Rai Storia: Mare nostrum. Stretto di Messina


Il BLOGROLL di questa settimana è dedicato allo Stretto di Messina e più specificamente al documentario mandato in onda su Rai Storia. Leggiamo la scheda ufficiale: “Il documentario – firmato da Eugenio Farioli Vecchili con la collaborazione di Vincenzo Reale e Marco Orlanducci e la regia di Pasquale D’Aiello –  parte dal mito di Scilla e Cariddi e dalla fondazione da parte dei Greci delle due città dello Stretto, Zankle (Messina) e Reghion (Reggio di Calabria) per ripercorrere l’intricato rapporto che queste due antiche fondazioni hanno avuto con il mare, attraverso i secoli. Periodi di splendore, alternati a crisi profonde, segnate dai catastrofici terremoti del 1783 e del 1908. Una riflessione sulle vicende e sull’identità attuale di questo luogo meraviglioso e unico”. Bene, un’ora di trasmissione tra mito, natura, letteratura e storia. Clicca il link e buona visione.

MARE NOSTRUM. STRETTO DI MESSINA

 

Aforismi

 

Le raccolte di massime, sentenze, pensieri, proverbi, epigrammi, rispecchiano l’onestà, lo spirito, il sapere estetico e letterario, che ancora possiamo scoprire nei libri antichi. Spesso riguardano tempi tanto lontani da apparire improponibili; altre volte hanno attraversato il tempo e risultano ancora efficaci. Queste citazioni sono riferibili ad autori precisi e, quindi, a specifiche pagine da cui sono tratte. A metterle ipoteticamente insieme ne risulterebbe un’opera dal carattere morale. Una morale che ha fortificato gli animi e ha spinto a migliorare. Non a caso i titoli di queste raccolte si incentrano su “Considerazioni, massime, riflessioni morali”. Noi le riproponiamo perché tutti possano trovarvi un momento di distrazione, un sorriso, ma anche un incentivo alla riflessione oppure un argomento per lo scambio di vedute in una riunione fra amici. Chissà che non producano un miracolo!

Il supplizio ai pastai che infrangevano le regole

 

CLASSI NOBILI E POPOLARI
Le sanzioni erano tutt’altro che semplici o convenzionali. Per chi infrangeva le regole vi poteva essere, non solo una multa pecuniaria, ma anche il supplizio, con tre tratti di corda. In realtà, la tendenza ad infrangere le norme, aveva una sua ragione.

Ad esempio, il calmiere pontificio fissava un prezzo unico per tutti i tipi di pasta. Evidentemente alcuni formati avevano un costo di produzione più elevato, come, ad esempio, la pasta “colorata”, molto ambita dai cuochi romani. Essa veniva confezionata con l’aggiunta di zafferano, prodotto piacevole (bello e buono), ma molto costoso all’epoca.

Nel regno di Napoli, invece, avevano una maggiore attenzione a questa problematica. In città, vi erano prezzi differenti a seconda gli ingredienti, i tipi di farina ed i formati. Questo permetteva la vendita a tutte le classi, dai nobili ai ceti popolari. A Napoli, esisteva la pasta bianca di prima scelta (per gli aristocratici) e la pasta “d’assisa”, per la popolazione, di qualità definibile ordinaria. Se ne deduce, che la diffusione della pasta, nel XVI e XVII secolo, era così ampia da interessare anche i meno abbienti.

Questa “sensibilità” politica nei confronti del prezzo e quindi della vendita (di pasta, come di altro), scaturiva dalle frequenti lamentazioni, proteste, ma anche sommosse popolari. A dimostrarlo vi è la sentenza del Tribunale di San Lorenzo a Napoli (del 1509), che vietò proprio la vendita della pasta. Essendo in un periodo di forte crisi economica, con la carenza di approvvigionamento di farina e semole, alla pasta fu preferito il consumo del pane, ritenuto più essenziale per la popolazione. Ma capitò anche l’inverso. Quando, nel 1551, dopo la grande crisi, si formarono forti eccedenze di farine e semole nei magazzini comunali. Per evitare che tutto quanto andasse a male, panettieri e pastai, furono chiamati ad aumentare la loro produzione.

Il Tribunale di San Lorenzo, inoltre, intervenne, a Napoli, non solo sulla quantità e i prezzi, ma anche sulla qualità. Si raccomandava, infatti, che i vari formati non fossero “infusi o umidi ma asciutti”, proteggendo, per la prima volta, i consumatori di pasta. Lo desumiamo proprio dai Capitula del ben vivere (1509-1615), che era indirizzato a questi ultimi.

Stranamente in Puglia, nello stesso periodo, non vi è notizia di corporazioni di pastai, ma solo di panettieri o fornai che producono “pane e altre cose di pasta a vendere”. Ma ancora più eclatante è la mancanza di ordini professionali in Sardegna, forte produttrice di pasta, che rappresentava il prodotto principale da esportazione dell’isola (nel 1581, da Tommaso Garzoni).

