Marcel Proust – Ho bisogno di essere vezzeggiato e viziato più che ammirato

 

 

il 25 giugno 1887 Marcel compilò il suo primo «Questionario di Proust». Per la verità il futuro scrittore non sapeva che stava per rispondere ad una lista di domande che le persone avrebbero ricordato come «Questionario di Proust» e conosciuto più dei suoi stessi libri, spesso citati che letti. Il Questionario, quanto meno, si scorre in pochi minuti. Divenne presto un gioco di società in voga nei salotti parigini di fine XIX secolo. Non lo ha inventato Proust, ma lo ha senz’altro reso celebre, condividendo il gioco. La storia andò così: alla festa di compleanno di Antoinette Felix-Faure (figlia del futuro presidente della Repubblica francese Félix Faure) il coetaneo tredicenne Marcel è invitato a rispondere alle domande. La ragazzina porge agli amici presenti una serie di interrogativi riportati su di un album in lingua inglese ricevuto in regalo e intitolato An Album to Record Thoughts, Feelings, etc. (Un album per conservare pensieri, sentimenti, ecc.). Marcel preferisce farlo per iscritto. Il testo di questo primo questionario rivela molti aspetti del carattere del piccolo Marcel e naturalmente fornisce un quadro sui divertimenti di società dei giovani nel corso della Belle Epoque. È oggi improbabile una festa di tredicenni interrogati sulle proprie virtù preferite, sui pittori o sui personaggi storici. Non si azzarderebbero neppure i loro stessi insegnanti, in sede d’esame di scuola media, a chiedere cose del genere, perché poi dovrebbero rinunciare a promuoverli con dieci e lode, volendo classificare gli allievi sul podio dei geni e loro su quello dei talent scout. Marcel, invece, dalle risposte al questionario, esce come un figlioletto di mamma, dolce e sognante, intelligente, amante dell’estetica e del mondo. Quella risposta finale su Plinio il Giovane, è poi sicuramente sorprendente quanto mai.

Siete curiosi di scorrere questo testo, così poco conosciuto, rispetto all’altro che potete leggere cliccando il link che segue. Quest’ultimo è stato compilato anni dopo il primo questionario, quando Marcel si trovò a partecipare a un nuovo evento sociale. Le domande sono pressoché le stesse; sono invece le risposte ad essere in qualche modo diverse, indicative dei suoi tratti caratteriali a venti anni. Soffermiamoci per ora sulle risposte che dette sette anni prima alla sua amica Antoinette.
Cosa consideri ancora più penoso della miseria?
Essere separato dalla mamma
Dove ti piacerebbe vivere?
Nel paese dell’Ideale, o, piuttosto, del mio ideale
Qual è la tua idea di felicità terrena?
Vivere a contatto con coloro che amo, con le bellezze della natura, con una quantità di libri e musica, e di avere, a breve distanza, un teatro francese
A quali difetti ti senti più indulgente?
Ad una vita privata delle opere di genio
Chi sono i tuoi eroi letterari preferiti?
Quelli di romanticismo e poesia, quelli che sono l’espressione di un ideale piuttosto che un’imitazione del reale
Chi sono i tuoi personaggi preferiti nella storia?
Una miscela di Socrate, Pericle, Maometto, Plinio il Giovane e Augustin Thierry
Chi sono le tue eroine preferite nella vita reale?
Una donna di genio che conduce una vita ordinaria
Chi sono le tue eroine preferite della narrativa?
Quelle che sono più delle donne senza cessare di essere femminili; tutto ciò che è tenero, poetico, puro e in ogni modo bello
Il tuo pittore preferito?
Meissonier
Il tuo musicista preferito?
Mozart
La qualità che più ammiri in un uomo?
Intelligenza, senso morale
La qualità che ammiri di più in una donna?
Gentilezza, naturalezza, intelligenza
La tua virtù preferita?
Tutte virtù che non sono limitate a una setta: le virtù universali
La tua occupazione preferita?
Leggere, sognare e scrivere versi
Chi ti sarebbe piaciuto essere?
Dal momento che la domanda non sorge, preferisco non rispondere. Comunque, mi sarebbe piaciuto molto essere Plinio il Giovane.

