Credete che sarà felice quest’anno nuovo?

 

A fine d’anno si pensa che la vita cambierà da domani. Eccovi dunque la trascrizione del famoso dialogo tra un venditore di almanacchi e un passante, scritto da Giacomo Leopardi. Di seguito il cortometraggio girato da Ermanno Olmi nel 1954. Davvero l’anno venturo sarà più bello di tutti i precedenti? Forse Leopardi fornisce la giusta e disincantata visione della realtà.

PER OTTIMIZZARE LA VISIONE DEL FILMATO, UTILIZZATE IL TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

 

IL PDF DEL TESTO LEOPARDIANO: Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere
da Operette morali di Giacomo Leopardi

Sciroppi, conserve e liquori

 

Ripubblichiamo, in un modo del tutto particolare, un classico della cucina nazionale: LA SCIENZA IN CUCINA E L’ARTE DI MANGIAR BENE di Pellegrino Artusi, riferimento assoluto della cucina ottocentesca. Arte e scienza si incontrano in questo manuale, nel quale sono riportate le nozioni fondamentali della gastronomia italiana. L’arte del cucinare si fonde con l’arte del narrare e le ricette vengono raccontate attraverso esperienze personali, aneddoti, citazioni colte che inducono al “gusto” per la lettura. I segreti escono dalla cucina attraverso pagine da scorrere con piacere per assaporare, anche mentalmente, gustose pietanze a base di carni, verdure e legumi, specialità panarie e dolciarie.

“Una per una” ecco le ricette di Pellegrino Artusi. Rivisita la gastronomia ottocentesca tra cucina e cultura, realizzando piatti sorprendenti tutti da gustare. Sfoglia ogni settimana le ricette che preferisci o acquista l’eBook integrale.

Cliccando sul link della copertina sottostante, potrai sfogliare gratuitamente: Sciroppi, conserve e liquori 

Città d’eccellenza: Torre Annunziata e Gragnano

 

Il momento di passaggio tra bottega ed industria, registra un ingrandimento produttivo dei pastifici. Si passa dalle piccole società di vermicellari con i mugnai, che ne rendono possibile l’attività, a mugnai che da soli svolgono tutte le varie attività della lavorazione, conquistando la gran parte del mercato. Capita così anche a Napoli. Sebbene la transizione risulti infausta per i vermicellari locali, si viene a potenziare in questo modo la produzione, che porterà alle industrie vere e proprie del futuro. Torre Annunziata e Gragnano, in primis. In queste zone, infatti, esistevano mulini sin dal medioevo, posti lungo il corso dei torrenti, ai piedi del versante nord-occidentale dei Monti Lattari. Con lo sfruttamento di tale sistema idraulico, breve sarà il passo dai mulini ad acqua ai pastifici. Così come breve sarà anche il passo che porterà alcuni nobili a trasformarsi in imprenditori. A Gragnano, troviamo, tra il XVII e il XVIII secolo, la famiglia Quiroga-De Antonio, che possedendo terre e canali, darà vita a circa 25 mulini, tra Gragnano e il lido di Stabia.

Ugualmente, Muzio Tuttavilla, conte di Sarno, proprietario di Torre Annunziata, crea un ampio canale, in seguito denominato il “canale del conte”. Oltre questo, il conte fa costruire diversi mulini idraulici e diventa fornitore di farina e semola per l’Annona di Napoli. Con la realizzazione di un altro canale (il bottaro), lungo il corso del fiume Sarno, verranno costruiti altri mulini, sempre con funzionamento ad acqua. La zona di Torre Annunziata, rifornita di granaglie e farine, supporta perciò la lavorazione della pasta del paese, con la consequenziale crescita del numero di pastai, tanto da originare un ordine autonomo dei pastai della zona, concorrenziale agli altri pastifici delle aree limitrofe. Fra tali aree la stessa Gragnano, che in quel periodo contava solo due pastifici, si svilupperà più lentamente. Tutto sommato, però, tale lentezza permetterà una migliore qualità del prodotto. Anche i vermicellari di Napoli tentarono di boicottare i rivali di Torre Annunziata, con tutti gli espedienti possibili. Nonostante ciò, il paese si imporrà ugualmente. Lo conferma un viaggiatore francese, di passaggio nella città partenopea e nel XIX secolo, Lorenzo Giustiniani, che loda Torre Annunziata per la ricchezza dovuta proprio al successo dei pastai del piccolo paese vesuviano.

