Tiziano Terzani – In America

Nel 1966, un giovanissimo Tiziano Terzani ha già messo le prime basi della sua eccezionale avventura di giornalista e viaggiatore: un lavoro per l’Olivetti che gli permette di girare il mondo e gli dà la possibilità di scrivere i primi articoli per l’Astrolabio, settimanale della sinistra indipendente diretto da Ferruccio Parri. Inquieto per temperamento, Terzani vuole però realizzare il suo sogno di ragazzo e fare il reporter a tempo pieno. Così, l’anno successivo, coglie al volo l’occasione di una borsa di studio per un master alla Columbia University, si dimette dall’Olivetti e s’imbarca a Genova con la moglie Angela, per scoprire gli Stati Uniti e poterli finalmente raccontare. 

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Pavia, Scuderie del Castello Visconteo – Vivian Maier. Street photographer

Pavia, Scuderie del Castello Visconteo
Vivian Maier. Street photographer
Rassegna a cura di Anne Morin e Piero Francesco Pozzi
Dal 9 febbraio al 5 maggio 2019
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IMMAGINE IN APERTURA – Vivian Maier, New York Public Library, New York, c. 1952 40×50 cm (16×20 inch.) Framed: 53,2×63,4 cm ©Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

Vivian Maier, Untitled, Chicago, IL, July 1979 30x40cm (11×14 inch.) Framed: 40,5×50 cm ©Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

L’esposizione presenta oltre 120 immagini di una delle più singolari e misteriose figure di artista, definita la ‘bambinaia-fotografa’.

Dal 9 febbraio al 5 maggio 2019, le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia rendono omaggio a Vivian Maier (1926-2009), una delle più singolari e misteriose figure di artista, la ‘bambinaia-fotografa’, recentemente ritrovata e definita una delle massime esponenti della cosiddetta street photography. La rassegna, curata da Anne Morin e da Piero Francesco Pozzi, è promossa dalla Fondazione Teatro Fraschini e dal Comune di Pavia – Settore Cultura, Turismo, Istruzione, Politiche giovanili, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con diChroma photography, John Maloof Collection, Howard Greenberg Gallery, New York.

“La primavera del 2019 – afferma Giacomo Galazzo, assessore alla Cultura del Comune di Pavia e presidente Fondazione Teatro Fraschini – sarà l’occasione di una vera e propria celebrazione dell’arte fotografica, protagonista di un importante percorso culturale in questo mandato amministrativo. Lo concluderemo con una doppia iniziativa al Castello Visconteo, luogo strategico per la cultura e per la promozione della città”. “Alle Scuderie – prosegue Giacomo Galazzo – con una rassegna su una firma celebre e amatissima e con una bella storia da raccontare, quella di Vivian Maier. In Sala mostre, invece, dopo la positiva esperienza pavese alla biennale di Jinan, ricambieremo la bella ospitalità ricevuta ospitando l’arte del Maestro Zeng Yi, che con i suoi scatti ci racconterà la Cina da un punto di vista diverso da quello più frequentato nella discussione pubblica. Ancora una volta, crediamo, l’arte e la cultura saranno uno straordinario veicolo di conoscenza reciproca”. Il percorso espositivo propone un racconto per immagini composto da oltre 120 fotografie in bianco e nero e a colori, oltre che da pellicole super 8 mm, in grado di descrivere Vivian Maier da vicino, lasciando che siano le opere stesse a sottolineare gli aspetti più intimi e personali della produzione dell’artista che, mentre era in vita, ha realizzato un numero impressionante di fotografie senza farle mai vedere a nessuno, come se volesse conservarle gelosamente per se stessa.