LEGGI IL QUESTIONARIO DI PROUST Compilato da lui stesso

VISITA IL SITO WEB DEDICATO A PROUST Pagine realizzate da Gabriella Alù

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IL QUESTIONARIO DI PROUST è una serie di domande volte a conoscere i gusti e le aspirazioni personali di chi vi risponde. Malgrado la denominazione possa indurre a pensare che sia stato creato da Marcel Proust, il grande scrittore francese si limitò a fornire le proprie risposte. Non si tratta di un test psicologico, poiché non è corredato di interpretazioni di alcun genere; ha il solo scopo di conoscere meglio se stessi e gli altri. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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VALENTIN LOUIS GEORGES EUGÈNE MARCEL PROUST (Parigi, 10 luglio 1871 – Parigi, 18 novembre 1922) è stato uno scrittore, saggista e critico letterario francese, la cui opera più nota è il monumentale romanzo Alla ricerca del tempo perduto (À la recherche du temps perdu) pubblicato in sette volumi tra il 1913 e il 1927. La sua vita si snoda nel periodo compreso tra la repressione della Comune di Parigi e gli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale; la trasformazione della società francese in quel periodo, con la crisi dell’aristocrazia e l’ascesa della borghesia durante la Terza Repubblica francese, trova nell’opera maggiore di Proust un’approfondita rappresentazione del mondo di allora. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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CORRIERE DELLA SERA

Marcel Proust e il questionario ritrovato: «Mi piace amare»

Stampare carta “dal basso” nell’epoca del digitale

 

ITA: Modalità, motivazioni e potenzialità dello stampare carta ‘dal basso’ nell’epoca della pervasività del digitale. EN: Ways, motivations and potentialities of grassroots paper printing in the age of digital pervasiveness. — Pietro Cedone’s Master degree thesis in Comunication Design (Politecnico di Milano). Academic year 2015-2016. 

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Richard Glazier – Un manuale architettonico sull’ornamento storico

 

 

Questo manuale arricchito da illustrazioni e descrizioni è opera di Richard Glazier curata nel 1899. Come dice la stessa prefazione al libro, il trattato è stato ideato con il triplice obiettivo di fornire una conoscenza elementare dell’Architettura e dell’ornamento storico, di risvegliare un sentimento sensibile e comprensivo per i molti resti belli e interessanti della civiltà antica e medievale, e infine di orientare l’attenzione degli studenti e degli artigiani per la bellezza, la suggestione e la vitalità delle arti industriali del passato, e il loro rapporto intimo con la vita sociale e religiosa della gente. I vantaggi che gli studenti e gli artigiani possono trarre da tale studio sono molteplici, poiché, attraverso uno studio attento di queste arti, potremmo vedere le capacità e i limiti del materiale, l’appropriatezza e l’applicazione dell’ornamento, la continuità della linea e della forma – ma con una marcata diversità di arricchimento e trattamento – l’interesse e il significato dei dettagli, e gli usi, i miti e le tradizioni del passato con la loro continuità di pensiero ed espressione. Le illustrazioni, che sono state scelte espressamente per questo lavoro, sono esempi tipici di ogni periodo o stile e sono prodotte in linea con il metodo più adatto alle esigenze degli studenti, dando definizione, enfasi e le qualità costruttive del design piuttosto che semplicemente effetti pittorici.

PUOI SCARICARE IL MANUALE DAL WEBSITE DEL PROGETTO GUTEMBERG: A Manual of Historic Ornament by Richard Glazier

 

LA DECORAZIONE è costituita da quegli elementi che servono ad abbellire. In campo artistico e architettonico si può decorare un oggetto d’arte o un edificio. Si può decorare qualche cosa dipingendola oppure attaccandovi degli elementi. I romani decoravano le loro case con dei mosaici (per esempio a Pompei si trovano dei mosaici, delle pitture murali o degli scorci). La decorazione è un campo molto vasto, che comprende la trasformazione, l’arrangiamento, il restauro, la riparazione di un habitat umano e del mobilio interno (architettura d’interni). (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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LONDON: B. T. BATSFORD, 94, HIGH HOLBORN - 1899

A manual of historic ornament

I mille volti di quel genio che si chiamava Munari

 

Attraverso questa tesina verranno ripercorsi i tratti salienti della vita di Bruno Munari, soffermandosi sulle influenze che hanno guidato il suo lavoro ma da cui poi si distacca per rendere unici i suoi progetti. Saranno analizzati i due campi in cui l’artista si è distinto maggiormente, la grafica e la psicopedagogia, per poi considerare come conclusione gli elementi comuni.

