Riduzione del consumo di suolo e patrimonio paesaggistico ed ambientale

dell’Arch. Andrea Donsì                                                                           
Delegato distrettuale Service Tutela del paesaggio e rispetto dell’ambiente

Il Distretto Lions 108 Yb Sicilia promuove un evento sul tema ”Riduzione del consumo di suolo e patrimonio paesaggistico ed ambientale” che avrà luogo venerdì 12 aprile 2019 a Messina. L’evento è accreditato presso gli Ordini provinciali (Ingegneri, Architetti, Geologi, Agronomi) ed è gemellato con l’evento Progetto Comfort 2019 EcoMed, Fiera del Mediterraneo dell’Ambiente che si svolgerà dall’11 al 13 aprile presso Le Ciminiere di Catania.

Finalità dell’evento proposto
Lo scopo dell’iniziativa consiste nell’avviare una interlocuzione operativa a livello regionale sul tema della riduzione del consumo di suolo in Sicilia coinvolgendo le associazioni ambientaliste, gli ordini professionali, le istituzioni preposte per imbastire una piattaforma logistica (tavolo tecnico qualificato – laboratorio progettuale) finalizzata alla redazione di una proposta di legge condivisa nell’ambito della riforma urbanistica regionale. Il metodo immaginato per avviare questo percorso intende concentrare l’attenzione soprattutto sui passaggi necessari per costruire una consapevolezza “dal basso” come motore propulsivo utile a favorire processi di crescita sociale proiettati in modo costruttivo nell’ambito dell’attività parlamentare.

Percorso finalizzato alla costituzione di un tavolo regionale permanente sull’ambiente
Per l’avvio del percorso sono state invitate le associazioni ambientaliste a livello regionale (Legambiente, FAI, WWF, Italia Nostra, Slow Food, CAI, SIGEA, INBAR, Centro Educazione Ambientale, IBAS, Fondazione UNESCO, Forum “Salviamo il paesaggio”, Compagnia delle Opere, Amici della Terra, Marevivo, Fare Verde, Wilderness) e le Consulte Regionali degli Ordini professionali (Ingegneri, Architetti, Geologi, Agronomi). Ai soggetti coinvolti è stato chiesto di produrre un contributo propositivo in materia di consumo di suolo ed i contenuti prodotti saranno messi a disposizione in occasione di un incontro preparatorio che avrà luogo venerdì 29 marzo 2019 presso la Sala Ovale di Palazzo Zanca alle 17,30, in prossimità quindi dell’evento programmato, nel corso del quale sarà avviato il confronto preliminare finalizzato alla individuazione dei punti condivisi su cui impostare il percorso propositivo che sarà presentato proprio in occasione del convegno del 12 aprile 2019. L’intento, ovviamente, consiste nel determinare le condizioni per l’avvio di una dialettica costruttiva con

l’Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente anche attraverso la costituzione di un TAVOLO REGIONALE PERMANENTE SULL’AMBIENTE proprio per individuare i meccanismi ed i passaggi necessari utili a favorire questa interlocuzione nell’ottica di una elaborazione concettuale, strategica ed operativa capace di strutturare positivamente il percorso immaginato. Il progetto che si intende attuare prevede la ratifica di un protocollo di intesa con l’Assessorato al Territorio e Ambiente che contempli le modalità di costituzione del tavolo tecnico ed i meccanismi di interlocuzione con l’Assessorato ed i Dipartimenti.

Milano, Banca Generali – “Hana to Yama” di Linda Fregni Nagler

La mostra visitabile dal 17 dicembre 2018 al 7 aprile 2019 nella sede di Banca Generali Private, in piazza S. Alessandro 4 a Milano

IMMAGINE IN APERURA – Linda Fregni Nagler, Jinrikisha (YS_ FUJI_LFN_032), 2018 Hand Colored Gelatin Silver Print, cm 22,3 x 29,3, framed cm 42,4 x 43,7

Banca Generali presenta nella sede Private di Piazza Sant’Alessandro 4 a Milano la mostra d’arte “Hana to Yama” di Linda Fregni Nagler, una delle artiste italiane più interessanti e apprezzate nel panorama internazionale. La personale propone più di 30 fotografie legate alla sua ricerca pluriennale sulla “Scuola di Yokohama” sviluppatasi in Giappone nella seconda metà dell’Ottocento in concomitanza con l’apertura delle frontiere e la modernizzazione del paese, che attirò all’epoca molti artisti e intellettuali in quello che venne definito una sorta di nuovo “grand tour d’oriente”.

