Abramo – La notte in cui Dio sembrò smentire le sue promesse

 

La confusione di questi giorni, dettata da tre crisi che si sono accavallate inaspettatamente, sta creando un clima arroventato, non solo sui mezzi d’informazione, ma soprattutto sui social network. Ognuno è portato a sostenere la propria opinione, sulla base di notizie frammentarie, non verificate e spesso addirittura inventate. Ognuno tratta la crisi politica come farebbe al bar con gli amici, la crisi istituzionale non avendo mai letto per intero la costituzione, e infine la crisi economica avendo partecipato al massimo alle discussioni del proprio condominio. È vero quello che diceva Pericle che già nella Atene dei suoi anni, tutti avevano una capacità di giudizio, benché in pochi fossero in grado di dare vita ad una politica. Ma oggi sembra che ciascuno voglia rifarsi la politica, le istituzioni, l’economia, adottando un metro di giudizio del tutto individuale. Lasciamo dunque i lettori a discutere liberamente, perché sempre come diceva Pericle “un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile”. Consiglieremmo tuttavia di obiettare, confutare, ribattere, con meno superficialità. Ecco perché oggi, in questa pagina di FLIP, proponiamo un tema complesso legato ad un pensiero complesso, chiedendo a ciascuno di noi di considerare che, siccome “io penso” (come diceva Cartesio), non sempre “io penso” comunque bene.

Riprendiamo quindi un articolo dal Corriere della Sera, che non tratta gli argomenti all’ordine del giorno, ma che a noi pare si attagli efficacemente al nostro difficoltoso momento. Il tema è quello del sacrificio di Isacco; tema talmente lontano da non potere essere considerato una intromissione nel pensiero di nessuno dei lettori. Serve unicamente per indurre a riflettere, perché è un argomento estremamente complesso, dal momento che intervengono due concetti fondamentali: il primo è quello della fede e il secondo è quello della morale. La storia la conoscono tutti. I protagonisti sono tre: Dio che dà un ordine che moralmente contraddice il suo stesso dettato di non uccidere. Abramo, il quale è messo alla prova di rispettare per fede la volontà di Dio padre. Ma c’è anche Isacco che consapevolmente accetta di farsi uccidere per rispettare, a sua volta, l’imposizione fatta a suo padre Abramo di sacrificarlo al Signore. Una vicenda apparentemente assurda alla luce di noi contemporanei. Ecco perché non saremo noi a trarre le fila del discorso, ma lasceremo ad uno scrittore di spicco come Claudio Magris di esporre il tema. Lo fa, in modo puntuale, attraverso la filosofia di Soren Kierkegaard, che al racconto biblico ha dedicato una delle sue opere più importanti, ovvero Timore e tremore. Con lo pseudonimo di Johannes de Silentio, Kierkegaard analizzò il personaggio di Abramo, esponendo le ragioni etiche e religiose della sua abnegazione, apparentemente inspiegabile sotto il profilo etico, in ossequio alla fede verso Dio.

LEGGI ANCHE: Genesi 22

IL SACRIFICIO DI ISACCO è un episodio del libro biblico della Genesi. Il suo racconto si trova in Genesi 22,1-18. Dio, per mettere alla prova la fede di Abramo, gli ordina di sacrificare il proprio figlio Isacco. Abramo si reca senza esitazioni sul monte Moriah. Mentre Abramo sta per compiere diligentemente il sacrificio, impugnando già il coltello, un angelo del Signore scende a bloccarlo e gli mostra un ariete da immolare come sacrificio sostitutivo. La scena, interpretata come prefigurazione del sacrificio di Cristo, è uno degli episodi salienti del Pentateuco. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

LEGGI LA SCHEDA SU WIKIPEDIA

CORRIERE DELLA SERA

La storia eterna di Abramo e Isacco Una metafora della nostra civiltà

Archeologia e cultura del vino nel mondo antico

 

Uno studio di archeologia sociale che ricostruisce la storia dell’invenzione del vino, la sua evoluzione e la sua funzione sociale negli usi delle grandi civiltà antiche, dagli esordi nel Vicino Oriente fino al mondo ellenico, etrusco e romano.