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Brexit – Quando Londra sorseggiava tè di Ceylon con zucchero giamaicano

Il 23 giugno 2016 nel Regno Unito si è votato per il Referendum sulla permanenza o meno nell’Unione europea. L’esito finale, lo sanno tutti, ha scelto la “Brexit”, parola formata da “Britain“, Gran Bretagna e “Exit“, uscita, La volontà della maggior parte dei cittadini britannici, per la precisione il 52%, è stata favorevole all’uscita della Gran Bretagna dall’UE. L’attuazione pratica di tale volontà non sarà immediata, dal momento che da quel momento si è aperta una serie di negoziati, come previsto dall’articolo 50 del Trattato Ue. Theresa May, Primo ministro del Regno Unito dal 13 luglio 2016, ha provveduto ad un emendamento alla Withdrawal Bill, la legge quadro effettivo divorzio. La Withdrawal Bill è la legge approvata dal Parlamento del Regno Unito che consentirà l’attuazione della Brexit, abrogando automaticamente l’European Communities Act 1972, che ha recepito nel diritto del Regno Unito la ratifica all’adesione del 1 ° gennaio 1973 alle Comunità europee (CE), trasformate in quella che oggi è chiamiamo Unione europea (UE). La legge inglese ha poi fissato la data effettiva dell’uscita per venerdì 29 marzo 2019, alle ore 23,00.

Naturalmente gli eventi sono “in fieri” e presentano non pochi ostacoli. Le aziende che oggi operano nel Regno Unito, dal canto loro, chiedono chiarezza e sollecitano il governo a prendere decisioni sulle modalità di uscita dall’Unione europea. Theresa May andrà a Bruxelles a giugno per un summit che dovrebbe essere decisivo per i negoziati: ma c’è qualche dubbio, giacché il punto di discussione verterà sulle lentezze dei negoziati che presentano le avvisaglie per una possibile rottura. L’atto per il divorzio concordato dovrebbe essere firmato a ottobre; tuttavia i leader UE fanno presente alla Gran Bretagna che, se non verrà raggiunto un accordo di uscita “consensuale”, non si firmerà alcuna transizione. Ciò non consentirà alle imprese di usufruire di un periodo di garanzia nei primi 21 mesi successivi alla scissione. La tensione, dietro i sorrisi di circostanza, è alta. Ecco perché qualsiasi ispirazione di pancia e non di cervello è sempre pericolosa, perché le decisioni politiche si riflettono sul mantenimento dei posti di lavoro, a cominciare da quelli garantiti dagli investitori europei in Gran Bretagna.

Nel XIX secolo, il tè era coltivato in Oriente in piantagioni sostanzialmente industrializzate, gestite e finanziate da società prevalentemente inglesi.