Nata a New York da madre francese e padre austriaco, Vivian Maier (1926-2009) trascorre la maggior parte della sua giovinezza in Francia, dove comincia a scattare le prime fotografie utilizzando una modesta Kodak Brownie. Nel 1951 torna a vivere negli Stati Uniti e inizia a lavorare come tata per diverse famiglie. Una professione che manterrà per tutta la vita e che, a causa dell’instabilità economica e abitativa, condizionerà alcune scelte importanti della sua produzione fotografica. Fotografa per vocazione, Vivian non esce mai di casa senza la macchina fotografica al collo e scatta compulsivamente con la sua Rolleiflex accumulando una quantità di rullini così numerosa da non riuscire a svilupparli tutti. Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del nuovo millennio, cercando di sopravvivere, senza fissa dimora e in gravi difficoltà economiche, Vivian vede i suoi negativi andare all’asta a causa di un mancato pagamento alla compagnia dove li aveva immagazzinati. Parte del materiale viene acquistato nel 2007 da John Maloof, un agente immobiliare, che, affascinato da questa misteriosa fotografa, inizia a cercare i suoi lavori dando vita a un archivio di oltre 120.000 negativi. Un vero e proprio tesoro che ha permesso al grande pubblico di scoprire in seguito la sua affascinante vicenda. Con uno spirito curioso e una particolare attenzione ai dettagli, Vivian ritrae le strade di New York e Chicago, i suoi abitanti, i bambini, gli animali, gli oggetti abbandonati, i graffiti, i giornali e tutto ciò che le scorre davanti agli occhi. Il suo lavoro mostra il bisogno di salvare la “realtà” delle cose trovate nei bidoni della spazzatura o buttate sul marciapiede. Pur lavorando nei quartieri borghesi, dai suoi scatti emerge un certo fascino verso ciò che è lasciato da parte, essere umano o no, e un’affinità emotiva nei confronti di chi lotta per rimanere a galla.

Alle Scuderie non mancano i celebri autoritratti in cui il suo sguardo severo riflette negli specchi, nelle vetrine e la sua lunga ombra invade l’obiettivo quasi come se volesse finalmente presentarsi al pubblico che non ha mai voluto o potuto incontrare. L’esposizione offre quindi, la possibilità di scoprire una straordinaria fotografa che con le sue immagini profonde e mai banali racconta uno spaccato originale sulla vita americana della seconda metà del XX secolo. Per tutta la durata della mostra una serie di incontri ed eventi permetterà ai visitatori di approfondire l’opera di Vivian Maier e la storia della fotografia.

Una mostra “family friendly” con un percorso creato ad hoc per i bambini, un kit didattico in omaggio da ritirare in biglietteria appositamente creato per la visita dei più piccoli. Inoltre, all’interno delle Scuderie, un’opera ad “altezza bambino” attende i giovani visitatori per un’esperienza immersiva a loro dedicata.

Il legno di Cuneo: dagli oggetti d’uso quotidiano al mobile d’arte

La maggior concentrazione di aziende del legno nella provincia di Cuneo, si trova in Valle Varaita, valle che annovera circa 90 aziende attive nella produzione di arredi e serramenti, ma anche di giocattoli e strumenti musicali. La produzione del mobile, che si consolida tra gli anni ’50 e ’70 con lo stile rustico “Valle Varaita”, conosce momenti di grande sviluppo: negli anni ’60 ogni mese autotreni carichi di mobili erano diretti in Valle Susa, Valle d’Aosta, Svizzera e Tirolo. Occorre menzionare alcuni maestri artigiani, come Boerio, Beoletto, Bessone che, percorrendo i decenni della crescita del settore ligneo, apportarono modifiche allo stile alpino che reggerà fino agli anni ’80.

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IL LEGNO DI CUNEO

Ferrara, Pinacoteca Nazionale – Cantieri paralleli. Lo studiolo di Belfiore e la Bibbia di Borso

Ferrara, Pinacoteca Nazionale di Ferrara – Palazzo dei Diamanti
Cantieri paralleli. Lo studiolo di Belfiore e la Bibbia di Borso. 1447-1463
Giovedì 13 Dicembre 2018 – Lunedì 22 Aprile 2019
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IMMAGINE IN APERTURA – Secondo pittore dello studiolo (?), La musa Polimnia, 1458-1460 ca.; tempera su tavola. Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie – Foto © Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Christoph Schmidt

Bibbia di Borso d’Este: Girolamo da Cremona, carta iniziale del Vangelo di Marco, L’evangelista Marco nel suo studiolo; vol. II, c. 149r. Modena, Biblioteca Estense Universitaria

Dal 13 dicembre, la Pinacoteca Nazionale di Ferrara in Palazzo dei Diamanti offre al pubblico dieci sale interamente rinnovate e si presenta con due ospiti di eccezione: la tavola della musa Polimnia, proveniente dalla Gemäldegalerie di Berlino, e la Bibbia di Borso d’Este uno dei manoscritti rinascimentali più celebri al mondo.