L’idea di esporre per la prima volta a Milano, dove la Nagler vive e lavora, questa serie dedicata alla fotografia giapponese nasce dalla proposta di Banca Generali e del curatore Vincenzo De Bellis, Direttore Associato e Curatore del Walker Art Center di Minneapolis negli Stati Uniti e Co-Direttore della Fondazione Furla in Italia – di portare nuova luce sul talento italiano. Dopo sette anni con vari esperimenti espositivi, la banca private ha infatti scelto di istituire un nuovo progetto triennale: BG Art Talent punta a valorizzare la creatività italiana nelle sue varie espressioni artistiche, con particolare attenzione alle proposte più innovative tra gli artisti contemporanei attraverso un programma di acquisizioni e esposizioni.

Patrocinata dal Comune di Milano, “Hana to Yama” offre un nuovo scorcio su uno stile fotografico che univa la tecnica occidentale della stampa all’albumina con la tradizionale maestria dei pittori locali, con risultati artistici innovativi e di notevole pregio. Grande collezionista di fotografie storiche e affascinata dalle peculiarità di questa scuola, Linda Fregni Nagler porta avanti da diversi anni un percorso di raccolta di soggetti appartenenti a questo genere fotografico con l’obiettivo di far rivivere un mondo in via di estinzione e richiamare il carattere artistico di queste immagini, per le quali si presenta anche una grande difficoltà di attribuzione.

L’Amministratore Delegato Gian Maria Mossa: “Siamo davvero felici di ospitare nei nostri spazi questa personale di Linda che rappresenta un qualcosa di unico e molto originale anche per l’attento pubblico di appassionati d’arte a Milano. Il suo lavoro colpisce non solo per la straordinaria eleganza ed espressività, ma anche per il grande studio che c’è alle spalle, come si evince dall’attenzione ai dettagli frutto dell’immenso lavoro di raccolta e catalogazione, ri-fotografia e pittura nella ricostruzione delle opere. Un ringraziamento sincero a Linda per la raffinatezza di questa mostra e a Vincenzo per la passione dimostrata e la disponibilità nel voler accompagnarci in questo percorso assieme a favore del talento italiano

Il curatore Vincenzo De Bellis: “Linda Fregni Nagler da anni porta avanti una ricerca puntuale sulla natura, sui meccanismi e sulle ambiguità del linguaggio fotografico che fanno di lei una delle rappresentanti più interessanti e significative dell’arte Italiana della sua generazione. Una generazione che si appresta alla piena maturità artistica”.Tornando ai dettagli della mostra; il titolo della mostra, “Hana to Yama” (Fiori e Montagna), rispecchia i due nuclei di fotografie presentati: i venditori ambulanti di fiori e le vedute del Monte Fujiyama, ovvero i due tipici soggetti che ricorrono nella Scuola di Yokohama.

L’artista ha ri-fotografato gli originali in suo possesso, li ha stampati in camera oscura su carta cotone e li ha colorati a mano, dopo un lungo processo di ricerca e messa a punto di materiali e pigmenti che oggi possono essere assimilati a quelli della Yokohama Shashin. Nel suo studio si è, di fatto, messa in atto una catena di lavoro simile a quella degli studi giapponesi.

Il percorso espositivo prende avvio dai Flower seller che ritraggono venditori ambulanti di fiori che attiravano l’attenzione dei viaggiatori occidentali con le piccole architetture portatili con le quali trasportavano i fiori, elementi della natura imprescindibili nel quotidiano giapponese. Linda Fregni Nagler ripropone queste immagini in otto fotografie di grande formato in cui i soggetti posano, consapevoli di essere guardati, nello studio del fotografo, davanti a un fondale neutro, assumendo pose fiere e ieratiche.

