Una mente lucida quanto il marmo

 

La Maniera moderna di cui parla Vasari si riferisce a maestri come Leonardo, Michelangelo, Raffaello, che seppero esprimere il vertice di un’arte iniziata con Cimabue e Giotto. Quando quest’arte sfociò nel Manierismo, si prese a modello unicamente lo stile dei tre grandi maestri, tralasciando i canoni classici e guardando alla modernità. Questa sintesi solo per riflettere su quale fosse la maniera di dipingere o scolpire di Michelangelo, che tanto influenzò il tempo. L’attestano i libri, ma se le prove giungono da rilievi diretti è come trovarsi a contatto con l’artista. Antonio Forcellino lo ha dimostrato col recente restauro della Tomba di Giulio II scolpita da Michelangelo nella basilica romana di San Pietro in Vincoli. Forcellino ha reso tangibili le tracce del maestro, la sua maniera: «Si vede chiaramente che Michelangelo dava dei colpi trascinandoli per 10-11 centimetri». Con precisione imprimeva su martello e scalpello il suo controllo assoluto. «È lo stesso effetto che si ha osservando la Cappella Sistina con le sue pennellate perfettamente parallele e sempre alla stessa distanza». Se il marmo deve assorbire luce usa la gradina o il calcagnuolo, due tipi di scalpello, dentato l’uno, corto l’altro. Per una maggiore luminosità usa la pomice; se vuole lucentezza adopera il piombo. Per chi si occupa d’arte il senso della scoperta sta nell’applicazione di una tecnica i cui rilievi la evidenziano da stili diversi, come quei segni di raspa che Michelangelo, a differenza degli aiuti, non avrebbe mai usato. Persino un artista segue una maniera di operare, un metodo di lavoro. Per chi non si occupa d’arte il senso del discorso è: abbandonate ogni creatività istintiva. Non crediate di raggiungere obiettivi per come viene viene.