Dal 14 dicembre, la Galleria Estense di Modena riapre l’intero percorso di visita con alcune importanti innovazioni e propone una mostra con una selezione di medaglie e monete dalla Collezione Estense.

Scrigno di straordinari tesori, il polo delle Gallerie Estensi (Modena-Ferrara-Sassuolo) offrirà al pubblico, da dicembre 2018, una serie di grandi e imperdibili novità. S’inizia giovedì 13 dicembre, alla Pinacoteca Nazionale di Ferrara in Palazzo dei Diamanti, con la riapertura di dieci sale interamente rinnovate. Si completa così l’opera di adeguamento tecnologico e aggiornamento museografico avviata nel 2016 con il riordinamento degli ambienti espositivi dedicati alle pale d’altare della prima metà del Cinquecento e culminanti con il polittico Costabili di Garofalo e Dosso Dossi.

Tornano ora visibili al pubblico le opere di Gentile da Fabriano, Mantegna, Cosmè Tura, ed Ercole de’ Roberti, in un percorso espositivo che condurrà il visitatore attraverso le vicende della pittura ferrarese dal Trecento al Settecento. Un esaustivo sistema di apparati informativi, fra cui ricostruzioni grafiche di complessi dispersi, suggerirà una nuova lettura della storia collezionistica, della funzione originaria e dell’evoluzione di tipologie di opere come la pala d’altare. Nuova attenzione sarà dedicata anche alla pittura del Seicento e del Settecento, cui sono riservate quattro sale, che andranno ad aggiungersi a quella dedicata alle grandi tele di Scarsellino e Bononi inaugurata nell’autunno del 2016. La fruizione del pubblico sarà notevolmente migliorata grazie a moderni impianti di climatizzazione, illuminazione e sicurezza, che garantiscono ora in tutte le sale del museo, così come nei depositi, il rispetto degli standard internazionali di conservazione delle opere. Una nuova articolazione degli spazi e colori alle pareti permetteranno una presentazione più chiara ed esteticamente gradevole dei dipinti.

I lavori di riallestimento hanno coinvolto una nuova sala dedicata allo studiolo di Belfiore. In questa sede, dal 13 dicembre 2018 al 22 aprile 2019, si terrà la mostra Cantieri paralleli. Lo studiolo di Belfiore e la Bibbia di Borso. 1447-1463, a cura di Marcello Toffanello, che accoglierà due ospiti di eccezione: da un lato, la tavola raffigurante la musa Polimnia, proveniente della Gemäldegalerie di Berlino, che si riunisce all’Erato e all’Urania di Palazzo dei Diamanti con cui formava parte della decorazione pittorica di questo ambiente voluto per la prima volta da Leonello d’Este a metà del Quattrocento come luogo dedicato alla meditazione e ai piaceri intellettuali.

L’esposizione offrirà inoltre l’imperdibile occasione di ammirare a fianco dei dipinti dell’Officina ferrarese, un capolavoro che appartiene al patrimonio storico e artistico della città, ora conservato alla Biblioteca Estense di Modena. Si tratta della Bibbia di Borso d’Este la cui illustrazione, realizzata da un’équipe di miniatori guidata da Taddeo Crivelli e Franco dei Russi, ha costituito l’altro cantiere artistico nel quale, in quegli stessi anni, è stato forgiato lo stile della scuola ferrarese del Rinascimento. Una selezione di medaglie rinascimentali, monete e gemme antiche provenienti dalle raccolte della Galleria Estense di Modena ricorderà come lo studiolo fosse anche luogo dedicato all’accumulo e all’esposizione delle prime collezioni umanistiche. Infine, due touch screen permetteranno ai visitatori di sfogliare virtualmente le pagine della preziosa Bibbia e di visitare lo studiolo ammirando e interrogando le misteriose muse che lo abitavano.

