Mandanici 2019 – Il destino, il caso e la scelta. Essere ancora umani

Mandanici 6-7-8 settembre 2019 Nona edizione
San Salvatore, Museo Etnoantropologico

di Giuseppe Mento

C’è ancora spazio per il “Mito e il Sogno della Bellezza e della Giustizia” nella dimensione contemporanea del territorio in cui viviamo? La nostra “Sicilia” è disseminata da tracce antropologiche che rivelano un destino narrativo primordiale al centro del Mediterraneo. In alcune aree, dove la temporalità è ancora sospesa e la realtà oscilla tra l’accadere, l’inerzia e le negazioni del passato, sarà la mente dell’uomo, con la sua cultura, la conoscenza, le sue musiche e le architetture a ridisegnare un “ritmo dominante” di bellezza nel territorio, e trascinare “fuori” definitivamente la percezione di incombente abbandono territoriale, sociale, spirituale e giuridico che ha caratterizzato i fenomeni critici di questo secolo. Questo evento è un tentativo di “rivisitazione critica” dei concetti di spazio, luogo, ambiente, territorio e paesaggio attraverso una prospettiva antropologica e storica della percezione dei “comportamenti umani” e dei “fenomeni” che in essi avvengono. Un’occasione culturale di confronto tra aree del sapere apparentemente distanti tra loro come le neuroscienze e la psicoanalisi, l’architettura e il design, le scienze musicali e l’archeologia, l’economia e il diritto, la filosofia e la geografia, l’antropologia e la storia. La vera conoscenza di un “territorio” da parte di chi lo abita ma anche di chi lo visita non può continuare ad essere sostenuta solo da motivazioni di tipo individuale e consumistico, ma dovrebbe sempre tendere ad una “esplorazione cognitiva delle memorie” dalla quale possa emergere una nuova coscienza collettiva dell’abitare e attraversare i luoghi, non solo in senso fisico ma anche in senso spirituale, immaginario, metafisico e simbolico. Al fenomeno della globalizzazione che, per soggiacere a regole di tipo prevalentemente economico tende alla cancellazione delle piccole etnie, dei retroterra culturali e di tutta una fenomenologia arcaica di comportamenti umani e di tradizioni, va contrapposto un modello alternativo di “connettività micro-dimensionale delle culture e dei saperi” di tutti i luoghi della terra che possa efficacemente assicurare all’umanità un progressivo transito verso la post-modernità e oltre! Questo evento è quindi dedicato a uomini e donne dallo spirito libero che sentono di poter dare ancora un personale e collettivo apporto, tramite le diverse discipline e ambiti in cui operano, scientifiche, umanistiche, spirituali, artistiche e tecnologiche, alla complessa dimensione evolutiva del sistema “Mondo”. Negli spazi in cui vivono… in quelli che stanno ancora attraversando… e in altri, che hanno solo immaginato o sognato!

