Cattelan – L’arte è un territorio che tutti possono esplorare

 

FLIP è un angolo di Experiences dove mettere in risalto alcune buone letture, come l’intervista a Maurizio Cattelan, provocatore per eccellenza, che della sua “arte principale” dice: «La provocazione? È un cavallo di Troia per mettere sulla bocca di tutti argomenti che si vogliono tacere». Richiamiamo con un link la pagina online del Corriere della Sera e su Wikipedia approfondiamo vita ed opere di questo personaggio particolare.

MAURIZIO CATTELAN (Padova, 21 settembre 1960) è un artista italiano. Inizia la sua carriera a Forlì, negli anni Ottanta, collaborando con alcuni artisti del luogo. Il debutto espositivo è nel 1991, alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, dove presenta Stadium, un lunghissimo tavolo da calcetto con ai due lati due schiere di giocatori, in cui i bianchi erano le riserve del Cesena e i neri degli operai senegalesi che lavoravano in Veneto. Le sue opere combinano la scultura con la performance, ma spesso includono eventi di tipo “happening”, azioni provocatorie, pezzi teatrali, testi-commento sui pannelli che accompagnano opere d’arte sue e non, articoli per testate. Vive e lavora tra Milano e New York. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

LEGGI LA SCHEDA SU WIKIPEDIA

CORRIERE DELLA SERA

Maurizio Cattelan: «Da infermiere a creativo. E ora vendo la mia fronte 
per finanziare buone azioni»

Renato Rovetta, innovatore e creatore di moderni brevetti

 

I migliori cervelli italiani, alla fine dell’Ottocento, si misero al lavoro nella ottimizzazione delle varie fasi del lavoro dei pastai. Questo partendo dai motori azionati grazie al vapore o con l’elettricità. Le fasi del mestiere erano principalmente quattro: l’impastamento, la gramolatura, la torchiatura e essiccazione. L’obiettivo era la trasformazione dell’attività in un ciclo continuo, che producesse un unico grande passaggio perfettamente automatizzato. Le aziende metalmeccaniche, molto attive, lavoravano sul continuo miglioramento delle soluzioni già trovate. Quindi lavoravano non solo nella ideazione di nuove attrezzature, ma anche sulla sostituzione di macchinari antiquati, mandati in soffitta, in un mercato in forte rinnovamento.
Tra gli ingegneri che si applicarono in questi studi, citiamo Renato Rovetta, innovatore e creatore di moderni brevetti. Egli si cimentò nell’invenzione di una macchina ”universale”. Questo rimase per lungo tempo, un sogno irrealizzato. Solo nel 1933, le officine Braibanti di Milano produssero questa macchina “totale”, in grado di effettuare le prime tre fasi del processo in un ciclo unico, esclusa, quindi, l’essiccazione. Nel 1937, la società dà vita al primo impianto completamente automatizzato per la produzione di pasta, che venne presentato alla fiera di Milano di quell’anno. Purtroppo, era in arrivo la seconda guerra mondiale.
Dopo il conflitto, tutte le carte erano in regola, per gli investimenti e per l’avvio di una seconda industrializzazione. Grande era la produttività, più veloce e meno costosa, soprattutto sotto il profilo della manodopera.