La mostra prosegue con le viste del Fujiyama. Si tratta di fotografie per lo più anonime, scattate dai punti privilegiati per la vista della montagna. Nelle immagini originali, questi luoghi ricorrono e creano dei cortocircuiti visivi: si assomigliano tutte ma sono sempre diverse, a volte in dettagli che non si riconoscono al primo sguardo, perché sono state scattate in tempi diversi, da fotografi diversi, con apparecchi fotografici diversi. L’artista li ha raggruppati, ri-fotografati, ristampati e colorati a mano, cercando di uniformare le atmosfere luminose e cromatiche di questi piccoli nuclei fotografici. Accompagna la mostra un volume Humboldt books in duplice lingua, italiano e inglese.

Napoli è nata sull’acqua ferrata di Megaris, il primo insediamento

di Paolo Pantani (Presidente emerito di ABC Acli Beni Culturali)

Quasi tutte le città, sono nate a ridosso di fiumi, risorse strategiche per ogni insediamento umano, Londinium (Londra) sul Tamigi, Lutetia Parisiorum (Parigi) sulla Senna, Burdigala (Bordeaux) sulla Garonna, Italica (Siviglia) sul Guadalquivir, Roma su Tiber, eccetera. Napoli invece a differenza di queste, è nata sull’acqua ferrata. Il primo insediamento risale al Settimo Secolo avanti Cristo fu fatto dai Rodhesi su un’isola, che chiamarono Megaris, (“grande isola” in Greco), questa in realtà era solo un piccolo isolotto, l’attuale Borgo Marinari, ma aveva due cose, fondamentali e strategiche: un approdo naturale e difendibile, risorse idriche, autonome. Tali risorse erano caratterizzate dalle acque minerali ferrate, le acque del Clanio e del Sebeto erano lontane dall’insediamento. Esse sono la fonte battesimale di una città. Anche il villaggio di Parthenope, di epoca successiva, sorgeva in prossimità di tali fonti. L’acqua è il bene comune primario, non si sopravvive senza. Pertanto è sacra, fonte di vita, in tutte le religioni, anche per i laici è bene assoluto, primario, strategico. Fino al 1973 tutti i Napoletani hanno bevuto l’acqua ferrata abitualmente che veniva raccolta in orci di creta, le cosiddette “mummare”, presso le varie mescite pubbliche; l’acqua”suffregna” era considerata digestiva e curativa. Dopo l’epidemia di colera erroneamente ne fu vietato l’uso, ma non era essa la causa; si era bevuta per migliaia di anni in precedenza, senza alcun danno alla popolazione che ne usufruiva.
Adesso si ripropone con forza e necessità il tema dell’ acqua, bene comune. Tutte le istituzioni napoletane devono e vogliono sottolineare la necessità di un recupero di tale bene primario. E’ necessario portare un contributo al riarmo della Pubblica Amministrazione per la tutela e la salvaguardia dei Beni Comuni.
Esistono analisi chimico-fisiche e batteriologiche che attestano che questa è pura, potabile e dalle proprietà organolettiche molto positive, soprattutto per le patologie gastro-intestinali, epatiche e per l’anemia Mediterranea, essendo ricche di ferro. Pertanto occorre verificare scientificamente la portata al fine di un recupero totale di questa preziosa risorsa idrica dimenticata da tempo per incuria e soprattutto per “malagestio”, nonché per la assenza di governo del territorio da parte delle Istituzioni Pubbliche. Le ABC, Acli Beni Culturali, promuovono con le Istituzioni, quali il Comune di Napoli, la città Metropolitana, la Regione Campania, il tema della sacralità dell’acqua e del suo recupero socio-economico, anche nelle forme e nei modi della micro-economia sussidiaria.