IL PROGRAMMA DELLA TRE GIORNI DI MANDANICI

RELATORI E MODERATORI

Giuseppe Briguglio Sindaco di Mandanici
Antonino Levita Direttore Sanitario AOU Policlinico G. Martino di Messina
Orazio Micali Direttore del Museo regionale di Messina
Giuseppe Giordano Direttore del Dipartimento Civiltà Antiche e Moderne, Università di Messina
Cesare Natoli Musicologo e Docente di Filosofia Università di Messina
Nicola Schepis Psicologo pedagogista, Milazzo
Salvatore Scuto Assessorato Regionale dei Beni Culturali
Giuseppe Campione Professore di Geografia, Università di Messina
Giuseppe Gembillo Professore di Storia della Filosofia, Università di Messina
Ludovico Fulci Professore di Filosofia, Roma
Marco Centorrino Docente di Sociologia della Comunicazione, Università di Messina
Sergio Todesco Antropologo, Messina
Cosimo Inferrera Professore di Anatomia Patologica, Università di Messina
Luigi Baldari Micropsicoanalista, ASP Messina
Laura Carracchia Archeologa, Palazzolo Acreide
Marcello Aragona Psicooncologo, Università di Messina
Luigi Palmucci Architetto, Roma
Angela Salafia Filosofa e Artista, CT
Maurizio Ballistreri Professore di Diritto del Lavoro, Università di Messina
Gioachino Calapai Docente di Farmacologia, Università di Messina
Fulvia Toscano Direttore di Naxoslegge, Giardini Naxos, Messina
Jenny Gioffrè Psicologa Clinica, ASP, Messina
Franco Arcovito Ingegnere, Giornalista e Scrittore, Messina
Luigi Palmucci Architetto, Roma
Cesare Natoli Filosofo, Messina
Giuseppe Mento Neurologo, Presidente Osservatorio “Archetipi e Territorio”, Messina
Giuseppe Turiano Endocrinologo, Messina
Sergio Bertolami Architetto, Roma
Matteo Allone Psichiatra, Direttore del Centro CAMELOT, ASP Messina
Valentina Mammano Pedagogista Clinico, ANPEC SICILIA, CT
Aurelia Patrizia Billa Pedagogista Clinico, Direttore ANPEC SICILIA
Filippo Brianni Presidente Archeoclub area Jonica Messina4
Sergio Piraro Professore di Lingua francese, Università di Messina
Rosalba Lazzarotto Psicologa, Musicista e compositrice, Messina
Roberto Motta Psichiatra, Messina
Jenni Gioffrè Psicologa, ASP Messina
Alessandro D’Angelo Oncologo, Taormina
Sivana Paratore Avvocato, Messina
Giusi Furnari Luvarà Docente di Storia della Filosofia, Università di Messina
Giovanni Miasi Avvocato, Messina
Piero Serboli Artista, Messina
Massimiliano Di Stefano Un Uomo ancora Umano

IMMAGINE DI APERTURA: Nascita del Cosmo, Olio su tela Angela Salafia

Michele De Lucchi – Radici al vento, testa nella terra

All’Orto Botanico dell’Università di Padova
Michele De Lucchi crea l’Albero degli Alberi
con le reliquie dei 14 milioni di alberi abbattuti tra Veneto, Trentino e Friuli lo scorso ottobre