IL VINO è bevanda millenaria tipica della civiltà mediterranea. Fin dai tempi più remoti ha assunto una potente valenza simbolica, configurandosi, insieme con il pane, come espressione di civiltà superiore e trovando ampio spazio in riti e celebrazioni. In Grecia era un usuale elemento sacrificale e come bevanda inebriante aveva un’importanza speciale nei culti orgiastici e soprattutto nel culto di Dioniso. Nell’antica Roma due feste segnate già nel calendario arcaico con il nome di Vinalia celebravano l’una, in aprile, l’inizio della consumazione del v. nuovo e l’altra, in agosto, l’inaugurazione della stagione della vendemmia. Banchetti comunitari a base di pane e v. dolce sono presenti nei testi di Qumrān e varie analogie sono state indicate con il banchetto eucaristico di Cristo e del cristianesimo il cui pane e v. costituiscono due elementi essenziali.

CONTINUA LA LETTURA SU TRECCANI Enciclopedie on line

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

L’Osservatorio Permanente Giovani-Editori – Come crescere tra le righe

 

La decima edizione di “Crescere tra le righe”, si è tenuta il 25 e il 26 maggio a Borgo La Bagnaia, a pochi chilometri da Siena. Il convegno si rivolge da un decennio ai protagonisti del mondo delle istituzioni, della scuola e dell’editoria italiana e internazionale, quale occasione di confronto per raggiungere l’obiettivo ultimo di incentivare la lettura dei quotidiani, strumento fondamentale per la formazione delle giovani generazioni. La parola chiave di quest’anno è stata “apertura”. Apertura tra il mondo dell’hi-tech e quello della carta stampata. Con Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori che ha organizzato la manifestazione, sono intervenuti i numeri uno dei più prestigiosi quotidiani americani e i responsabili news a livello mondiale delle maggiori piattaforme digitali. Scorriamo l’elenco: il direttore del New York Times Dean Baquet, il direttore del Wall Street Journal Gerard Baker, il direttore del Washington Post Martin Baron, il vicepresidente delle news di Google, Richard Gingras, la direttrice News Products di Facebook Alex Hardiman, il direttore delle Global Content Partnerships News di Twitter, Peter Greenberger. L’editoria dell’informazione italiana era rappresentata dal gruppo Gedi con La Stampa e La Repubblica, Rcs con Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, Monti-Riffeser con il Quotidiano Nazionale e la Confindustria con Il Sole 24 Ore.

Ceccherini, rivolgendosi agli editori dei media italiani e americani ha messo in risalto come il loro lavoro non solo sia uno dei più coinvolgenti, ma anche uno dei più difficili in questo tempo di cambiamento. Ognuno dei presenti ha messo in risalto il proprio punto di vista, con un denominatore comune: dare valore all’informazione di qualità amplierà il mercato delle vendite. Dal canto suo il presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani – Editori, che con l’iniziativa del “Quotidiano in classe” ha condotto tutta la sua fortunata battaglia, non ha mancato di presentare agli studenti i progetti per il prossimo anno: «Saranno due iniziative, con un unico obiettivo: sviluppare il pensiero critico e darvi l’occasione per liberare la vostra creatività. Accanto al “Quotidiano in Classe”, dal prossimo anno avremo anche questa piattaforma sulla rete, in partnership con Google, che esordirà con lo stesso obiettivo. È la conferma che aumentano le piattaforme in cui si può sviluppare il critical thinking: prima c’erano solo i quotidiani, adesso i quotidiani e la rete, presto ci saranno i quotidiani, la rete e la tv». Quando tali iniziative sono gratis “è tutto grasso che cola” (come si diceva una volta in modo non troppo elegante ma realistico). Oltre che sensibilizzare alla lettura, rimane pur sempre il problema di vendere: la soluzione dell’enigma è demandata per intero agli editori.

LEGGI ANCHE De Benedetti: l’Europa può fare meglio degli Usa per proteggere gli utenti digitali
LEGGI ANCHE Il giornale del futuro? Elkann: “Più notizie di qualità per invogliare gli abbonamenti”
LEGGI ANCHE L’ad del New York Times Thompson: ecco la ricetta per le news di qualità
LEGGI ANCHE John Elkann: il punto è trovare mezzi nuovi conservando la qualità della nostra storia

 