IMMAGINE DI APERTURA – Acqua di Nadine Doerlé

Aceto Balsamico di Modena: cultura e storia di una città

A Modena sono sempre esistiti diversi tipi di aceto ottenuti col mosto di uva, in relazione allo sviluppo nella storia di diverse ricette, di diversi metodi di preparazione e di invecchiamento. L’origine di questi prodotti risale alla tradizione degli antichi Romani.
Il termine balsamico invece è relativamente giovane, usato per la prima volta nei registri degli inventari ducali della Reggia Estense di Modena nel 1747 e probabilmente il nome stesso nasceva dall’uso terapeutico che allora se ne faceva.
Con la nascita dello Stato Italiano, i mercati destarono sempre più interesse riguardo al balsamico, sviluppando anche notevoli ricerche storiche e bibliografiche attorno a questo prodotto che, uscendo timidamente dalla segretezza e dalla ritualità delle acetaie, riscuoteva tanto successo.
Nel 1839 il conte Giorgio Gallesio fermatosi in visita presso la residenza dell’amico Conte Salimbeni di Nonantola per studiare le varietà delle uve e dei vini nel modenese, rimase così colpito e incuriosito dall’acetaia famigliare dell’amico, che dedicò vari giorni allo studio delle tecniche di produzione.

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ACETO BALSAMICO DI MODENA

Smart mobility – Soluzioni tecnologiche e infrastrutture per la mobilità

Oggi parliamo di Smart Mobility ovvero di Smart Cities, Smart Road, Driverless, E-Highway. Termini inglesi che stanno entrando a pieno titolo nel vocabolario mondiale e che hanno il denominatore comune della sostenibilità. Una sostenibilità adottata anche all’interno del sistema di mobilità urbana. L’espressione Smart Mobility, cioè mobilità sostenibile, prende in considerazione tutte quelle modalità di movimento dei veicoli in grado di ridurre o annullare del tutto le problematiche di impatto ambientale, sociale, economico. Ogni forma di congestione del traffico ed inquinamento atmosferico o acustico, sarà tenuta sotto controllo. Degrado e consumo del territorio non confliggeranno con la qualità di vita dei cittadini, poiché si punterà a valorizzare l’ambiente urbano. Basta seguire attentamente il filmato preparato dall’ing. Giovanni Saccà per rendersi conto come stiano mutando non solo le tecnologie di consumo, ma anche quelle relative ai servizi.

Bassano del Grappa (Vi), Museo Civico – Valentina. Una vita con Crepax

Bassano del Grappa (Vi), Museo Civico
Valentina. Una vita con Crepax
Mostra a cura dell’Archivio Crepax
1 Dicembre 2018 – 15 Aprile 2019
WEBSITE UFFICIALE

IMMAGINE IN APERTURA – Guido Crepax: Cover del Long Playing Nuda dei Garybaldi, 1972

Guido Crepax: Un Poco, 1966

Valentina, la donna di una vita. Per Guido Crepax ma anche per milioni di uomini (e di donne) nel mondo. Arriva ai Musei Civici di Bassano del Grappa, affascinante protagonista di una esposizione originale quanto spettacolare, totalmente nuova rispetto alle recenti mostre che a lei e al suo creatore sono state dedicate in anni anche recenti a Roma e a Milano.
A Bassano, Valentina Rosselli, in arte solo Valentina, accoglierà amici e ospiti, dal 1 dicembre al 15 aprile, da bellissima padrona di casa.
Nessuno noterà i suoi molti anni, oltre 70, attraversati con l’intangibilità che appartiene al sogno e al disegno.
Protagonista di una vita normale e onirica, di cui la seconda è fuga dalle difficoltà della prima. Una vita molto reale, marchiata dall’anoressia, dalle allucinazioni, dalle difficoltà. Una difficile quotidianità superata dalla realtà altra, quella del sogno, là dove tutto è consentito e nulla è impossibile o censurabile. Donna forte e fragilissima, donna normale, quindi. E anche per questo Valentina è il ritratto di un’epoca, oltre che il frutto di un uomo di genio, il suo creatore, Guido Crepax.

