Mettete in mostra e scoprite lavori creativi

 

Questa settimana BLOGROLL vi presenta Behance, che non è un sito, ma è una rete di siti e servizi specializzati in auto-promozione. Il 20 dicembre del 2012, Adobe Systems ha annunciato l’acquisizione di Behance, quello che potremo definire la community digitale per i professionisti della creatività. Il CEO e fondatore di Behance, Scott Belsky, ha messo in evidenza: «L’industria creativa è sempre stata afflitta da inefficienza e disorganizzazione. Ma quando siamo insieme, siamo in grado di utilizzare la connettività e la trasparenza a nostro vantaggio. La prospettiva di utilizzo, portata di Adobe, per collegare l’intera comunità creativa è una possibilità per potenziare il mondo creativo». Ecco perché, a tutti gli effetti, siamo di fronte ad un portafoglio online.

Mentre Adobe fornisce gli strumenti creativi per la progettazione attraverso Creative Suite, il sito di Behance si concentra sulla scoperta degli innumerevoli prodotti, che possono essere anche fonte di ispirazione e magari di collaborazione fra creativi. Scott Belsky ha dichiarato che se gli strumenti che i creativi usano per immaginare le loro proposte sono collegati con il modo attraverso una vetrina per far scoprire il lavoro creativo, è giunto il momento per contribuire ad inaugurare una nuova era per lo scambio di idee e per la creazione collaborativa. Lui è fermamente convinto che la creazione artistica dovrebbe essere intrinsecamente collaborativa e Behance può essere il luogo virtuale ove incontrarsi. Proviamo a sfogliarne le pagine: ci sono innumerevoli sorprese.

 

Guarda più da vicino il “concept” riguardante il divertente packing di alcune confezioni di Pasta alimentare.

SCOPRI BEHANCE

 

Questa mattina ho letto…

 

L’articolo è uscito su 100NOVE del 08 giugno 2017. Il prof. Felice Irrera recensisce il libro di Nino Ioli e Giovanni Molonia su Salvatore Cappellani, figura illustre di medico e fondatore della Clinica oggi a lui intitolata. Nel libro un saggio di Sergio Bertolami sul villino che Cappellani si era fatto progettare da Camillo Puglisi Allegra e che non è mai stato edificato.


Clicca per ingrandire e leggere l’articolo.

Boldini: «L’arte è fragile, soprattutto a Palermo»

 

Franca Florio, non si fa che parlare di lei. La «stella d’Italia», così l’aveva magnificata Guglielmo II di Germania, incantato nella bella villa all’Olivuzza dal suo fascino abbagliante. Lo sanno coloro che ne hanno contemplato il ritratto in marmo bianco patinato, scolpito da Pietro Canonica tra il 1904 e il 1907. L’opera affianca al Complesso del Vittoriano a Roma l’altro celebre ritratto, a figura intera, consacratole da “le peintre italien de Paris” in occasione della Mostra fra maggio e luglio a lui dedicata: Giovanni Boldini, il genio della pittura. Dopo avere mitizzato le “grandes femmes” della mondanità parigina, col suo estro creativo ha provato a soddisfare Ignazio Florio, che nel 1901 lo chiamò a Palermo per raffigurare la radiosa bellezza della moglie. La tela in esposizione porta la data autografa del 1924, perché la sua storia è leggendaria. Nella versione presentata alla Biennale di Venezia del 1903 Donna Francesca Jacona di San Giuliano, Dama di Palazzo della Regina Margherita, indossa un ricco abito di velluto nero lavorato ad intaglio. Un putiferio. Don Ignazio rifiutò di vedere esibita la moglie «in una posa serpentina, più adatta a una delle demi-mondaines con cui Boldini era solito trastullarsi a Parigi» (Dario Cecchi). Chiese modifiche e le ottenne. Il dipinto del 1903 non è affatto perduto. Dagli scatti fotografici pochi immaginavano che, ritoccato, fosse il medesimo del 1924 in cui la bella signora compare con un nuovo abito dal taglio Déco. Forse il quadro adornò le pareti della casa romana di Donna Franca, ma è certo che solo pochi anni più tardi fu acquistato da Maurice de Rothschild ed esposto nel 1933 da Wildenstein a New York. Bella rivalsa, quella retrospettiva, per il rifiutato Bodini, liquidato alle prime avvisaglie del tracollo economico dei Florio.