OSSERVATORIO PERMANENTE GIOVANI-EDITORI è un’Organizzazione che crede nei giovani e che investe su di loro per favorire un percorso di formazione e di educazione alla cittadinanza. Affinché questo cammino di crescita individuale e di educazione civile possa compiersi, fino a contribuire a rendere il giovane di oggi il libero cittadino di domani, la nostra Organizzazione si impegna e si batte per rendere le nuove generazioni più padrone di sé stesse. Secondo le più moderne dottrine in materia, la padronanza piena di sé si raggiunge solo quando alla padronanza della propria testa, si aggiunge la padronanza dei propri mezzi. È proprio a questo scopo che promuoviamo due grandi progetti strategici: uno teso ad allenare la padronanza della propria testa: “Il Quotidiano in Classe”, e l’altro teso ad esercitare la padronanza dei propri mezzi economici finanziari: “Young Factor”. Unisciti a noi, se anche tu credi che per cambiare il mondo e farne un posto migliore, non ci sia altra strada se non quella di cominciare a lavorare sui giovani.

VISITA IL WEBSITE UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE

LA STAMPA

Il futuro delle news è nella collaborazione tra editori e grandi player della rete

Giardini nel tempo. Dal mito alla storia

 

Il volume è stato realizzato in occasione di “Vivi il verde. Alla scoperta dei giardini dell’Emilia-Romagna”, la rassegna annuale promossa dall’Istituto Beni Culturali dedicata alle aree verdi pubbliche o aperte al pubblico, della nostra regione.

ARCHITETTURA DEL GIARDINO. Celebri g. dell’antichità furono i g. pensili di Ninive e di Babilonia, e i g.-paradiso, nei palazzi dei re persiani e dei loro satrapi. Nella Grecia classica i g. ornavano templi, portici, stadi, ginnasi, palestre ed erano lasciati il più possibile allo stato naturale. Parte importante vi aveva l’acqua, raccolta in bacini. A Roma, fino alla fine del 2° sec. a.C., l’hortus era coltivato; nell’età di Silla inizia la distinzione tra villa rustica (hortus), e signorile (horti/”>horti). Grazie alle pitture sappiamo che nei g. lo spazio era diviso in linee rette e simmetriche, con al centro una fontana, da cui partivano viali bordati da siepi con statue, sedili e vasi agli incroci. Verso la fine della repubblica il g. ospitò un complesso di costruzioni (portici, ninfei, tempietti ecc.), collegati da viali con pergolati e boschetti (g. di Lucullo e di Sallustio). Altra forma di g. era lo xystus, complesso di viali e aiuole racchiuso in uno spazio limitato. Durante l’Impero nei g. vi erano viali tra cui s’innalzavano edifici e portici.

CONTINUA LA LETTURA SU TRECCANI – ENCICLOPEDIE ON LINE

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

TaoBuk – La “rivoluzione” delle parole si fonde con quella dei luoghi

 

 

Parlare di qualcosa che deve ancora avvenire è curioso, perché non esiste ancora tranne che nelle menti, quelle di coloro che hanno progettato l’Ottava Edizione di TaoBuk e quelle del pubblico che vi parteciperà numeroso. Per cui oltre all’articolo di Stampa che abbiamo scelto di presentarvi, fra i molti che parlano della manifestazione, andiamo a spiluccare notizie, qui e là, volendo cogliere quanto di più allettante troviamo. Al centro di Taobuk c’è  la letteratura: come tutti gli anni, si è individuato un tema attorno al quale dibattere con i maggiori protagonisti della scena culturale, sia internazionale che italiana. Il tema del 2018 è quello delle “rivoluzioni”. Sentiamo perché: «Il 2018 è l’anno in cui ricorrono gli anniversari della scomparsa di Bob Kennedy, Mahatma Gandhi e Martin Luther King; il centenario dalla nascita di Nelson Mandela; l’anniversario della Carta dei Diritti dell’Uomo e della Costituzione Italiana; il cinquantesimo anniversario dai moti del Sessantotto. La storia dell’umanità è costellata da trasformazioni che ne hanno determinato il progresso, il rinnovamento. Ma rivoluzioni sono anche i piccoli cambiamenti che quotidianamente influenzano le nostre esistenze, preludio di ben altri radicali mutamenti della Grande Storia». A questo punto vale chiedersi: che cos’è una rivoluzione? Lo spiegherà, con una lectio magistralis, Amos Oz che si considera un evoluzionista più che un rivoluzionario. Questa è una delle prospettive sotto cui guardare il termine di rivoluzione. Non mancheranno, infatti altre prospettive: la rivoluzione personale di Elizabeht Strout, o la rivoluzione come movimento stellare o come destino di un intero Paese, trattati dal filosofo Fernando Savater; oppure la rivoluzione prodotta dei contenuti dei libri, raccontata da un infaticabile lettore, scrittore e giornalista come Matteo Collura.