Chiara Casarin, direttore dei Musei Civici di Bassano del Grappa, e Giovanni Cunico, Assessore alla Cultura del Comune, spiegano il perché di questa mostra bassanese: “Valentina è una delle icone femminili più affascinanti della storia del fumetto italiano. Il suo creatore, Guido Crepax, sarebbe stato il più ambito ospite nella nostra commissione per la Biennale di Incisione e Grafica Contemporanea che si terrà nella primavera del 2019 che questa mostra vuole anticipare nella stessa sede (la Galleria Civica dei Musei di Bassano del Grappa) e con un omaggio, una dedica al grande autore internazionalmente ammirato. Il progetto espositivo è stato concepito dai tre figli di Crepax ad hoc per questa occasione e si conferma come momento di produzione culturale rivolta al pubblico più ampio e vede il suo focus nel lavoro di un artista contemporaneo volto alla valorizzazione delle tradizioni e del genius loci a partire dalle collezioni dei Remondini, con le loro stampi popolari, per arrivare alla sesta Biennale che ormai è un appuntamento consolidato della città sul Brenta”.
Valentina e Crepax sono i co-protagonisti della mostra al Museo Civico che ripercorre le tappe della vita di entrambi.

“In questa ricerca delle origini del lavoro di una vita, che trascende l’ambito del fumetto e colloca l’Autore e il suo personaggio tra i testimoni di quarant’anni di vita italiana, la città di Venezia è un tassello fondamentale nella sua formazione”, anticipano i curatori. Infatti, vent’anni prima della nascita di Valentina (pubblicata per la prima volta sulla rivista Linus nel 1965), un Crepax appena dodicenne, aveva realizzato, proprio a Venezia (dove aveva abitato con la famiglia tra il ’43 e il ’45 per sfuggire alla guerra), i suoi primi albi a fumetti ispirati a film horror degli anni ’30/’40 e sognava di diventare un autore di storie a fumetti. Figlio d’arte di un musicista, primo violoncello alla Fenice di Venezia e poi alla Scala di Milano, e fratello di un’emergente manager discografico, Crepax ottenne i primi incarichi professionali in ambito musicale illustrando centinaia di cover di dischi di tutti i generi musicali. Notato come illustratore adatto per la pubblicità, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, realizzò importanti campagne pubblicitarie per Shell, Dunlop, Campari e i tessuti Terital. Contemporaneamente, lavorò anche a sigle e scenografie per alcuni programmi televisivi, scenografie di spettacoli teatrali e storyboard cinematografici. Disegnò anche centinaia di illustrazioni per riviste (Novella, Tempo Medico, ecc.) e copertine di libri. Dopo una parentesi dedicata al principale passatempo dell’autore (realizzare giochi da tavolo basati sulla sua passione per la ricostruzione storica e caratterizzati dal suo incredibile gusto estetico), la mostra si focalizza sul personaggio di Valentina che, unico nel mondo dei fumetti, invecchia, vive in una realtà possibile (anche se con frequenti divagazioni oniriche) ed ha una psicologia complessa, passioni e idee che possono essere comuni a molte donne reali. L’ultima tappa del percorso dedicato all’evoluzione artistica dell’autore (al piano terra) sarà dedicata alla scelta di Crepax, innovativa per il mondo tradizionale del fumetto, di fare delle donne le protagoniste delle proprie storie. Non solo per un fatto estetico o legato alla valenza erotica delle sue storie, ma per distinguersi dagli altri fumetti, uscire dal solco della tradizione, esplorare mondi psicologici e stili narrativi nuovi e, talvolta, anche per far discutere, riflettere, scandalizzare. Il primo piano sarà dedicato, invece, ai tanti contenuti video dedicati all’Autore e al personaggio di Valentina e ai possibili sviluppi futuri: la video arte e la colorazione delle pagine legate in un’installazione dove le pagine si colorano progressivamente e grandi tavole su cavalletti forniscono un saggio dell’ultimo progetto editoriale di Archivio Crepax: la nuova collana con le storie più belle a colori realizzata per la Repubblica.