Venerdì 14 dicembre, la Galleria Estense di Modena riaprirà l’intero percorso di visita con alcune radicali innovazioni, che rappresentano uno sviluppo di quanto anticipato con l’inaugurazione post-sisma del 2015. Il percorso espositivo inizia con una nuova sala interamente dedicata all’esposizione di importanti reperti etruschi e egizi presentati qui per la prima volta dopo lunghi restauri. Le novità continuano con una sala dedicata alla cultura cortese che metterà l’accento sul respiro globale della corte estense: avori, smalti e manoscritti europei saranno esposti accanto a manufatti islamici e orientali. La sala contigua racconta invece il rapporto tra Rinascimento e antichità classica, mostrando a fianco di opere rinascimentali quelle antiche che ne furono fonte di ispirazione.

Sarà inoltre rievocata la presenza della Notte del Correggio, il capolavoro che forse diede più lustro alla Galleria dei duchi di Modena, attraverso la pregiata copia eseguita a Venezia al tempo in cui l’originale fu venduto ad Augusto di Sassonia. Nuovi apparati museografici renderanno possibile, nel rigore scientifico, una presentazione chiara, accessibile e di forte impatto estetico. L’intero museo avrà un nuovo impianto illuminotecnico di ultima generazione e diverse sale offriranno al visitatore una prospettiva completamente rinnovata.

Per l’occasione, dal 14 dicembre 2018 al 31 marzo 2019, si terrà la mostra Galleria metallica. Ritratti e imprese dal medagliere estense, curata da Federico Fischetti e Giulia Zaccariotto, che presenterà una selezione tematica di medaglie e monete della Collezione Estense e opere a esse correlate, tra cui gemme incise, disegni, volumi a stampa e strumenti di lavoro come stipi, repertori di calchi, conii e punzoni. La rassegna viene a conclusione di un lavoro di riordino, schedatura, restauro e digitalizzazione della collezione di 2.400 medaglie e placchette della Galleria Estense, avviato nel 2016 e attuato in collaborazione con la Fondazione Memofonte di Firenze. Il percorso espositivo, che proporrà anche alcuni importanti prestiti esterni, illustrerà la nascita e lo sviluppo di questo peculiare genere artistico, dai capolavori rinascimentali di Pisanello ai virtuosismi di età barocca e neoclassica.
Accompagna la mostra un catalogo scientifico edito da Franco Cosimo Panini.

L’importanza/necessità delle grandi infrastrutture ferroviarie europee

#CostruireEuropa – #BuildingEurope
Martedì 26 marzo dalle 15:00 alle 19:00
Sala Nilde Iotti di Palazzo Theodoli Bianchelli – Camera dei Deputati,
Via del Parlamento 9 , Roma.
Website: Vision & Global Trends

«Senza un’adeguata rete di trasporto ad alta capacità non potremo mai vedere riconosciuto il nostro naturale ruolo di leader della logistica in Europa e nel Mediterraneo». Così si può leggere a pagina 49 del “Contratto per il Governo del Cambiamento” sottoscritto il 18 maggio 2018. Partendo dalla nascita delle ferrovie nell’Ottocento, considerando l’evoluzione del sistema dei trasporti ed esaminando le problematiche in atto sia all’interno della Unione Europea che nei paesi extraeuropei, l’ing. Giovanni Saccà fornisce il suo prezioso contributo al Seminario organizzato da Vision & Global Trends, nell’ambito del Platform Europe Project. Tale Seminario, nella Sala Nilde Iotti di Palazzo Theodoli Bianchelli – Camera dei Deputati Roma, si intitola #CostruireEuropa #BuildingEurope e ha il fine di porre l’attenzione su tre elementi vitali per la formulazione di qualunque programma unitario dell’Europa che verrà: infrastrutture, scienza e tecnologia, coesione sociale.