Ma le rivoluzioni si possono raccontare anche a viva voce, non solo per iscritto, attraverso gli eventi che hanno fatto la storia. In una prospettiva differente si può osservare la rivoluzione delle idee, ponendo l’interrogativo: come il pensiero, l’arte e la letteratura leggono il cambiamento? In fondo, – dicono gli organizzatori di TaoBuk, coordinati da Antonella Ferrara, presidente e direttore artistico –  è il potere rivoluzionario della narrazione quello da cui tutto parte e a cui tutto si riduce: si può riassumere con quella necessità antropologica innata dell’uomo di raccontare e sentir raccontare storie. Naturalmente non mancheranno, come ogni anno, le tavole rotonde: saranno due, dedicate a editoria e giornalismo. Taobuk è anche arte. Quale arte? «Con la mostra di libri antichi e di pregio “Geografie Sentimentali” il festival vuole valorizzare l’immenso archivio librario proveniente dalla Biblioteca Regionale di Messina, un fondo antico che conserva incunaboli e manoscritti e un patrimonio librario di centinaia di migliaia di volumi sulla storia siciliana arcaica. In mostra ci saranno testi antichi, atlanti, mappe, incisioni e libri con moltissimi riferimenti alla storia della Sicilia antica e al ruolo nevralgico di Messina tra il Medioevo e l’inizio dell’Età Moderna». Insomma le sezioni che compongono questa variegata manifestazione sono molte. Non abbiamo ancora parlato di Arti Visive, Fud Hub, Cinema, TaoKids e neppure degli ospiti, tanti personaggi di primo piano del mondo culturale, editoriale, dello spettacolo. Si ritroveranno tutti sul palco del Teatro Antico e nelle più suggestive location di Taormina per offrire al pubblico la Ottava Edizione del Festival, con l’augurio di trasformare la città in un salotto a cielo aperto della letteratura e delle arti.

SEGUI L’EVENTO SUL WEBSITE UFFICIALE: TAOBUK – TAORMINA INTERNATIONAL BOOK FESTIVAL VIII^ EDIZIONE

 

RIVOLUZIONE. Il termine rivoluzione (dal latino revolutio -onis, “rivolgimento, ritorno”, derivato dal verbo revolvĕre “rovesciare”) nel suo significato più ampio indica qualsiasi cambiamento radicale nelle strutture sociali come quello operato ad esempio dalla rivoluzione industriale, da quella tecnologica o in particolare da quella culturale come auspicavano gli illuministi nel secolo XVIII con la redazione dell’Encyclopédie: «Quest’opera produrrà certamente, col tempo, una rivoluzione negli animi ed io spero che i tiranni, gli oppressori, i fanatici e gli intolleranti non abbiano a trarne vantaggio. Avremo reso un servigio all’umanità». (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

LEGGI LA SCHEDA SU WIKIPEDIA

CORRIERE DELLA SERA

Omaggio alla creatività ribelle
Tutte le rivoluzioni di Taobuk

Innovazioni del XX secolo: paste colorate e paste glutinate

 


In Francia, all’inizio del Novecento (nel periodo della Belle époque), si diffusero le cosiddette “paste neve”. Erano scagliette leggerissime di pasta. Così raffinate e introvabili da costare dieci volte un’aragosta.