Pubblicato su 100NOVE n. 22 – 1 giugno 2017

Caleidoscopio

 

L’editore che si rivolge al lettore è R. Streglio di Torino, nel 1904. Lo fa con humor, dal momento che introduce un libro di racconti umoristici, intitolato “Caleidoscopio” di I.M. Palmarini. Il problema morale per noi che vi proponiamo questa lettura spiritosa, ma così veritiera, è che noi il libro lo abbiamo scaricato gratuitamente da Internet, essendo ormai decaduti i diritti d’autore. Eppure, a ben riflettere, vedete come il problema della vendita di un libro si presentava anche in tempi per noi tanto lontani. Solo che allora, centotredici anni fa, i libri li compravano e poi, tanto desiderosi di leggerli, se li passavano di mano in mano. Oggi rimarrebbero nel magazzino del povero editore. Forse è per questo che hanno inventato l’On demand?

 

UN MOMENTO
(Dialogo fra il lettore e l’editore)
— Caro lettore prima di leggere questo libro devi farmi una solenne promessa.

— Cioè?

— Giura sugli avi tuoi, che non presterai questo libro!

— Toh, e perché?…

— Te lo spiego subito. Quando si presta un libro si commettono due cattive azioni: la prima verso sé stesso privandosene… per sempre! libro prestato, libro donato. L’altra verso il prossimo; difatti quando presti un libro di amena lettura — romanzo, versi, novelle, ecc. — tu commetti un furto.

— Oh, oh, un furto?…

— Né più, né meno: un furto! Per la semplice ragione che la persona a cui avrai prestato il libro, non spenderà più la lira, o le due lire, per comprarlo, e in tal modo tu sei causa che tutta una categoria di lavoratori: autore, editore, stampatore, legatore, libraio, ecc. siano privati di quella minima parte di compenso sul quale hanno diritto; mentre forse chi risparmia la spesa modesta del libro, spende cento lire in un capriccio…

Puoi calcolare che in Italia un libro di cui si vendano 1000 copie, ha sicuramente 5000 lettori. Ora se tutti avessero comprato il volume — e costano così poco in Italia! — non 1000 ma 5000 copie se ne sarebbero vendute. Ora giudica tu che altra vita, che altro incoraggiamento ne verrebbe alla nostra letteratura, la quale vive anch’essa… dell’aiuto del pubblico.

Vedi, basterebbe che non si prestassero libri per sentire subito un soffio di vita rigogliosa nella nostra letteratura… Sei persuaso?

— Per bacco, hai ragione!

— Dunque, giuri?

— Parola d’onore, non lo presterò!

— Grazie!

Pubblicato da Entasis.it il sito targato Experiences

Primo incontro del mattino

 

Se a te non va di leggere, a me non va di scrivere – disse Théophile al suo interlocutore – mentre continuava a girare il cucchiaino nella tazzina variopinta di caffè nero. Perché scrivere è pur sempre ripetere cose già dette come se fosse la prima volta; tanto chi non ama leggere non le ha mai lette. Théophile bevve d’un fiato il suo caffè. Poi inzuppò il biscotto nella tazzina e capì la prima verità della giornata, cioè che era inutile inzuppare un biscotto in una tazzina senza caffè, come era inutile inzuppare una idea, qualunque idea scaturisse da quella conversazione, nella testa vuota di qualcuno che non ha idea di qualsiasi idea Théophile volesse comunicargli. Fu allora che vide in cielo un palloncino sfuggito di mano a un bambino. Era colorato di colori vivaci come la sua tazzina di caffè e capì la seconda cosa della giornata, cioè che era inutile voler trovare qualcosa che unisse i colori di una tazzina con i colori di un palloncino, se non che ogni cosa ha il suo colore e i colori possono essere vivaci come quelli del palloncino e della tazzina, oppure spenti e sbiaditi come certe giornate in cui il sole era velato di nubi e persino la conversazione nel bar del mattino si faceva influenzare dal tempo atmosferico. Ecco perché gli veniva da pensare: che atmosfera pesante! Anche se l’atmosfera non aveva un vero e proprio peso, ma era solo uno stato d’animo che lasciava Théophile con la bocca amara. Allora decise che avrebbe sorseggiato un’altra tazza di caffè, ma questa volta avrebbe messo due zollette di zucchero anziché una sola come aveva fatto col primo caffè del mattino. Comprese allora la terza cosa di quella giornata particolare, cioè che dopo il primo caffè puoi prendere un secondo caffè e anche un terzo e un quarto. E capì anche che non era necessario prendere tutti quei caffè con lo stesso interlocutore e che se avesse incontrato una persona con la voglia di leggere quello che lui avrebbe voluto scrivere forse gli sarebbe tornata la voglia di riprendere a scrivere. Si trattava di trovare il lettore giusto. Fu allora che si pose la prima domanda vera della giornata: in quale caffè lo avrebbe trovato?