La battaglia economica tra Torre Annunziata e Gragnano durerà a lungo. Nel 1859 la presenza produttiva di Gragnano aumenterà notevolmente, riuscendo a contare ben 81 opifici e producendo, già alla data, una pasta considerata da tutti di altissima qualità.

 

Il menu vegano per il pranzo di Natale 

 

“Natale vegano 2017” è un menu realizzato espressamente per i golosi che seguono uno stile di vita basato realmente su risorse alimentari non provenienti dal mondo animale. Il testo in formato iBook è distribuito gratuitamente per diffondere questa particolare cultura. Non teorizzazioni ideologiche, ma vere e proprie ricette. Dall’iBook e possibile raggiungere il sito dei vegani golosi, che si naviga in rete così da conoscere tante altre squisitezze. In questo libro che presentiamo scopriamo un pranzo da gustare per le feste. La redazione assicura che chi ben comincia è a metà dell’opera, ma l’antipasto, il primo, il secondo e il dolce, si concluderanno sicuramente con un corale Wow, perché vi possiamo assicurare la fantasia davvero non manca. Il libro è accompagnato da video dove è possibile seguire la preparazione delle ricette da gustare, sughi ghiotti, consigli preziosi, link alle pagine speciali di Natale sul web: una moltitudine di sollecitazioni che potranno guidare verso una nuova esperienza e, magari, decidere di condividere una filosofia di vita.

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE IL TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

 

Artusi in cucina: torte e dolci al cucchiaio

 

Ripubblichiamo, in un modo del tutto particolare, un classico della cucina nazionale: LA SCIENZA IN CUCINA E L’ARTE DI MANGIAR BENE di Pellegrino Artusi, riferimento assoluto della cucina ottocentesca. Arte e scienza si incontrano in questo manuale, nel quale sono riportate le nozioni fondamentali della gastronomia italiana. L’arte del cucinare si fonde con l’arte del narrare e le ricette vengono raccontate attraverso esperienze personali, aneddoti, citazioni colte che inducono al “gusto” per la lettura. I segreti escono dalla cucina attraverso pagine da scorrere con piacere per assaporare, anche mentalmente, gustose pietanze a base di carni, verdure e legumi, specialità panarie e dolciarie.

“Una per una” ecco le ricette di Pellegrino Artusi. Rivisita la gastronomia ottocentesca tra cucina e cultura, realizzando piatti sorprendenti tutti da gustare. Sfoglia ogni settimana le ricette che preferisci o acquista l’eBook integrale.

Cliccando sul link della copertina sottostante, potrai sfogliare gratuitamente: Torte e dolci al cucchiaio 

 

Magritte: il signore con la bombetta

 

René François Ghislain Magritte è nato il 21 novembre 1898 a Lessines, una piccola città a Ovest di Bruxelles, in Belgio. Già da ora molte città, e fra queste quella natale, si stanno adoperando per allestire mostre che, dall’anno che entrerà prossimamente, ricorderanno il grande artista. Era il maggiore di tre fratelli; suo padre Léopold svolgeva il mestiere di sarto e commerciante di tessuti, sua madre, Régina Bertinchamps, in gioventù faceva la cappellaia. Magritte è celebrato come il maestro del Surrealismo e le biografie su di lui ricordano come la sua infanzia fu traumatizzata da un lutto terribile. Nel 1912, sua madre, che da tempo soffriva di disturbi mentali, si suicidò annegandosi nella Sambre, percorso fluviale che attraversa sia il territorio belga che francese. Il marito aveva più volte tentato di proteggerla, persino rinchiudendola nella camera da letto. Sembra che Magritte, allora quattordicenne, fosse presente al rinvenimento del corpo, riemerso dall’acqua con il capo avvolto dalla camicia da notte. Molti dei quadri di Magritte, apparentemente così misteriosi, mostrano persone col volto coperto. In verità, il proprio Surrealismo nasce da profondi studi filosofici sull’esistenza umana, quale sguardo acuto sulla realtà che ci circonda, dove non trovano luogo né il sogno né le emozioni inconsce. Il filmato che proponiamo percorre i momenti salienti di questo artista, considerato un “saboteur tranquille” (sabotatore tranquillo), riuscendo ad insinuare continuamente dubbi nei riguardi della realtà, teso a rivelare il mistero indefinibile dell’esistenza.

