana di libri per ragazzi. Poco dopo, fa il grande salto, fondando una casa editrice tutta sua: la Astorina. Pubblica la serie di fumetti, con le avventure di Big Ben Bolt, ma il risultato è fallimentare.

Si narra che un giorno trovò casualmente sul treno un libro, smarrito da qualcuno. Raccontava le avventure di Fantomas, che gli diede l’idea del suo ladro,  Diabolik,  che, infatti, ha molto del Fantomas ritrovato. Al di là della “leggenda”, Angela Giussani, abitando vicino alla stazione milanese Cadorna, aveva modo di osservare i pendolari che l’affollavano ogni mattina. Notò che leggevano qualche libro, aspettando i treni. Riflettendo capì che il formato tascabile era il più funzionale ed agevole, perché, appunto, poteva essere messo velocemente in una tasca. Attraverso un’indagine di mercato scoprì, poi, che i pendolari preferivano leggere in viaggio romanzi gialli. Nacque così l’idea del tascabile con i fumetti di Diabolik. Idea di successo che fu copiata da molti.

Angela si mise al lavoro e, scritta la sceneggiatura, creò il nuovo personaggio a fumetti. Il 1º novembre 1962 uscì la prima storia di Diabolik. Registrò subito un buon numero di copie vendute. Alla tredicesima puntata editata, Angela propose alla sorella Luciana, appena diplomata, di occuparsi, insieme a lei, sia della casa editrice, che della pubblicazione di Diabolik.

Le sorelle Giussani insieme si occuparono del “Re del terrore” (che fu il titolo del primo episodio), trasformandolo in un vero e proprio successo editoriale durato decenni. Alla morte di Angela, avvenuta nel 1987, tutto pesò sulle spalle di Luciana, che nel 1992 si arrese riguardo alla pubblicazione degli albi di Diabolik e, infine, nel 1999 riguardo alla casa editrice che cessò del tutto le sue edizioni. Morì due anni dopo.
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Una Storia o una controstoria? Tutta da leggere

 

Il sito che “Blogroll” – la nostra rubrica che si diverte a cercare pagine particolari sul web –  vi presenta prende avvio nel 2002 con una delle prime newsletter inviata gratuitamente ai propri abbonati. Si chiama PresS/Tletter e i suoi autori lo propongono come uno strumento di confronto. È stato ideato ed è curato da Luigi Prestinenza Puglisi per veicolare un dibattito di alto profilo, poiché affronta con competenza e passione temi che vanno dall’estetica alla politica dell’architettura. Ad affiancare Prestinenza Puglisi è stata inizialmente Anna Baldini che ha dato vita e diretto presS/Tmagazine, un periodico anche questo sotto forma di newsletter. Scorrete le pagine del sito, leggete i contributi offerti dalla nutrita redazione di collaboratori fissi e saltuari i cui nomi si possono trovare nell’archivio delle due pubblicazioni.

Soprattutto, ciò che ci interessa segnalare è una interessante “Storia dell’architettura” che passa in rassegna oltre cento anni di progetti e realizzazioni dei grandi maestri del Novecento. Potrete osservare i loro lavori messi a confronto in un arco temporale di un quinquennio per volta. Una sorta di punto di osservazione privilegiato per riflettere sull’evoluzione di una disciplina artistica che non rimane avulsa dal sociale, ma condiziona irrimediabilmente la vita di ciascuno di noi, le nostre case, i servizi, le città.

Andate al sito:  http://presstletter.com/c/storia-lpp/

Scaricate gratuitamente il libro di 670 pagine:

http://presstletter.com/2013/07/storia-dellarchitettura-1905-2008-testo-completo-di-lpp/

Tu, che calendario usi? 1/3

 

Il Capodanno è passato da poco, siamo quindi all’inizio del nuovo anno, il 2017, ed è da noi inverno. In realtà, nell’emisfero meridionale sono in piena estate e, inoltre, per culture come quella musulmana e quella cinese, il capodanno arriverà in altre date. Anche la datazione degli anni non è la stessa. Sempre i musulmani non sono nel 2017. Questo perché il loro calendario è quello lunare e non solare come il nostro. Ancor più la nostra datazione ha inizio dalla nascita di Gesù Cristo, mentre il loro è riferito alla posteriore Egira.