Théo Feel, Racconti senza senso nella babele delle lingue.

Pubblicato da Entasis.it il sito targato Experiences

Alfred North Whitehead

 

Citazioni e aforismi sono passati dalla carta al web. Ne leggiamo in continuazione, ma noi stessi dimentichiamo di mettere in pratica quanto abbiamo sollecitato all’attenzione degli altri. Non sarebbe il caso di passare dalle citazioni alle citAZIONI?

Simbolismo: l’influenza della filosofia eclettica

 

Se storicamente la storia presenta dei punti di forte cambiamento, con la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, è con il ritorno allo status quo, che ha inizio la vera rivoluzione, sia politica che economica, dovuta all’industrializzazione massiccia. La filosofia, seguendo le tendenze, fa ricadere il nuovo pensiero sulla società del XIX secolo, con nuovi effetti.

La filosofia eclettica
, per quanto si crede, nacque nel periodo ellenistico-romano (nel II secolo a.C.). Fu ecclettica nella misura in cui fu sintetica di diverse dottrine filosofiche. Essa accorpò, infatti, l’epicureismo, lo scetticismo di Filone di Larissa e del così chiamato “stoicismo medio”. La sintesi delle diverse scuole, giungeva, con essi, al concetto unico di ricerca fondamentale dell’uomo, allo scopo del raggiungimento di una felicità priva di emozioni e passioni.
Nel XVIII secolo, nell’Enciclopedie di Diderot appare una voce che tratta proprio della metodologia della filosofia ecclettica. Questa viene contrapposta al dogmatismo, al sincretismo ed al settarismo. È proprio questo metodo riassuntivo di diverse tendenze, ad essere lodato e proposto come tecnica per la somma di filosofie antiche e moderne. A Diderot si aggiunse, a sostenere la tesi, anche il filosofo tedesco Johann Jacob Brucker. In età romantica, Victor Cousin fonda la corrente dello Spiritualismo, di cui faranno parte: C. Meiner, Johann August Eberhard e J. G. Feder. Nella sua dottrina, Cousin sostiene che i sistemi fondamentali nella storia possono riassumersi a quattro, e cioè: sensismo, idealismo, scetticismo e misticismo. Ognuno di questi sistemi possiede una parte di verità Il filosofo ecclettico le riassume in sé.

Nel periodo tardo illuminista appaiono filosofi di grande spessore. Infatti: Immanuel Kant e Jean-Jacques Rousseau, cronologicamente fanno parte del XVIII secolo. Tuttavia, il loro pensiero ebbe influssi molto forti per lungo tempo, interessando pure il secolo successivo: Rousseau con i suoi concetti di politica e società e Kant con il suo scetticismo assiomatico, il cui pessimismo verrà ripreso in seguito, da Hegel che formulerà la differenziazione tra l’inconoscibile e ciò che è nelle circostanze ignoto. Da ricordare tra i filosofi del Settecento, anche Pierre-Simon Laplace.