La sacralità dell’acqua: il recupero della sorgente del Beverello a Napoli

Questo video è un contributo inviato da Paolo Pantani (Presidente emerito di ABC Acli Beni Culturali) e riguarda il recupero delle acque ferrate di Santa Lucia a Mare e di Agnano, il recupero della sorgente del Beverello sotto Palazzo Reale di Napoli, nei locali della Cavallerizza in Parco Castello, oggi Polisportiva Partenope, “ente morale”. Commenta Pantani : «Una palestra e un parcheggio selvaggio, sotto un castello e a un palazzo reale, monumenti sommi di una città, si vedono solo a Napoli!». Questa fonte veniva usata per fare il carico d’acqua per i velieri che andavano molto lontano e nelle Americhe, perché che si riteneva fosse l’unica acqua al mondo non soggetta a putrefazione. Per questo motivo il molo adiacente nella Darsena di Napoli si chiama Beverello. Forse si può fare ancora qualcosa come Città Metropolitana di Napoli.
Noi di Experiences aggiungiamo che forse si può fare molto, e non solo a Napoli, quando molte persone si impegnano come Paolo Pantani per il bene comune e per la valorizzazione del patrimonio storico.

IMMAGINE DI APERTURA – Acqua di Nadine Doerlé

Luca Pammolli: Il Palazzo Bourbon del Monte di Piancastagnaio

Il palazzo dei Borbone del Monte è stato intitolato agli inizi del XVI secolo per volontà del marchese Giovanni Battista appartenente al nobile famiglia toscana dei Borbone del Monte di Santa Maria, dopo che gli è stato concesso in feudo il territorio di Piancastagnaio dal granduca di Toscana Ferdinando I ° dei Medici. Il palazzo rappresenta uno splendido esempio di architettura seicentesca che purtroppo si trova in stato di degrado avanzato ed inutilizzato. Il lavoro di studio e la Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del paesaggio dell’Università di Firenze – Dipartimento di Architettura (DIDA). 

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IMMAGINE DI APERTURA – Stemma gentilizio della famiglia Bourbon del Monte (p.24 del libro).

La visita a Palermo di Xi Jinping: la Sicilia rientra nel nuovo scenario geopolitico?

di Francesco Attaguile

La Sicilia e la Via della Seta: riprenderla, sette anni dopo, da dove eravamo già arrivati. La prossima visita del presidente cinese Xi Jinping in Sicilia offre l’opportunità di riallacciare un rapporto bruscamente interrotto nel 2012 e di riposizionare l’isola al centro dei traffici mondiali.  A chi spetta riassumere l’iniziativa ?

Che gli USA non gradissero l’incremento dei rapporti Italia-Cina ci era noto almeno dal 2011, quando l’allora Segretario di Stato Hilary Clinton incontrando il Ministro degli Esteri Frattini chiese preoccupata cosa stessimo facendo in Sicilia con i cinesi. Infatti nel 2010/2011 -prima durante e dopo l’Expo di Shangai- avevamo avviato (ero allora direttore delle relazioni internazionali della Regione), insieme al compianto assessore Mario Centorrino, al siciliano Antonio La Spina capo dell’ICE in Cina ed alla nostra ambasciata a Pekino, un costruttivo rapporto con le massime autorità politiche e finanziarie cinesi (Fondo sovrano C.I.C. e China Development Bank, con la quale Lombardo sottoscrisse solennemente a Roma un protocollo d’intesa -v. foto), giunto fino alla predisposizione delle schede tecniche di dieci grandi opere da finanziare in Sicilia (compresa l’integrazione del projet financing per il ponte di Messina, considerato la madre di tutte le infrastrutture) presentate da Frattini all’allora premier Wen Jiabao in visita a Roma ed al presidente della C.I.C. Lou Jiwei, quello che poi ha “acquistato” il porto del Pireo. A seguito di ciò accompagnammo il ministro del commercio Yang Yaoping al porto di Augusta, che ottenne un primo co-finanziamento cinese di quasi 100 milioni di euro ad integrazione di quello statale (poi entrambi non utilizzati) per la costruzione dei piazzali per i container e la progressiva trasformazione a loro spese nel più grande porto commerciale del Mediterraneo. Purché fosse collegato stabilmente -precisò il Ministro- allo “entroterra europeo” con il ponte ferroviario sullo Stretto di Messina, la cui Società concessionaria fu presente all’incontro con il presidente Zamberletti e il direttore Fiammenghi, ma non a caso fu subito bloccata a lavori iniziati  -come la TAV Lione/Torino- e messa in liquidazione da un disinvolto D.L. di Monti/Passera .

