I pittori della luce, dal Divisionismo al Futurismo

 

Accanto agli spazi dedicati a Giovanni Segantini, e a partire da lui, una contenuta selezione di opere ad olio e su carta, provenienti dalle collezioni del Mart, così come da raccolte pubbliche e private, indaga i nuovi rapporti compositivi e stilistici introdotti a suo tempo dalla rivoluzione divisionista. Segantini, maestro del divisionismo italiano, ci introduce in un percorso ricco di variazioni sia nei temi che nelle modalità espressive nell’ambito del divisionismo storico, che a sua volta affida alla luce un valore nuovo e assolutamente attualizzante, che venne posto al centro dell’indagine artistica di molti altri artisti. Questo aspetto viene indagato con attenzione attraverso i capolavori divisionisti futuristi esposti al Mart a fine giugno 2016, nella mostra “I pittori della luce, dal Divisionismo al Futurismo”.
In questa pagina presentiamo, a cura di Alessandra Tiddia, il Catalogo della mostra tenuta ad Arco, Galleria civica G. Segantini, dal 26 giugno al 16 ottobre 2016 Editore: Museo Alto Garda, Riva del Garda; Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Rovereto, 2016.

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Artusi in cucina: la cucina per gli stomaci deboli

 

Ripubblichiamo, in un modo del tutto particolare, un classico della cucina nazionale: LA SCIENZA IN CUCINA E L’ARTE DI MANGIAR BENE di Pellegrino Artusi, riferimento assoluto della cucina ottocentesca. Arte e scienza si incontrano in questo manuale, nel quale sono riportate le nozioni fondamentali della gastronomia italiana. L’arte del cucinare si fonde con l’arte del narrare e le ricette vengono raccontate attraverso esperienze personali, aneddoti, citazioni colte che inducono al “gusto” per la lettura. I segreti escono dalla cucina attraverso pagine da scorrere con piacere per assaporare, anche mentalmente, gustose pietanze a base di carni, verdure e legumi, specialità panarie e dolciarie.

“Una per una” ecco le ricette di Pellegrino Artusi. Rivisita la gastronomia ottocentesca tra cucina e cultura, realizzando piatti sorprendenti tutti da gustare. Sfoglia ogni settimana le ricette che preferisci o acquista l’eBook integrale.

Cliccando sul link della copertina sottostante, potrai sfogliare gratuitamente:  La cucina per gli stomaci deboli 

“Sempre gli stessi che hanno iniziato l’avventura”

 

TravelGlobe è un Magazine di turismo, viaggi, benessere e cultura, con immagini scattate da grandi fotografi. Sulla pagina Facebook l’attivissima comunità conta circa
80.000 fan. A novembre del 2107 ha festeggiato tre anni di esistenza. Anni esaltanti e impegnativi, dicono in redazione, durante i quali la rivista, pensata e assemblata con cura e pazienza, è cresciuta come popolarità e numero di pagine. Dicono nell’editoriale del numero di fine anno: «Siamo stati molto attenti non solo a non rinunciare mai, a nessun costo, alla qualità delle immagini e dei testi, ma anche a proporre un modo originale di vedere le cose e a osare anche argomenti scomodi, sicuri che voi, cari lettori ci avreste seguito. Abbiamo cercato, nel nostro piccolo, di fare Bellezza e Cultura. Di scardinare certezze e abitudini, con la provocazione, la meraviglia e la sorpresa, per sconfiggere le pigrizie, indotte dalla stanchezza e dal poco tempo disponibile». Bene, impegniamo allora un po’ di tempo per sfogliare TravelGlobe con grande curiosità.

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Akin Si: girovagare in città, senza meta

 

Akin Si è un Visual Artist, animatore freelance e illustratore. Originario della Cina, ha studiato in Giappone e attualmente è residente a Berlino. Ama esplorare e registrare le sensazioni che capta al suo intorno. Lui stesso confessa: «Quando esploro una nuova città, mi piace sempre il momento in cui sono fermo ad un semaforo rosso. Amo soprattutto il rumore che fanno i semafori. Mi desto come al suono di una sveglia e improvvisamente mi rendo conto di come risuona la strada, di come le persone appaiono ai miei occhi, di come odora l’aria. Dove sono, chi sono. Adoro queste fermate; aiutami, perciò, ad “essere lì”, quando sono reso cieco dalla mia destinazione». Quando lo incontreremo lo aiuteremo di certo, intanto godiamoci il suo video intitolato “Senza destinazione”.

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La lavorazione della pasta nell’Ottocento

 

Il mercato della pasta, con il giusto rapporto tra qualità e prezzo – e così convincente a livello salutistico – registra una grande richiesta, in questo periodo. Purtroppo, rispetto alla domanda crescente, i pastifici non hanno ancora la forza commerciale e industriale per una giusta risposta. Il problema rimarrà irrisolto per tutto il secolo.