Vale, a questo proposito, ricordare le recenti parole dell’economista inglese Richard Baldwin – PhD al Mit di Boston, ma anche professore alla Graduate School di Ginevra – a proposito dell’imprevista distensione fra America e Cina sul fronte commerciale: «Racconto una mia esperienza. Fra il 1990 e il ’91 ero uno dei consiglieri economici del presidente Bush Senior. Allora il nemico era il Giappone, il japanese bashing, “dagli al giapponese”, conquistava le copertine dei settimanali. Li si accusava di concorrenza sleale, di sovvenzioni inappropriate provenienti non dallo Stato ma dai keiretsu, enormi conglomerati industrial-finanziari ognuno dei quali grosso come uno stato, di furto di proprietà intellettuale. Anche loro avevano le loro colpe, come i cinesi oggi. Ma l’aggressione non risolveva nulla. Solo quando ci si è seduti a discutere in modo sobrio e circostanziato si è sbloccata la situazione e il Giappone è diventato un alleato. Lo stesso si è fatto con il Sud Corea dove i conglomerati si chiamano chaebol, e si deve fare con Pechino: mi piace pensare che sia iniziato un periodo di transizione che potrà durare, mettiamo, cinque anni. Dopodiché, diciamo fra quindici anni, Usa e Cina, saranno solo le più grandi economie mondiali. Il disavanzo commerciale americano si sarà risolto non difendendo le produzioni Usa ma esportando di più». Che questo clima sia ipotizzabile anche per il dopo Brexit? Occorrerebbe una convergenza di idee in un’epoca di globalizzazione, che contestabile o meno, è un dato di fatto. «Sarà la tappa finale – spiega Baldwin – La prima grande globalizzazione risale al 1820 quando la rivoluzione industriale porta al boom dei trasporti merci e per la prima volta a Londra si mangia pane fatto con grano americano sorseggiando tè di Ceylon dolcificato con zucchero giamaicano su una tovaglia di cotone indiano. La seconda ondata di globalizzazione è del 1990 quando la rivoluzione informatica abbatte i costi delle comunicazioni e del trasferimento di idee».

LEGGI LA CRONISTORIA DEI NEGOZIATI SULLA BREXIT DOPO IL REFERENDUM: CONSIGLIO EUROPEO

 

L’USCITA DEL REGNO UNITO DALL’UNIONE EUROPEA, nota anche come Brexit (sincrasi formata da Britain ed exit), è il processo che porrà fine all’adesione del Regno Unito all’Unione europea, secondo le modalità previste dall’articolo 50 del Trattato sull’Unione europea, come conseguenza del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea. L’idea di un’unione dei paesi europei nacque nell’immediato dopoguerra, dalla volontà di uscire dalla violenza del secondo conflitto mondiale, in nome di una stabilità politica ed economica del continente europeo; il primo politico a proporre una confederazione europea fu proprio il britannico Winston Churchill. Tuttavia, i rapporti tra il Regno Unito e l’Europa, fin dall’adesione alla Comunità economica europea (CEE) nel 1973, sono stati sempre caratterizzati da incertezze e ripensamenti. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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WALL STREET ITALIA

Brexit: cos’è e conseguenze

Figure e correnti in una breve storia illustrata del design

 

Un testo pubblicato a cura di Enrico Fermi per IED di Firenze. Tratta della Storia del Design di Leonardo Rossano per uno dei corsi dell’IED che è appunto l’Istituto Europeo di Design L’IED opera nel campo della formazione e della ricerca, nelle discipline del Design, della Moda, delle Arti Visive e della Comunicazione. Tra i vari corsi, anche quello relativo alla figura dell’Interior Designer. Questa la scheda del corso: “L’Interior Designer oggi interviene in molteplici campi: dagli ambiti abitativi agli spazi pubblici, dai luoghi di lavoro agli spazi dedicati all’accoglienza, alla ristorazione, alla vendita e al consumo. Capace di sintetizzare i nuovi concept del vivere dinamico, sa selezionare e gestire le componenti più adatte ai diversi spazi e volumi, in un equilibrio tra lavorazione artigianale e nuove soluzioni tecnologiche. Il lavoro dell’Interior Designer è la sintesi della sapiente combinazione di più elementi: colori, volumi, materiali, superfici e luci. Il Progettista d’interni deve avere la capacità di progettare luoghi con personalità e innovazione, in grado di favorire e integrare la relazione tra persone e ambiente”.    