LA PASTA COLORATA
Poiché, invece, gli italiani preferivano le paste condite con pomodoro o con verdure, furono create le paste colorate, tra cui quelle con nell’impasto il 10% di liquido di pomodoro (pasta rossa) o di spinaci (pasta verde). Nel XX secolo, quindi, prese piede anche l’usanza di colorare la pasta, principalmente per dare la sensazione dell’uovo. Inizialmente con lo zafferano, dopo con il cardamomo e adesso con coloranti chimici. I coloranti, già da allora, erano denunziati direttamente sulle etichette o sulle confezioni. L’usanza italiana, tuttavia, non piacque al mercato americano, la cui produzione evitava coloranti (forse per distinguersi nella concorrenza).
Tra le altre sperimentazioni, in Sicilia si diffuse la “pasta a mano, uso Palermo”. La sua caratteristica era quella di non seccare “mai”. In pratica nell’impasto veniva aggiunto più sale (130 grammi di sale ogni chilo di semola), che permetteva di mantenere la morbidezza per lungo tempo.
Il settore delle paste ripiene rappresentò per lungo tempo una sezione mista a sé stante. Essa univa alla preparazione a mano le semplificazioni meccaniche. In pratica si produceva la sfoglia già ritagliata a macchina, a cui succedeva la lavorazione manuale, in genere femminile. Questo venne superato negli anni ‘20, quando apparvero sul mercato le prime macchine per la produzione integrale di ravioli, tortellini e cappelletti.

LA PASTA GLUTINATA
Nello stesso periodo entrano in scena le paste speciali con la presenza di particolari sostanze, ad esempio con l’aggiunta di glutine, diastasate e a uso medicinale. In realtà le proprietà medicinali del glutine erano conosciute da tempo. Nel 1728, infatti, Jacopo Bartolomeo Beccari scrisse un testo sulle sue qualità terapeutiche. Già allora era usanza aggiungere all’impasto della pasta un 10 o 15 % di glutine. Esse sono mirate in particolar modo al mercato dei bambini piccoli, o dei malati e convalescenti. In genere vengono utilizzate come paste da brodo e hanno formati diversi, spaghettini o pastina da minestra.
Il glutine sin dagli inizi, essendo considerato salutare e fortificante, era pubblicizzato sul mercato come tale. Il glutine, comunque, aumentava il valore nutritivo, un ottimo metodo per rinforzare i bambini piccoli e per i deboli di stomaco. Accadeva, a volte, che dei pastai a corto di semole, aggiungessero alla farina bianca del glutine per dargli consistenza.

 

Ricciardetto – Coniugava l’esprit de géométrie con l’esprit de finesse

Ricciardetto, pseudonimo dello scrittore e giornalista Augusto Guerriero

Oggi non abbiamo ipocritamente deciso di batterci il petto e di prendere a leggere “L’Osservatore Romano”. Avremmo preferito richiamare il puntuale articolo di Carlo Nordio che ritrae la figura di Ricciardetto sulle pagine del Messaggero, ma il quotidiano romano non lo presenta al pubblico se non in versione cartacea. Per rispetto editoriale ci rivolgiamo, quindi, al Quotidiano della Santa Sede, che dell’articolo coglie solo la parte relativa alla “religiosità” di un giornalista e scrittore che si professava convintamente laico e che si adirava con certi lettori più critici ed estremi in fatto di religione, rimproverando loro che per definirsi “atei” occorre aver studiato molto, cercando e ricercando. Questo era il suo cruccio maggiore e lo esprime nel saggio “Quaesivi et non inveni”, ho cercato e non ho trovato. Già dalla copertina del libro, edito da Mondadori, apprendiamo del suo dibattito interiore: «Che cosa sarà di me? Ho il diritto di essere ateo senza aver dedicato una parte della mia vita allo studio del problema supremo?». È un’opera ormai irreperibile, scritta da «un uomo di cultura sovrana e di stile inconfondibile», rammenta Carlo Nordio nel suo articolo. Un laico in continua ricerca della fede, che forse trovò, dicunt, sul punto di morte. «Non sono un credente perché non credo nel dogma cristologico e in altri dogmi. Ma sono cristiano perché sono nato e vissuto in questa civiltà cristiana, e so quanta parte della mia formazione, direi di me stesso, debba a questa civiltà di cui sono figlio, e che, ahimè! volge al tramonto. Per capire che cosa sia stato Gesù per l’umanità, basta pensare che cosa saremmo noi se Egli non fosse esistito, la figura più sublime che sia apparsa nella storia di tutti i tempi e di tutti i popoli».