La “pasta d’ingegno”, non poteva che essere frutto dell’ingegnosità umana (o della sua fantasia). Tra i testi del XIX secolo, vi è quello di Malouin, contemporaneo alla fase preindustriale della pasta. Il libro presenta l’analisi dei settori del mugnaio, del fornaio e del pastaio, illustrato con ampie incisioni. L’analisi tocca le differenze e le similitudini fra i tre mestieri. Si scopre, anche, l’uso comune di tecnologie, come la gramola a stanga e del torchio, mosso da un tornello, che è dotato di trafile sostituibili. Il libro è una vera “fotografia” del suo periodo storico, per quanto riguarda i tre mestieri, differenti ma al contempo allora simili. Vi sono descritte le fasi dell’attività. Si parte da un impasto realizzato nella madia, contenente farine più o meno pure o semole setacciate, amalgama da far riposare avvolta in un panno. Seguono una o due ore di lavorazione alla gramola a stanga.

Nell’impasto va utilizzata, naturalmente, l’acqua, dosata con l’esperienza personale. In teoria l’acqua deve essere poca, per un risultato migliore. Troppa acqua rovina l’impasto. In Liguria e nella Provenza, si preferisce un amalgama più soda, mentre nel napoletano si confeziona un impasto un po’ più morbido ed umido. A motivarlo è il differente clima, più caldo nel Sud Italia. L’acqua aggiunta deve essere, comunque, tiepida, accortezza già presente nella lavorazione del medioevo. In età industriale, verrà utilizzata acqua bollente.

A questo punto, l’impasto, perfettamente gramolato, passa alla fase del torchio, che presenta una campana ed una vite, per schiacciare un pezzo di impasto contro una trafila con il tipo di fori necessari. La trafila è sostituibile. La vite, azionata a forza umana (ma c’è chi usa un argano), comprime un pistone sul cui lato è posta la trafila. Tutta l’attrezzatura produce pasta corta se verticale, o pasta lunga, se orizzontale.
I diversi tipi di trafila, avvicendabili, in questo periodo, possono produrre, secondo Jerôme de Lalande, ben 30 diversi formati, dai più raffinati a quelli “popolari”. Tra questi ultimi: i macaroni, le trenette e le lasagnette. Per ottenere i macaroni si utilizza una trafila con buchi, al cui centro vi è una punta metallica, che crea il foro del singolo maccherone. Dall’altro lato della trafila (dove la pasta fuoriesce) una lama ruotante, mossa da una manovella, taglia la pasta nel formato necessario. La pasta prodotta viene subito raffreddata con un ventaglio da un bambino, per non farla attaccare. La pasta lunga, invece, viene tagliata con le mani, ad una lunghezza di circa 30 cm per i vermicelli.

Anche le lasagne, alla data, vengono preparate al tornio, ottenendo fasce di pasta. Non quindi un prodotto della laminazione (sul tipo del mattarello), ma direttamente dalla trafila. Se i bordi della lamina erano ondulati, si potevano ottenere quelle che oggi chiamiamo lasagne ricce. Questo lo si desume da una tavola illustrativa del libro di Malouin. L’essicazione della pasta, alla fine del lavoro, avviene nella stessa stanza di lavoro. È posta su degli scaffali a muro, atti a ricevere i telai, mentre i formati lunghi, sono sospesi su delle canne. Alla fine della formatura, la pasta lunga viene avvolta in matasse, utilizzando dei fogli di carta. In un giorno lavorativo (ma di 10 ore), si ottengono circa 125 kg di pasta.

 

Atlante di viaggio lungo le ferrovie dismesse

 

In questo volume dell’Atlante delle linee ferroviarie dismesse sono trattati i percorsi del gruppo “Ferrovie dello Stato”. Dove sono collocate le stazioni? In che regioni si trovano e quali comuni attraversano? Per queste linee è prevista la riattivazione, ma esclusivamente per il “turismo ferroviario”, una volta individuate le risorse economiche necessarie per effettuarne i lavori di ripristino. È questo un modo per riutilizzare vecchie strutture che altrimenti andrebbero perdute. In Francia, per esempio, si utilizzano i carrelli a pedali che si muovevano sui binari, un tempo utili per verificare il buono stato dell’infrastruttura, ed oggi molto diffusi per raggiungere le località da visitare. La parola chiave è “Greenway”: rappresentano percorsi verdi multifunzionali realizzanti lungo il tracciato delle ferrovie non più attive, ma ancora valide per spostamenti turistico ricreativi. Ciò permette di conservare quel patrimonio storico che arricchisce il territorio a cominciare dalle infrastrutture stesse, fino agli edifici presenti lungo il percorso e naturalmente alle opere d’arte che si potranno via via incontrare. Potete sfogliare l’intero fascicolo, anche se da parte nostra vi proponiamo naturalmente di cominciare dal patrimonio che arricchisce la Sicilia. Si inizia con la linea Terme Vigliatore-Messina Scalo, poi Fiumefreddo di Sicilia-Catania Ognina, e così via. Potremo soffermarci sulle immagini di vecchie stazioni e leggere interessanti notizie, dal momento che è stata tracciata la loro storia, ricordando quando erano in servizio e per quale motivo hanno cessato l’attività del trasporto ferroviario, sia viaggiatori che merci.

