I documenti di Frank Lloyd Wright

 

Dal 12 giugno fino al 1 ottobre il MOMA, ovvero il Museum of Modern Art di New York, ospiterà la grande mostra dal titolo “Frank Lloyd Wright at 150: Unpacking the Archive”, come dire ”Frank Lloyd Wright nel 150°: disimballaggio dell’archivio”. La personale segnerà infatti il 150° anniversario della nascita del grande architetto staunitense avvenuta nel 1867, ma segnerà anche i cinque anni da quando il MoMA e la Columbia University hanno ottenuto la proprietà congiunta dell’enorme archivio di Wright, per decenni conservato nei suoi studi-bunker in Winsconsin e in Arizona. Lo scrittore Paolo Mossetti per il Tascabile racconta “le contraddizioni e le visioni dell’architetto campione dell’americanità” e maestro del Movimento Moderno. Da parte nostra BLOGROLL vi invita alla lettura.

IL MATERIALE DI FRANK LLOYD WRIGHT

 

Truman Capote

 

Citazioni e aforismi sono passati dalla carta al web. Ne leggiamo in continuazione, ma noi stessi dimentichiamo di mettere in pratica quanto abbiamo sollecitato all’attenzione degli altri. Non sarebbe il caso di passare dalle citazioni alle citAZIONI? Oppure sforzarci di rifletterci su?

Fonte immagine: Truman Capote

Mediterraneo Europa Occidente

 

MEDITERRANEO EUROPA OCCIDENTE
Nuovi Scenari, Immaginario e Destino
Mandanici 8-9-10 settembre 2017

Settima edizione

C’è ancora spazio per il “Mito e il Sogno della Bellezza e della Giustizia” nella dimensione contemporanea del territorio in cui viviamo? La nostra “Sicilia” è disseminata da tracce antropologiche che rivelano un destino narrativo primordiale al centro del mediterraneo. In alcune aree, dove la temporalità è ancora sospesa e la realtà oscilla tra l’accadere, l’inerzia e le negazioni del passato, sarà la mente dell’uomo, con la sua cultura, la conoscenza, le sue musiche e le architetture a ridisegnare un “ritmo dominante” di bellezza nel territorio, e trascinare “fuori” definitivamente la percezione di incombente abbandono territoriale, sociale, spirituale e giuridico che ha caratterizzato i fenomeni critici di questo secolo. Questo evento è un tentativo di “rivisitazione critica” dei concetti di spazio, luogo, ambiente, territorio e paesaggio attraverso una prospettiva antropologica e storica della percezione dei “comportamenti umani” e dei “fenomeni” che in essi avvengono. Una occasione culturale di confronto tra aree del sapere apparentemente distanti tra loro come le neuroscienze e la psicoanalisi, l’architettura e il design, le scienze musicali e l’archeologia, l’economia e il diritto, la filosofia e la geografia, l’antropologia e la storia. La vera conoscenza di un “territorio” da parte di chi lo abita ma anche di chi lo visita non può continuare ad essere sostenuta solo da motivazioni di tipo individuale e consumistico, ma dovrebbe sempre tendere ad una “esplorazione cognitiva delle memorie” dalla quale possa emergere una nuova coscienza collettiva dell’abitare e attraversare i luoghi, non solo in senso fisico ma anche in senso spirituale, immaginario, metafisico e simbolico. Al fenomeno della globalizzazione che, per soggiacere a regole di tipo prevalentemente economico tende alla cancellazione delle piccole etnie, dei retroterra culturali e di tutta una fenomenologia arcaica di comportamenti umani e di tradizioni, va contrapposto un modello alternativo di “connettività micro-dimensionale delle culture e dei saperi” di tutti i luoghi della terra che possa efficacemente assicurare all’umanità un progressivo transito verso la post-modernità e oltre! Questo evento è quindi dedicato a uomini e donne dallo spirito libero che sentono di poter dare ancora un personale e collettivo apporto, tramite le diverse discipline e ambiti in cui operano, scientifiche, umanistiche, spirituali, artistiche e tecnologiche, alla complessa dimensione evolutiva del sistema “Mondo”. Negli spazi in cui vivono.. in quelli che stanno ancora attraversando.. e in altri, che hanno solo immaginato o sognato!