Oggi ormai dimenticato (dagli anziani, quelli che non lo hanno mai letto, e dai giovani, che per poco ancora saranno giovani) Ricciardetto, pseudonimo di Augusto Guerriero, è stato una grande firma del Corriere della Sera del dopoguerra, all’altezza di un Indro Montanelli. «La sua genialità risiedeva nella frase asciutta e incisiva, che improvvisamente si elevava alla solennità di una sentenza filosofica. Chi leggeva un suo articolo, fosse sulla guerra di Corea o sui missili di Cuba, sulla musica di Bach o sui manoscritti di Qumran, lo finiva di un fiato, e si domandava come fosse possibile riassumere tanti concetti in così poco spazio e così bene. La risposta è che Guerriero aveva avuto come maestro Blaise Pascal, e sapeva coniugare l’esprit de géométrie con l’esprit de finesse» (Carlo Nordio). In vecchiaia (come capita agli anziani che “se la sentono per le ossa”, dicono a Roma) prese a trattare i temi più avanzati dell’esegesi neotestamentaria, soprattutto nelle “Conversazioni coi lettori” che seguivano, sulle pagine del settimanale Epoca, la sua rubrica politica denominata “Italia domanda”. A questo proposito, citiamo ancora Nordio: «La Sorte gli negò anche l’ultima consolazione: la corrispondenza con i lettori, che lo inondavano di lettere, talvolta critiche, assai più spesso affettuose. Nei primi anni settanta il Corriere virò repentinamente a sinistra, e lo cacciò via. La vecchia guardia liberale si raccolse attorno a Montanelli e al suo nuovo quotidiano, ma il disarmato Guerriero subì anche l’umiliazione di esserne estromesso. Anni dopo chiesi a Montanelli il perché di tale emarginazione: la risposta fu che Ricciardetto pretendeva di scrivere di teologia. Non era vero. La politica estera era monopolio di Enzo Bettiza, e non c’era spazio per due primedonne». In realtà, Bettiza a parte, tra Montanelli e Guerriero emersero sicuramente divergenze politiche, tanto che i due decisero percorsi diversi, dal momento che Guerriero era favorevole al compromesso storico, soluzione anticipatrice e fortemente contrastata, mentre Montanelli ne fu tenacemente oppositore. La storia ha fatto il suo corso e a noi non resta che leggerla o rileggerla.

 

AUGUSTO GUERRIERO, noto anche con lo pseudonimo di Ricciardetto (Avellino, 16 agosto 1893 – Roma, 31 dicembre 1981), è stato un giornalista e saggista italiano, autore di monografie storiche rivolte al grande pubblico. Augusto Guerriero è figlio di un medico. Frequenta il liceo di Avellino con il suo amico Guido Dorso. Con lui collabora a Irpinia democratica. Nel 1914 si laurea in giurisprudenza all’Università di Napoli con una tesi su ”L’anarchismo di Leone Tolstoi”. In questo periodo si dedica alla letteratura e pubblica una prefazione ad un’edizione italiana del Maurice Maeterlinck: Tre drammi. All’avvento della prima guerra mondiale è neutralista e ritiene che il Presidente del Consiglio Salandra commetta un tragico errore intervenendo nel conflitto. Ancora sconosciuto, nel 1917 invia un articolo critico dell’interventismo alla Critica Sociale di Filippo Turati che lo pubblica (firmato A. G.). Ne pubblicherà altri due, con alcuni tagli della censura. In essi prevede la crisi politica del dopoguerra che porterà al fascismo. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

LEGGI LA SCHEDA SU WIKIPEDIA

L'OSSERVATORE ROMANO

Ricciardetto cercatore di Dio

Ceramica, storia di un’Arte antica

 

Con la denominazione di prodotti ceramici si intende una vasta gamma di manufatti, diversi per composizione, struttura, proprietà, impiego ecc., aventi in comune il processo tecnologico di fabbricazione: si ottengono da materiali incoerenti (costituiti in gran parte da sostanze inorganiche non metalliche) che vengono elaborati fino a costituire prodotti formati, compatti, che diventano resistenti per mezzo di cottura a temperature elevate. I materiali ceramici possono essere classificati in vario modo. I materiali ceramici tradizionali sono ottenuti per lo più da materie prime naturali e, in base alla porosità della pasta, si distinguono in prodotti a pasta porosa, e in quelli a pasta compatta, cui appartengono i grès e le porcellane. I materiali ceramici avanzati (o speciali), caratterizzati da nuove funzioni (dielettricità, ferroelettricità, superconduttività, biocompatibilità ecc.) e da proprietà (resistenza al calore, durezza, stabilità chimica) superiori a quelle dei materiali ceramici tradizionali, sono ottenuti, invece, per lo più da prodotti di sintesi.

