Karl Elsener – Inventò il celebre coltellino rosso con la croce bianca

 

 

Il personaggio del FLIP di oggi probabilmente sfugge ai più: Karl Elsener. Il prodotto che ha inventato e brevettato il 12 giugno 1897 lo conoscono tutti. È il famoso “coltello da soldato”, maggiormente noto come “coltellino svizzero”. Il personaggio di cui, invece, parla l’articolo del quotidiano inglese “Indipendent” si riferisce a Carl Elsener, scomparso nel 2013: «uomo d’affari che ha trasformato il coltellino svizzero in un prodotto globale». Apparteneva alla terza generazione d’imprenditori che con il brand Victorinox hanno prodotto da fine Ottocento il famoso coltello multifunzionale dal manico rosso con la croce bianca svizzera. Croce bianca per così dire, perché le cronache recenti informano sulla pressione degli investitori e di gruppi musulmani in Svizzera che hanno portato le compagnie simbolo del paese, quali Swatch, Tissot e la chiaramente Victorinox, ad eliminare la croce bianca, se non altro, dalle pubblicità che compaiono nei paesi arabi e asiatici. La Victorinox, nello specifico, ha sostituito la croce con la lettera “V”. Autocensura. Per rimanere sul tema, aggiungiamo che dopo l’11 settembre 2001 a New York, le vendite hanno subito un calo del 40%. La Wenger, storica concorrente, è entra in crisi, tanto che ad aprile 2005 la società è stata acquistata dalla stessa Victorinox. La ragione è dovuta alla modifica delle norme di sicurezza aeroportuali che proibiscono di portare a bordo degli aerei, nel bagaglio a mano, coltelli tascabili in precedenza venduti nei negozi duty-free. Oggi fuori dagli aeroporti, dunque, possiamo acquistare indifferentemente i coltellini, pubblicizzati come “Original Swiss Army Knife” i Victorinox, e “Genuine Swiss Army Knife” i Wenger. Il cult ideato da Karl Elsener è richiestissimo ovunque, perché come diceva un vecchio slogan «nessuna attività umana è imprevista, per ogni imprevisto c’è il suo attrezzo». Il modello di punta, Swisschamp, assolve ad una miriade di funzioni differenti. Questo vale anche per l’intera gamma di circa 100 modelli, perché il coltellino si propone di soddisfare ogni necessità: cucchiaio, forchetta, bussola, cacciavite, apriscatole, seghetti per legno e metallo, stuzzicadenti, pinze e pinzette, forbici, portachiavi, lente d’ingrandimento, spatola farmaceutica, lima, altimetro, barometro, sveglia, termometro. Si trovano incorporati attrezzi inimmaginabili.

Inizialmente Karl Eisener apre nel 1884 a Ibach (dove ancora oggi risiede la fabbrica) un’attività per la produzione di posate. Rappresenta l’alternativa alla scelta di molti giovani svizzeri di emigrare nel Nuovo Mondo alla ricerca di lavoro. Necessitano, però, ingenti forniture e l’esercito potrebbe essere un buon committente. Fino ad allora aveva acquistato coltelli fabbricati in Germania. Come tutte le storie che si rispettano i primi tentativi di imporre sul mercato i suoi “coltelli da soldato” lasciano Karl Eisener coperto di debiti da saldare. Occorre correggere problemi di peso ed aumentare le funzionalità. Il nuovo progetto è registrato, come dicevamo, il 12 giugno 1897 e corrisponde al modello storico attualmente conosciuto. Questa volta il contratto con l’esercito svizzero va a buon fine e il nuovo prodotto incontra anche il favore del grande pubblico. Carl II, alla morte del fondatore, decide che è giunto il momento di fissare bene il carattere del prodotto. A cominciare dal marchio di fabbrica che si chiamerà come mamma Victoria. L’industria tramuterà, nel 1921, il nome in Victorinox, per evidenziare, con l’aggiunta della dicitura “inox”, l’utilizzo dell’acciaio inossidabile che contraddistingue a livello internazionale la qualità del materiale. Da allora l’espansione è continuata, come dimostra l’articolo di Phil Davison di seguito. Carl III è entrato a far parte dell’azienda come apprendista nel 1937, appena  lasciata la scuola. È subentrato al padre quale amministratore delegato nel 1950. All’epoca i coltelli erano ancora fatti a mano; ma per mantenere i livelli di produzione sono stati introdotti macchinari industriali. Ciò ha permesso di rispondere alle esigenze del dopoguerra provenienti dal personale dell’esercito, della marina e dell’aeronautica statunitensi con sede in Europa. E sono proprio gli americani che, riluttanti ad utilizzare per quel prodotto tanto funzionale il nome originale in lingua tedesca “Offiziersmesser” (vale a dire “coltellino”) cominciano a chiamarlo per la prima volta “Swiss Army Knife” coltellino dell’esercito svizzero. Oggi, nonostante le flessioni di fatturato a causa della “guerra al terrore”, dopo l’11 settembre, nuove linee di prodotto hanno aiutato a mantenere attiva l’azienda di famiglia, continuando a dare lavoro ad uno staff di 2.000 persone, che fabbricano giornalmente 60.000 coltelli venduti in più di 135 paesi.