Michele De Lucchi: Radici al vento, testa nella terra. Ph Carlo Calore

A pochi metri dal primo Platano orientale giunto in Italia nel 1680, nell’Arboreto dell’Orto Botanico dell’Università di Padova è cresciuto l’Albero degli Alberi.
Non accresciuto dalla Natura ma creato da Michele De Lucchi che, per questa sua istallazione, ha ottenuto e messo insieme tronchi e rami di decine di alberi di diverse essenze – faggio, abete rosso, larice, frassino, tiglio e nocciolo – provenienti dalle vallate del bellunese e del Trentino. Alberi abbattuti da Vaia, la terribile tempesta che lo scorso ottobre ha divelto boschi tra i più belli d’Europa, stravolgendo il paesaggio di 40.000 ettari di territorio montano.
Alberi che, come recita il titolo dell’istallazione, hanno oggi “Radici al vento, testa nella terra”.
Dall’incontro, meglio dall’incastro, di questi “resti” è nato un albero totem che, simbolicamente, ridà dignità e forma a quei 14 milioni di alberi, molti dei quali testimoniavano secoli di storia del mondo, abbattuti nel giro di poche ore. Le sue radici sono sospese nell’aria, sembrano volare, sopra uno specchio d’acqua che “rimanda al mare maldestramente surriscaldato dagli effetti dell’inquinamento atmosferico” spiega De Lucchi.
E’ un memento che l’Orto Botanico patavino, il più antico al mondo e Patrimonio dell’Umanità, rivolge ai visitatori. Non a caso proprio mentre i più giovani manifestano in tutta Europa a difesa del loro pianeta.
Per ricordare che ogni albero è vita e speranza di futuro.
Il mosaico di legni con cui De Lucchi ha creato l’opera stride con il rigoglio delle piante dell’Arboreto. L’Albero degli Alberi provoca un colpo al cuore. “Lo stesso che si prova – sottolinea De Lucchi – nel vedere i boschi abbattuti e il paesaggio violentato delle nostre valli. Racconta la fragilità della Natura, che è anche la fragilità dell’uomo”.
L’Albero degli Alberi resterà all’Orto Botanico sino al gennaio 2020. E, come è naturale, gradualmente venti, piogge e sole modificheranno la sua forma, perderà rami e radici. Resterà invece forte il simbolo.
E’ di notte che l’Albero degli Alberi sembra prendere vigore. I suoi rami rinsecchiti e ormai sterili, illuminati dalla luna, sembrano riprendere vita. A simboleggiare la luce della speranza e della fede nella Natura e nel suo infinito, salvifico potere di rigenerazione.
Ma se riflettere e indignarsi è giusto, tuttavia non basta. Ciò che l’Orto Botanico suggerisce ai suoi visitatori è un impegno morale e materiale a ricostruire ciò che è andato perduto.
Chi lo vorrà potrà offrire anche un solo euro che andrà a finanziare un preciso progetto di rigenerazione naturale. Riceverà in cambio un frammento di uno dei tanti alberi che c’erano e non ci sono più.
La realizzazione dell’opera, in mostra all’Orto botanico di Padova a partire da oggi e fino al 5 gennaio 2020, è stata possibile grazie alla collaborazione con Arte Sella e le istituzioni dei territori coinvolti che hanno contribuito a reperire il materiale arboreo.
La raccolta, coordinata dal Dipartimento TESAF dell’Università degli Studi di Padova, ha visto coinvolte la Regione del Veneto, per il tramite dell’Unità Organizzativa Forestale Veneto Est, la Provincia di Belluno in collaborazione con il Consorzio delle Quattro Regole di S. Pietro (Costalta, Presenaio, San Pietro, Valle), la Provincia Autonoma di Trento, per il tramite del Dipartimento Agricoltura, foreste e difesa del suolo in collaborazione con l’Agenzia provinciale delle foreste demaniali.

www.ortobotanicopd.it / call centre tel. 049.8273939
Ufficio Stampa: dr. Carla Menaldo, Giornalista Responsabile Ufficio Stampa Università di Padova
carla.menaldo@unipd.it tel 049/8273520 cell. 3346962662
in collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499 gestione2@studioesseci.net

Michele De Lucchi. Brevi note biografiche

Architetto. È stato tra i protagonisti di Alchimia e Memphis. Ha disegnato arredi per le più conosciute aziende italiane ed europee. È stato responsabile del Design Olivetti dal 1988 al 2002. Ha realizzato progetti di architettura in Italia e nel mondo tra cui edifici residenziali, industriali, direzionali e culturali. Per Deutsche Bank, Deutsche Bundesbahn, Enel, Poste Italiane, Hera, Intesa Sanpaolo, UniCredit e altri Istituti italiani ed esteri ha progettato ambienti di lavoro e corporate identity.
Ha disegnato edifici e sistemi espositivi per musei come la Triennale di Milano, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, il Neues Museum di Berlino e le Galleria d’Italia a Milano.
Attualmente sta progettando resort di lusso in varie parti del mondo: in Georgia, in Cina, in Giappone e in Italia. Sta realizzando una pista da sci indoor che sorgerà nell’area dell’ex fabbrica Alfa Romeo di Arese. A Bresso sta sviluppando il progetto di un campus dedicato all’innovazione tecnologica in campo farmaceutico.
Nel 2000 è stato insignito della onorificenza di Ufficiale della Repubblica Italiana dal Presidente Ciampi. Nel 2001 è stato nominato Professore Ordinario presso lo IUAV a Venezia. Nel 2006 ha ricevuto la Laurea ad Honorem dalla Kingston University.
Dal 2008 è Professore Ordinario presso la Facoltà del Design al Politecnico di Milano e Accademico presso l’Accademia Nazionale di San Luca a Roma.
Per il 2018 è stato direttore della rivista “Domus”.

IMMAGINE DI APERTURAMichele De Lucchi: Radici al vento, testa nella terra. Ph Giacomo Bianchi