Tutte queste differenze esistono perché il calendario, in realtà, è una convenzione dell’uomo per calcolare il passaggio del tempo e delle stagioni (importanti soprattutto in campo agricolo). Esso quindi non esiste in assoluto, ma è legato alle diverse culture esistenti sul pianeta (siamo in pieno campo antropologico). Tant’è che esistono diversi calendari ufficiali, diversi per nazione, con feste e ricorrenze legate alla propria cultura. Diciamo che generalmente si organizzano in settimane (circa quattro al mese), in mesi (per lo più dodici l’anno) ed anni (ma di diversa lunghezza).
Il nostro calendario è denominato “calendario gregoriano”, ed è adottato della maggioranza della popolazione mondiale. Tuttavia, sul pianeta esistono, oltre al nostro, Il calendario cinese, il calendario islamico, il calendario nazionale indiano, quello della Thailandia, il calendario persiano (in Iran e Afghanistan) ed infine in Israele si riferiscono al calendario ebraico.

Una curiosità: le diverse Chiese ortodosse usano ancora, per motivi liturgici, il calendario giuliano, precedente a quello nostro gregoriano. Quest’ultimo, infatti, fu adottato nel 1582, quando, dato il caos creato da quello giuliano, costrinse il papa a promulgare un calendario unico per tutti. Nel medioevo, infatti, anche se molti paesi seguivano il calendario giuliano, la numerazione degli anni cambiava, in conseguenza della data del capodanno. Così vi erano anni che partivano dal 1º marzo, il 25 marzo (il giorno di Pasqua), o, addirittura, il 1º settembre. Nella sostanza, ci volle un Papa che stabilisse il capodanno alla data del 1º gennaio.

È risaputo che la numerazione che seguiamo è collegata all’anno di nascita di Gesù Cristo. La data della nascita fu calcolata dal monaco Dionigi il Piccolo, nel VI secolo. I due calendari seguenti, il giuliano ed il gregoriano, partivano, quindi, per i cristiani da questa data. Gli anni antecedenti portano la sigla a.C., mentre quelli successivi portano quella d.C., anche se si omette per i periodi storici più recenti. Per gli antichi romani la numerazione iniziava dalla presunta fondazione di Roma. Il calendario ebraico parte, addirittura, dalla creazione del mondo (calcolata sulla Bibbia).

 

Buoni propositi per il nuovo anno

 

Una pagina di Marcel Proust mi torna alla mente per consolarmi all’idea di perdere tempo nell’ennesima riunione perfettamente inutile. A sopportare due o tre ore di chiacchiere provo, come Proust, una specie di rimorso, di rimpianto per non avere indugiato nella tranquillità del mio studio, per non essere rimasto a fantasticare, con in sottofondo la Rêverie di Debussy. Perché vado? Per amicizia. Proust annotava che quanti hanno la fortuna di un lavoro creativo hanno anche il dovere di vivere per sé. «L’amicizia è una dispensa da questo dovere, un’abdicazione a sé stessi. Persino la conversazione, che dell’amicizia è il modo d’esprimersi, è una divagazione superficiale, che non ci fa acquistare nulla. Possiamo conversare tutta una vita senza far altro che ripetere all’infinito il vuoto di un minuto, mentre il cammino del pensiero, nel lavoro solitario della creazione artistica, si snoda in profondità, l’unica direzione che non ci sia preclusa, e nella quale ci sia dato anzi progredire – sebbene con maggior fatica – verso un risultato di verità». Non è che sia radicato nel convincimento quanto lo era Proust, ma come lui mi annoio a conversare «restando alla superficie di sé, invece di proseguire il viaggio di scoperte nel profondo». Così, a inizio d’anno, non farò voti di clausura, tutt’altro, perché ascoltare il pigolio delle “fanciulle in fiore” delizia anche me. Eviterò, però, di modellarmi «ad immagine e somiglianza degli altri anziché d’un io che da loro differisca». Inviterò selezionatissimi amici ad ascoltare musica, a discorrere su qualche brano di storia o di critica d’arte, a prodigarsi per il sociale, nel tentativo di scoprirci un pizzichino migliori di quanto usualmente siamo costretti ad essere.

Fonte immagine: Gustave Caillebotte Portraits à la campagne (1876) Musée Baron Gérard di Bayeux (Di Gustave Caillebotte – [1], Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2133543 )