 

Giuseppe Pellizza da Volpedo – Il Quarto Stato

 

Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1901, olio su tela, 293×545 cm, Museo del Novecento, Milano
Giuseppe Pellizza (Volpedo, 28 luglio 1868 – Volpedo, 14 giugno 1907) è stato un pittore italiano, dapprima divisionista, poi esponente della corrente sociale, autore del celeberrimo Il quarto stato, divenuta una perfetta allegoria del mondo del lavoro subordinato e delle sue battaglie politico-sindacali, specie nell’Ottocento.

Il Quarto Stato

Pellizza iniziò a lavorare ad un bozzetto degli Ambasciatori della fame nel 1891, dopo aver assistito ad una manifestazione di protesta di un gruppo di operai. L’artista rimase molto impressionato dalla scena, tanto che annotò nel suo diario:

« La questione sociale s’impone; molti si son dedicati ad essa e studiano alacremente per risolverla. Anche l’arte non dev’essere estranea a questo movimento verso una meta che è ancora un’incognita ma che pure si intuisce dover essere migliore a petto delle condizioni presenti »
Ambasciatori della fame costituisce la prima tappa del percorso che condurrà poi alla redazione finale del Quarto stato.

L’abbozzo venne completato nell’aprile del 1891. Il soggetto è una rivolta operaia nella piazza Malaspina a Volpedo, con tre soggetti posti davanti alla folla in protesta: la scena è vista dall’alto, e le figure sono distribuite su linee ortogonali. Nonostante la composizione ancora «embrionale» dell’opera, com’ebbe ad affermare lo stesso artista più tardi, Ambasciatori della fame si imposta già come caposaldo per le successive redazioni dell’opera, che pure presenteranno come peculiarità il terzetto posto dinanzi alla massa di gente sullo sfondo e lo stacco d’ombra in primo piano.

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Aforismi

 

Le raccolte di massime, sentenze, pensieri, proverbi, epigrammi, rispecchiano l’onestà, lo spirito, il sapere estetico e letterario, che ancora possiamo scoprire nei libri antichi. Spesso riguardano tempi tanto lontani da apparire improponibili; altre volte hanno attraversato il tempo e risultano ancora efficaci. Queste citazioni sono riferibili ad autori precisi e, quindi, a specifiche pagine da cui sono tratte. A metterle ipoteticamente insieme ne risulterebbe un’opera dal carattere morale. Una morale che ha fortificato gli animi e ha spinto a migliorare. Non a caso i titoli di queste raccolte si incentrano su “Considerazioni, massime, riflessioni morali”. Noi le riproponiamo perché tutti possano trovarvi un momento di distrazione, un sorriso, ma anche un incentivo alla riflessione oppure un argomento per lo scambio di vedute in una riunione fra amici. Chissà che non producano un miracolo!

 

Edvard Munch – L’urlo

Edvard Munch, L’urlo, 1893, olio/tempera/pastello su cartone, 91×73,5 cm, Galleria Nazionale, Oslo
Edvard Munch (Løten, 12 dicembre 1863 – Oslo, 23 gennaio 1944) è stato un pittore norvegese. Munch esercitò un’influenza determinante sull’arte a lui coeva, specialmente sull’espressionismo tedesco e nord-europeo.

L’urlo

Lo spunto del quadro è prettamente autobiografico. È infatti lo stesso Munch a indicarci, in una pagina di diario, le circostanze che hanno portato alla genesi de L’urlo: «Una sera passeggiavo per un sentiero, da una parte stava la città e sotto di me il fiordo… Mi fermai e guardai al di là del fiordo, il sole stava tramontando, le nuvole erano tinte di rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura: mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro, dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando. Questo è diventato L’urlo» Munch avrebbe poi rielaborato questo ricordo rendendolo un poema e segnandolo sulla cornice della versione del 1895: «Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura». In ogni caso, Munch tentò di trasporre questo tramonto «rosso sangue» in una tela in grado di restituire quella visione di «sangue coagulato» che egli stesso provò in quella sera d’estate.

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Artusi in cucina: erbaggi e legumi


Ripubblichiamo, in un modo del tutto particolare, un classico della cucina nazionale: 
LA SCIENZA IN CUCINA E L’ARTE DI MANGIAR BENE di Pellegrino Artusi, riferimento assoluto della cucina ottocentesca. Arte e scienza si incontrano in questo manuale, nel quale sono riportate le nozioni fondamentali della gastronomia italiana. L’arte del cucinare si fonde con l’arte del narrare e le ricette vengono raccontate attraverso esperienze personali, aneddoti, citazioni colte che inducono al “gusto” per la lettura. I segreti escono dalla cucina attraverso pagine da scorrere con piacere per assaporare, anche mentalmente, gustose pietanze a base di carni, verdure e legumi, specialità panarie e dolciarie.

“Una per una” ecco le ricette di Pellegrino Artusi. Rivisita la gastronomia ottocentesca tra cucina e cultura, realizzando piatti sorprendenti tutti da gustare. Sfoglia ogni settimana le ricette che preferisci o acquista l’eBook integrale.