Il contrastato ma avanzato iter si bloccò del tutto per la rozza ignoranza di Crocetta, che non gli fece “riconoscere” (sic!) e ricevere con il dovuto riguardo un altissimo esponente istituzionale cinese, venuto appositamente per concludere l’accordo quando avevo da poco lasciato la Regione. Sarebbe partita già allora dalla Sicilia quella “via della seta” alla quale il governo cinese non ha mai rinunciato e che, dopo averla rinegoziata per l’Italia con Gentiloni, sta riproponendo con la visita di Xi Jinping. Con essa ora si prevede il potenziamento e l’utilizzo dei porti italiani, a partire da Trieste e Genova, forse anche Taranto e Gioia Tauro, ma non Augusta e Pozzallo perché, benché più prossimi alle rotte, non sono collegati con il ponte alla rete ferroviaria europea. Tuttavia il non casuale “dirottamento” a Palermo del massimo vertice, dovuto per un riguardo alla città di Mattarella (che volle visitare quella di Xi Jinping) ma soprattutto per la posizione strategica della Sicilia, consente ora di ricucire il rapporto. Non sono previste riunioni operative (come a Trieste, dove si firmerà già per l’ampliamento del porto) ma è noto che il sistema piramidale cinese è sensibilissimo a qualsiasi segnale -positivo o negativo- proveniente dall’alto.

Non mancherà a Leoluca Orlando -l’unico ammesso al contatto, essendo la Regione ancora “in quarantena”- di riprendere il dialogo, che richiede tuttavia una pronta iniziativa progettuale di tutto il sistema Sicilia (imprese, Università, Enti territoriali etc.), ma soprattutto la volontà del governo italiano di colmare il divario infrastrutturale del Sud indirizzandovi questo provvidenziale intervento esterno trainante dello sviluppo. Ciò compenserebbe gli oltre 20 miliardi già investiti dai cinesi in quasi 700 imprese del centro-nord ( più di 40 miliardi in Germania, ben 60 nel Regno Unito etc.) ed avvicinerebbe l’Italia e l’Europa (da 3 a 15 gg. di navigazione in meno a.r.) alle rotte del nuovo interscambio globale, bilanciando i massicci investimenti statali ed europei in infrastrutture del nord (TAV compresa) e potrebbe essere il corrispettivo politico per accettare l’autonomia differenziata delle Regioni ricche.

Ma chi alza oggi la mano per chiederlo? Il silenzio è assordante! Quanto alla posizione ostile assunta da Trump (e da Putin, tant’è che Salvini si oppone), occorre ricordare che i vecchi equilibri che hanno a lungo governato il mondo, cristallizzati nel G7, sono ormai superati e che il nuovo policentrismo porta al recupero delle regioni mediterranee fin qui emarginate, rimesse in gioco dal declino dell’egemonia atlantica e dallo spostamento a sud dei nuovi motori dell’economia. L’UE farà bene ad accorgersene in tempo, puntando sui suoi territori meridionali.

IMMAGINE DI APERTURA – Firma del protocollo d’intesa, presso la sede della Regione Siciliana di Roma, fra il Presidente Lombardo e il Governatore (con rango di ministro) della China Developpment Bank, in occasione della visita in Italia del premier cinese Wan Jabao nel 2011. Intorno al tavolo, oltre ai due firmatari e al sottoscritto (Francesco Attaguile), l’assessore all’economia Gaetano Armao, il sottosegretario alle infrastrutture Reina, il vicegovernatore della CDB Liu Hao, l’ing. D’Urso oggi direttore regionale dell’energia, il direttore della Stretto di Messina spa ing. Fiammenghi, il prof.Rosenthal dell’Associazione Italia-Cina (in rappresentanza del presidente Romiti).