VISITA IL WEBSITE DELL’IED: Istituto Europeo di Design

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Galileo Galilei – Dopo 360 anni dalla condanna la Chiesa ammette l’errore

 

Galileo di fronte al Sant’Uffizio, dipinto di Joseph-Nicolas Robert-Fleury

 

21 giugno 1633: Galileo Galilei è costretto all’abiura. 31 ottobre 1992: il Vaticano cancella la condanna del grande scienziato. Sono trascorsi 359 anni, 4 mesi e 9 giorni durante i quali Galileo non è stato considerato tra i figli legittimi della Chiesa. La punizione del Tribunale dell’Inquisizione consegue l’avere appoggiato gli studi di Niccolò Copernico, padre della teoria eliocentrica con la quale si dimostra non più valida la teoria geocentrica espressa da Tolomeo e avvalorata dalla Chiesa. Alla presenza dei membri della Pontificia accademia delle scienze, presieduta da papa Giovanni Paolo II, a Galileo è stata oggi restituita tutta la dignità di uomo e di scienziato. Ripercorriamo in breve le date del processo, leggiamo l’atto di abiura, ovvero la rinuncia libera e perpetua, sotto giuramento, ai principi e ai comportamenti, ai quali Galileo aveva in un primo momento aderito.

Le date del processo (1633)
12 aprile: inizia il processo a Galileo Galilei accusato di non avere seguito il “precetto” del cardinale Bellarmino che gli ha intimato di non sostenere o insegnare la teoria copernicana. Tale teoria ritiene, contrariamente alle scritture, che la terra si muove intorno al sole, il quale rimane immobile.
21 aprile: la Congregazione del Santo Uffizio sentenzia che, per quanto è scritto nel suo “Dialogo”, Galileo deve essere condannato dalla Chiesa.
30 aprile: Galileo dichiara di aver riletto il suo libro, ammettendo che si potrebbe avere l’impressione che egli stia avvalorando la teoria copernicana. Per questo chiede scusa.
10 maggio: Galileo spiega che nel “precetto” del cardinale Bellarmino non ha compreso il divieto di insegnare la dottrina copernicana. Per questo chiede scusa ancora una volta.
16 giugno: la Congregazione del Sant’Uffizio decide che Galileo, dopo avere espresso l’abiura de vehementi, sia condannato al carcere giurando di non esporre più verbalmente o per iscritto la teoria sulla mobilità della Terra e sull’immobilità del Sole.
21 giugno: Galileo è interrogato per l’ultima volta. Alle domande del Tribunale inquisitorio, Galileo dichiara di avere messo a confronto le convinzioni antitetiche di Tolomeo e di Copernico. Tuttavia, in seguito alla proibizione del 1616, che esprimeva l’opposizione teologica al sistema Copernicano, ora dava «per verissima e indubitata l’opinione di Tolomeo». Era, infatti, giunto alla convinzione che nessuna delle due dottrine si potesse avvalere di una valida dimostrazione, di conseguenza «per procedere con sicurezza si dovesse ricorrere alla determinazione di più sublimi dottrine».
22 giugno: nella sala del capitolo del convento domenicano di Santa Maria sopra Minerva, Galileo Galilei pronuncia la formula dell’abiura. Il Tribunale – composto dagli inquisitori generali, cardinali Gaspare Borgia, Felice Centini, Guido Bentivoglio, Desiderio Scaglia, Antonio e Francesco Barberini, Laudivio Zacchia, Berlinghiero Gessi, Fabrizio Verospi e Marzio Ginetti – emette la sentenza contro Galileo, «veementemente sospetto d’eresia», condannato al carcere formale e alla recita settimanale dei sette Salmi penitenziali per la durata di tre anni. Pochi mesi dopo la condanna, La pena viene in seguito modificata negli arresti domiciliari presso la villa Il Gioiello ad Arcetri (Firenze), dove Galieo rimane confinato fino alla morte.