Cliccando sul link della copertina sottostante, potrai sfogliare gratuitamente: erbaggi e legumi

 

I Borghi rivivono con progetti interdisciplinari

 

Una panoramica di Massa San Nicola a Messina, uno dei tipici “borghi fantasma” italiani

 

«I nuclei storici hanno l’assoluta necessità di essere valorizzati, promossi, fruiti, salvaguardati e conservati». Così afferma l’architetto Carmelo Celona che, partendo dalle esperienze maturate a Messina nella riqualificazione dei Borghi storici, sta applicando in Sicilia il modello d’intervento elaborato  e anche in altre regioni italiane, come Marche, Puglia, Lazio e Toscana. «Si deve restituire al presente la loro storica complessità urbana. Affinché questa restituzione risulti concretamente efficace, non bisogna operare per singoli organismi architettonici, ma per interventi complessivi attivati sull’intero organismo urbano. La valorizzazione dei nuclei storici va attuata attraverso una riabilitazione degli spazi urbani e degli elementi in esso contenuti, operando un progetto di Ri.U.So. inteso come Riabilitazione Urbana Sostenibile».

Su questo argomento l’architetto Celona ha scritto, ma ha anche parlato in numerosi convegni e workshop. BLOGROLL ha scelto un suo intervento alla radio nazionale “Articolo1”, quotidiano radiofonico della CGIL. Nell’intervista rilasciata per la rubrica “Senioradio”, si è soffermato su come rivitalizzare gli antichi borghi oggi abitati da una popolazione costituita prevalentemente da anziani. È possibile una nuova e sistematica funzionalizzazione, che superando proposte anacronistiche, trasformi questi organismi urbani in duraturi attrattori antropici? Ascoltiamolo dalla sua stessa voce.

L’ARCHITETTO CARMELO CELONA PARLA DEI BORGHI STORICI E SU COME SIA POSSIBILE RIVITALIZZARLI


Aforismi

 

Le raccolte di massime, sentenze, pensieri, proverbi, epigrammi, rispecchiano l’onestà, lo spirito, il sapere estetico e letterario, che ancora possiamo scoprire nei libri antichi. Spesso riguardano tempi tanto lontani da apparire improponibili; altre volte hanno attraversato il tempo e risultano ancora efficaci. Queste citazioni sono riferibili ad autori precisi e, quindi, a specifiche pagine da cui sono tratte. A metterle ipoteticamente insieme ne risulterebbe un’opera dal carattere morale. Una morale che ha fortificato gli animi e ha spinto a migliorare. Non a caso i titoli di queste raccolte si incentrano su “Considerazioni, massime, riflessioni morali”. Noi le riproponiamo perché tutti possano trovarvi un momento di distrazione, un sorriso, ma anche un incentivo alla riflessione oppure un argomento per lo scambio di vedute in una riunione fra amici. Chissà che non producano un miracolo!

L’autonomia conquistata dai pastai

 

LE CORPORAZIONI
Abbiamo visto come, tra il 1500 ed il 1600, nascono le prime corporazioni autonome dei pastai. Lasciata la corporazione dei panettieri e fornai (ma anche associazioni con gli ortolani o con i formaggiari), le nuove corporazioni fanno sentire la propria voce con le autorità. La causa: il forte sviluppo del settore. In questo periodo si formano corporazioni di pastai a Roma, Genova, Palermo, Savona e, naturalmente, a Napoli, dove all’Arte dei vermicellari seguirà quella dei maccaronari. Per dare una sede fisica alla loro rappresentanza, viene comprata una cappella nel monastero napoletano di Santa Maria del Carmelo. La loro affermazione in città si legge già nel bando del 1509 (poi del 1546). Successivamente, nel 1589, ottengono dal viceré spagnolo la condanna di tutti coloro che producono pasta senza essere iscritti alla corporazione.

LE AZIONI LEGALI

Nel 1574 si costituisce la corporazione dei fidelari di Genova, che si occupa dell’approvvigionamento di grano duro, in maniera chiara, per evitare imbrogli sottobanco. Nel 1577 è la volta di Savona. Anche qui, ci si occupa della difesa degli interessi degli iscritti, come capiterà nel 1617, quando verranno cacciati i formaggiari, rei di aver prodotto pasta in concorrenza sleale ai pastai. Più tardi, nel 1605, si costituisce la Maestranza dei pastai palermitani, che concludono un secolo di piccole confraternite professionali cittadine.
Solo nel 1642, i pastai romani si associano in un ordine autonomo, dopo decenni di polemiche con fornai od ortolani ed azioni legali, che si concluderanno con una sentenza a favore dei vermicellari. Nello stesso periodo, a Roma, si prenderanno ulteriori decisioni amministrative a riguardo. Per esempio, nel 1641, le autorità sanciscono che i negozi di pasta mantengano una distanza minima di ottanta metri l’uno dall’altro. La forte domanda, infatti causa la nascita di un numero sempre più alto di botteghe, che tendono ad ammassarsi lungo determinate vie o quartieri romani. Le autorità pontificie, inoltre, imporranno un calmiere (con specifiche sanzioni) alla tendenza di aumentare i prezzi di un prodotto così tanto gradito.