CONTINUA LA LETTURA SU TRECCANI – ENCICLOPEDIE ON LINE

 

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN 

 

Borghi of Italy – Come concepire uno spazio “free and safe”

 

Quella che riportiamo di seguito è la scheda ufficiale come compare sul sito delle News della Biennale di Venezia di quest’anno, in relazione ai 12 Eventi Collaterali alla Biennale Architettura 2018. Fra questi “eventi collaterali” c’è l’argomento Borghi, già è tanto che se ne parli, ma ora sono chiamati “aree interne”: la sostanza non cambia, perché sono ugualmente a rischio. Rischio sismico, ma anche di spopolamento, perché non intervenire nel modo giusto significa ridurre questi spazi di storia antica, progressivamente, a ruderi. Scrive bene Pierluigi Panza nell’articolo che fornisce spunto alla pagina di FLIP: «Le aree interne sono i danni collaterali del Capitalismo estetico (quello della finanza, delle smart city, archistar, social, gated community) che le recupera solo in chiave rural-chic».

Borghi of Italy – NO(F)EARTHQUAKE

L’inedito progetto espositivo Borghi of Italy – NO(F)EARTHQUAKE è dedicato alla prevenzione antisismica e alla messa in sicurezza del patrimonio artistico e architettonico, e alla rivitalizzazione dei luoghi simbolo dell’architettura del nostro Paese: i borghi italiani. Il concetto di Freespace lanciato dalle Curatrici della Biennale Architettura 2018 è qui legato all’idea di uno spazio “free and safe”, in cui coloro che ne fruiscono e lo vivono, i residenti in primis, possano sentirsi “liberi”: liberi dalla paura del terremoto e liberi di ritornare ad abitare nei luoghi più caratteristici dell’Italia che in questo momento storico rischiano di essere completamente abbandonati, in favore di nuovi centri urbani – nuove civitas – costruiti lontano dal loro luogo di origine, spesso proponendo forme e consistenze avulse dal contesto storico. “Borghi of Italy” presenta inoltre il progetto del Concilio Europeo dell’Arte “BorgoAlive!” per la rivitalizzazione sostenibile di un borgo e del suo territorio, in cui la salvaguardia e il recupero di un edificio-simbolo di quel borgo sia l’occasione per il riutilizzo e la rigenerazione del centro storico danneggiato e/o abbandonato e la riconversione del suo patrimonio abitativo storico urbano; un’occasione per valorizzare le risorse artistiche e culturali dei centri urbani minori e dell’entroterra, per l’innalzamento delle opportunità di crescita sociale ed economica, di sviluppo turistico delle comunità locali e il ripopolamento dei borghi italiani.
Sede: InParadiso Gallery, Giardini della Biennale, Castello, 1260
Promotore: Concilio Europeo dell’Arte
www.borghiofitaly.org
www.concilioeuropeodellarte.org

 

LA MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA (o Biennale di architettura) di Venezia si svolge ogni due anni alternandosi all’Esposizione internazionale d’arte di Venezia. Fu istituita dalla Fondazione della Biennale di Venezia nel 1980. Sono allestite durante gli anni settanta, presso i Magazzini del Sale e le Zattere, le prime mostre di architettura della Biennale all’interno del settore Arti visive. La prima Mostra internazionale di architettura curata da Paolo Portoghesi, intitolata La Presenza del Passato, viene allestita nella Strada Novissima delle Corderie dell’Arsenale. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

LEGGI LA SCHEDA SU WIKIPEDIA

CORRIERE DELLA SERA

La Biennale di Architettura ridà speranza all’Italia dei borghi

Ippocrate: non esistono diete, ma solo una corretta alimentazione

 

La situazione geografia, le circostanze metereologiche e le vicende politiche sono in grado di determinare le scelte alimentari individuali e collettive. Una linea ideale unisce Ippocrate ( V sec a.c.) in cui si riconosce il primo teorico di questo approccio, ad Ancel Keys – che nella metà del XX secolo nobilitò l’alimentazione tipica dell’Italia meridionale – attraverso confronti con le diverse culture, che hanno incrociato la storia del Mediterraneo.

Leggi la recensione su NUOVE PAGINE

PER OTTIMIZZARE LA LETTURA, UTILIZZATE TUTTO SCHERMO CON IL TASTO FULLSCREEN