ENCICLOPEDIA TRECCANI:  IMMANUEL KANT

VIDEO SU:
1 Le filosofie ellenistiche – Eclettismo
IMMANUEL KANT (ragion pura) – Video 01 – INTRODUZIONE
Immanuel Kant – La conoscenza. prima parte. regia di Maria Teresa de Vito
Immanuel Kant: l’etica e l’estetica. prima parte. regia Maria Teresa de Vito

In copertina – Ritratto pittorico di Immanuel Kant, – estratta da Wikimedia Commons

 

Entasis: il nuovo sito targato Experiences

 

Un BLOGROLL tutto particolare questa settimana, perché vi annunciamo Entasis.it il nuovo sito targato Experiences. Per la verità “Entasis” è il primo sito web cui abbiamo dato vita nel lontano 1998. Wayback Machine il famoso archivio digitale del World Wide, nato a San Francisco, California, Stati Uniti, segue Entasis.it dal 15 settembre del 2000. Il servizio d’archivio consente agli utenti di visualizzare le diverse versioni apparse nel tempo su Internet. Dal momento che non tutti i siti web del mondo sono presenti, per la nostra redazione è un motivo di orgoglio, soprattutto perché è possibile ritrovare sin dall’inizio anche le pagine di Experiences.it.

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Bene, abbiamo voluto rinnovare tutto il vecchio Entasis e ripresentarlo come se nascesse oggi. Se la grafica ripropone quella del nostro sito istituzionale, non è così per i contenuti. Poiché abbiamo chiamato la nuova versione “Entasis Cafè”, sarà un luogo di ritrovo, per conversare in modo leggero e spiritoso di curiosità culturali. Un luogo riservato alle idee frizzanti, quelle che nascono spontanee. Su Experiences.it – che questo mese festeggia un anno di rinnovato entusiasmo – continueremo a parlare di cultura come abbiamo fatto finora, seguendo la “Timeline” della storia, una linea del tempo legata alle esperienze nei settori della scienza, della letteratura e naturalmente dell’arte. Sia su Entasis, sia su Experiences, il metodo sarà quello che scaturisce dall’Edutainment, l’intrattenimento educativo, perché questa è la nostra principale attività, il nostro motivo di esistere.

VAI AL SITO: www.entasis.it 

Antichi mestieri: il ferraiolo

 

Se frequentate il mondo delle costruzioni, sicuramente conoscerete un bravo ferraiolo. Con l’introduzione della tecnologia del cemento armato (circa un secolo fa) è nato il mestiere del ferraiolo, da una “costola” del fabbro ferraio. Tant’è che il mestiere di ferraiolo è quello di un artigiano edile. La sua opera nell’edilizia si trova dappertutto: dalle armature strutturali create con i tondini alle ringhiere dei balconi o di quelle delle scale, o a tutti quegli elementi realizzati in metallo, ove necessitassero. A differenza del mastro ferraio, che si segnala per la sua caratteristica artistica, l’opera del ferraiolo si basa sulla professionalità e sulla quantità del materiale prodotto. Ha il vantaggio d’essere un mestiere con un riferimento chiaro: l’edilizia, quindi per gli edifici od i complessi abitativi. Si parte da una buona preparazione sul campo (sul cantiere), cognizioni di scienza delle costruzioni e dalla conoscenza di piccole o grandi società edili. Poiché il mestiere ha dei riferimenti, chiari, anche se complessi, c’è solo da calarsi in questa professionalità di grande responsabilità. Perché anche il fascino del costruire può divenire una missione non da poco.

Il mestiere
Chi è il ferraiolo? È una figura professionale nel campo edile, di solito, poco citata. In realtà è colui che si occupa della sagomatura delle armature metalliche per la realizzazione delle strutture in cemento armato. Naturalmente, sulla base dei disegni fornitegli dal progettista o dallo strutturista.
Il ferraiolo opera, quindi, nella realizzazione della struttura metallica fatta di tondini (barre di ferro) e staffe, che vengono collegate con l’ausilio di fil di ferro (fornito a rotoli, a legacci o a bobina). Il tutto verrà, a sua volta, annegato nel getto di calcestruzzo della betoniera. Per collaudare, però, la struttura di ferro, il ferraiolo la “verifica” prima, camminandoci sopra. Verificata la buona esecuzione, il ferraiolo passa la mano ai muratori che eseguono le casseforme, che verranno riempite di calcestruzzo dal pompista, ottenendone la struttura dell’edificio, al grezzo.