PER OTTIMIZZARE LA VISIONE DEL FILMATO, UTILIZZATE IL TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

 

A Natale riscopriamo i “Gusti di Sicilia”

 

“Gusti di Sicilia” è una rivista che si occupa di mettere in luce quelle che sono le memorie gastronomiche della bellissima isola. Noi di Experiences ripeschiamo dalla collezione in rete il numero del Natale di due anni fa, che presenta una serie di piatti derivati dalla tradizione delle feste. Piatti che suscitano emozioni, legati non solo al sapore, ma anche a tutto ciò che il gusto riesce a richiamare alla memoria. I sapori fondamentali dei cibi sono quattro: il dolce, l’amaro, l’acido e il salato. Dalla loro combinazione nascono un’infinità di variazioni, che si sono protratte nel tempo: un lungo cammino storico, che merita non solo di essere divulgato, ma soprattutto (attraverso appropriate preparazioni) gustato. In altri termini, anche questo è un modo di “gustare” la Storia.

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE LA VISIONE A TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

 

L’età d’oro per la manifattura della pasta

 

Il punto critico
Nel XVII secolo, il Consolato dell’Arte dei Pastai, con i suoi iscritti, gioca un ruolo di grande importanza a Napoli. I pastai locali, ma anche quelli provenienti da altre provincie, tendono ad associarsi tra di loro, o con i mugnai (che spesso sono i finanziatori) o con i panettieri. Appaiono pure le prime figure imprenditoriali. La bottega, di solito, non è di proprietà del pastaio, ma possiede le qualità di una prima piccola industria, con attrezzature (gramola a stanga e torchio), materie prime in grande quantità (farine e semole), operai e garzoni (anche se pochi) che vi lavorano. La produzione è elevata come la richiesta, tanto che, ai formati classici si aggiungono altri tipi, come, ad esempio, la pastina (i “millefanti”). Anche se la clientela è ancora locale, appaiono, però, le prime grandi forniture. Il pastaio Salvatore di Avossa, nel 1636, stipula un contratto con la Casa dell’Annunziata di Napoli, per una grossa quantità di pasta bianca.
Dopo un momento di crisi economica e di approvvigionamento, nel 1647, con la rivolta di Masaniello, il prezzo della pasta a Napoli, si riporterà ad un livello adeguato, tanto che il suo consumo la inserirà nella categoria degli alimenti popolari. La diffusione crescente, che prima era cittadina, oltrepassa i limiti di città come Napoli o Genova. In pratica, l’artigianato della pasta si evolve a livello industriale.

A differenza di quello che si potrebbe pensare, la meccanizzazione giova alla qualità. La “pasta d’ingegno”, realizzata con la gramola meccanica e con il torchio a trafila, supera la cosiddetta “pasta da ferro”, cioè, quella fatta a mano. I formati sono perfetti e uguali, ma, soprattutto, in maggiore quantità e in minor tempo. La “pasta d’ingegno” sviluppa la mente. Effettivamente, la trafila permette di inventare e produrre formati impossibili da realizzare a mano. Ma il vero segreto del suo successo, sta nell’utilizzo della semola di grano duro (non più farina) per le paste di qualità.
Nel XVII secolo, si afferma, così, la realtà manifatturiera in città come Napoli. Lo attestano i numerosi viaggiatori stranieri che visitano l’Italia nei secoli successivi. I vermicellari di Napoli e i fidelari liguri primeggiano, creando un successo mitico. Nasce, dall’eccellenza dei loro pastai, la reputazione dei napoletani “mangiamaccheroni”. Si crea un’immagine “tipica”: da una parte, il pastaio con la sua bottega, che realizza i maccheroni e li cucina e, dall’altra, il napoletano che mangia vorace la pasta direttamente con le mani. È una tradizione folkloristica, che i napoletani stessi diffondono, furbescamente per incuriosire i turisti.
La produzione della pasta si allarga a macchia d’olio. Nei piccoli comuni costieri liguri e del napoletano si diffonde la lavorazione della pasta. A Napoli, cittadine intere, come Torre Annunziata e Gragnano, si specializzano, tanto che il loro nome diventa icona e sinonimo dell’ottima fattura della pasta. Ma se la lavorazione interessa città come Napoli, Genova, o le regioni storiche, un po’ in tutta la penisola si diffonde invece il suo consumo. Vengono aperti pastifici anche in Italia settentrionale, dove ancora il successo è un’innovazione tutta da “gustare”.
Siamo nel periodo degli opifici, un periodo che durerà quasi due secoli. Non più botteghe, pur se non ancora vere e proprie industrie. Un tipico modello proto-industriale. All’interno della lavorazione esistono ancora sia la confezione meccanica che quella fatta a mano. Le macchine vengono azionate a forza di braccia dagli uomini (non esistono motori) mentre il confezionamento manuale tocca alle donne. Ma anche i compiti accessori e quelli ingrati, sono loro compito, compresa la pulizia dei locali. È comunque una collaborazione tra i due sessi, in un periodo che non riconosceva l’importanza femminile nel mondo del lavoro.