Mantova, Castello di San Giorgio – Pietre colorate molto vaghe e belle

Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova
e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze
“Pietre colorate molto vaghe e belle”
Arte senza tempo dal museo dell’Opificio delle Pietre Dure

Castello di San Giorgio
20 ottobre 2018 – 31 marzo 2019
WEBSITE UFFICIALE

IMMAGINE IN APERTURA – Manifattura granducale, Formella con pappagallo su albero di pero, ultimo quarto XVII secolo, commesso di pietre dure e tenere, Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure

Giuseppe Zocchi (1711-1767), Modello per l’Allegoria della Terra, 1750, olio su tela, Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure

Dal 20 ottobre 2018 al 31 marzo 2019, il Castello di San Giorgio del Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova ospita la mostra “Pietre colorate molto vaghe e belle. Arte senza tempo dal Museo dell’Opificio delle Pietre Dure”,una preziosa raccolta di opere d’arte realizzate con la particolare tecnica artistica detta ‘commesso’ che consente di creare, sulla base di un modello pittorico, immagini ottenute dal paziente assemblaggio di piccole sezioni di pietre colorate: porfidi, diaspri, agate, lapislazzuli che, accuratamente selezionati, tagliati e accostati, appaiono come una vera e propria ‘pittura di pietra’.
L’esposizione, a cura di Sandra Rossi, Peter Assmann e Anna Patera, con la collaborazione scientifica di Riccardo Gennaioli, sarà arricchita da una sezione interamente dedicata alle antiche tecniche di lavorazione e ai pregiati materiali utilizzati, che offrirà al visitatore la possibilità di cogliere in pieno la perizia tecnica che sta alla base di queste preziose e raffinate realizzazioni destinate a una committenza regale.

Sarà questa l’occasione per vedere alcuni preziosi fogli che fanno parte del cospicuo patrimonio grafico della Manifattura, conservato nel Gabinetto Disegni e Stampe del Museo dell’Opificio, una raccolta di oltre tremila pezzi, in gran parte inediti, che testimoniano l’attività delle Botteghe Granducali nel corso dei secoli, documentando i diversi passaggi creativi ed esecutivi della produzione artistica.
All’interno del percorso di visita sarà inoltre possibile ammirare il dipinto di Giuseppe Zocchi, l’Allegoria della Terra (1750), e la sua preziosa trasposizione in pietra attualmente conservata al Complesso della Hofburg a Vienna, realizzata dalla Manifattura Granducale nel 1752 su commissione dell’imperatore Francesco Stefano di Lorena, per abbellire la sua residenza viennese con una intera pinacoteca in pietra dura, “senza tempo”.
Accanto a queste sarà esposta, per la prima volta al pubblico, la trasposizione moderna dell’Allegoria della Terra in commesso in pietre dure, realizzata dal Laboratorio del Settore Mosaico e commesso in pietre dure dell’Opificio con lo scopo di ripercorrere dal punto di vista pratico il procedimento creativo e cogliere i segreti più reconditi dell’antica tecnica esecutiva. 
Tale realizzazione costituisce una pregevole eccezione nell’ambito dell’attività istituzionale dell’Opificio delle Pietre Dure che dopo l’Unità d’Italia si è progressivamente trasformato da Manifattura di corte a Istituto specializzato nel restauro delle opere d’arte, sede di una Scuola di Alta Formazione e di Studio che prepara i futuri restauratori di beni culturali. Conoscere la tecnica significa infatti essere in grado di comprendere il modus operandi degli artisti e saper restaurare con la massima perizia e consapevolezza i capolavori del passato.Un filo ininterrotto nei secoli lega la storia antica con l’attuale Istituto in un logico e naturale trasferimento di competenze.
La mostra fa parte delle iniziative organizzate per l’Anno europeo del Patrimonio Culturale 2018 ed è frutto della collaborazione tra il Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Accompagna la mostra il catalogo pubblicato da Tre Lune Edizioni.