Abiura di Galileo Galilei (letta pubblicamente il 22 giugno 1633)
«Io Galileo, fìg.lo del q. Vinc.o Galileo di Fiorenza, dell’età mia d’anni 70, constituto personalmente in giudizio, e inginocchiato avanti di voi Emin.mi e Rev.mi Cardinali, in tutta la Republica Cristiana contro l’eretica pravità generali Inquisitori; avendo davanti gl’occhi miei li sacrosanti Vangeli, quali tocco con le proprie mani, giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l’aiuto di Dio crederò per l’avvenire, tutto quello che tiene, predica e insegna la S.a Cattolica e Apostolica Chiesa. Ma perché da questo S. Off.o, per aver io, dopo d’essermi stato con precetto dall’istesso giuridicamente intimato che omninamente dovessi lasciar la falsa opinione che il sole sia centro del mondo e che non si muova e che la terra non sia centro del mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere ne insegnare in qualsivoglia modo, ne in voce ne in scritto, la detta falsa dottrina, e dopo d’essermi notificato che detta dottrina è contraria alla Sacra Scrittura, scritto e dato alle stampe un libro nel quale tratto l’istessa dottrina già dannata e apporto ragioni con molta efficacia a favor di essa, senza apportar alcuna soluzione, sono stato giudicato veementemente sospetto d’eresia, cioè d’aver tenuto e creduto che il sole sia centro del mondo e imobile e che la terra non sia centro e che si muova; Pertanto volendo io levar dalla mente delle Eminenze V.re e d’ogni fedel Cristiano questa veemente sospizione, giustamente di me conceputa, con cuor sincero e fede non fìnta abiuro, maledico e detesto li sudetti errori e eresie, e generalmente ogni e qualunque altro errore, eresia e setta contraria alla S.ta Chiesa; e giuro che per l’avvenire non dirò mai più ne asserirò, in voce o in scritto, cose tali per le quali si possa aver di me simil sospizione; ma se conoscerò alcun eretico o che sia sospetto d’eresia lo denonziarò a questo S. Offizio, o vero all’Inquisitore o Ordinario del luogo, dove mi trovarò.
Giuro anco e prometto d’adempire e osservare intieramente tutte le penitenze che mi sono state o mi saranno da questo S. Off.o imposte; e contravenendo ad alcuna delle dette mie promesse e giuramenti, il che Dio non voglia, mi sottometto a tutte le pene e castighi che sono da’ sacri canoni e altre constituzioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate.
Così Dio m’aiuti e questi suoi santi Vangeli, che tocco con le proprie mani.
Io Galileo Galilei sodetto ho abiurato, giurato, promesso e mi sono obligato come sopra; e in fede del vero, di mia propria mano ho sottoscritta la presente cedola di mia abiurazione e recitatala di parola in parola, in Roma, nel convento della Minerva, questo dì 22 giugno 1633.
Io, Galileo Galilei ho abiurato come di sopra, mano propria».

 

IL PROCESSO A GALILEO GALILEI, sostenitore della teoria copernicana eliocentrica sul moto dei corpi celesti in opposizione alla teoria geocentrica, sostenuta dalla Chiesa cattolica, iniziò a Roma il 12 aprile 1633 e si concluse il 22 giugno 1633 con la condanna per eresia e con l’abiura forzata delle sue concezioni astronomiche. Nella Chiesa, due erano i maggiori Ordini tutelari della cultura scientifica e teologica: l’Ordine dei gesuiti, che vantava nelle sue fila numerosi matematici e fisici, e quello domenicano, fedele all’insegnamento dottrinario di san Tommaso, e pertanto sospettoso di ogni novità che a quella metafisica potesse in qualunque modo opporsi. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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LA REPUBBLICA

Il Vaticano cancella la condanna di Galileo

Fattori costanti e tipici della produzione rinascimentale

 

Die Kultur der Renaissance in Italien è un’opera pubblicata nel 1860 dallo studioso svizzero Jacob Burckhardt. Questo saggio ha determinato l’inizio della definizione contemporanea di Rinascimento come grande movimento di rinnovamento della civiltà europea la quale, grazie ad esso, abbandonava l’oscura cultura medievale. Il termine “Rinascimento” era stato coniato poco meno che un ventennio prima, in un’opera del 1841 dello storico francese Jules Michelet. Burckhardt approfondì la ricerca di Michelet descrivendo il Rinascimento come il momento di rottura attraverso cui l’Europa si lasciò alle spalle i secoli bui del Medioevo, proiettandosi verso la cultura dell’età moderna. L’indagine storica di Burckhardt si presenta come una ricerca di tipo culturale, dal momento che l’autore si impegnò a ridurre la storia degli eventi ad un ruolo estremamente marginale, analizzando al contrario soltanto le manifestazioni artistiche e culturali di quel periodo storico. Anche la politica (e ancor di più l’economia) vennero sostanzialmente trascurate in favore dello studio di fattori esclusivamente culturali. Burckhardt analizzò una serie di elementi caratterizzanti quell’età che egli chiamò «fattori costanti e tipici», ricercandone le varie espressioni che potevano trapelare dalla produzione artistica del periodo.

