Fratelli Montgolfier – Tra la folla stupita il pallone si levò nell’oceano d’aria

 

Prima dimostrazione pubblica ad Annonay, segnata 4 giugno 1783.

 

“Il mondo che verrà” è una raccolta di storie. Autore è Jim Shepard, scrittore americano. Nove storie di viaggio che rievocano le vicende di esploratori e di navigatori. Il racconto da cui prende il titolo la raccolta è una storia che richiama la frontiera americana, quella rurale e ottocentesca nella quale due donne prendono a frequentarsi, viaggiando scambievolmente nei propri sentimenti. Ma la storia che interessa noi è “L’oceano d’aria”, che l’autore dell’articolo, da cui prende spunto il FLIP di oggi, definisce «una magistrale divagazione sulla vita dei fratelli Montgolfier». È il racconto nel quale Joseph Michel e Jacques-Etienne Montgolfier, dodicesimo e quindicesimo figlio di una famiglia di cartai, sono riusciti – dapprima per gioco, poi per capacità migliorate dall’esperienza – a conquistare il cielo, quell’oceano di aria e di nuvole, che non fu più il luogo dei sogni, ma il luogo della realtà. Il 5 giugno 1783 (altre fonti riportano il giorno precedente) il pallone aerostatico fu fatto sollevare da terra nel corso della prima dimostrazione pubblica, ad Annonay. Dinanzi ai notabili degli “états particuliers” e ad una frolla gioiosa, nonostante la pioggia, si compì la prima ascensione. Un pallone sferico ad aria calda, di oltre 850 metri cubi, costruito con un involucro di taffetà rivestita di carta, si levò in cielo; coprì un volo di circa 2 km, per 10 minuti e raggiunse l’altitudine stimata di 1.600-2.000 metri. Al pallone non era sospeso alcun cesto; la qualcosa avvenne invece quando l’esperienza fu ripetuta il 19 settembre del 1783. l’Aerostate Révellion si alzò con un equipaggio composto da una pecora, un’oca ed un gallo, ma a differenza della volta precedente la dimostrazione ebbe luogo nella piazza che fronteggia il palazzo reale di Versailles, alla presenza dei monarchi: il Re Luigi XVI e la Regina Maria Antonietta. Il volo durò meno, circa 8 minuti, a causa di qualche difficoltà che rese il velivolo instabile. Furono coperti circa 3 km, ad un’altezza massima di circa 500 metri. Per i meriti imprenditoriali della famiglia, il governo francese riconobbe un pubblico finanziamento e quel pallone prese il nome di Mongolfiera. Il bel racconto di Jim Shepard fa rivivere i sogni che prendono forma nel laboratorio della fabbrica paterna, i debiti accumulati, gli esperimenti di volo, il freddo pungente e secco, che si trasformarono infine nello “spettacolo garantito dall’immensità dell’orizzonte a quelle altezze”.

LEGGI ALCUNI BRANI DEL RACCONTO: L’OCEANO D’ARIA da Il mondo che verrà di Jim Shepard

 

FRATELLI MONTGOLFIER. I fratelli Joseph Michel Montgolfier (Annonay, 26 agosto 1740 – Balaruc-les-Bains, 26 giugno 1810) e Jacques Étienne Montgolfier (Annonay, 6 gennaio 1745 – Serrières, 2 agosto 1799) sono stati gli inventori della mongolfiera, il pallone aerostatico che funziona con aria calda. La loro invenzione fu il primo aeromobile a portare un essere umano in cielo. In seguito al successo dei loro esperimenti, furono nominati membri straordinari dell’Accademia delle scienze di Parigi ed il padre Pierre ricevette, come riconoscimento, il titolo nobiliare ereditario de Montgolfier dal re Luigi XVI nel 1783. Il poeta neoclassico Vincenzo Monti scrisse in onore dei fratelli un’ode, paragonando la loro impresa a quella mitica degli argonauti. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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IL GIORNALE

“Che bello il mondo che verrà.
E sarà merito della letteratura”

La pasta, un successo del XX secolo in Italia come all’estero

 

 

La popolarità della pasta nel mondo si deve a piccoli, improbabili personaggi: gli emigranti. Queste persone hanno portato ovunque la nostra cultura e i nostri gusti, che sono divenuti modello di riferimento. Gli emigranti hanno aperto piccoli ristoranti italiani, dove gustare le nostre eccellenze gastronomiche, in particolare la pasta. Oggi, grazie a loro, l’Italian Food è un modello di successo nel mondo. La pastasciutta è divenuta alimento simbolo dell’Italia, e l’espressione “al dente”, che è intraducibile, fa parte del nostro stile di vita, in quanto storico. Già i napoletani usavano l’espressione “il nervo”, per indicare il giusto grado di cottura. Ugualmente nel suo celeberrimo testo sulla cucina dell’Ottocento, Artusi raccomanda di mangiare gli spaghetti “durettini”.
L’abitudine italiana, però, non vuol dire anche quella estera. Altrove la pasta viene consumata scotta, non sempre ma spesso come contorno. Per questo la pasta, la pizza e la cucina fanno parte dell’invidiabile Italian Stile, cioè del nostro stile di vita.

Se a tavola, in Italia, la prima portata è la pasta, cosa considerata ormai scontata in quanto usuale, il nostro stile di vita è dovuto al successo dei pastifici industrializzati, che hanno saputo, producendo di più e a basso costo, conquistare sicuramente il mercato italiano. Questo è avvenuto con la meccanizzazione totale degli stabilimenti, cioè a partire dagli anni ’20, per affermarsi pienamente dal secondo dopoguerra. Il miglioramento di vita, lo sviluppo industriale e l’esplosione dei consumi, ma soprattutto la raggiunta omogeneità dei costumi, ha comportato sicuramente il successo nazionale della pasta. I dati, infatti, ci riportano che il consumo di pasta passò, tra il 1936 e il 1954, dai18 ai 28 kg pro capite.
Così, con il Sud ed il Nord insieme, la pastasciutta “al modo napoletano” è divenuta la pastasciutta “al modo italiano”. La pasta, alimento meridionale per eccellenza, ha reso giustizia di ogni torto subito dal Sud dopo l’Unità d’Italia, entrando nelle abitudini di tutta la realtà nazionale.