Giuseppe Mento

SCARICA IL PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE

Da noi la villeggiatura potrebbe continuare

 

L’estate, dove l’avete trascorsa? A Leros nel Dodecanneso o alle Eolie? Avete imboccato i tornanti per Sarmizegetusa, capitale della Dacia o quelli che portano a Novara di Sicilia? Avete preferito il clima nordico dell’Estonia, del Baltico, della Scozia? Oppure siete andati alla ricerca di Kallipolis? Non Gallipoli, nella provincia di Çanakkale, sullo stretto dei Dardanelli e neppure Gallipoli in provincia di Lecce. Kallipolis in provincia di Messina, nell’entroterra della Valle dell’Alcantara in quel di Francavilla. A leggere le Storie della Sicilia scritte da Holm o da Freeman, la rammenteremmo. Così come ad ascoltare Maria Costanza Lentini o Giuseppe Restifo nell’incontro promosso dal Circolo Legambiente Taormina/Alcantara nell’ambito della campagna nazionale Salvalarte. È vero, c’è complementarietà tra fonti archeologiche e documentali. Ma anche col paesaggio o con le acque dello Jonio navigato da Teocle lungo la costa ubertosa che accolse la prima colonia greca di Sicilia. Chiamarono la nuova terra “Bella città”, questo significava Kallipolis nella lingua dei Calcidesi salpati dall’isola di Eubea. La fondazione risale al 734 a.C. e al 403 a.C. la distruzione, allorché Ippocrate di Gela fece guerra ai centri ionico-calcidesi della Sicilia orientale. Annientò la città e ne cancellò il nome dalla memoria. Ora che la temperatura tende a mitigarsi, è stagione ottimale per visitare gli scavi a Francavilla di Sicilia nel Parco archeologico di Naxos. Un Parco diffuso, a tutela di un comprensorio storico esteso tra Naxos, Taormina e Francavilla, un tempo così collegate da rappresentare una sola grande città: proprio Kallipolis. Nell’Antiquarium sono custoditi i suoi reperti e descritte le fasi dei rinvenimenti nella campagna di scavi condotta da Umberto Spigo. A volerlo, da noi la villeggiatura potrebbe continuare.

Pubblicato su 100NOVE n. 33 del 31 agosto 2017

Dino Battaglia interpreta Maupassant

 


 

Fra le opere del disegnatore Dino Battaglia, vanno ricordate le sue interpretazioni di alcuni Racconti della guerra franco-prussiana scritti da di Guy de Maupassant, che presero avvio nel 1880 con un capolavoro come Boule de Suif e si conclusero sette anni dopo con L’Epifania. Proponiamo di leggere l’introduzione al volume Maupassant, uscito per la prima volta nel 2001 e riproposto ora nell’edizione di Nicola Pesce Editore del 2016. Nell’estratto si può ammirare il tratto limpido di Battaglia che trae spunto dal racconto “Due amici”, 10 tavole apparse su «Linus» n.8, agosto 1976. Gli amanti della letteratura possono, invece, leggere la traduzione dal francese pubblicata da Newton Compton (Roma 1995).

La storia disegnata da Battaglia: Guy de Maupassant, Due amici

La storia raccontata dallo scrittore: Guy de Maupassant, Due amici

Appunti sulla storia della pasta

 

Quelli che pubblicheremo da oggi sono appunti di lavoro sul progetto di una mostra dedicata all’alimento italiano per eccellenza: la pasta. Una mostra “in fieri”, ricca di curiosità, ma sostenuta da una documentazione storica attenta. Continuiamo a lavorarci, ma nella redazione manca una delle persone più importanti. Per questo ci piace riaprire gli appuntamenti di settembre come se Daniele fosse ancora con noi.

 

Il grano e la farina
La storia della pasta comincia necessariamente dalla storia del grano. Innanzitutto dalla sua divisione tra grano duro e grano tenero, cioè tra Triticum durum (duro) e Triticum aestivum (tenero). Il grano più comunemente utilizzato in cucina è quest’ultimo, in particolare nelle farine di qualità 00 e quelle di tipo 0. Esistono poi altre varietà di grano, più o meno conosciute. Tra queste viene inserito il cosiddetto grano saraceno (Fagopyrum esculentum), che però non fa parte della famiglia delle Graminee. Il nome, infatti, non è d’origine botanica, ma commerciale. In cucina, viene utilizzato per la preparazione di alcuni tipi di pasta, come i pizzoccheri e le manfrigole (in Valtellina), per la polenta saracena, le crespelle, oppure per dolci o biscotti. Così come il glutine, anche il grano saraceno può creare allergie.

IL GRANO DURO
Questo tipo di grano fu originato anticamente, come ibridazione tra due varietà selvatiche, in periodo neolitico. Già all’aspetto, il grano duro si differenzia da quello tenero, in quanto i semi non presentano involucri fiorali che li contengono (le glume). Tant’è che al momento della trebbiatura, non si ottengono paglie. Essendo la sua composizione proteica diversa dal grano comune (alla macinazione, vetrosa e non farinosa), dal grano duro si possono produrre solo semole e non farine. Ciononostante, rimacinata più volte, anche la semola di grano duro è adatta alla produzione del pane. Tra i diversi, ricordiamo il pane di Altamura, o il Pane di Matera. Pur presentandosi più consistenti e di colore giallo, i pani di grano duro, hanno il vantaggio di mantenere l’appetibilità per parecchi giorni, cosa che non avviene con il pane di farina bianca.