Pur essendo un mestiere di recente invenzione, anche il settore del ferraiolo ha conosciuto un “ammodernamento”. Oggi, l’artigiano può realizzare il suo lavoro direttamente nel suo laboratorio e non più in cantiere. Il ferraiolo, comodamente, esegue la sagomatura, con l’utilizzo di tondini di ferro di vario spessore, fornitegli dall’acciaieria in rotoli, con le misure e caratteristiche dovute. Ciò aumenta la cura e l’attenzione sul lavoro, e l’opportunità di servirsi di piccoli macchinari specialistici. Oltre ad un lavoro ben fatto, i tempi di sagomatura vengono ridotti in officina e sul cantiere con un montaggio più veloce in opera.

Il tecnico, così, da semplice artigiano può trasformarsi in imprenditore di piccole aziende, con l’uso di soci e lavoranti. In questo modo, il ferraiolo può servirsi di macchinari costosi, comprare il materiale direttamente dalla produzione, e rivendere il proprio lavoro come semilavorato. Tali aziende, attualmente, sono state riconosciute dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici”, come “Centri di pre-sagomatura”. A questi Centri sono richiesti determinati standard tecnici e sono sotto il controllo di ufficiali del Ministero. In fondo non bisogna dimenticare che tale genere di artigiano opera sulla struttura portante dell’edificio e, quindi, sulla sua sicurezza.

 

ENCICLOPEDIA TRECCANI: CEMENTO ARMATO

VIDEO ANTICHI MESTIERI:
https://www.youtube.com/watch?v=04D_dJrvmlU
CEMENTO ARMATO: armatura a flessione trave (I Parte) (57)
https://www.youtube.com/watch?v=HGkJ6k1KwV4
Smart Tie Presentazione

Immagine di copertinaFerraioli al lavoro – estratta da Wikimedia Commons

 

Le fonti originali sono come monumenti

 

Grandi istrioni televisivi. È facile vederli anche su YouTube. Partono spiegando, che so io, le meraviglie del barocco e sembrano scommettitori intenti al gioco delle tre carte. Entrano ed escono dall’argomento alludendo a conoscenze che spesso chi ascolta non possiede. Eppure gli spettatori si mostrano incuriositi, ma a chieder loro cosa abbiano inteso i più risponderebbero come quel personaggio di Squarzina che ammetteva di non avere capito niente, ma assicurava che l’oratore doveva aver detto cose interessanti. Sembra che questi opinionisti studino di essere più intelligenti che intelligibili. Da qualche anno, invece, penso occorra proporre di tornare a scoprire le fonti, come se potessimo, per qualche incantamento, ascoltare mentre parlano coloro che le hanno scritte. Ne sono così convinto che stento a riconoscere la bontà di un brano se non leggo l’originale nella pagina in cui è riportato. Persino certe traduzioni mi pare travisino la vera essenza di un testo. Purtroppo non posso trascendere il limite imposto dalle consuete conoscenze linguistiche e se il brano è in cinese, mi devo fidare. Tornare alle fonti, questo è un consigliabile approccio, cosicché un libro ne richiami un altro in un concatenarsi di relazioni capaci di destar meraviglie. È come avvertire il respiro veritiero del tempo, senza che nessuno vi si debba necessariamente interporre. Perché, in fin dei conti, abbiamo conosciuto più storie e critiche che letteratura autentica. E poiché i libri sono come monumenti, mi tornano in mente le parole di un mio inesorabile professore che a conclusione di un esame mi disse: hai studiato, ma di queste chiese di Roma non ne hai veduta dal vivo neppure una. Scalfì la mia media d’eccezione, ma in quell’istante ho imparato da lui più che da quant’altri mai.

Pubblicato su 100NOVE n. 21 – 25 maggio 2017