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Georges Pompidou – Il suo “Nodo Gordiano” potrebbe ancora illuminare le destre

 

Georges Pompidou e son figlio Alain, nel 1973, à Brégançon. PHOTO DR

 

Il 21 giugno 1969 Georges Pompidou vince le elezioni della Quinta Repubblica francese. Il suo settennato presidenziale è rimasto incompiuto perché, colpito dalla Macroglobulinemia di Waldenström, scomparirà prematuramente nel 1974. Per un po’ di tempo la malattia è tenuta segreta e i particolari sono stati rivelati solo recentemente dal figlio Alain in Georges Pompidou – Lettres, notes et portraits1928-1974. Nonostante la tragica conclusione del mandato abbia interrotto la sua attività, gli anni del suo governo sono ricordati in Francia con l’espressione Années Pompidou ovvero gli anni in cui le scelte politiche ed economiche caratterizzano il benessere nazionale. Succede al generale De Gaule dimessosi dopo il referendum perduto del 1969, ma quando quel 21 giugno diventa Presidente della Repubblica, non è un idolo, un eroe nazionale, ma un uomo “normale”. In modo che appare ironicamente lapalissiano, spiega: «Un président qui n’est pas le général de Gaulle ne peut pas gouverner comme le général de Gaulle», un presidente che non è il generale de Gaulle non può governare come il generale de Gaulle. È scontato, dunque, il risultato delle scelte, a cominciare da quelle politiche. Nel “Nodo Gordiano”, il suo testamento politico, il Presidente ricorda come tutti gli anni del dopoguerra abbiano costituito il tentativo affannoso di un “ritorno alla normalità”. Per questo esorta il Paese: «In passato c’era speranza, che fosse speranza in questo mondo o nell’aldilà. Non è quello che ci manca e dobbiamo trovare?».

La storica Sabrina Tricaud delinea la situazione nei suoi anni di governo, successivi al “maggio francese”, alle contestazioni studentesche che hanno paralizzato la nazione. “Les Années Pompidou” (è il titolo del libro di Sabrina Tricaud) sono caratterizzati della piena occupazione, dalla nascita dei computer, dalla creazione di regioni, dalla mensilizzazione dei salari, dall’emergere di nuove città, dalla “fine dei contadini”, soprattutto dalla caduta di una società dove fino ad allora ha dominato sempre un’élite che detiene il controllo dell’apparato statale e delle grandi compagnie, espressione soprattutto del potere degli alti dirigenti provenienti dall’Ena (École nationale d’administration). Certo, non tutto è rose e fiori, e Pompidou muore proprio all’inizio della crisi petrolifera, dell’inflazione, dei problemi ambientali conseguenti alla crescita. Ma la storia si fa con i fatti (e non le ipotesi) in rapporto a un contesto specifico. E se i francesi ricordano floridezza e prosperità, come dare loro torto?

La facciata del Centro Pompidou da rue du Renard (© Centre Pompidou). L’edificio è stato inaugurato il 31 gennaio 1977.