La semola, aggiunta semplicemente ad acqua, è, inoltre, particolarmente utilizzata per la produzione della pasta secca. Essendo il grano duro coltivato principalmente nel Mezzogiorno italiano, si capisce perché la pasta sia nata proprio nel Sud Italia. Di origine araba, il grano duro viene impiegato anche per la cucina del cuscus (nel Nordafrica) e del bulgur (nel Medio Oriente). Importato in Sicilia proprio dagli arabi, nel IX-XII secolo, questo grano ha lasciato, nella tradizione gastronomica dell’isola, la ricetta del rinomato cuscus siciliano. La varietà Creso, invece, è stata creata a Roma, nel 1974, incrociando grano messicano ed italiano. La sua particolare qualità ha reso la varietà tra le più coltivate in Italia.

IL GRANO TENERO
Il grano tenero, chiamato comunemente anche frumento (Triticum aestivum), deriva da un’ibridazione antichissima. È d’origine mesopotamica (tra il Tigri e l’Eufrate), detta anche Mezzaluna Fertile. Fu tra le prime coltivazioni intensive. Attualmente, la sua coltivazione è praticamente globale, in quanto, essendo resistente al freddo, può essere prodotto anche in climi nordici a temperature basse. Oggi, tra i maggiori produttori vi sono sia la Cina che il Canada. Il grano fu, infatti, introdotto dagli Spagnoli nel Nord America, durante il XVI secolo, che ne divenne il maggiore esportatore.

Il grano consumato attualmente è frutto di attenti studi genetici, che ne hanno aumentato la forza, la resistenza alle malattie e, soprattutto, la produttività. Dal frumento, previa macinazione, si ottiene principalmente la farina, poi una sostanza bianca e farinosa, chiamata   amido, olio di germe di grano, ma anche alcol, dopo un’opportuna fermentazione. La maggior parte della produzione viene, comunque, impiegata per la produzione di farine per la panificazione. Ne esistono di vari tipi, quali: farine 00, 0, 1 e 2, tutte specifiche per determinate lavorazioni. La numerazione indica la purezza della farina da componenti di scarto, come, ad esempio, la crusca, che ne fanno variare il colore. La farina 00 è la più bianca e quindi la più pura. Crusca, Cruschello o Tritello e Farinaccio, sono tutti scarti, che vengono tuttavia anch’essi utilizzati, ad esempio, nella zootecnia.
La farina è classicamente usata per la fattura del pane (di tutti i tipi), pizze e creme, oppure per la pasta fresca. Come vedremo nelle prossime puntate.

Il seguito della sua storia con lei

 

Qualcosa è cambiato, da ieri – considerava Théophile – La tua lettura non è più solitaria: pensi alla lettrice che in questo stesso momento sta aprendo anche lei il libro, ed ecco che al romanzo da leggere si sovrappone un possibile romanzo da vivere, il seguito della tua storia con lei, o meglio: l’inizio di una possibile storia. Poi rifletteva che non erano sue quelle parole che sgorgavano così naturali. Chi aveva scritto, in modo tanto espressivo, lo sfarfallio che produceva la sua mente a ricordare la ragazza avvicinata in libreria? È strano come brani di vita altrui potessero appartenergli. Brani letti su di un libro di cui lasciava ad un suo ipotetico lettore la curiosità di indovinarne il titolo. Aveva necessità di condividere ciò che provava ad ogni piè sospinto. Sembrava, invece, che tutti vivessero senza cogliere i minimi risvolti di una giornata vissuta intensamente. A differenza dei più, quella ragazza era invece un’eccezione. Forse era l’empatia che li portava a vivere ogni attimo, ogni parola scambiata, ogni immagine riflessa nei loro occhi. Quel giorno, Théophile decise che, anziché della parola parlata, avrebbe fatto maggior uso della parola scritta. Non importava chi avrebbe letto il divagare dei suoi pensieri scompigliati. Un lettore, prima o poi – fosse anche sé stesso a distanza di tempo – avrebbe scoperto quelle righe dimenticate in un cassetto. Insorse, perciò, in lui il proposito di riunire i suoi fogli di appunti in un raccoglitore. Alla fine, forse, lo avrebbe giudicato inutile, come sono inutili quei pensieri accantonati negli angoli dell’esistenza e non ancora spazzati via. Un raccoglitore che prima o poi, questo sì, avrebbe gettato via.

Théo Feel, Racconti senza senso nella babele delle lingue.

Da Entasis.it

Chi è questo personaggio famoso?

 

Vogliamo giocare a modo nostro e proporre, non un passatempo da spiaggia ma che potete fare anche in spiaggia. Provate ad indovinare chi è il personaggio famoso raffigurato. Cliccate il link per vedere se avete indovinato e, se ne avete voglia, leggetevi la biografia su Wikipedia. La nostra è stata una rigorosissima scelta a casaccio fra artisti, architetti e letterati. Dalle pagine visitate comprenderemo quale volto vi ha intrigato di più. Buon divertimento.

VERIFICATE SE LA RISPOSTA È CORRETTA

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