Antichi mestieri: il fabbro

 

Nella periodizzazione delle epoche storiche vi è anche quella legata al tipo di metallurgia utilizzata (età del rame, del bronzo, del ferro). Segno che il mondo dei metalli ha una grande importanza nell’esistenza umana. Da che mondo è mondo, infatti, il fabbro del paese era l’artigiano che si occupava della lavorazione dei metalli, soprattutto quelli ad uso militare: coltelli, spade, elmi, corazze o armature su misura, nel periodo medievale. Con l’utilizzazione della polvere da sparo, le armature (e quindi il lavoro del fabbro) andarono via via tramontando. Comunque, la metallurgia non è scomparsa nel tempo, ma si è solo trasformata a livello industriale.  Insomma, non vi è più il binomio incudine e martello.

Tuttavia, se l’antica lavorazione del vetro continua ad esistere a Venezia (a Murano), e ne è una delle forze, anche quella dei metalli può reinventarsi in chiave “turistica” (se si sceglie un luogo turistico). Si possono sempre proporre oggetti metallici di uso comune, come mestoli, posate o pentole, oppure, elmi romani, in vicinanza di un monumento romano, o quant’altro di meglio dalla fantasia. In fondo il valore di un mestiere antico è proprio quello d’essere antico.

Il mestiere
Il fabbro è colui che dà forma al metallo (bronzo, ferro od acciaio). Manualmente opera direttamente dal materiale solido, o che viene colato in uno stampo. Il metallo, successivamente, viene surriscaldato e poi forgiato, con varie azioni o strumenti. Il fabbro interviene per martellare, curvare, tagliare o saldare pezzi caldi di ferro, modellandoli a proprio piacimento. Tale è che il prodotto del suo lavoro spesso si incrocia con l’arte. Tra i suoi manufatti, elenchiamo ad esempio, sculture, griglie e ringhiere, mensole, attrezzi per il giardino od utensili da cucina, ma anche oggetti decorativi, oppure armi da taglio o da difesa. A tutto questo, in tempi antichi, si aggiungeva la ferratura dei cavalli, compito del maniscalco, così chiamato tuttora.

La forgiatura
Le fasi della lavorazione sono molteplici e necessitano di strumenti specifici e altrettante modalità di lavoro. Il momento più appariscente è la forgiatura. IL pezzo di ferro in questo passaggio viene deformato e plasmato, così da fargli assumere la condizione ideale per le successive fasi. Nella forgiatura non avvengono asportazioni di materiale a differenza di altri momenti. L’attrezzo specifico della forgiatura è il martello, così classico dei fabbri ferrai.

Com’è intuibile il fabbro forgia il metallo riscaldandolo per modellarlo secondo necessità. Tra gli attrezzi, quindi, deve esserci un forno. Oggi questo può essere alimentato in diverse maniere: una volta vi erano quelli a carbone, carbone di legna, o coke, oggi si utilizzano anche a propano o gas naturale. Se al fabbro necessita surriscaldare un punto circoscritto può usare la fiamma ossidrica. Ciononostante, il forno nasconde il segreto principale: la temperatura ideale per la forgiatura. L’esperto fabbro sa che questa dipende dal colore che assume il metallo. Infatti il ferro prima diventa rosso, poi arancione, poi giallo, ed infine bianco. Il giallo-arancio è l’ideale per modellarlo. L’artigiano quindi ha bisogno di sapere il livello di surriscaldamento. Ecco perché in genere le fucine dei fabbri sono tenute in penombra, quasi al buio.

Nella fase di forgiatura si contano quattro momenti o possibilità, e cioè: trazione, piegatura, compressione e punzonatura, il tutto servendosi di un martello e della classica incudine.

Con la fase della trazione si ottengono barre di minore spessore o di minore o maggiore lunghezza, semplicemente “stirandole”. In tale fase si può appiattire una barra, producendo uno scalpello, oppure nell’appiattimento di tutte le dimensioni, ottenendone una punta. Tali lavori si eseguono servendosi dell’incudine: a seconda la faccia di questa (dove battere il ferro) si ottengono risultati diversi, ecco perché le incudini hanno quell’aspetto tradizionale.
Per realizzare, ad esempio, ganci, anelli e poi catene, il metallo incandescente può essere piegato. Usando, infatti, come appoggio l’incudine e martellando il pezzo di ferro dall’altro lato, lo si fa prendere la posizione necessaria.
La fase della compressione consiste, invece, nell’addensare il ferro in punti specifici. In sostanza si riduce una delle dimensioni, aumentando automaticamente le altre.
La punzonatura è utilizzata per ottenere dei fori o delle depressioni a scopo decorativo. Ad esempio, un’ascia o un martello hanno bisogno di un foro per introdurre il manico. Questa opportunità si applica anche nel taglio, l’incisione o lo stiramento.

 

ENCICLOPEDIA TRECCANI: IL FABBRO

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Immagine di copertinaUna forgia a carbone – estratta da Wikimedia Commons