 

Artusi in cucina: pasticceria

 

Ripubblichiamo, in un modo del tutto particolare, un classico della cucina nazionale: LA SCIENZA IN CUCINA E L’ARTE DI MANGIAR BENE di Pellegrino Artusi, riferimento assoluto della cucina ottocentesca. Arte e scienza si incontrano in questo manuale, nel quale sono riportate le nozioni fondamentali della gastronomia italiana. L’arte del cucinare si fonde con l’arte del narrare e le ricette vengono raccontate attraverso esperienze personali, aneddoti, citazioni colte che inducono al “gusto” per la lettura. I segreti escono dalla cucina attraverso pagine da scorrere con piacere per assaporare, anche mentalmente, gustose pietanze a base di carni, verdure e legumi, specialità panarie e dolciarie.

“Una per una” ecco le ricette di Pellegrino Artusi. Rivisita la gastronomia ottocentesca tra cucina e cultura, realizzando piatti sorprendenti tutti da gustare. Sfoglia ogni settimana le ricette che preferisci o acquista l’eBook integrale.

Cliccando sul link della copertina sottostante, potrai sfogliare gratuitamente: Pasticceria

 

 

 

 

 

Resilienza: unitarietà di procedure d’intervento

 

Il testo “Resilienza e territorio”, che qui presentiamo, è la raccolta degli atti di un convegno svoltosi ad aprile del 2016 all’Università degli Studi di Firenze. Negli ultimi decenni la comunità scientifica internazionale ha fornito molti contributi sull’argomento della resilienza, ovvero la capacità di reagire di fronte a forti traumi, ad inaspettate difficoltà. Ciò ha permesso di migliorare le fasi di messa a punto dei differenti approcci analitici, dando luogo ad un maggiore coordinamento fra gli specialisti, perfezionando così il livello di professionalità e il quadro normativo internazionale. Le esperienze fatte sul campo sono state, quindi, il fattore principale per un lungo ed attento percorso di formazione. Si avverte ora la necessità una interdisciplinarità fra i saperi, come presupposto allo sviluppo della resilienza di sistemi complessi. Occorre individuare una unitarietà di procedure d’intervento, all’interno delle quali le diverse esperienze possano essere collocate. E questo non solo per scopi divulgativi o istruttivi, di mero carattere universitario.

La città di Firenze costituisce un esempio ottimale per l’applicazione di analisi sulla resilienza poiché il suo patrimonio d’arte ho superato le minacce portate dall’alluvione del 1966. Ancora oggi la città conserva fortunatamente le proprie memorie storiche di primaria importanza per la cultura del mondo. Il workshop, di cui il testo che presentiamo è il documento riassuntivo, ha preso spunto proprio dall’alluvione di cui, nel 2016, ricorreva il cinquantenario. In realtà nel 1966 il concetto di resilienza non aveva ancora fatto la sua apparizione nel panorama scientifico. Pur tuttavia, la capacità reattiva della popolazione nel salvare tanti tesori storici ed artistici dalla furia dell’Arno ha dimostrato come si possa agire nel migliore dei modi per salvaguardare il territorio. Oggi quelle azioni e la consapevolezza dell’operare può fornire valide indicazioni sulle quali riflettere.

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE LA VISIONE A TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN