Palacultura, una squadra per costruire piramidi

 

Una battuta di spirito potrebbe essere di favorevole auspicio per il futuro. Al Palacultura durante l’allestimento della mostra “Messina da Capitale della Sicilia a Città Metropolitana”, Antonio Virgilio misura una bacchetta di legno e vi appone a matita alcune tacche di riferimento. Da quel momento il montaggio corre spedito. «È lo stesso sistema – dice – che adoperavano gli Egizi per costruire piramidi». Rispondo fra l’ilarità dei presenti: «Abbiamo istituito una squadra per costruire piramidi». La realtà è che quella bacchetta, trasformata in un regolo, ci ha ricordato l’entusiasmo dei nostri vent’anni, al tempo in cui, pure con mezzi di fortuna, sapevamo portare a compimento quanto prefissato, senza se e senza ma. È stata definita una mostra elegante, efficace a suscitare emozioni: sia negli anziani – qualcuno ha commentato: «Una Messina guardata con gli occhi della nostra giovinezza» – che negli adolescenti, intenti a riscoprire nei luoghi di oggi, segnati in rosso sulle tavole del piano Borzì, la trama minuta del tessuto scomparso con la città antica. Perché l’idea, scaturita per il “Maggio dei Libri” promosso dall’Assessorato alla cultura, è stata riprodurre in digitale le pagine di un grande album illustrato, in cui magicamente incollare le immagini di una città trasformatasi sotto gli occhi di tutti. Sono state raccolte negli anni da un amorevole collezionista e messe a disposizione per il quarantennale dalla fondazione del Kiwanis Messina, presieduto da Giuseppe Lo Paro. Così, aderenti o meno al Club, ci siamo trovati con Giovanni Molonia, Caterina Ciolino, Vittorio Potestà, nello studio di Luciano Ordile, a soffermarci su quelle innumerevoli foto disseminate su di un grande tavolo, anellando discorsi sull’anima che – trovata, persa e ritrovata ancora – rese a Messina la magnificenza di Capitale.

Pubblicato su 100NOVE n. 23 – 8 giugno 2017