Luigi Marino – Il restauro di siti archeologici e manufatti edili allo stato di rudere

Le condizioni di vulnerabilità dei siti e delle strutture rimesse in luce possono essere peggioramenti a causa di trasformazioni involontarie o volontarie. Il contenimento dei processi degenerativi può essere legato alle frasi che si nascono prima e durante gli scavi. L’esperienza di un individuo non è mai stata così difficile da sopportare. potrebbe non essere più possibile fare rimedio.

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IMMAGINE DI APERTURA – Immagine tratta da p.37 del libro.

Milano – Ritorna visibile al pubblico il Raffaello dell’Ambrosiana

Al termine del restauro conservativo dal 27 marzo 2019 ritorna visibile al pubblico Il Raffaello dell’Ambrosiana. In principio il Cartone.
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IMMAGINE DI APERTURA – il cartone preparatorio della Scuola di Atene di Raffaello; © Veneranda Biblioteca Ambrosiana / Malcangi / Mondadori Portfolio

Dopo quattro anni di intenso lavoro, è giunto al termine il restauro del Cartone preparatorio della Scuola di Atene di Raffaello Sanzio, conservato alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Il progetto di restauro e valorizzazione e il nuovo allestimento, in cui l’opera verrà inserita, saranno mostrati alla città e al pubblico internazionale il 27 marzo 2019 con l’evento espositivo Il Raffaello dell’Ambrosiana. In Principio il Cartone. Fondazione Fiera Milano, partner ufficiale della Veneranda Biblioteca Ambrosiana per il biennio 2018-2019, contribuirà a sostenere le attività promozionali del Cartone di Raffaello, completamente restaurato, così come quelle di valorizzazione del patrimonio leonardesco dell’Istituzione, realizzate in occasione del V Centenario della morte del genio fiorentino.

Si tratta del più grande cartone rinascimentale a noi pervenuto (misura 285×804 centimetri) ed è interamente realizzato dalla mano di Raffaello (Urbino, 1483 – Roma, 1520) come disegno preparatorio, a grandezza naturale, della Scuola di Atene, uno dei quattro affreschi commissionati nel 1508 a Raffaello da Papa Giulio II per decorare la Stanza della Segnatura in Vaticano. Benché l’opera sia nota come Scuola di Atene, il titolo corretto è La Filosofia: le quattro pareti della Stanza della Segnatura propongono infatti – secondo un complesso programma iconografico – la Filosofia, la Teologia (Disputa sul Santissimo Sacramento), la Giurisprudenza (Le Virtù) e la Poesia (Il Parnaso).

Il Cartone dell’Ambrosiana si è conservato integralmente poiché non venne effettivamente utilizzato per trasportare il disegno di Raffaello sulla parete, ma per mostrare al Papa l’effetto complessivo dell’opera una volta ultimata. Il capolavoro, diviso in “duoi pezzi di disegno di Raphaele d’Urbino in cartone”, arrivò in Ambrosiana nel 1610 come prestito dal conte Fabio II Visconti di Brebbia, per essere poi ceduto definitivamente nel 1626 dalla vedova Bianca Spinola Borromeo, per l’esorbitante somma di seicento lire imperiali. Nel maggio del 1796, venne requisito dal commissario francese Peignon, che cita il Cartone in testa alle opere da confiscare all’Ambrosiana: a Parigi si avviò una lunga procedura per il restauro dell’opera. Il 30 settembre 1815 il Cartone venne consegnato dal Direttore Generale del Louvre alla Commissione austriaca per il recupero delle opere d’arte provenienti dalle regioni italiane di dominio austriaco. Trasferito nel 1918 a Roma per essere tutelato dai rischi dei bombardamenti bellici, nel 1942 venne messo al sicuro nel caveau della cassa di Risparmio delle Province Lombarde; nel 1946 venne esposto alla mostra di Lucerna organizzata per recuperare fondi per la ricostruzione dell’Ambrosiana. L’ultimo rinnovamento della sala 5 della Pinacoteca Ambrosiana, a cura di Luigi Caccia Dominioni, avvenne nel 1966.