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Gli studenti intervistano Gualtiero Marchesi

 

«Ci sono parole di cui si abusa. Soprattutto in cucina. La più utilizzata a sproposito è maestro, Gualtiero Marchesi lo era davvero. L’unico nella storia della cucina italiana che ha scelto di insegnare e ha forgiato una generazione intera di cuochi di talento». Così commenta La Stampa la recente scomparsa del più rinomato Chef d’Italia. Noi di Experiences abbiamo scelto un documentario in cui sono i suoi stessi allievi ad intervistarlo nel prestigioso contesto dell’Accademia Gualtiero Marchesi di Milano. Ascolteremo dalla sua stessa voce i “segreti” dell’arte culinaria che, grazie alla sua inventiva, ha reso la cucina italiana ancora più famosa di quanto già era. Nell’articolo del quotidiano torinese troverete molti altri video con le osservazioni di questo «genio della cucina che non ha mai smesso, neppure per un giorno di essere cuoco. Ce ne vorrebbero altri ma la sua lezione ai giovani darà frutto. Anche ora che lui non c’è più».

LA STAMPA: “Lo chef che ha cambiato la storia della cucina italiana”

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Artusi in cucina: Cose diverse

 

Ripubblichiamo, in un modo del tutto particolare, un classico della cucina nazionale: LA SCIENZA IN CUCINA E L’ARTE DI MANGIAR BENE di Pellegrino Artusi, riferimento assoluto della cucina ottocentesca. Arte e scienza si incontrano in questo manuale, nel quale sono riportate le nozioni fondamentali della gastronomia italiana. L’arte del cucinare si fonde con l’arte del narrare e le ricette vengono raccontate attraverso esperienze personali, aneddoti, citazioni colte che inducono al “gusto” per la lettura. I segreti escono dalla cucina attraverso pagine da scorrere con piacere per assaporare, anche mentalmente, gustose pietanze a base di carni, verdure e legumi, specialità panarie e dolciarie.

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La pasta: nascita della manifattura

 

Dipendenti della Barilla

All’esposizione industriale di Parma del 1863, sono premiati per la qualità della loro produzione, alcuni pastifici. Tuttavia, molti fra questi vengono apprezzati dal pubblico per la lavorazione manuale del prodotto, tant’è che per la maggior parte sono gestiti da panettieri che vendono “anche” pasta, oltre al pane.
Diversamente accade all’esposizione del 1887, quando è presente una rappresentanza reale di pastai. Tra questi l’azienda di Pietro Barilla, che dieci anni prima aveva dato origine a Parma alla sua bottega del pane, per poi allargare l’attività alla produzione della pasta. Il figlio Riccardo, successivamente, potenziò questo aspetto, portando la ditta a livello prima manifatturiero e poi industriale, nel 1911.
Si conferma nel XIX secolo, la doppia strada della pasta: quella di grano duro e quella fatta all’uovo. Infatti, le manifatture bolognesi spiccano, in concorrenza con l’Alsazia, per la fattura della pasta fatta a mano con la farina di grano tenero, soprattutto tagliatelle. Tutt’ora l’Emilia è rinomata per questi formati e per la pasta ripiena.

 

Messina: proposte strategiche per il futuro

 

Dal Dipartimento di architettura dell’Università degli studi di Ferrara, presentiamo la tesi di laurea di Simone Cardullo dedicata a Messina e al territorio dello Stretto. La storia contemporanea delle città, che su questo braccio di mare si affacciano, ha inizio con la ricostruzione dopo il terremoto del 1908. La tesi si sviluppa su diversi piani di progetto. A scala territoriale, in una visione che comprende tutto l’insieme ambientale, si punta a definire le linee guida per il futuro dei due centri maggiori, Messina e Reggio Calabria. Focalizzando poi l’attenzione su Messina, dopo avere definito l’impianto infrastrutturale, di cui il centro urbano si dovrà dotare, sono state sviluppate due esperienze progettuali riguardanti la Fiumana Zaera e il Lungomare Sud. Nel primo caso, la Fiumara Zaera si presenta oggi come elemento strategico di collegamento trasversale tra il mare e monti retrostanti. Nel secondo caso, l’iniziale utopia, immaginata con la riedificazione, di uno sviluppo industriale non corrispondente ai bisogni del territorio, ha generato un tessuto urbano lacerato e compromesso. Nonostante tutto, esistono grandi potenzialità sulle quali impiantare la città del prossimo futuro. Scopriamo quali.

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