 

KARL ELSENER (9 October 1860 – 26 December 1918) was a Swiss cutler, inventor and entrepreneur. Karl Elsener completed an apprenticeship as a knife maker in Zug. After some journeyman years he opened a factory in Ibach, Switzerland in 1884 for the manufacture of knives and surgical instruments.[3] He invented the Swiss army knife in 1891 and developed his knife manufacturing company into what has become Victorinox. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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INDEPENDENT

Carl Elsener: Businessman who transformed the Swiss Army Knife into a global product

I due tipi di pasta a confronto: quella secca e quella fresca

 

I due tipi di pasta, quella secca e quella fresca – la prima realizzata con semola di grano duro, e la seconda con farina bianca di grano tenero – hanno accompagnato sin dal medioevo, lo sviluppo del mercato. Storicamente, però, la pasta fresca ha sempre avuto la preferenza culinaria, mentre quella secca era limitata sostanzialmente al popolo. Nel secolo scorso, la pasta secca, con l’industrializzazione, ha conquistato il mercato e i consumi di tutti. Vi è stata un’esplosione di ricette che hanno evidenziato il prodotto stesso. La pasta all’uovo, pur commercializzata, è rimasta a livello domestico. Tuttavia, il mercato della pasta fresca, ultimamente, sta recuperando punti a suo favore, grazie a sempre nuovi formati, ma da consumare in pochi giorni. Evidentemente, il pubblico gradisce le “novità”.


Gli inizi medievali

Al tempo della classicità romana, esistevano solo due termini per indicarla: lagana e tracta, che consistevano in semplici sfoglie di pasta. Tuttavia, tutti gli storici, indicano gli arabi come gli inventori della pasta. Questa comunque, era rappresentata da una specie di spaghetti e dalla pastina da brodo.
La cucina italiana medievale, invece, sin dagli inizi, presenta una grande attenzione verso la pasta. Esistevano, già agli albori (tra XIV e XV secolo), ricettari di cucina ricchi di varianti nel prepararla. Si contavano almeno 120 ricette differenti. I ricettari medievali erano finalizzati esclusivamente alla cucina dei nobili, che prediligevano, soprattutto, la pasta fresca e quella ripiena. In ogni caso, era un cibo per ricchi e non per tutti. I ricettari, quindi erano scritti per i grandi cuochi professionisti.
Nello stesso periodo, nascono i primi formati di pasta. Nei ricettari vengono, altresì, descritte le modalità di fattura. O si ricavava dall’impasto una sfoglia tirata a mattarello, o si producevano con le mani dei piccoli formati, caratterizzati con le dita stesse. Nel primo caso, si ricavavano dalla sfoglia tagliarini, pancardelle, longeti, triti e formentine. Sempre dalla sfoglia, ma tagliata in formato piccolo, si ricavavano bindelle o stringhe per la creazione dei maccheroni. Nonostante quello che si pensi, sin dagli inizi, era presente anche la cosiddetta pasta ripiena, molto apprezzata anche a quel tempo, che aveva origine dal laganon. Il formato dei vermicelli era ancora poco citato nei ricettari medievali. Così come passava sotto silenzio la cosiddetta pastina graniforme da brodo, tanto sviluppata nel mondo arabo. Nei testi di Martino, del XV secolo, appaiono, però, i Millefanti, costituiti da palline di pane e farina, della grandezza di chicchi di grano (o di riso), da consumarsi nel brodo, o di manzo o di pollo. Se per il momento non possono essere considerati pasta a tutti gli effetti, ispireranno in seguito la pastina che noi tutti conosciamo. Infatti, nel XVI secolo, Bartolomeo Scappi, cuoco pontificio, crea i Millefanti fatti con la farina e poi essiccati. Quindi un primo formato di pasta, che in seguito darà origine alle pastine da minestra, chiamate sementine o semoline. Una vera e propria miniera di formati diversi, nel XVIII secolo. Si concretizzava, così, nel lungo tempo, l’influsso culturale dovuto al regno musulmano di Spagna.
Il brodo e le minestre avevano grande importanza nell’alimentazione medievale. Esiste, in particolare, una ricetta del XIV secolo, in un manoscritto anonimo, che ci fa capire il gusto delle pietanze medievali. È la ricetta dei “vermicelli a brodetto”. Essa era a base di brodo di carne o di pesce, con latte di mandorle, pezzi di salsiccia fritti e spezie varie. In esso tortelli cotti senza involucro.
Raro è il caso di trovare nei ricettari italiani del XIV e XV secolo, l’uso di pasta lunga nelle minestre. Questo perché l’attenzione in Italia, mirò alla creazione di piatti di pastasciutta, con ingredienti ed accostamenti innovativi. Migliorando e variando i condimenti, si diede vita ad una cucina impensabile ai loro tempi: quella della pasta attuale.