Nel 2014 la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, per il tramite della Fondazione Cardinale Federico Borromeo, avviò sul Cartone una lunga e laboriosa attività di indagine e opera di restauro conservativo, coordinato da un prestigioso Comitato Scientifico composto dal Collegio dei Dottori della Biblioteca Ambrosiana e da Esperti dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, dei Musei Vaticani, della Soprintendenza di Milano e del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, con la consulenza tecnica di Pinin Brambilla Barcilon, affiancati da docenti di diverse Università italiane. L’intervento è stato interamente sostenuto dal contributo della società RaMo SpA, per volontà del Fondatore Giuseppe Rabolini. Al termine delle operazioni di restauro, dirette e coordinate da Maurizio Michelozzi, il Cartone verrà inserito in una nuova teca, a sostituzione di quella realizzata nel 1966 da Luigi Caccia Dominioni, e tornerà visibile al pubblico completamente restaurato dal 27 marzo 2019.
Progettata e realizzata dalla società Goppion SpA per rispettare i delicati vincoli conservativi dell’opera e, insieme, per permettere la visione del cartone senza interferenze, la nuova teca si compone di un’imponente lastra di vetro protettivo di circa 24 mq.

Contestualmente, è in corso un riallestimento della sala espositiva, interamente dedicata al Cartone di Raffaello, su progetto di Stefano Boeri Architetti, con apparati che illustreranno il restauro e la storia di questo capolavoro, ed elementi unici di arredo realizzati ad hoc da Riva 1920. L’operazione rafforza la presenza dell’opera e della Pinacoteca stessa all’interno di un circuito “ideale” della Milano rinascimentale: in un’area di pochi chilometri quadrati saranno visitabili l’Ultima Cena di Leonardo (Santa Maria delle Grazie), la Pietà Rondanini di Michelangelo (Castello Sforzesco) e appunto il Cartone della Scuola di Atene di Raffaello restaurato. Inoltre, grazie alla ricchezza delle collezioni e alla trasversalità dei percorsi, la Pinacoteca si apre alla città proponendo numerose visite guidate e attività didattiche per scuole, famiglie e per il pubblico adulto, ideate e realizzate da Ad Artem e Milanoguida. Infine, i visitatori della Pinacoteca potranno usufruire di nuove audioguide, create dalla società Seelabs Soluzioni e Servizi srl, grazie al contributo del Gruppo Esprinet che doterà il Museo dei devices necessari. L’esposizione del Cartone sarà accompagnata da una pubblicazione bilingue italiano/inglese (Electa editore) con testi di Alberto Rocca, Direttore della Pinacoteca Ambrosiana.

Il cartone preparatorio della Scuola di Atene di Raffaello; © Veneranda Biblioteca Ambrosiana / Malcangi / Mondadori Portfolio

Stefano Quintarelli – Capitalismo immateriale

L’economia immateriale è qui per restare. L’innovazione tecnologica ha ormai superato il suo punto di non ritorno e sta disegnando intorno a noi un mondo che è rapidamente cambiato. La Rivoluzione Digitale – ormai è chiaro – si configura di una potenza paragonabile a quella industriale del primo Ottocento o a quella agricola di 10000 anni fa: un drastico e radicale punto di rottura  nella vita di ciascun essere umano.

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Nicola Gardini – Le 10 parole latine che raccontano il nostro mondo

SIGNUM
ARS
MODUS
STILUS
VOLVO
MEMORIA
VIRTUS
CLARITAS
SPIRITUS
RETE

In questo personalissimo vocabolario ideale, spaziando dalla storia alla filosofia, dai grandi classici agli scrittori moderni, Nicola Gardini sceglie dieci parole che hanno formato e tuttora formano il nostro tempo e la nostra civiltà, e attraverso cui è possibile leggere in controluce frammenti della storia di tutti noi. Il latino non può essere infatti limitato a studio delle nostre origini, di radici che sono per definizione nascoste e sotterranee.

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