Quando pensiamo a Pompidou ricordiamo i grandi passi culturali di quegli anni. Si dice che molto si debba all’influenza della moglie Claude Cahour, donna dai vasti interessi, frequentatrice di gallerie d’arte, di esposizioni museali e concerti. Si dice che molto si debba anche ai suoi contatti con uomini illuminati, come André Malraux, che ad esempio caldeggia una legge per regolare le imposte di successione attraverso la cessione allo Stato di opere d’arte: di qui la creazione del Musée National Picasso. La realtà dei fatti è che Pompidou sa avvalersi di uomini strettamente legati a lui, capaci di condividere il suo stesso spirito propulsivo. È il caso del ministro della Cultura Jacques Duhamel, che suggerisce di bloccare la prestabilita demolizione della vecchia Gare d’Orsay, sul lungosenna, da anni dismessa, costruita in occasione dell’esposizione universale del 1900. Nasce così il museo d’Orsay, trasformando la stazione nella prima “opera” delle collezioni museali esposte. Nelle sale del museo d’Orsay troviamo l’arte prodotta nei decenni compresi tra il 1848 ed il 1914.

Non basta, perché alla fine degli anni Sessanta Pompidou sostiene l’ideazione di un centro pluridisciplinare dedicato all’arte francese nelle sue espressioni moderne, e con l’arte anche la musica contemporanea. Dal dopoguerra si sono individuate all’interno del tessuto parigino diciassette îlots insalubres, aree in condizioni di alto degrado. Una di queste aree insalubri è a pochi passi dal Louvre e da Notre Dame; è quello che – dopo le demolizioni che non hanno dato luogo alle ricostruzioni – è chiamato il plateau Beaubourg ridotto a uno spontaneo parcheggio all’aperto. Nei primi anni Sessanta è proprio André Malraux che dà avvio ad uno dei più intensi processi di rigenerazione urbana. Per risanare l’area si indice un bando di concorso internazionale che porterà alla costruzione dell’attuale Centre Pompidou su progetto dell’italiano Renzo Piano e l’inglese Richard Rogers, all’epoca del tutto sconosciuti. L’intitolazione al Presidente scomparso è indice della profonda dedizione dei francesi nei suoi confronti. La realtà che nel corso della sua carriera politica in Pompidou è stata sempre lontana ogni forma di “hỳbris”, quella tracotanza politica prevaricatrice che crea soltanto danno. È comprensibile dalle sue stesse parole, che vale meditare profondamente: «Nessuno può immaginare di governare senza operare una sorta di esame della coscienza politica, né senza ridefinirsi chiaramente a sé stesso; noi non siamo un programma, neppure una tattica adottata per raggiungere o mantenersi al potere, ma una concezione e, direi, una morale dell’azione».

 

GEORGES JEAN RAYMOND POMPIDOU (Montboudif, 5 luglio 1911 – Parigi, 2 aprile 1974) è stato un politico francese che divenne Primo ministro e successivamente Presidente della Repubblica. Nasce in un minuscolo comune dell’Alvernia, e per tutta la vita conserverà solidi legami con la sua regione. I suoi genitori sono una coppia d’insegnanti elementari. Il padre, Léon, diventerà in seguito professore di spagnolo nelle scuole medie, e a ottant’anni deciderà di imparare l’italiano per poter leggere Dante in originale. Studente brillante, compie gli studi superiori al liceo Lapérouse di Albi. Ottiene il primo premio nella versione di greco al Concorso generale indetto nel 1927 dal Ministero dell’Educazione Nazionale e le classi preparatorie al liceo Pierre-de-Fermat di Tolosa e al liceo Louis-le-Grand di Parigi, completando la sua formazione presso l’École Normale Supérieure e presso l’École libre des sciences politiques (progenitrice dell’attuale Institut d’études politiques de Paris). Partecipa quindi al concorso per l’agrégation in lettere, conquistando il primo posto. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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LIVING (CORRIERE DELLA SERA)

40 anni di Beaubourg

Conoscere gli habitat naturali per tutelare la biodiversità

 

Rete Natura 2000 rappresenta una concreta risposta da parte dell’Unione Europea, e quindi dei suoi Stati membri, al problema della tutela della biodiversità. Con essa infatti prende origine un sistema articolato di aree designate al fine di garantire, e all’occorrenza migliorare, uno stato di conservazione soddisfacente di tipi di habitat naturali e seminaturali, di habitat di specie e delle specie tutelati da due provvedimenti comunitari: la Direttiva 92/43/CEE, denominata “Habitat”, che riprende ed amplifica le disposizioni della Direttiva 79/409/CEE, nota come “Uccelli”

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